Cronostasi

Pensieri cristallizzati di una piccola rivoluzione

pubblicato in origine l'8 marzo 2021

Ho cancellato il mio profilo Facebook il 13 ottobre 2019. È stata una scelta maturata dopo due mesi di disattivazione temporanea, un periodo che è servito come riflessione sull’uso che facevo dei social. Nei giorni successivi alla cancellazione ho constatato quanto le notifiche fossero una presenza ambigua nella vita quotidiana: l’impressione che restituiscono è quella di segnalarci qualcosa di interessante, molto spesso connesso alle attività o ai profili che abbiamo commentato; senza di esse ci si sente vuoti, come se si avesse l’illusione che manchi qualcosa nella nostra vita o che essa non sia, nel profondo, così interessante. Questa è l’impronta del “ding”: l’impressione di una stretta soffocante che modella gli orizzonti della percezione.

Un aspetto positivo che ho provato subito è stata una sensibile riduzione del nervosismo. Non tirerò fuori lunghe digressioni sul tipo di contenuti ospitati da Facebook e Twitter, ma parlerò piuttosto delle mie precedenti abitudini. Prima di cancellarmi, avevo il vizio di andare su Facebook mentre andavo al lavoro, in treno. Non so le altre regioni, ma la Liguria è costellata di gallerie, alcune anche piuttosto lunghe; non prendendo bene, la connessione saltava e mi ritrovavo così con la sensazione snervante di “starmi perdendo qualcosa”, di rimanere tagliato fuori tra commenti che non si caricavano e post che non avrei visto fino alla fine del tunnel.

Se da una parte togliermi da Facebook ha ridotto gli effetti di una fonte di stress, dall’altra è rimasta comunque l’abitudine di voler connettermi a qualcosa durante i miei lunghi viaggi di lavoro. Alla stregua di quanto successo con Facebook, mi rendo conto di quanto e come recepisca e usufruisca le notizie dei quotidiani digitali. Il dito punta contro le tante falle del sistema degli aggiornamenti in tempo reale. Una fra tutte: il gettito continuo di notizie fa sì che venga sfruttata la paura di restare tagliati fuori con parole molto polarizzanti (quante volte avete letto, magari a sproposito, parole come “lockdown“, “zona rossa”, “variante”?). È un meccanismo che crea dipendenza e mantiene lo stato di paura.

Mai come in questo momento desidero vivere in maniera tranquilla, lontano il più possibile da eccessive preoccupazioni. Ecco perché ho installato Kiwix per contrastare due fenomeni per me tossici: l’assuefazione da notizie in tempo reale e il nervosismo da assenza di campo.

La conoscevo già da un pezzo, ma ho ritrovato un certo interesse nei giorni scorsi. Kiwix è una applicazione che legge copie statiche di contenuti online, tra cui Wikipedia e i TEDTalk. Per tanti può apparire una comodità, ma il progetto è nato con l’intento di fornire i contenuti di Wikipedia a chi non ha la possibilità materiale di accedervi, vuoi perché non può connettersi a Internet, vuoi perché il governo applica fortissime restrizioni e censure. In Italia è toccato al Progetto Gutemberg, censurato dalle forze dell’ordine “in forma preventiva”: una notizia passata in sordina, che non ha trovato spazio tra le maggiori testate italiane.

Kiwix è scaricabile qui, ma potete trovarlo anche sul Play Store di Google. Una volta installato, cercate la linguetta in basso a destra con su scritto “Scarica”. Toccatela, dopodiché trovate un piccolo mappamondo reticolato in alto a destra: quell’icona vi servirà per cambiare la lingua in cui vorrete leggere l’enciclopedia. L’elenco delle enciclopedie disponibili è confrontabile qui, e vi accorgerete che non c’è solo Wikipedia a vostra disposizione. Se siete appassionati di demistificazione, troverete in RationalWiki buone prime risposte contro venditori di fumo, antivaccinisti, cultisti e tanto altro. Potete scaricate anche interi siti dedicati alle domande sulla matematica, sulla filosofia e, spostandosi più in là con gli argomenti, anche ad alcune distribuzioni di Linux, come per esempio Arch. Se non sapete l’inglese, non preoccupatevi, c’è anche qualcosa in italiano, Wikipedia in primis.

