Codec19

Decodificare la pandemia

Questa serie di chiacchierate su pandemia e lavoro ha attraversato tutta la fase 2. Dato che prima o poi le cose devono finire, concludere l'esperienza il 3 giugno, giorno della riapertura dell'intero paese, ha un suo valore simbolico.

Ma il motivo per cui smetto non è questo. Dopo le prime interviste pensavo, con un certo autocompiacimento, che stesse venendo fuori un bel lavoro, una fotografia interessante del mondo del lavoro italiano colpito dal covid19. Man mano che sono andato avanti, però, ho cambiato idea. Le singole chiacchierate continuano a sembrarmi interessanti, ma prese nel loro insieme ritengo che compongano una fotografia fuori fuoco, distorta, quasi ingannevole.

Nel corso di queste conversazioni sono spesso uscite magagne lavorative che poi, per ovvi motivi che comprendo benissimo, mi è stato chiesto di non rendere pubbliche. E questo vale a maggior ragione per altre persone che avrebbero voluto farsi intervistare ma poi hanno preferito di no. Il risultato è che a leggerle una di fila all'altra sembra quasi che la pandemia cattiva sia venuta a rovinare un quadro altrimenti idilliaco. Da queste interviste non viene fuori quanto le persone in questi mesi hanno lavorato senza retribuzione fuori orario, in “ferie” forzate o addirittura in cassa integrazione. Non si nota che le persone preferiscono essere anonime anche se non stanno dicendo niente di strano “perché non si sa mai”. Non emergono molti dei problemi che attanagliano il mondo del lavoro da ben prima della pandemia. Non si percepisce nemmeno, credo, il pericolo che tutto questo porti a fare passi indietro nelle tutele dei lavoratori.

E quindi basta. Sospendo il tentativo. Magari riproverò in futuro, magari no, chi lo sa. Saluto e ringrazio tutti quelli che hanno avuto la disponibilità e la pazienza di contribuire a questo progetto e a loro, e a tutti i lavoratori italiani, dedico quest'ultimo pezzo.

La canzone del lavoro pandemico

Musica: The Workers' Song – Dropkick Murphys

Musica: The Workers' Song – Dropkick Murphys

Pescara

“Vogliono sapere come avere i soldi. Leggono di un probabile bonus: chiamano. Un amico gli dice che forse gli spetta una somma: chiamano.”

Caaf

Che lavoro fai? Lavoro in un Caaf della cgil (in realtà sono dipendente di una società di servizi che ha una convenzione con un Caaf vero e proprio).

E al Caaf che si fa? Io Caaf lo associo a “730”, ma più in là non vado. L'acronimo è effettivamente 'centri autorizzati di assistenza fiscale'. Il Caaf Cgil è essenzialmente un Caaf per lavoratori dipendenti (esistono anche Caaf per i lavoratori autonomi), oltre alle dichiarazioni dei redditi ci occupiamo principalmente dei modelli Isee, di assistenza al datore di lavoro per l'assunzione di colf e badanti, prepariamo le dichiarazioni di successione, facciamo altre piccole cose nei confronti dell'Inps, sostanzialmente comunicazioni per conto delle persone che hanno indennità varie come invalidità o pensioni sociali e devono comunicare i ricoveri ospedalieri, il mantenimento dei requisiti, etc.

“Aiutate la gente a orientarsi nel dedalo delle norme fiscali” può essere una buona sintesi?

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Carlo Setola – Milano

“Appena si è saputo del Paziente uno, nessuno più ha voluto distendersi per la prova su un materasso in un negozio.”

agentedicommercio

Che lavoro fai? Faccio l'agente di commercio nel settore arredamento. Vendo cucine, armadi, divani e materassi. Faccio da tramite tra le aziende che producono e i negozi che rivendono ai consumatori.

Raccontami dell'impatto che ha avuto la pandemia sul tuo lavoro. L'impatto sul nostro settore è stato devastante. I negozi di arredamento hanno ripreso per ultimi, sono stati chiusi dal 6 marzo al 18 maggio, due mesi e mezzo di buco completo di fatturato. Anzi, da noi in Lombardia le aziende hanno cominciato a non vendere più materassi dal giorno dopo del paziente uno. Appena si è saputo, nessuno più ha voluto distendersi per la prova su un materasso in un negozio. L'azienda con cui lavoro per i materassi, che è una multinazionale svedese, alla riapertura ha fornito ai miei clienti in omaggio 100 teli prova con tessuto antibatterico. Per cui ora se tu entri in un negozio a provare i materassi usi il telo e non sei a contatto con il materasso e il cuscino. Se no, anche adesso, nessuno proverebbe più i materassi.

