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Vita morte e miracoli di una persona depressa

Del come sono giuntx alla triste condizione attuale.

Lavoro nello stesso posto da alcuni anni. Quando fui pres°, per svolgere la mansione X, fui affidat° alla persona che mi avrebbe insegnato. Non esistono stage o tirocini, perché il mio lavoro non è qualificato. Ti mettono lì e cominci subito a fare e via via ti viene detto come si fa.

Sono una persona che è abituata a non rompere i coglioni. Non mi è mai stato detto esplicitamente, ma siccome i bambini piccoli assorbono molto [quasi il doppio del loro peso!], ho capito da me che non dovevo rompere i coglioni e che i miei bisogni non contavano. Contava che il papà stava male e che aveva i cazzi suoi, e contava che mamma doveva stare dietro a papà. Papà non andava fatto preoccupare, non andava fatto arrabbiare. Infatti era sempre l'ultimo a sapere le cose, che dovevano prima essere filtrate da mamma. Questo può saperlo. Questo no.

Nel mio non voler disturbare/rompere i coglioni, però, e nel mio essermi silenziat° da sol°, ho maturato la convinzione erronea che le persone dovessero capire da sé i miei bisogni, perché io non li sapevo esprimere e non so tuttora esprimerli in modo equilibrato e assertivo.

Insomma, nell'ottica di non dover rompere i coglioni e di dover sopravvivere per i fatti miei come sempre, in un paio di giorni avevo imparato parecchie cose che poi, trovandomi a trasmetterle io a terzi, sono sempre state assimilate in più tempo e con più fatica. Va anche detto che ho una formazione sia classica che scientifica [uni] e sono [ero] abituat° a ragionare e ad analizzare le cose.

La persona deputata alla mia formazione, che per comodità indicheremo con l'acronimo “PdM”, era tutta buona e gentile con me. Però quando l'ho vista per la prima volta ho vagamente intuìto che forse ci doveva essere del disagio. Ho il sesto senso per il disagio. Ma non ci ho dato peso, è stato tutto a livello inconsapevole, perché si è trattato di una frazione di secondo.

PdM riferisce bene di me, parla bene di me [ma mi viene riferito da terzi], è soddisfatt°, anche se ovviamente ho ancora tanto da imparare. Prometto bene e cerco il più possibile di diventare autonom°, per non rompere i coglioni.

Nel frattempo, succede che commetta errori. è ovvio. I miei errori vengono messi in piazza dagli altri che lavorano lì, ogni volta è un dramma irreparabile degno di una tragedia greca. La gente si allarma, mi tratta da deficiente. Il capo diventa paonazzo.

Inizio a riconoscere il tono di voce di PdM quando faccio qualcosa che non devo. Inizio a riconoscere e a temere la frase che mi dice con quel tono, sempre la stessa: “Così non va bene”. Inizio a riconoscere quello sguardo vacuo da squalo mentre me lo dice. Non è un tono incazzato o alterato: è un tono angosciato, una specie di cantilena. Il che forse è pure peggio. è come se deludessi PdM, nonostante che sbagliare sia perfettamente umano. Non sentirò mai PdM usare quel tono serio e discendente [ma anche dire quella frase] con altre persone che verranno dopo di me.

A questo punto il suo atteggiamento diventa ambivalente. A volte si propone come difensore d'ufficio quando sbaglio. Altre volte si accoda agli altri e mi lascia in balìa del linciaggio.

Quando inizio a soffrire in modo continuativo della PAURA delle conseguenze dei miei sbagli [weekend rovinati, sonno compromesso etc], ha anche il coraggio di dirmi “La permanenza in questo posto non devi prenderla così. Se no la vivi male”. Ha anche il coraggio di dire a chi fa le tragedie sui miei sbagli: “Lasciatel° stare: deve venire a lavorare tranquill°!“.

PdM è una persona molto dinamica ed efficiente. Almeno, è ciò che sembra a me. La idealizzo. è una persona sicura di sé, se c'è qualche questione interviene, anche in altri reparti; ha un'idea precisa su tutto, dice che gli altri non capiscono mai un cazzo e l'unica persona lì dentro che sa lavorare e che produce tanto e bene è lei. Le pochissime volte che manca mi sento pers°. [Adesso, quando manca, io respiro]

Intanto continua a bastonarmi a piacimento. Inizia a fare leva sulla mia insicurezza e paura di sbagliare. Inizia a farmi notare che sono una persona insicura. A volte mi fa anche la caricatura, facendo tremare esageratamente la mano mentre regge il pezzo. Mi dice perfino che il mio modo di apparire fa brutta impressione sui capi, che pensano che mi manchi qualche rotella.