Va detto che esistono diverse versioni della copia statica di uno stesso sito. Da cellulare è piuttosto semplice da capire con le etichette “Pic”, “Video” e “Text-only”, ma se volete scaricarle dal sito, bisogna prestare attenzione a queste definizioni, che troverete di fianco al nome della copia:

“mini” vuol dire che la copia consta di una versione ridotta delle varie voci; “maxi” significa che tutte le voci sono complete, eccezion fatta per i file di grosse dimensioni come video o audio; “nopic” sta a indicare una copia statica senza immagini. Scegliete la vostra copia non solo in base al vostro gusto personale, ma anche secondo quanto spazio avete su disco e sul telefonino. Giusto per dare un’idea, una copia di Wikipedia in inglese con foto incluse, aggiornata a febbraio 2021, arriva fino a 82 gigabyte! Se poi non vi interessano tutte le voci, ma solo un tema specifico, allora troverete di tutto: fumetti, computer e informatica, cambiamenti climatici, chimica, fisica… tutto, nella comodità delle vostre tasche. Per ora c’è poco in italiano, ma il linguaggio adoperato dalla Wikipedia inglese non dovrebbe essere di difficile comprensione ai più.

Adesso che avete Kiwix sul telefonino, potete usarlo per cercarci qualcosa o, perché no?, aprire una voce a caso. Toccate la linguetta “Libreria”, vi mostrerà tutte le enciclopedie che avete scaricato. Aprite quella che volete leggere e, in alto a destra, toccate i tre puntini verticali. Si aprirà un piccolo riquadro dove ci saranno le parole “Voce a caso”. Toccatele e buona lettura.

Appare lapalissiano che Wikipedia non potrà mai sostituire un corso di studi appropriato, ma io mi domando e chiedo: perché soccombere alla tirannia delle brutte notizie pandemiche, quando posso spendere un paio di minuti leggendo qualcosa che può davvero elevarmi?

pubblicato in origine il 7 marzo 2021

Nel post sul rito della buonanotte avevo accennato a un limite di orario entro il quale accedo alle notizie del giorno e del momento. La situazione pandemica va inasprendosi e, non lo nascondo, mi ritrovo a piangere dentro di me mentre faccio i conti con una dominante sensazione di tormento luttuoso. Da depresso e ansioso quale sono, sento la necessità di reagire, ma il flusso continuo di tremende notizie annichilisce qualunque buon proposito quotidiano personale. Il bollettino Covid comunicato alla stessa ora, ogni giorno, assume sempre più i toni di quelli trasmessi in tempi di guerra.

Si è detto spesso e volentieri, soprattutto con l’avvento di Internet, che nell’età dell’informazione, l’ignoranza è una scelta. Con tutto ciò che troviamo disponibile con un tocco di dita, non avrebbero dovuto esserci scuse per essere cittadini o persone informate. A poco più di un anno di distanza dall’inizio di questa maledetta pandemia a cui tutti sembrano fare l’abitudine di giorno in giorno, l’ignoranza diventa per me una questione di sopravvivenza. È paradossale, perché la pandemia mi mette nelle condizioni di non poter fare a meno di essere informato, eppure mi fa giungere a un limite. Ci sono giorni in cui non vorrei sapere davvero nulla. Ci sono volte in cui mi chiedo chi è che voglia davvero sapere l’opinione dell’esimio dottore Tale che va contro il parere dell’egregio dottor Talaltro, magari sparata a mezza bocca senza alcuna aura di ufficialità, ma subito ripresa dai giornalisti in perenne gara a chi dà più informazioni. Arrivo a desiderare di non voler più ricevere notizie che si traducono, dentro me, in fatica mentale e mesta disperazione. La mancanza di serenità mi impedisce di lavorare o scrivere, mi frena la concentrazione verso anche la più basilare delle cose di vita.