Ma il paziente uno esattamente coi materassi cosa c'entra? C'è un legame specifico? No, però subito si è iniziato a parlarne: “il virus si attacca dall'aria, il virus si attacca ai vestiti” e immediatamente tutti hanno iniziato a dire “ma se si è seduto uno cinque minuti prima di me, che succede?” Hanno iniziato a esserci tutti gli studi, dura 70 ore sul rame, 48 ore sulla plastica, non si capiva niente. Sulla stoffa quanto dura? Boh. Quanto sopravvive il virus sui tessuti? Non si sa ancora adesso. Per cui abbiamo dovuto ovviare alla cosa e mandare ai nostri clienti i teli monouso per la prova dei materassi.

Stare chiusi due mesi è sicuramente tremendo. Però l'acquisto di mobili non è come tagliarsi i capelli: i tagli che non hai fatto a marzo e aprile ormai basta, non li recuperi più. O la benzina che non hai fatto. L'acquisto di mobili mi sembra più una cosa che la sposti in là nel tempo. Insomma: ora compenserete vendendo di più?

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Marco Garbarino – Varazze (SV)

“C'è sempre di più l'esigenza di avere una terrazza, un pezzo di giardino, uno sfogo esterno.”

agenteimmobiliare

Che lavoro fai? Faccio l'agente immobiliare a Varazze, in provincia di Savona.

Che impatto ha avuto la pandemia sul tuo lavoro? Hai dovuto chiudere a marzo? L'impatto è stato estremamente negativo. Ho chiuso a marzo e sono stato chiuso fino al 4 maggio, come prescritto dalle restrizioni del Presidente del Consiglio. Poi ho riaperto il 4 maggio, ma io lavoro in una piazza dove si vendono prettamente seconde case, quindi finché non aprono le regioni io sono fermo. E penso che anche dopo l'apertura del 3 giugno non farò grandi cose dal punto di vista lavorativo, perché c'è ancora troppa paura e le persone quando hanno timore non comprano e non vendono. Credo che sarò più o meno fermo fino a che le persone dal punto di vista psicologico non ritorneranno alla pseudo-normalità. Anche nelle crisi passate, indipendentemente da quanto la crisi fosse concreta, quello che blocca il mercato è la paura.

Non sei riuscito a lavorare un po' almeno via internet? Sì, in questi mesi di lockdown ho avuto delle richieste tramite i portali. Come sempre c'è il solito furbetto che vuol fare l'affare ma c'erano anche delle richieste come prima casa. Si sono mosse le persone di Varazze che, non essendo “disturbate” dalla concorrenza hanno iniziato a guardarsi intorno.

Cosa intendi per furbetto che vuol fare l'affare?

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Roma

“Prima della pandemia, parlando del mio lavoro, una delle cose che mi venivano dette più spesso era: Madonna, ma come fai a stare sempre a casa? Non ti senti sola? Non ti annoi? Non ti viene da passare la giornata sul divano?”

translator

Che lavoro fai? Faccio la traduttrice, per un sito internazionale che vende merchandising, abbigliamento, dischi e molto altro.

Ah guarda, già ho scoperto una cosa che non sapevo. Pensavo fossi una traduttrice, sì, ma free lance (nella mia immaginazione tutti i traduttori sono free lance). Ni, nel senso che sono ufficialmente freelance (posso fare anche altri lavori e ho la partita iva), ma tendenzialmente lavoro a tempo pieno per loro, mi rimane pochissimo tempo per altri lavori (che infatti faccio solo occasionalmente o con scadenze molto lunghe).

Credo che uno quando pensa a traduttore pensi automaticamente ai libri (o forse è una cosa mia), però ora che ci penso probabilmente c'è molto più lavoro in questo campo. In effetti i siti internazionali producono una quantità pazzesca di materiale e qualcuno dovrà pur tradurlo. Esattamente: il lavoro del traduttore viene spesso associato alle traduzioni editoriali e molto romanticizzato (ci sta), io invece mi definisco la bassa manovalanza della traduzione. Niente letteratura o poesia, io mi occupo di cose pratiche, le descrizioni degli articoli che vedi sul sito, i banner, tutto quello che trovi scritto sul sito o sull'app, che nasce prima in tedesco e poi viene tradotto in inglese, e da lì arriva a noi traduttori di ogni paese perché venga tradotto per i nostri clienti italiani. Prima di lavorare per questa azienda ho fatto lo stesso lavoro anche per un colosso dell'ecommerce, stessa cosa. molte cose sul sito hanno traduzioni assurde perché vengono tradotte automaticamente, poi arrivano al traduttore che si occupa principalmente del post-editing e finalmente le descrizioni diventano comprensibili.

