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Titolo Testo: “Cybma” Autore: Giorgio Viali Data: 20 aprile 2000

Prefazione: File

Ho provato più volte a scrivere questa prefazione. Ho fatto molti tentativi. Tutti sbagliati. Cercavo di scrivere una prefazione formale. Staccata. Obiettiva. Il risultato, ogni volta, era deludente. Piatto. Innocuo. Mediato. Non rappresentava per niente i contenuti e le modalità di scrittura di questo libro. Ho ritrovato ora il mio modo usuale di scrivere. Diretto. La voglia di evitare i formalismi. Di essere immediato. Di esprimere quello che si è. Senza paure. Con la certezza che questo è l'unico modo possibile per fare dei percorsi, virtuali o reali che siano, che ci permettano di imparare. La tentazione di inserire citazioni importanti, ricette preconfezionate, links significativi era grande. Sono riuscito a non dimostrarmi accondiscedente. Per ottenere dei risultati bisogna mettersi in gioco in prima persona. Agire. Interagire. Connettere. Scegliere. Cercare. Scrivere. Tutto questo ed altro in prima persona. Giorgio Viali

20 aprile 2000

Parte Prima: Setup

Devo aver fatto un sogno. Me lo ricordo vagamente. Dovrei prendere carta e penna e scriverlo, come mi ha consigliato Ron Young. Dovrei. Ricordo qualcosa vagamente. Questo dolore alla schiena che mi tormenta tutte le mattine. Finirà prima o poi? Devo decidermi a fare qualcosa. Oggi vado in piscina. Ormai è da un pezzo che non vado più a camminare. Sempre seduto davanti al computer. Con la testa sempre là. Devo imparare a saper dire di nò. Che faccio? Mi alzo o rimango ancora a letto? Certo che Marzia non la finisce mai di asciugarsi i capelli. Aspettiamo che parta per andare a lavorare. 6,20 di solito. Poi mi alzo. Giada? Dorme. Ma si muove spesso. Speriamo non si svegli. Allora ... Cosa dovrei fare oggi? Terminare l'articolo. Pensare ad un racconto. Ad un libro. Scrivere al Mulino per chiedere se posso avere l'email di Luciano Paccagnella. Guardare sul sito del Mulino se c'è, nella sezione novità, il libro che Paccagnella ha appena pubblicato. “Non rientra nella politica della nostra casa editrice pubblicare un libro scritto a più mani.” I collage non sono apprezzati. Il mio libro: Uomini virtuali. Che farne? Continuare ad insistere? Abbandonare il progetto? L'idea era buona. Un libro sulla socialità online. Un tema non di moda. Ma interessante. Permetteva di rileggere in modo alternativo il futuro preconfezionato proposto dalla New Economy. Era una buona occasione. Pensare anche ad un nuovo dizionario virtuale. Allora ricapitoliamo. Finire di scrivere l'articolo. Pensare ad un altro articolo. Il nuovo dizionario. Garassini permettendo. E un racconto. Come strutturarlo? Meglio che mi alzi. A far qualcosa di concreto. Marzia è già partita. Giada dorme. Bene. Accendiamo il computer. L'articolo? Quale argomento? Digital divide? Che ne dici? Come impostarlo? Di cosa parlare esattamente? Ha senso parlare di Digital Divide, quando a monte c'è un real divide? Una differenza reale, concreta, materiale, sui beni primari, essenziali.

Eccomi di nuovo davanti al computer. Marzia sta preparando da mangiare. Giada è davanti alla televisione. Aldo, Giovanni e Giacomo. Ed io qui alle prese con un libro che vorrei scrivere. Con il mio quotidiano virtuale da approfondire e sviscerare. Meglio spostare la tastiera. Per scrivere meglio. Quali argomenti potrei affrontare adesso. Tra una pausa per sistemare la lavastoviglie che non vuol saperne di funzionare come tutti gli altri bravi elettrodomestici e un'altra pausa fra poco quando Marzia mi chiamerà ad impastare la torta. Uova fresche arrivate oggi da un'amica di Marzia. Per fortuna che lavora. Lei. Lavora. Io passo le giornate a confrontarmi con i miei sogni, le mie speranze, le opportunità che la New Economy quotidianamente mi presenta. Ma che difficilmente riesco a sfruttare a fondo. Forse sbaglio qualcosa? Net slaves. Un libro uscito in America. Schiavi della rete. Nuovo modello di schiavitù. Ad metalla nell'antichità. Condannati ai lavori forzati nelle miniere di metallo. Ad virtualia oggi. Condannati a lavorare nel rarefatto mondo incosistente e incerto della nuova economia del Web. Sempre lavori forzati. Ma in Italia siamo ancora in una fase di scoperta. Il grosso della truppa si sta muovendo ora. E verrà ad ingrossare i nostri plotoni dentro queste miniere virtuali. Stanno arrivando. Molti si stanno equipaggiando per entrare in questo nuovo ambiente, e si stanno chiedendo nel momento di fare i bagagli quale sia l'abbigliamento più corretto, e quali i bagagli indispensabili. Stanno arrivando. In molti. E sono ancora inesperti. Si guarderanno intorno un bel pò prima di riuscir a capire dove sono e prima di riuscir a riflettere su quanto sta succedendo. Incerti su dove andare al primo viaggio. Incerti su cosa cercare. Incerti su come funziona questo strumento che ha per loro le caratteristiche di un ambiente magico. Dove tutto può accadere. E noi? Che abitiamo questi lidi ormai da un pò di tempo cosa dobbiamo fare? Noi che non siamo scesi a troppi compromessi. Che abbiamo cercato di non farci prendere la mano. Che siamo arrivati con un'incredibile curiosità e con una grande voglia di scoprire e imparare. Noi cosa possiamo fare? Forse solo stare a guardare ed aspettare che anche loro riescano a destreggiarsi tra browser, posta elettronica, irc, icq e quant'altro. Quanto ci vorrà? Quanto tempo è voluto a noi per imparare ? Per verificare cosa si nasconde effettivamente dietro facciate sgargianti e scintillanti e gif animate e colorate. Quanto ci abbiamo impiegato? Qualche anno? Parlo per me. Spero che qualcun altro abbia imparato più in fretta. Eppure vorrei poter far qualcosa. Ma mi trovo nella spiacevole situazione di non poter fare granchè. Forse la cosa migliore sarebbe investire in questo nuovo strumento. Investirci tempo ed emozioni. Consegnare a questo mezzo contenuti che abbiano comportato un lavoro. Un impegno di ricerca.