Inizio a sentirmi vagamente sbagliat°.

Iniziano le frasi del cazzo che mi scavano come anobidi. “Ma siete sicuri di volerlo far fare a l*i, questo pezzo? Io non sono d'accordo”.

“Non mi piace per niente come lavori”

“Non devi rivolgerti direttamente ai titolari. Devi venire prima da me, poi ci penso io”

“Il capo non è contento di te”

“SEI LENT°” [questa mi faceva disperare ogni volta]

“Sei troppo insicur°” [altra pugnalata]

Ovviamente io prendevo per buono, perché per me PdM era la massima autorità, era Dio in terra, e non è che andavo dal capo a chiedergli se davvero fosse scontento di me. Io manco mi ci dovevo avvicinare, ai capi. Non mi posso nemmeno interfacciare con quelli dell'assistenza, perché sono amici di PdM e ci può parlare solo l°i. E se PdM non è stat° presente vuole il resoconto dettagliato. A volte lo vuole, a volte straccia i miei biglietti coi resoconti definendoli “stronzate”. Tutte le mie idee e iniziative sono bollate come stronzate. Quando sbaglio in seguito a iniziative prese in autonomia, sono presuntuos°.

Apparentemente sono un*incapace!!!

PdM arriva in azienda la mattina senza salutare. Per un po' ho insistito, poi ho smesso di provare a salutarl° [seppur con disagio]. In realtà saluta chi pare a l°i e per lo più si tratta di persone che non lavorano nel suo reparto.

Ha il giramento di coglioni per qualche ora, e se gli chiedi qualcosa molto probabilmente ti risponderà a merda. Decide l°i quando è il momento di chiedergli cose. Allora l° vedi che inizia a canticchiare o a fischiettare e appare di buon umore. Allora ti puoi avvicinare. Io sto in tensione per tutto il tempo in cui avverto giramento di coglioni da parte sua. Quando si rilassa, mi rilasso anch'io.

Capite bene che così non è vita, ma io so fare solo così.

Le mie nove ore quotidiane passano così, in balìa di una persona che si rivela sempre più instabile e intrattabile. Alle 9 ti chiede perché hai fatto una determinata cosa. Un'ora dopo ti chiede perché non hai più fatto quella determinata cosa.

Dopo averti trattato di merda per cinque ore, a pranzo ti si rivolge con un vezzeggiativo e ti chiede se vuoi metà del suo piatto. Oppure ti offre la barretta di cioccolato, con fare gaio. Poi torna a trattarti di merda.

A quel punto inizi a non capirci più un cazzo.

++++ Ovviamente io sto solo facendo esempi e forse sto saltando passaggi ed escalation, ma devo iniziare a tagliare perché mi sto perdendo nei dettagli ++++

Ma PdM non svolge soltanto la mansione X. Svolge anche la mansione X^2, che è una roba che ti dà il potere supremo su tutto il parco macchine ed è ciò che in larga parte fa andare avanti la baracca. è quella cosa che ti rende INDISPENSABILE, che obbliga la gente a rivolgersi a te anche se tu la tratti a pesci in faccia. è come se tu fossi l'ultima donna rimasta su un pianeta popolato da uomini eterosessuali desiderosi di trasmettere i propri geni.

La mansione X^2 è quella cosa che ti permette di fare il cazzo che ti pare, perché VIA non ti possono mandare [da me non viene mandato via nessuno. Casomai viene fatto in modo che sia tu ad andartene], e di fare le cose a modo tuo, senza ascoltare gli altri, perché tu sei tu e loro non sono un cazzo! è quella roba che rende gli altri dipendenti da te, perché a svolgerla gli fai risparmiare un sacco di soldi, evitando loro di doversi rivolgere a ditte esterne. Non hai concorrenza, puoi fare il bello e il cattivo tempo [perché te lo lasciano fare, porcoddio].

In che consiste la mansione X^2? Nella progettazione e costruzione materiale dei “layout” per la lavorazione dei pezzi con le macchine [lo so che non si capisce un cazzo, ma non posso dire le cose esplicite].

Siamo a un anno e mezzo fa.

Si arriva da un periodo in cui ci sono state novità: l'acquisto di un macchinario nuovo [sempre per la mansione X] che indicherò con “R”, leggermente diverso da quelli già in uso, ubicato in un altro piano, in posizione un po' defilata, e a cui si lavora in tre, su turni, perché il lavoro è faticoso. Si crea un calendario, si cerca di rispettarlo, ma se un giorno PdM deve fare X^2 bisogna che qualcuno ne prenda il posto, perciò è difficile rispettare sempre i turni.