Ma quindi esistono “classi” di traduttori? Tipo i traduttori di libri vi schifano, mentre voi pensate “ridi, ridi, ma a noi ci pagano in tempo”? (forse ho troppa fantasia)

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Francesca Scianna e Andrea Palmieri – Milano

“A quesito stupido risposta stupida: il cubo di plexiglass. 'Inventati qualcosa, fai un disegnino' non è la domanda giusta.” “Non c'è una proposta degli architetti che mi sia piaciuta dall'inizio della pandemia. Sono sconfortato.”

Riapertura18maggio Foto di Angelo Fausto Lo Buglio

Che lavoro fate? F.S. Faccio l'architetto. Può voler dire molte cose, nel mio caso significa che mi occupo di progettazione architettonica e di molti dei servizi tecnici che servono a portare a termine la realizzazione di una costruzione, che si tratti di un nuovo edificio o di una ristrutturazione d'interni. Fra i vari servizi mi occupo anche di sicurezza sui cantieri.

A.P. Idem, tranne alcuni dei servizi tecnici a cui Francesca è abilitata. Lavoro prevalentemente in ambito residenziale e terziario.

Francesca si occupa anche di sicurezza sui cantieri e Andrea no? F. Esatto. Mi sto rendendo conto che spesso mi chiedono di cosa mi occupo e per molti una cosa esclude l'altra e nel nostro campo non è molto vero, anzi, di base dobbiamo essere un po' tuttologi, una certa competenza in molti ambiti anche quelli che non risolvi direttamente devi averla (per esempio il risparmio energetico), se non altro per interagire con gli altri professionisti e non subirli.

Domanda per Andrea: come mai non ti occupi di sicurezza? O meglio: come fai a occuparti della costruzione di un edificio senza occuparti della sicurezza? Chi se ne occupa in quel caso?

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Claudia Martelloni – Roma

“Io stessa ho iniziato a preparare la pizza, cosa che non avevo mai fatto in vita mia. L’ho trovato bello, spero che sperimentando in cucina le persone si siano rese conto di quanto l’artigianalità faccia la differenza.”

pasticceria

Che lavoro fai? Sono pasticciera e proprietaria di una piccola pasticceria a Roma.

Parliamo dell'impatto che la pandemia ha avuto sulla tua attività. Nei mesi scorsi sei stata chiusa? Se sì, per tua scelta o per imposizione di legge? Sono stata chiusa dall’11 marzo al 10 maggio, per imposizione di legge.

Mi chiedevo: le pasticcerie come sono considerate? Sono un'attività essenziale (per me ovviamente sì 🙂) e quindi potevano/dovevano restare aperte oppure sono “cibo di lusso” o che ne so e quindi andavano chiuse? Non siamo stati equiparati ai negozi di alimentari o ai forni, quindi, così come i bar, siamo rimasti chiusi.

Considerato che sei di Roma e che dalle tue parti tutto sommato la pandemia non ha colpito duro, come hai vissuto tutte le limitazioni imposte? Quando c'è stato il lockdown iniziale cosa hai pensato?

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Walter Leonardi – Milano

“A teatro vanno solo quelli che hanno fatto o stanno facendo il liceo classico.”

WalterLeonardi

Che lavoro fai? Difficile a dirlo, soprattutto in questi mesi. Diciamo che faccio il lavoratore dello spettacolo, tipo dall'autore all'attore di teatro passando anche per la regia, ma ho fatto e faccio cinema e televisione. Ultimamente poco. Più teatro, ma faccio anche locali, con la parte comica della mia personalità.

Raccontami che impatto ha avuto la pandemia sui vari rami del tuo lavoro. Partiamo da fine febbraio. Inizialmente l'ho presa bene. Ero molto indietro con un mio testo che ancora devo finire di scrivere e avrei avuto un debutto in aprile, e doverlo rimandare mi ha sollevato di un peso enorme. Poi ho visto che non riuscivo a scrivere proprio più nulla. Le ragioni che mi avevano spinto a occuparmi di quell'argomento mi erano cadute tutte sotto il peso della pandemia. Difficile parlare d'altro, in sostanza.

Qual era quell'argomento? L'argomento è la storia di 3 amici che si conoscono da 30 anni e la loro storia. Dalla Caduta del Muro di Berlino ad oggi. La storia piccola che si intreccia con la grande.

Ah, fichissimo. Insomma, non proprio. Cioè si, l'idea, ma la realizzazione... È difficile, molto, poi è subentrato una specie di impossibilità a parlare a raccontare e a scrivere, qualsiasi cosa scrivessi mi faceva vomitare. In pratica sono fermo da 3 mesi.

Ti capisco. Per esempio io, come fruitore di storie, subito ho pensato “beh, leggerò un sacco”. E invece ho letto pochissimo, quasi niente. E ho visto che per molti miei amici è stato uguale, soprattutto nelle prime settimane.

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