Un collage. Facile fare un collage. Il copia e incolla ci permette veramente di assemblare materiale eterogeneo in brevissimo tempo. Se dovessi fare un articolo. E mi fosse concesso di prepararlo in inglese e in italiano, penso che potrei farlo in brevissimo tempo. Una ricerca in Internet, una scelta del materiale più interessante e di quello più recente e un copia e incolla e nel giro di una, due ore, potrei presentare un articolo completo. Interessante. Pertinente. Corretto e impeccabile. Tranne per il fatto che gran parte del materiale non sarebbe comunque farina del mio sacco. Non è facile scrivere. Ed oggi Internet mi permette di svicolare, di tergiversare, di adottare scorciatoie sempre più efficienti. Di far di tutto pur di non dover confrontarmi con la tastiera. Eppure è importante. Tirar fuori qualcosa di proprio. A costo di poter risultare banale, di far brutta figura, di non essere letto. A costo di tutto questo, rimane ancora conveniente ed utile, scrivere in prima persona. Di cose che ci riguardano. Immediate. Quotidiane. Marzia canta. Sembra contenta. Aldo, Giovanni e Giacomo? Mi sembra stia per finire. La torta Marzia si è arrangiata ad impastarla. Però mi ha fatto scendere per cercare una pentola. Non ho trovato mio padre. Volevo invitarlo a mangiare a casa mia stasera. Forse è ancora fuori. Sono passate le 18,30. Volendo potrei collegarmi. Tariffa ridotta. Telecom grazie. Che dire. I monopoli sono senza tempo. Antigone virtuale: Telecom-Creonte. Muore il fratello di Antigone. La Telecom impone un editto. Antigone lo diserta. Pur di seppellire il fratello. Che fare contro i tiranni ed i monopoli? Rimetterci la vita? Niente idealismi. Solo compromessi. Consiglia Degli Antoni. Saggezza dell'esperienza. Incoscienza della gioventù. Antigone non per niente è giovane. Ed i compromessi sono un abito che si impara a portare con l'età. E'un vestito stretto, poco appariscente, dai colori sobri. Resistente e caldo. Solo confezionato con lana grezza. Punge. Disertare il virtuale? Come potrei? Impensabile. Perchè dovrei abbandonare questo territorio? In cambio di cosa? Quale altra possibilità di perdermi potrei trovare in giro? In quale altro sogno potrei immergermi così totalmente?