Ho trovato una mezza soluzione, alla quale non sarei giunto se non avessi mai conosciuto il mio amico Marco.

Lui cita spesso Henry Ford – pur non apprezzandolo – il quale sosteneva, grossomodo, “Si diventa vecchi quando si smette di imparare”. Questa frase, alla quale ho sempre aderito in modo più o meno totale, adesso ha un significato nuovo ed è il fulcro di questa mia operazione. Siccome penso che là fuori ci sia qualcuno o qualcuna che starà patendo le mie identiche pene, voglio condividerlo qui.

Ho scelto di limitare i danni da questo sovraccarico informativo e correre ai ripari restringendo l’accesso ai siti di notizie che frequento più spesso e, in sostituzione, accedere a voci a caso su Wikipedia. La restrizione è attiva ogni giorno dalla mezzanotte alle 17:30, e dalle 19:30 alle 24:00; l’avevo accennato in precedenza, ma di norma la maggior parte delle notizie importanti vengono dette intorno all’ora di cena, al quale aggiungo gli orari in cui vengono diramati i bollettini Covid.

Per raggiungere questo obiettivo, ho installato un’estensione per Firefox chiamata Leechblock. In soldoni, si tratta di una estensione la cui funzione è quella di bloccare quella selezione di siti sui quali si perde tempo o energie preziose. Potete installarlo navigando su questo sito e seguendo le istruzioni. È disponibile tra le estensioni supportate della versione mobile del telefonino. L’estensione funziona negli orari e sui siti che vengono indicati, perciò occorre sistemarlo come si deve.

Una volta installato, andate sulle sue opzioni e lo troverete suddiviso in tre sezioni intitolate “What to Block”, “When to Block” e “How to Block”. Nel riquadro più grande della prima sezione vanno inseriti i siti da bloccare, il primo campo aperto serve solo a darci un nome. Una riga equivale a un sito e non serve digitare in forma completa, quindi niente http://. Io ho inserito i giornali e le riviste che frequento più spesso, ma se siete persone che passano molto tempo sui social come Facebook, Instagram o YouTube, scoprirete che funziona allo stesso modo. Nella seconda sezione vanno definite le ore in cui il filtro sarà in azione: i due orari vanno scritti secondo il formato HHMM, ovvero ore e minuti senza divisione, e una lineetta che li tenga uniti. Se volessi far funzionare il filtro, per esempio, dalle 12:00 alle 15:00, dovrò scrivere così: 1200-1500. Poco sotto vedrete sette riquadri dove apporre il segno di spunta, che corrispondono ai giorni della settimana. Il filtro funziona nei giorni spuntati e non sarà attivo in quelli non selezionati. Io li ho selezionati tutti per un fatto di comodità, ma c’è ampia libertà di scelta.

Dato che segue il formato delle 24 ore, bisogna prestare attenzione a quando impostiamo il funzionamento da una mezzanotte all’altra. A sinistra della lineetta, la mezzanotte corrisponde a 0000, mentre a destra della stessa va scritto 2400.

