write.as

Sul bombardamento di Gaza e altro

Ho cercato di leggere quanto sta avvenendo tra Israele e Hamas senza pregiudizi, perché una delle lezioni della guerra in Ucraina è che non possiamo analizzare la realtà con le lenti distorte da quello che accadeva negli anni delle guerre americane in Afghanistan e Iraq o, peggio, prima della caduta del Muro di Berlino. Per cui, per la prima volta in vita mia, ho cercato di ascoltare con più attenzione il punto di vista degli israeliani, che hanno visto un numero altissimo di vittime civili nel tremendo e vigliacco attacco terroristico di Hamas. Sono rimasto disgustato dalle scene del terrore di Hamas, che ha sparato e infierito sui corpi inermi di giovani che stavano a un rave party. Qualche voce della sinistra in Italia ha affermato cose molto discutibili, negando l’accaduto o minimizzando, oppure accomunando i giovani del rave ai coloni ebrei che circondando i territori palestinesi: per cui, tutto sommato, se la sarebbero “cercata”, un po’ come le città ucraine bombardate perché, come dice il Papa, “la Nato ha abbaiato alle porte della Russia”.

La stessa idea di Hamas di cancellare Israele dalla faccia della terra è da condannare, così come le sue azioni sono conseguenza di questo tetro ideale. Comunque la si pensi sulla politica dei “due popoli due stati”, l’idea che l’attuale stato di Israele debba essere raso al suolo con il genocidio di tutta la sua popolazione per far posto a un califfato islamico non è accettabile. Resto comunque molto critico sulla politica di Israele e sul Sionismo che, pur essendo sicuramente un fenomeno molto complesso storicamente, oggi riveste un ruolo assolutista e ha il volto dei coloni, di Netanyahu e del logoramento dei territori palestinesi, fino all’attuale bombardamento a tappeto e occupazione di Gaza.

Ho letto molte ricostruzioni storiche di tutto il conflitto arabo-israeliano in questi giorni e non è mia intenzione farne qui una mia personale, perché non ne sarei in grado. C’è chi ha fatto notare le origini socialistiche del sionismo, chi ha detto che la Palestina non è mai esistita in quanto entità statale, perché prima dell’intervento inglese e della proposta dei due stati, rifiutata dagli arabi, c’era l’Impero Ottomano. Bisogna però sottolineare anche che il sionismo dopo aver perso il sostegno britannico si è fondato militarmente nella alleanza con il Sudafrica razzista e gli USA della guerra fredda. La destra sionista ha prevalso e, una volta vinti tutti gli scontri con i paesi arabi (ovviamente sto tagliando con l’accetta, chiedo scusa) dopo gli accordi di pace di Oslo ha fatto di tutto per rinnegare quanto firmato: ha dato via libera ai coloni e segmentato e controllato la West Bank, mentre Gaza, in mano ad Hamas anche grazie allo scientifico intervento israeliano contro le leadership moderate e laiche sia arabe che ebree, oggi viene attaccata come stiamo vedendo. Insomma, per quanto vogliamo rendere complessa la questione, non vedendo il Bene solo dalla parte palestinese e il Male da quella israeliana, il dato di fatto storico e politico attuale è che Israele non ha nessuna intenzione di convivere con il popolo palestinese e lo sta progressivamente cacciando dalla sua terra, rendendogli la vita impossibile.

Quello che stiamo vedendo a Gaza è un crimine vergognoso, denunciato da tutte le organizzazioni internazionali e umanitarie. Migliaia di civili uccisi per stanare i terroristi di Hamas e prendere il controllo del territorio. Non si può giustificare una cosa del genere, è un crimine di guerra, così come non si poteva giustificare il massacro di ragazze che ballavano a un rave solo perché ci sono i coloni israeliani a pochi km di distanza.

Non mi auguro che Hamas sia in grado di continuare la sua attività politico-stragista, così come non mi auguro che Hezbollah e le milizie iraniane possano continuare a operare nella regione. La solidarietà alla popolazione palestinese è arrivata anche da Idlib [https://spore.social/@leilashami/111342124179046058], da quei territori sottratti al regime fascista di Assad, così come è arrivata recentemente anche da parte della società civile ucraina [https://commons.com.ua/en/ukrayinskij-list-solidarnosti/]. Sostenere la Palestina e il suo diritto alla autodeterminazione può significare anche ripudiare tutte le politiche stragiste e terroriste e il sostegno all’imperialismo russo. Di certo oggi, purtroppo, Hamas riveste un ruolo importante di guida politica, per via delle azioni israeliane, del contesto internazionale e per la crisi sempre più irreversibile dell’OLP e di Fatah. Non sono mai stato un sostenitore della politica “due popoli, due stati” semplicemente perché è stata usata da Israele per decapitare e manipolare la leadership palestinese e mettere in un angolo i territori occupati fino a ridurli in assedio permanente. Di contro, non riesco nemmeno a immaginare la scomparsa di Israele così come è oggi: non vedo plausibile una trasformazione così profonda, un ritorno al sionismo di sinistra e la scomparsa di quello attuale, così aggressivo e guerrafondaio. Però, probabilmente, Netanyahu può avere le ore contate e questa guerra (che nasce anche dalle sue difficoltà di politica interna) può significare la sua fine e un duro colpo alla destra israeliana. Vedremo dall’altro lato cosa riuscirà a fare il popolo palestinese dopo questo ennesimo massacro, se emergeranno nuovi movimenti, nuove pratiche di lotta e nuovi obiettivi.

Chiudo dicendo che ho partecipato in questi giorni ad alcune iniziative di sostegno alla Palestina perché ritengo, come ho scritto, un crimine vergognoso il bombardamento di Gaza. Non mi è stato possibile esprimermi con la stessa nettezza contro Hamas, perché il movimento italiano è molto schiacciato su slogan e idee che fanno capo a situazioni ormai molto lontane nel tempo e ad un contesto internazionale che è profondamente cambiato. Voglio però farlo almeno con questo post sul blog, per quanto può valere. Le persone con cui ho manifestato, che mi riesce impossibile definire compagni, sono state a favore o hanno giustificato i massacri perpetrati contro la rivoluzione siriana e le città ucraine, per cui non mi meraviglia nemmeno il loro tacito appoggio ad Hamas. Resta per me un grosso problema politico, per cui in genere partecipo piuttosto defilato a questo movimento, chiedendo più che altro a gran voce, insieme a chiunque, la fine del massacro a Gaza. Per il resto, le nostre strade si separano di nuovo, e anche per la Palestina immagino qualcosa di diverso e di meglio che i sinistri spettri del nuovo fascismo mondiale, sia esso di matrice islamica o di lingua russa.