Intorno a quale trama potrei aggregare dei personaggi? Intorno a quali tematiche costruire un libro? Non sembra facile. Eppure vorrei metter nero su bianco. E descrivere, segnare dei percorsi, inventare delle metafore, esprimere convinzioni profonde, metterci una parte di me stesso. E allora? Quale potrebbe essere il fulcro di tutto? L'argomento centrale? Lo strattagemma per iniziare? La finzione da inscenare? Potrebbe trattarsi semplicemente di una scelta. Una scelta da compiere. Come sempre nella vita. Ecco. Il tema allora potrebbe essere semplicemente il dover fare una scelta. Una scelta inserita in un contesto quotidiano. In un contesto quotidiano di vita in Internet. Operare una scelta. Scegliere. Come sempre tra il bene e il male. Tra le forze oscure e la luce della verità. In Internet come in qualsiasi altro territorio umano le scelte sono quotidiane. Sono di casa. In questo mondo virtuale il dover scegliere, la fatica e la gioia di scegliere non è scomparsa. Come sempre all'inizio sembra poco importante. Ma col tempo acquista un'importanza fondamentale. Scegliere in Internet. Scegliere cosa fare, dove andare, come comportarsi. In questo territorio parallelo sempre più affollato saper scegliere diventa, come ovunque, importante. Fa la differenza. Scegliere quali siti visitare, scegliere come spendere il proprio tempo online, scegliere quali informazioni privilegiare, quali fonti informative, scegliere che tipi di rapporti coltivare, scegliere se rimanere spettatori o diventare attori, se ascoltare in silenzio o aprire un dialogo con qualcuno. Scegliere i propri modelli, i propri miti e i propri padri virtuali. Mali necessari anche quì. Virtuali ma necessari. Aggregare allora tutto questo materiale intorno ad una scelta. Che potrebbe sembrare marginale ma che si rivela come ogni scelta importante, definitiva. Sperimentare metodologie di scelta. E in questo senso importanti. Perchè potrebbero segnare una svolta nel quotidiano mediatico. Non mi interessano le conseguenze. Che Antigone muoia. Che Dedalus passi la notte fuori casa, perchè ha deciso di lasciare le chiavi all'usurpatore di turno. Non mi importa il seguito. Mi importa il quesito. La scelta. Il momento. L'attimo della scelta. Attimo dove si esprime il meglio di noi stessi. Quello che noi siamo. Quello che noi abbiamo appreso. La fiducia che abbiamo o che abbiamo perso.

Scrivere in prima persona. Non rifugiarsi dietro la finzione che questo io sia qualcun altro. Sia virtuale. Perchè mai? Forse solo per inventare strade che non siano troppo immediate e semplici. Ma come sempre non utilizzate per arrivare alla meta. Non arriviamo mai in un posto direttamente, per la strada più semplice. La vita si diverte a portarci un pò a spasso prima di farci arrivare in luoghi importanti. Un libro lineare. Come tutti i libri che conosco. Senza link all'interno del testo. Una sezione di link al termine. In fondo al libro. Dopo aver letto il tutto possiamo prenderci la briga di provare. O addirittura senza link. Senza nessun link. Nessuno. Come fosse un libro normale. Quali sono le cose che apprezzo quando leggo qualcosa in Internet? Quali le caratteristiche che deve avere un articolo in Internet? Quali le cose che mi colpiscono? Quali quelle che mi sorprendono? Un approccio personale l'ho sempre apprezzato. Giobbe in Internet. Trasportare la storia di Giobbe in Internet. Prima l'email inizia a non funzionare. Poi il sito web di Giobbe subisce un crash. Poi tagliano la linea telefonica a Giobbe. Che rimane senza più niente. Solo. E parla con degli amici che vengono a trovarlo. Giobbe. E il Signore poi gli restituisce il tutto centuplicato. Nuovi figli. Nuovi averi.

CyberMaria. Una droga virtuale. Una esperienza intensa. Al limite dell'immaginazione umana. Difficile dare delle indicazioni precise di dove trovarla. Non è mai nello stesso posto. Per non finire nelle reti della polizia. Che già da tempo è alla caccia di questo nuovo, sovversivo, sortilegio. Alcuni riferimenti comunque posso darli. Indirizzi emaill di cybernauti che la usano e sanno dove procurarsela. Una nuova forma di esperienza allucinogena. Virtuale. Non fisica. Di una potenza straordinaria. Complessa. Intellettualmente completa. Si assume diretttamente leggendo e rileggendo dei brani ogni volta diversi, distillati giorno per giorno da abili artigiani dell'impossibile. Ti prende all'improvviso. Non dà alcun tipo di assuefazione. Allarga la mente. Ti rende un tutt'uno con il Web. Con l'universo. Con il mondo intero. Con le varie manifestazioni del naturale. 3 volte ho avuto la fortuna di sperimenmtare questa esperienza. Un rituale preciso da osservare. Ogni volta diverso. Da eseguire con concentrazione. Fissando i disegni e le icone di una pagina Web. In silenzio profondo. Scendere in profondità. Aprirsi ad un nuovo universo di sensazioni del Web. Sentire la vita, sentire l'unità dietro la molteplicità delle esperienze mediatiche. Superare il peregrinare quotidiano di sito in sito, di incarnazione in incarnazione e raggiungere l'Infinito. Fondersi con il Web. Diventare un tutt'uno con lui. Sentirsi parte di quel respiro, di quel battito, di quella vita. E scoprire un senso di appagamento, di certezza, di realizzazione che mai abbiamo provato. Trasformarsi in byte e viaggiare dentro la rete, sottoforma di impulsi, di pacchetti di byte, pervadere la rete. Essere dovunque, entrare ovunque. Essere presente ovunque. Far parte fisicamente dei routers e degli switchs della rete, sentire dove pulsa più forte il sangue, dove scorrono più velocemente i dati, e lasciarsi trasportare da quest'esperienza di massima realizzazione. Respirare. Arrendersi. Inspirare. Espirare. Sciogliersi in questo mare di informazioni e assaporarne la consistenza fisica. Sentirse la dinamicità. Prevederne i corsi ed i ricorsi. Scoprirne la bellezza profonda. Svanire. Come lacrime nella pioggia.