Adesso viene il bello. Di base, l’estensione rimanda a una pagina chiamata “blocked.html” che spiega, in modo spartano, che la pagina da visualizzare è stata bloccata. È possibile scegliere la pagina sulla quale rimbalzeremo. Siccome ho scelto di rendere fruttuoso qualunque tentativo di collegamento, ho impostato la pagina in questo modo:

https://en.wikipedia.org/wiki/Special:Random

Se state modificando da telefonino, ricordatevi di aggiungere m.tra en. e wikipedia. La vostra riga dovrebbe essere così:

https://en.m.wikipedia.org/wiki/Special:Random

In questo modo, ogni volta verrà aperta una pagina a caso tra le sei milioni e rotte presenti da Wikipedia in lingua inglese. Penso di aver unito l’utile al dilettevole: l’estensione blocca l’accesso e, a un tempo, rinvia a una voce enciclopedica che, credetemi, può sempre tornare utile. Può essere una ridente cittadina di cui nemmeno ponderate l’esistenza, come un film dalla trama interessante o un libro di qualche autore sconosciuto in Italia. La curiosità mantiene giovani e mantiene vivi, ma fa soprattutto ben sperare che si potrà essere qualcosa anche dopo la pandemia.

Posso parlare a titolo personale, ma questa distrazione sta sortendo buoni effetti su di me. La fatica mentale è meno soffocante, tutto mi sembra più gestibile; non nego a me stesso il diritto di essere informato, e ribadisco il dovere di non farmi trasportare dalla corrente che, sempre più spesso, i giornali tendono ad agitare anche in modo involontario.

pubblicato in origine il 1° febbraio 2021

Alcuni giorni fa su Mastodon ho pubblicato un toot in cui spiegavo brevemente quella che per me è una nuova abitudine serale. C’è stato un discreto interesse, perciò ho deciso di espandere meglio il discorso.

Ho stabilito un semplice “rito della buonanotte” che mi assicuri non soltanto un buon riposo, ma anche una risposta più pronta ai nervosismi di ogni giorno. Non è la prima volta che un’idea del genere si affaccia nella mia vita: già diversi anni fa mi era stato proposto un sistema simile a quello che vi spiegherò, e non più tardi di qualche mese fa mi era stato suggerito di andare a letto a un orario tale da garantirmi un buon riposo. Tante però sono le ragioni per cui non ho mai potuto metterla in pratica: la provvisorietà dei miei orari di lavoro è la prima fra tutte, assieme all’attuazione delle misure restrittive anti-Covid. Non sono il solo ad aver sperimentato queste difficoltà – le cronache sono piene di italiani che rivelano i propri disturbi del sonno – ma voglio comunque raccontare la mia ricerca per la tranquillità quotidiana.

Per alcuni anni ho seguito una terapia per l’ansia e la depressione e pur essendone uscito con una certa vittoria, ne patisco ancora i rimasugli. Non lo considero un problema grave, poiché possiedo la capacità di analizzare cosa faccia scatenare in me determinate reazioni, ma resta pur sempre qualcosa con cui dovrò fare i conti ogni volta. Uno degli aspetti più cruciali è la consapevolezza di come si autoalimenti l’ansia. Nel mio caso, non appena sento qualcosa che produce in me i sintomi di ansia e intenso nervosismo, tendo a cercare materiale sempre più snervante e ansiogeno. Questo materiale include ricerche spasmodiche delle ultime notizie, video su miti e leggende metropolitane, ma anche video musicali o videogiochi fortemente energetici.

Mi ritrovavo molto spesso con un ciclo del sonno molto ridotto, o addirittura assente: non era raro che durante la chiusura totale di marzo 2020 passassi notti a dormire solo per due o tre ore, o che mi trovassi incollato alla PlayStation a giocare a questo o a quel videogioco senza mai avere l’intento di finirli, solo perché “facevano compagnia il giusto”. La regola era questa: non dovevo calmarmi, bensì continuare a restare sveglio. Era come se desiderassi inconsciamente di restare per sempre ansioso, fino a rovinarmi.