In più, la normale insofferenza random di PdM inizia ad accentuarsi, perché magari quella mattina non ha voglia di andare su a lavorare ad R, e allora quando gli fai presente che tocca a l°i ti risponde a cazzo, oppure si lamenta perché spesso la mattina ci va la terza persona, perché entra a lavorare prima e rende molto, e allora il caporeparto preferisce mandarci lei, in barba al calendario. Oppure, al contrario, PdM scalpita per andare a lavorare su, perché la postazione è imboscata e non sei sotto gli occhi del padrone e allora puoi fare un po' i cazzi tuoi [cellulare, chiacchiere, giratine...].

Una mattina, il padrone, un po' incazzato, chiama PdM e gli chiede conto del mancato rispetto del calendario. Gli risulta che ultimamente abbia fatto pochi turni a R. [io so che non ci vuole andare, perché una mattina mi ha risposto in modo passivo-aggressivo dicendo “Di lavorare a R non me ne frega un cazzo, i turni gestiteveli voi due”].

I toni si scaldano subito, perché nelle discussioni PdM tende subito ad attaccare l'avversario e ad alzare la voce. Decide di tirare in ballo me affinché l° difenda, perché dica che non dipende da l°i se ultimamente ci è andat° poche volte [falso], ma a quel punto il padrone è già ampiamente scazzato e non vuole più sentire ragioni. Ci allontana in malomodo.

Inizia il delirio vero e proprio, viene firmata la mia condanna a morte.

Ricordo che PdM inizia a sputarmi veleno in faccia, a dire che è colpa mia se ha litigato col padrone, ché non l'ho difes° a dovere. “VISTO? è COLPA TUA SE ADESSO IL PADRONE CE L'HA CON ME”.

Non è colpa sua, non è colpa dei suoi modi di merda, non è colpa della sua incapacità di discutere senza attaccare e sputare bile. è colpa mia che sono intervenut° in ritardo, quando ormai il capo ne aveva già le palle piene.

Inizia la guerra. PdM arriva il giorno dopo e passandomi accanto ringhia “TE CON ME NON CI PARLI PIù”.

Io obbedisco.

Però a fine giornata vado dal padrone e gli riferisco l'accaduto.

Inizia un periodo DIMMERDA, della durata di alcuni mesi, in cui PdM non mi rivolge la parola, non mi aiuta se vede che ho bisogno, non mi spiega le cose nuove, mi lascia nella merda col lavoro, mi parla male alle spalle, non mi risponde se gli rivolgo la parola,

mi tiene in pugno.

Il padrone che fa? Resosi conto di aver fatto un errore a lasciare il parco macchine in mano a una sola persona, per di più con un carattere di merda, mi fa la proposta: “Ti formiamo per fare X^2. Vogliamo togliere potere a PdM. [e già che ci siamo, andiamo a bruciargli la casa!] Tu ci sembri la persona più adatta. Se non accetti tu, assumiamo qualcuno appositamente. Ma poi non venirti a lamentare che la gente ti passa avanti e tu rimani a fare solo X a vita! Pensaci una settimana e fammi sapere. Non voglio risposte prima di una settimana”.

Non so cosa fare. Sono lusingat° dalla proposta, interpello tutte le persone che conosco e la risposta è solo una: FALLO.

Accetto e firmo la mia condanna a morte definitiva.

Mi gioco il sonno per i mesi a venire, mi gioco il fegato, torno a prendere antidepressivi. Sono completamente sol°.

PdM ci rimane di merda, si fa l'idea che io lecchi il culo. In particolar modo, non digerisce il fatto che il padrone mi abbia pagato la formazione fuori anziché pagare PdM per insegnarmi intramoenia. Pensa che ci sia un complotto alle sue spalle e che io sia parte attiva in esso.

Inizialmente sembra comunque fare buon viso a cattivo gioco e accetta di darmi una mano per muovere i primi passi. Se ho dubbi, mi dice le cose.

Ma in realtà PdM se ne sta venendo sempre più fuori con atteggiamenti manipolatori.

Inizia a riprendermi su tutto, a correggermi su tutto, a far notare agli altri i miei errori, a far notare che i “layout” fatti da me sono scomodi, macchinosi, poco pratici, inesatti, e che è difficile che i pezzi vengano bene se vengono fatti con i miei “layout”. Sbuffa e borbotta mentre lavora col mio materiale, se ne lamenta e lo critica a voce alta in modo che io senta, e spesso cerca di coinvolgere altri nella critica [“Hai provato anche tu a lavorare con il layout fatto da...? Hai visto quanto è scomodo? Non ci si lavora per niente bene! Io lo avrei fatto in maniera diversa!”].