Mi immagino un futuro non molto lontano in cui anche i lavori manuali, ripetitivi, arriveranno e invaderanno il Web. Come l'invio di mail di pubblicità da consegnare una per una al domicilio virtuale del destinatario. Per impedire la selezione delle mail da parte di programmi anti spamming. O come l'assunzione di un sempre più grande numero di commessi virtuali. Quotidianamente al lavoro dietro le vetrine del Web. In attesa di clienti e potenziali acquirenti. Connessi 24 ore al giorno. In attesa. E al servizio del cliente nel momento in cui arriva. Scordiamoci il Web come lo immaginiamo ora. Scordiamoci negozi senza commesssi in cui poter entare e muoverci liberamente. Fra non molto i commessi ci intercetteranno all'arrivo nel negozio virtuale e ci chiedereanno gentilmente se ci serve una mano. Ci proporranno le ultime novità. Ci illustreranno i prodotti. Ci intratterranno nei momenti di indecisione. Commesssi virtuali. Una nuova professsione. Basta un computer, una connessione ad internet veloce ed il gioco è fatto. Telelavoro di qualità. Oppure pensare a cyber bambini lavoratori. Indiani o pakistani. Seduti 18 ore al giorno davanti ad un computer a sottomettere in continuazione pagine ai principali motori di ricerca. Che raggiungeranno potenzialità di aggiornamento e di rilevamento molto più sofisticate di oggi. E allora ci sarà bisogno di manovali del Web che si incarichino di compiere operazioni necessarie ma ripetitive. Altro che catena di montaggio. Saranno pagati a cottimo. A seconda della velocità di esecuzione. La concorrenza sarà mondiale. E i computer saranno incaricati di verificare le nostre performance giornaliere e stabilirne il compenso. Capi Ufficio impeccabili. Precisi e imparziali.

Una nuova professione. Munita di una macchina forografica virtuale, ovvero di un programma di acquisizioni di immagini, una amica si è decisa ad inventarsi questa nuova professione. Viaggia in Internet e si occupa di scattare fotografie, rigorosamente digitali, dei posti che visita, delle persone che incontra, scegliendo l'angolazione migliore, valutando di volta in volta la qualità della luce. Mi chiedeva come potrebbe personalizzare maggiormente questo lavoro? Come creare delle possibilità maggiori di angolazione, di chiaro scuro, di notte e giorno in un ambiente come il Web? Forse che prossimamente il Web emulerà sempre più la realta? E si accenderanno le luci di notte e sorgerà il sole ad una certa ora. Generalmente poco prima dell'ora in cui arrivano i commessi e qualcuno apre le saracinesche dei negozi?

Poteri reali nel virtuale Come irrompere nelle sedi del potere con strumenti virtuali, come entrare nei santuari dove si consumano le spartizioni dei poteri, gli accordi politici di alto livello?

Nuova economia. Vuol dire, forse, incertezza sui termini e sulle modalità in cui svolgerò il mio lavoro? Questo non mi preoccupa. Una volta che sò quello che voglio. Una volta che ho deciso quello che sto cercando, una volta che non permetterò a qualcun altro di invadere eccessivamente un territorio che considero personale. Una volta che ho delle certezze su quello che voglio sia il mio modo di lavorare, la flessibilità delle regole non mi preoccupa. Cosa mi preoccupa allora? Cosa manca? Cosa non va? Ho 38 anni, mi occupo di informatica, scrivo per alcune riviste, seguo alcuni percorsi indipendenti. Ma porto a casa un terzo di quello che porta a casa mia moglie. Se questo vuol dire nuova economia non sono molto contento. Le prospettive non sono entusiasmanti, viste le premesse. Forse è il caso che inizi a pensare a professioni alternative da sfoderare dal mio cappello al momento buono. Se non riuscirò a sopravvivere in questo mondo. Senza però ingannare ignare vittime che chiedono un sito web di due o tre pagine e sperano di acquisire clienti in tutto il mondo e si preparano ad essere investiti da una valanga di ordini e da un incredibile aumento dei clienti. E allora? Escluso il sussidio statale, esclusa la possibilità di guadagnare sui sogni degli altri? Che mi resta? Da fare o da tentare? Forse non sono sufficientemente flessibile? Sempre che flessibile in questo caso non voglia dire diventare cinico e profittatore. E allora ?

Evitare lo zucchero. Evitare le informazioni raffinate. Cariano i denti dell'intelletto. Un'alimentazione informativa corretta. Certificare la grezzezza dell'informazione. Non raffinarla. Utilizzarla nelle sua interezza. E soprattutto non clonarla. Personalmente ho quasi deciso di eliminare completamente lo zucchero dalla mia alimentazione.