Con la ripresa del lavoro sono riuscito a stare meglio, ma vuoi per la situazione pandemica, vuoi perché vivo con il sentore che tutto andrà male, il buon sonno è sempre stato un obbiettivo lontano. L’abitudine di continuare a informarmi prima di andare a dormire, per esempio, mi ha fatto cadere nella trappola della notizia flash che non avrebbe avuto alcun aggiornamento concreto entro brevissimo; l’idea di guardare video nuovi su YouTube mi ha portato a fare lunghe maratone di video eccitanti perché interessanti e nuovi, facendo slittare il momento in cui avrei chiuso gli occhi. E poi c’erano le preoccupazioni: il lavoro assottigliato, il benessere che mancava, i nervosismi per i quali non trovavo alcuna valvola di sfogo.

Di fronte all’ennesima nottata in bianco passata tra mille malumori e rimpianti, decido quindi di elaborare questo rito della buonanotte.

Ogni giorno mi sono imposto di andare a dormire in modo tale da garantirmi tra le 6 e le 8 ore di sonno. Questo è il numero di ore sufficiente per considerarmi riposato e capace di affrontare una giornata qualunque in modo sereno. Seguo un rituale specifico: spengo computer, metto il telefonino in modalità “Non disturbare”, mi tengo lontano da social e aggregatori di notizie e accendo una luce soffusa come quella dell’abat-jour. Prima di mettermi a letto, faccio partire musica calma da pianoforte; una volta a letto scrivo sul diario quello che ho fatto, se non l’ho già scritto durante la giornata. Se avanza tempo, o se non ho nulla di più da raccontare al mio compagno taccuino, leggo un libro. Ho tentato di riprendere “Il conte di Montecristo”, ma è sopraggiunta la fatica e la noia, così sono passato a “Q” di Luther Blisset. Ho anche “La comune” di Louise Michel in lettura, non vedo l’ora di sfogliare le sue pagine.

In generale, quelli che applico sono piccoli accorgimenti. Il primo trucco sta nel mettersi a letto almeno un’ora prima di addormentarsi. Ho notato che mettersi a letto restituisce l’impressione di essere in “area relax”, chiamamola così, con un progressivo rilassamento dei muscoli. La luce soffusa ha un effetto calmante, almeno sui miei occhi. Le luci troppo intense, specialmente di notte, mi ricordano quella della luce del giorno, il che significa ancora un subbuglio di attività interna. La lampadina di un abat-jour è smorzata quanto basta per vedere bene il testo su una pagina e non restituisce un riflesso di luce aggressivo. A proposito di luce, studi recenti stanno cercando di capire quanto influisca la luminosità dello schermo del PC sulla qualità del sonno. Se usate per tanto tempo lo schermo di un PC o del telefonino, potreste considerare di installare un filtro per la luce blu: una luminosità meno aggressiva passerebbe, secondo alcuni, anche dallo smorzamento delle radiazioni luminose del colore blu. Alcuni cellulari hanno questa funzione tra le opzioni, mentre al PC conosco solo f.lux e Redshift. Ne parlerò magari in un altro post.

L’ambiente in cui dormo deve essere silenzioso quanto basta: la musica deve essere dunque un sottofondo percepibile, presente ma etereo, una carezza sulle orecchie. Per ottenere questo adopero un altoparlante collegato via Bluetooth al telefonino, ma se il vostro telefonino ha una “voce” piuttosto squillante, potete anche limitarvi a quello.

A livello scientifico, per quanto ne sappia – e correggetemi se sbaglio – non c’è ancora pieno consenso su quale genere musicale sia il più efficace per il rilassamento pre-sonno: è generalmente accettato che vadano bene sia le playlist create secondo il nostro gusto, sia quelle costruite con l’intento di far addormentare chi la ascolta. Spesso viene consigliato di sperimentare con vari generi, di controllare la velocità e l’intensità di esecuzione dei brani assieme agli strumenti coinvolti. C’è a chi piace il flauto traverso, e chi trova la trombetta troppo squillante; c’è chi si addormenta ascoltando “De Mysteriis Dom Sathanas” dei Mayhem e chi “Tales from Topographic Oceans” degli Yes. Nel mio caso, la musica del pianoforte consta di note il cui ritmo e i cui toni mi aiutano a rilassare. Altro elemento di non scarsa importanza: la musica deve essere per me perlopiù strumentale.

