Juana Inés de la Cruz.

«La prima femminista del Nuovo Mondo.»

Juana Inés de Asbaje y Ramírez de Santillan nasce vicino a Città del Messico tra il 1648 e il 1651.

Guardando alla sua vita è impossibile non pensare all'espressione “bambina prodigio”. Secondo quanto lei stessa racconta in quella che possiamo definire come la sua autobiografia intellettuale, alla tenera età di tre anni, la piccola Juana decise un giorno di seguire la sorella maggiore a scuola dove, grazie alla complicità della maestra, apprese a leggere e a scrivere. Nonostante la paura di essere punita, Juana si dice «infervorata dal desiderio d'imparare a leggere».

A sei anni, venendo a conoscenza dell'esistenza delle università, cercò di convincere la famiglia a mandarla a Città del Messico per continuare i suoi studi, travestita da uomo.

«…Venni a sapere che a Città del Messico c'erano Scuole, ed un'Università, in cui si studiavano le scienze. Cominciai allora ad affliggere mia madre con le mie suppliche insistenti ed importune: avrebbe dovuto vestirmi da ragazzo e mandarmi a Città del Messico dove avrei vissuto con dei familiari, per studiare all'Università.»

La famiglia non le permise di perseguire il suo piano e Juana, affamata di conoscenza, decise di leggere e studiare tutto quello che poteva da autodidatta. Juana racconta che, per motivarsi allo studio profondo del latino, decise di tagliarsi i capelli – un simbolo della bellezza femminile – ad ogni obiettivo mancato.

«Cominciai a studiare la grammatica latina ... ed il mio interesse era così intenso che, benché per le donne (e specialemente per le donne nel fiore della gioventù) i capelli rappresentino un importante ornamento naturale, tagliai i miei di una lunghezza di sei dita imponendomi la condizione che, se al momento in cui fossero ritornati alla stessa lunghezza non avessi appreso quello che mi ero posta di apprendere, me li sarei tagliati ancora, come punizione... Ed effettivamente li tagliai: per me non ha senso che una testa sia adornata da capelli e nuda di sapere – sapere che rappresenta un ornamento più desiderabile.»

A 10 anni Juana si trasferisce a Città del Messico. Grazie alla sua intelligenza e al suo interesse per i rapporti umani, si lega a delle compagnie importanti, tanto che, per tutta la sua vita, avrà il supporto della Vicereine. A corte era spesso chiamata per essere mostrata come enfant prodige ai vari ospiti di tutto il mondo.

La vita di corte, però, faceva sorgere in lei un conflitto, quello tra i piaceri della vita secolare (che per lei erano una distrazione) ed il desiderio di studiare. A vent'anni, allora, Juana decise di entrare in convento, un luogo dove avrebbe potuto avere quella che Virginia Woolf chiama a room of one's own. Non bisogna però tralasciare un aspetto importante della decisione di Sor Juana, in quanto la sua scelta fu dettata anche dal non desiderare un matrimonio e alla sua resitenza al diventare un oggetto sessuale. Questo elemento appare anche nelle sue opere, in cui denuncia i comportamenti aggressivi e predatori degli uomini.

Hombres necios que acusáis a la mujer sin razón sin ver que sois la ocasión de lo mismo que culpáis

Uomini sciocchi che accusano la donna senza ragione senza vedere che tu sei l'occasione della stessa cosa che si rimprovera [...]

Nella sua nuova condizione, Sor Juana poteva asserire la sua dominanza verbale, il controllo sulle sue risorse e stabilire il suo status sociale in una coalizione che accettava lei e la sua parola.

In effetti, se grazie al convento era protetta dall'associazione a uomini “pericolosi”, Sor Juana riuscì a mantenere le sue amicizie altolocate, amicizie che la supportavanto nell'espressione dei suoi talenti e del suo intelletto. Nella sua cerchia di amicizie non troviamo solo viceré e nobiltà, ma anche intellettuali rilevanti, con i quali poter scambiare idee.

La sua condizione di suora, però, non la poteva proteggere dalle critiche, soprattutto da quelle provenienti dall'interno della chiesa. Sor Juana scriverà la Respuesta a Sor Filotea, quella che è considerata da alcuni come la “Magna Cartadella libertà intelletuale per le donne americane”, come risposta ad una polemica sorta dopo che il gesuita Antonio de Vieira aveva voluto criticarla in un sermone. Furbescamente, al sermone era stato aggiunto una prefazione scritta dal vescovo di Puebla, un benefattore del gesuita, ma sotto pseudonimo femminile, Sor Filotea de la Cruz of Puebla, in cui si argomentava che San Paolo avrebbe imposto alle donne di non insegnare e di non studiare per prevenire che divenissero presuntuose, cosa molto probabile vista la loro propensità alla vanità. Nella sua Respuesta, Sor Juana cita lo stesso San Paolo nella lettera a Tito, in cui parla di “donne anziane [che] abbiano un comportamento santo: non siano maldicenti né schiave del vino; sappiano piuttosto insegnare il bene [...]“(Titus 2:3) e rimprovera gli uomini “che solamente per essere uomini credono di essere saggi”. E, soprattutto, giustifica il suo diritto a studiare dei temi secolari in quanto mezzo per rinforzare la sua fede, e per migliorare la sua comprensione dei soggetti teologici: “Come, senza conoscere la Logica, posso io valutare il modo generale e specifico in cui le Sacre Scritture sono state composte?” Sor Juana era conosciuta per i suoi scritti polemici, ma il rimprovero fa capire che la sua posizione, in quanto donna intellettuale autodidatta, è una posizione precaria visto quanto l'accesso alla vita intellettuale (e all'afabetizzazione) fosse limitato per le donne. È per questa ragione che deciderà di lavorare alla Respuesta a Sor Filotea ed alla sua biografia intellettuale nello stesso momento, per stabilire la sua autorità e quindi il suo diritto a rispondere.

Dopo questa polemica però, Sor Juana si ritirerà quasi completamente dalla vita pubblica intellettuale ma, sebbene siano ancora in corso dei dibattiti accademici sulle modalità e le ragioni che l'hanno portata a questa scelta, sappiamo che, almeno in privato, la sua fame di conoscenza non si è mai acquietata. L'inventario della sua cella, alla sua morte, rivelò infatti almeno 180 libri e 15 pacchi di scritti, secolari e religiosi. Anche se, in occasione del venticinquesimo anniversario della sua entrata in convento, Juana aveva donato tutti i suoi libri, era evidente che stesse lavorando per ricostruirsi una piccola biblioteca.

Juana morì a 46 anni a causa di un'epidemia che aveva colpito il suo monastero.

Il Messico negli ultimi anni si è riappropriato della figura Sor Juana. La sua immagine appare infatti nella banconota da 200 pesos e la sua città d'origine ha ormai preso il suo nome.

Una banconota da 200 pesos con l'immagine di Sor Juana

Alcune delle sue poesie:

Me acerco y me retiro

Hombres necios que acusáis

Divina Lysi mía