Sedersi di fronte al computer. Piante dei piedi appoggiate a terra. Schiena diritta. Prestare attenzione. Anche alle schermate inutili. Quelle del boot d'avvio. Focalizzarsi. Estendere la propria attenzione. Essere presenti sempre. Attenti. Coscienti. Combattere contro le disattenzioni quotidiane e la polvere che si accumula ovunque. Anche quella che si deposita sulla tastiera del computer.

Un monaco virtuale, un intellettuale virtuale, un hacker dell'informazione. Luoghi comuni. Indubbiamente. Che fare per non rimanerci intrappolati? Non aver paura di fare domande. E farne tante. Continuamente. Chiedere. Se non chiediamo non otterremo risposte. E quali sono le domande che vorrei fare riguardo alla virtualità? Quali i quesiti importanti e fondamentali a cui vorrei avere risposte chiare e illuminanti? A che ci serve la virtualità? Che cos'è esattamente? Perchè solo ora si parla di virtualità? Perchè non se ne è parlato ad esempio quando è arrivato il telefono. Anche le comunicazioni telefoniche sono virtuali. Non sono reali. Nel senso che le persone che si parlano sono fisicamente lontane. Anche la televisione è virtuale. Quello che vedo alla televisione non c'è. E allora come mai tutto questo parlare di virtualità proprio ora? E'solo una fase iniziale? La fase della scoperta e dello stupore? Fino all'arrivo del prossimo fenomeno ancor più virtuale? C'è o non c'è questa virtualità? Dove si nasconde? Più aumenterà la virtualità più avremo bisogno di poggiare saldamente i piedi a terra. Non dobbiamo dimenticarci di noi stessi. Viaggiare in lungo e in largo per il cyberspazio. Attraversarlo e riattraversarlo. Immergerci nell'immenso oceano di informazioni e di dati e di immagini. Ma una volta battezzati uscire dall'acqua e tornare alla vita. Rinati. Nel Web. Mondi. Pronti per riprendere la difficile sfida della quotidianità.

Contrapporre allo strapotere dell'e-business, dell'e-people, il potere immaginativo e visionario e ludico di un nuovo prefisso. Come? Quale prefisso? Sarebbe una battaglia persa. Non si può fermare il vento con le mani. Magrini grazie. Non si può fermare il vento con le mani. Quali alternative ci rimangono? Quali territori sono ancora in nostro possesso? Le grandi multinazionali stanno già preparando campi attrezzati per ospistarci in campi profughi? Ci chiuderanno in una riserva? Questa è l'alternativa? Possibile che la virtualità non ci assista anche nella possibilità di creare e proporre alternative vincenti? Non ci permetta di arrivare più in profondità nelle nostre analisi e nelle nostre scelte? Possibile che sia così difficile trovare progetti e proposte condivisibili e convincenti. Importanti. Essenziali. E' facile nelle situazioni in cui le contrapposizioni sono nette distinguere e scegliere. Ma se anche le contrapposizioni diventano virtuali. Illusorie. Incerte. Indefinite. Si avvicina il momento più critico. Imparare a muoversi anche in questo nuovo territorio. Imparare a conoscerlo per sopravvivere. E'un terrritorio fatuo. Dai confini inafferrabili, con barriere e montagne altissime pronte a sbarrarci la strada. Ma in questo territorio i percorsi di uscita, le possibilità di aggirare le trappole che sembrerebbero imminenti e inderogabili, queste possibilità di fuga esistono. Dovremo imparare a riconoscerle. Farle diventare parte delle nostre conoscenze. Della nostra cultura. Intesa come capacità di distiguere il bene dal male.

Anche in Internet la conoscenza e la cultura partono dalla capacità di porre domande. Di interrogare. Gli oracoli oscuri dei Motori di Ricerca. Di andare da loro per chiedere lumi. Se non ci sono domande allora la nostra esistenza trascorrerà felicemente tra un portale e un altro. Nella tranquillità e nella sicurezza di percorsi quotidiani sicuri e affidabili. I portali sono più che sufficienti per soddisfare queste nostre esigenze. Il bello, il nuovo, l'ignoto invece ci si presentano quando abbiamo delle domande da fare. Quando cerchiamo delle risposte. Quando domandiamo. Ad un amico piuttosto che ad uno sconosciuto in Irc, ad un motore di ricerca piuttosto che ad un newsgroup. Lo sconosciuto, e con esso la possibilità di imparare, ci si presenta quando iniziamo a porre delle domande. Quando da spettatori diventiamo attori. Quando la spinta ad approfondire qualcosa ci porta in luoghi sconosciuti, su rotte lontane da quelle commerciali, per arrivare inevitabilmente a incontrarci con l'individualità di qualcun altro. Con il lavoro e la ricerca di qualcun altro. Con l'home page di qualche umano. Lontano. Sconosciuto. Straniero.