“No, ma non ti sto dicendo che così è sbagliato! Solo che io lo avrei fatto in un altro modo. Poi tu fai come ti pare”

La dinamica frequente è: – critica da parte sua [“Fatto così non va bene. Guardate tutti! Non va bene! Non è capace!”] – io che incasso e sto zitt°

oppure io che provo a rispondere “Ok, allora fallo tu” oppure “Non va bene? Allora vado a rifarlo!”

PdM che risponde “Ma non ho mica detto che va rifatto! Hai capito male”

E giù di manipolazione.

Nel corso dei mesi, nonostante mi senta una merda che non vale niente, noto che le persone, potendo scegliere a chi commissionare i layout [che non servono solo per i macchinari X, ma vengono usati per sveltire e facilitare anche altre operazioni], preferiscono ME. Anche se ho poca esperienza, anche se bisogna spiegarmi dieci volte cosa si vuole e come lo si vuole, anche se ho la mente annebbiata dall'ansia e non parto in quarta.

Anziché interfacciarsi con una persona che parte in quarta senza nemmeno ascoltarti e fa le cose di testa sua, e se gli dici che in quel modo non ti va bene o non ci lavori bene o vattelappesca ti dice “O così o chiodi”, le persone preferiscono [per modo di dire] la mia insicurezza, la mia ricerca di confronto [“Ma come lo volevi? Ti può andare bene la soluzione Y? Oppure cerchiamo un altro sistema?”].

Il mio cammino lungo la china dell'incarnazione del MALE ASSOLUTO agli occhi di PdM sta continuando inesorabile.

Ogni giorno mi manipola, ogni giorno cerco di evitare di averci a che fare perché non so difendermi.

Maledico ogni giorno di aver accettato di mettermi a morte da sol°. Non ci sto nemmeno guadagnando a livello economico, dacché il mio compenso è rimasto invariato nonostante l'aumento delle responsabilità.

Ho questo avvoltoio sulla spalla, questo occhio di Sauron che mi osserva qualunque cosa faccia, in attesa di un mio errore; quest° quarantenne col cervello da bimbo di sei anni, che vive di ripicche e non mi dà pace. Che pensa che voglia rubargli il lavoro.

Che mette in pratica TUTTI i pattern comportamentali dei manipolatori patologici.

Taglio corto perché non ne potrete più, ma da dire ce ne sarebbero mille altre.

Io non so se ce la faccio a liberarmi di questo giogo e a proteggermi, a dare a questa persona tossica ciò che si merita.

Ho un problema con l'esistenza. Oppure ce l'ha lei con me, perché finora me l'ha fatte ricacare sempre tutte. Gli sto sui coglioni all'esistenza, e la cosa è reciproca. Io manco la volevo, l'esistenza. Me l'hanno affibbiata senza chiedermi se fossi d'accordo, non mi hanno nemmeno fatto scegliere il come, il quando, il DOVE soprattutto. Ce l'ho tutte: bruttezza (il mio tormento), famiglia difficile, infanzia di merda, solitudine, gente che mi bullizzava, autostima e fiducia in me mai viste nemmeno in cartolina, insofferenza verso gli esseri umani, antipatia, grettezza, piccolezza...

La vita è sofferenza, la mia è troppo difficile per me. Tiro avanti per inerzia, sopportando (?) e incassando, facendomi il sangue amaro per tutto e con la consapevolezza di non essere adatt* all'esistenza. “Ero inetto a tutto” (cit.)

Mi sento inferiore, costantemente fuori luogo. Non c'è un campo in cui mi senta un minimo a mio agio. Costantemente in tensione e incapace di rilassamento, riesco a stare male anche quando dormo.

Non mi diverto. Mai. Che vuol dire divertirsi? Come si fa? Ho imparato nella prima infanzia, forse non intenzionalmente, che divertirsi distraeva (e infatti etimologicamente dovrebbe essere quello) dal costante stato di allerta in cui, per sopravvivere, dovevo trovarmi costantemente. Secondo voi, un cucciolo che si trovi abbandonato dai genitori, e quindi senza difese, che deve fare per sopravvivere? Deve stare sul chi vive, nascondersi il più possibile, cercare di non farsi mangiare. Non ha gli strumenti e non ha l'affettività. È un peso per gli altri. O si sente tale. I danni sono grandi, anche se tendenzialmente ci se ne sbatte i coglioni perché c'è la speranza che il bambino, un bel giorno, si svegli e per illuminazione divina si guarisca da sé. Ah, che bello sarebbe!