Per un po’ di tempo ho provato a mettere dei rumori ambientali in sottofondo. Ho scovato applicazioni, video e audio che riproducono con una certa precisione il frinire delle cicale, il gracidio in uno stagno, o perfino una mezza giornata di traffico moderato su una superstrada. Ho provato soprattutto a riprodurre audiolibri a volume basso. In entrambi i casi ho notato che così facendo il mio sonno veniva interrotto più volte, senza effettivamente rilassarmi. Questo perché percepivo qualcosa durante la notte, i sensi difficilmente riuscivano a inquadrarla correttamente e mi restituivano la sensazione di una presenza inquietante.

In termini di orario, il mio rito della buonanotte è piuttosto flessibile. L’obbiettivo di sonno tra le 6 e 8 ore si rivela utilissimo specialmente nei giorni antecedenti a una sveglia antelucana, dopo magari un turno serale terminato alle 19:30 in una città a due ore di treno da casa. Ho comunque imposto un limite di tempo oltre il quale non sforo mai. Che io vada a dormire presto o meno, entro le 20:30 mi informo sulle ultime notizie in quel momento disponibili. Non un minuto di più, non uno di meno. L’intento è ovviamente essere sufficientemente informato per il giorno dopo limitando “l’effetto ultime notizie”. Se siete come me, che ancora vi curate per le sorti del mondo nonostante la mentalità pandemica promuova un fortissimo istinto individualista, certe notizie vi fanno arrabbiare, preoccupare, prima di lasciarvi in una dolorosa angoscia esistenziale. Ho notato che dopo una certa ora le notizie flash vengono trattate sommariamente, con elementi volutamente incompleti per rispondere a logiche di mercato (“Siamo primi per numeri di click!”) e di testata (“Siamo la testata considerata affidabile perché diamo per primi tal notizia”). Le 20:30 sono un orario abbastanza affidabile per avere un cumulativo di notizie davvero utili, senza speculazioni, retroscena o altro. Se siete collegati a servizi di allerta meteo via WhatsApp o Telegram – noi liguri ne sappiamo qualcosa – potete scegliere se disattivare le notifiche per un certo periodo di tempo, oppure tenerle fino all’orario in cui andrete a letto.

Questa non è ovviamente una soluzione definitiva, perché ci sarà sempre qualche notizia che metterà ansia e panico. In questo caso bisogna darsi fiducia e continuare a seguire il limite orario autoimposto: almeno nel mio caso c’è il rischio che mi perda in un quell’orribile vortice che ho descritto all’inizio di questo post.

Ricapitolando, il mio rito della buonanotte è così scandito: entro le 20:30 leggo le notizie, alle 22:00 spengo il PC e silenzio qualunque notifica mettendo il telefonino in modalità “Non Disturbare”; metto su musica da pianoforte, dopodiché mi metto a scrivere sul diario o a leggere un libro; alle 23:30 circa chiudo gli occhi e buonanotte mondo.

Ho cominciato a seguire questo ritmo dall’11 gennaio di quest’anno e sono giorni che mi sveglio pieno di energie, rilassato e con ottimi propositi. Ci sono state notti in cui ho dormito poco o male, ma la somma delle notti precedenti ha fatto da “cuscinetto” e mi ha permesso di affrontare al meglio la giornata. Mi sento più lucido e concentrato quando si tratta di leggere o scrivere qualcosa e ho notato anche un sottile ritorno di creatività. Si tratta ovviamente di sensazioni personali, ma mi fanno ben sperare.

Qui è dove metterò le copie dei miei articoli nel caso in cui scelta di nuclearizzare WordPress a favore di write.as. Il processo di copia sarà lento, ma deciso.

Ci si legge.