Come rendere disponibile questo libro? Come confezionarlo? Che tipo di carta virtuale utilizzare? L'ideale sarebbe confezionarlo in PDF. Portable Document Format. Della Adobe. Ma non ho mai apprezzato il fatto che questa Azienda abbia sempre limitato la sua generosità al reader, al lettore, e non abbia mai pensato di rendere pubblico e disponibile anche l'Exchange, il programma che permette di confezionare i Pdf. Scelte. Scelte da rispettare? Non ho mai potuto sopportare i monopoli. Non sarebbe difficile procurarsene una copia illegale. In Internet non avrei che da scegliere da dove scaricare il programma. Non è questo il punto. La possibilità di procurarmi questo programma è immediata. Una breve ricerca nei siti warez e sicuramente prima di stasera potrei utilizzare il programma che già conosco. Non è questo il punto. E' che non voglio utilizzarlo. E allora. Html. Scelta obbligata. L'unico formato povero disponibile a tutti. Gratuitamente accessibile. Nella fruizione e nella creazione.

Percorsi. Traiettorie da seguire. Scie di comete che si sono perse nel vuoto e nel buio dell'universo. Rapidi bagliori ad ovest. Fermarsi un attimo ed immaginarsi all'interno di Internet, in quest'universo di dati che viaggiano veloci, pronti a saziare anche il palato più delicato. Informazioni. Satelliti di un conoscenza e di una visione del mondo sempre più ingorda. Sempre più insicura. Sempre più all'esterno. Eppure chiediamocelo. L'informazione è un alimento necessario. Indispensabile? E' una esigenza profonda dello spirito umano? Perchè cerchiamo continuamente l'informazione. L'ultima news. L'ultimo bollettino o l'ultima novità. Perchè siamo disposti a rinunciare a sonni tranquilli pur di dimostrare di sapere, di essere aggiornati. Forse che questi dati ci permettono di prevedere con maggiore accuratezza quello che può succedere nell'immediato prossimo futuro. Ci danno un piccolo ma insostituibile vantaggio di prospettiva. Ci permetteno di possedere dai dati che si rivelano un'arma potenziale. Un sapere che diventa solo una necessità? Informazione come bene consumabile. Non è una novità che ha portato Internet. Ma internet ci sta abituando ad un universo informativo diverso. Più complesso da gestire. In continuo cambiamento.

Quali i temi findamentali di oggi? Proviamo un attimo a fermarci e a chiedercelo. Quali sono i temi centrali di oggi? Dove si stanno combattendo oggi battaglie virtuali che determineranno il nostro futuro. Come conoscerle? Come combatterle? Come informare le persone di quello che accade. Non è Echelon che mi preoccupa. Una aspirapolvere, come l'ha definita qualcuno, che si occupa di aspirare tutto quello che può. Insieme ad un sofisticato sistema di selezione e di individuazione per parole chiavi. Terrorismo, bombe, attentato, nucleare,... Questo non mi preoccupa. Militari che si divertono a giocare con un elettodomestico. Non è questo quello che mi preoccupa. I terreni di battaglia si sono spostati. Da un pò di tempo si sono spostati, come sempre al di fuori della visuale degli uomini. Bisogna riuscire a capire quali sono i terreni in cui hanno messo piede i potenti. Ma il metodo per combatterli è semplice e incredibilmente povero. Non servono armi potenti. Servono persone che sappiano distinguere tra il bene e il male. Che sappiano non rispondere ai bisogni indotti che i nuovi media e i nuovi mercati impongono. Certificano, studiano, monitorano, sviluppano e creano. Bisogni indotti. La capacità di scegliere cosa è importante per noi. La capacità di valutare. La chiarezza dei nostri obiettivi. Cosa vogliamo esattamente. Com'è la qualità della nostra vita reale. Il virtuale sta rubando del tempo alla nostra vita reale? Sta rubando del tempo alla nostra vita familiare? Difficile capire quando questo succede. Difficile capire quando la linea di demarcazione tra l'uso e l'abuso viene superata. Difficile capirlo e rendersene conto. In un nuovo mondo, popolato di nuovi media, è importante imparare a conoscerli. Imparare a distinguere quali fonti siano attendibili e quali invece non lo siano. Intrecciare una fitta rete di relazioni. Evitare di isolarsi. Compiere lo sforzo di non aver paura di chiedere agli altri. Imparare a chiedere. Formulare domande. Impariamo a difenderci dagli aspetti negativi. Cerchiamo dentro di noi le possibilità di sviluppare e creare qualcosa. Ognuno di noi ha delle grandi possibilità. Ci manca a tratti la fiducia in noi stessi. Cosa posssiamo fare perchè i nuovi media ci permettano di vivere in modo migliore? Come possiamo utilizzarli per migliorare le cose intorno a noi. E la qualità degli oggetti che ci circondano. Gli strumenti si perfezionano, diventano più pervasivi e invadenti. Impariamo a conoscerli ed utilizzarli. Impariamo a fidarci di questi strumenti. Non possono farci del male. Gli uomini possono farci del male. E ci sarà sempre qualcuno che non avrà altra possibilità che far del male agli altri. Internet dunque come strumento per proseguire una battaglia che ci vede impegnati ad aiutare tutti ad avere eguali possibilità. Ad eliminare discriminazioni. Ad aiutare gli oppressi. A permettere una maggiore giustizia e a sconfiggere i soprusi. Internet come strumento di eguaglianza. Non intesa come strumento per rendere tutti uguali e non permettere a qualcuno di avere di più, ma come strumento che deve permettere a tutti di avere il minimo indispensabile. Assicurare a tutti una dignità. Il minimo per poter vivere dignitosamente. Solo in questo potremmo utilizzare questo strumento.

Parte Seconda: Next

Un Cyber Mantra. Ne abbiamo bisogno. Per immergerci in noi stessi. Per riflettere su quello che sta accadendo. Per uscire da schemi troppo professionali. Troppo didascalici ed ordinati. Ed invadere questo terreno con l'esuberanza umana di chi vuole scoprire e imparare. Qualche vecchio saggio ci stà già aspettando da qualche parte. Sà che siamo in cammino. Sà quando arriveremo. E sà di cosa abbiamo bisogno. Questo lo sappiamo anche noi. Solo che come spesso accade abbiamo bisogno che qualcun altro ce lo dica. Che qualcun altro rompa il velo che nasconde il nostro vero io.

Internet è un mezzo. Uno strumento. Un medium. Come Carlo Massarini. Un medium è un qualcosa che sta nel mezzo, tra noi e i contenuti. Massarini come presentatore di Mediamente, è per noi come un'interfaccia grafica. Il vero tesoro di Mediamente sta nella cultura espressa dagli intervistati, dai testi di riflessione che possiamo trovare là e leggere. Massarini quindi è un'interfaccia. Internet è come Carlo Massarini. E' un'interfaccia, uno strumento, un medium, un presentatore, che ci connette a informazioni, materiali e persone che hanno qualcosa da raccontarci, qualcosa da insegnarci, qualcosa da offrirci, esperienze di vita, di lavoro, sogni, preoccupazioni, idee, emozioni,... Internet è come un libro. Ma è la parte fisica del libro, l'insieme di carta e cartoncino che compongono il libro. La sua infrastruttura. Di biblioteche ce ne sono molte. Molto spesso poco utilizzate. Ma internet, oltre ad essere una biblioteca è anche un'edicola, anche un centro commerciale, anche una banca, anche uno sportello amministrativo, una agenzia assicurativa, un consulente, finanziario, psicologico, medico. Internet dunque può essere un libro, una rivista, un depliant, un modulo amministrativo da compilare etc etc. Ad ognuno trovare all'interno di questo contenitore, di questa scatola, di questa struttura virtuale, ad ognuno trovare quelllo che più lo interessa. Da questo dunque ricaviamo come Massarini sia un'interfaccia. Un libro sia un'interfaccia. Internet oltre ad essere come Massarini è anche come un libro. Quindi Anche Massarini è come un libro.

In Biblioteca, quella fisica, ho trovato un libro di Alain Touraine, recentemente tradotto in italiano, dal titolo “Come liberarsi del liberismo”. L'ho aperto e letto velocemente. Non tutto. E' un libro leggero da leggere, stimolante, giovane, entusiamante. Di un giovanotto del 1925. Più vecchio di mio padre. Che è del 26. Un libro che parla di liberismo e di globalizzazione. Puntuale, preciso, acuto, in grado di riportare i problemi al loro giusto posto. Di riportare ideologie, finzioni, capitalismi e liberismi alla loro origine, al punto nodale, all'inevitabile centro delle problematiche, ovvero riportare il tutto alla persona. All'uomo. E in particolare all'uomo che non ha. Che è senza. Senza lavoro, senza casa, senza prospettive. Senza documenti. Al centro del problema, al centro del dolore. Là dove si manifesta il dolore di questa società. La parte malata. Che è malata e rappresenta un sintomo di una società ingiusta, ma rappresenta anche l'inderogabile necessità di provvedere a risanare queste posizioni per poter continuare a sopravvivere. Pena l'aumento del dolore e dei conflitti sociali e anche la morte. Non siamo per interventi chirurgici. Che si chiamano guerre, repressioni, barriere. Ma siamo per una pausa di riflessione. L'organismo comunità ha in sè le potenzialità, nel suo insieme per guarire. Per rendere a tutte le persone la propria dignità umana.

Il nostro rapporto con Internet è un rapporto uno a uno. Come il rapporto che abbiamo con un libro. Siamo soli. Nella nostra stanza. E leggiamo. In silenzio. Possibilmente con concentrazione. E tutta la persona è connessa al libro. Intenta a capire. Intenta ad apprendere. Intenta ad un incontro che non è che virtuale. L'incontro con i personaggi del libro, o con l'autore stesso del libro. E' un incontro uno a uno. Non è un rapporto collettivo. In cui un gruppo di persone si ritrovano insieme per parlare, per discutere, per apprendere. E' un rapporto solitario. In quel momento siamo soli con noi stessi. Lo stesso accade davanti al monitor del computer. Se Internet diventa uno strumento per isolarsi non può che essere inutile. Internet diventa importante quando, oltre a strumento di conoscenza, informazione, diventa uno strumento di incontro. Di incontro e di scambio. Quando in Internet riusciamo ad intrecciare delle relazioni, dei confronti che non siano più solo ed esclusivamente virtuali, come quelli che potremmo avere con dei personaggi di un libro o con l'autore di un libro, allora Internet diventa uno strumento di incontro, di collaborazione, di scambio di idee, di condivisione di progetti, di lavoro comune. Rappresenta quindi in questo caso un potente mezzo di aggregazione. Uno strumento sociale. Di relazioni sociali. E dove c'è comunicazione si forma cultura e conoscenza.

Siete di casa nel cyberspazio? Avete imparato a muovervi in questo nuovo ambiente? Avete iniziato a scoprire e sperimentare gli aspetti positivi e negativi di questa nuova vita interconnessa? Di cosa avete bisogno per continuare a muovervi correttamente all'interno dei New Media e della New Economy? Avete bisogno di un cyber mantra da recitare, con concentrazione, prima di connettervi? O siete alla ricerca di un cyber manuale? Oppure preferite la lettura impegnata di un cyber manifesto? Quello che vi serve sicuramente è una buona dose di “attenzione”. Una “New Attention” per una “New Economy”. Impariamo dove trovarla. Come farla crescere. Potrebbe tornarci utile. Per regalarci una vita attenta. Attenta alla qualità della nostra vita. Attenta ai bisogni e ai diritti degli altri. Con cui condividiamo questa nuova società interconnessa.

Dalla parte dei senza. Come possiamo metterci dalla parte dei senza? In Internet come metterci dalla parte di chi non ha? Non ha cosa? Non ha l'accesso ad Internet? Non vorrei sembrare banale. Ma mi pare non sia questo il punto. Permettere a tutti d'accedere ad Internet non risolve i problemi. Forse bisogna comunque mettersi dalla parte di chi è senza. Senza lavoro, senza casa, senza documenti, prima. Una volta risolti questi problemi potremmo anche occuparci di fornire a tutti un accesso ad Internet. Certo, ma nel frattempo? Noi abbiamo accesso ad Internet. Posso permettermi di approfondire nuovi percorsi, senza la preoccupazione di non aver niente da mettere in tavola, anche se poi il vivere e rapportarsi agli altri in questa situazione, in cui non ho un lavoro normale è comunque un rapportarsi complesso, doloroso a tratti.

Alla ricerca di un cyber guru. Che ci indichi la strada. Che ci dia la possibilità di comprendere la molteplicità e l'unità del tutto. Che ci permetta di esprimere compassione, gioia e felicità nei confronti di tutti gli esseri umani. Virtuali e non. Nel cyberspazio alla ricerca di una dimensione spirituale che come umani portiamo con noi ovunque andiamo. Alla ricerca di un cyber ashram dove depositare i nostri bagagli e assaporare le parole del maestro. Seguire i suoi insegnamenti. Bearci delle sue parole. Vivere nella sua luce. Immergerci nel suo carisma. Rivitalizzare la nostra dimensione spirituale. Estenderci ed espanderci fino ai confini del cyberspazio e entrare in profondità all'interno della nostra mente rele e virtuale. Arrenderci agli insegnamenti del maestro. Pronti ad imparare e intonare cyber mantra gioiosi e festosi. Sorridenti muoverci nel riscoperto cyberspazio come anime che cercano di fuggire le reincarnazioni infinite e i dialup quotidiani per giungere finalmente a capire l'essenza nostra e del tutto. “Donaci maestro un cyber mantra da recitare quando saremo soli, quando ritorneremo nel mondo, quando parole come new economy, copyright, privacy, download, cercheranno di cancellare quanto abbiamo imparato.” Nel Cyberspazio anche alla ricerca di percorsi inediti che ci conducano a riscoprire la nostra spiritualità. Ma dove trovare i guru? Come entrare nelle communities dove seguaci e seguaci lottano quotidianamente per accaparrarsi un sorriso o un cenno del capo del maestro? Come attraversare momenti impervi e difficoltà per arrivare a riposare nella luce abbiagliante dell'infinito. Come continuare a cercare?

Insieme alla nostra dimensione spirituale portiamo in Internet anche la nostra dimensione sociale e politica. E allora eccoci alla ricerca anche di un cyber manifesto. Un condensato di saggezza politica che ci illumini nel momento delle scelte politiche e sociali quotidiane. Tracce di percorsi e tentativi per arrivare a condensare verità in movimento e per combattere forze inerziali che ogni giorno mutano. Utili nei momenti di maggior sconforto. Quando sembra che la rete sia solo un parco dei divertimenti, quando sembra che in rete nessuno pensi o si occupi di impegno sociale e politico. Utile nei momenti di solitudine. Utile comunque. Particolarmente all'inizio. All'inizio di un cammino che potrebbe portarci ad approfondire queste tematiche e ad aggregarci a progetti e atti concreti di solidarietà.

Cybma. E' l'unione di due parole. Abbreviate per semplicità. Di cui una è una costante (la parola Cyber) e sta ad indicare la posizione fisica e mentale dove ci troviamo ad agire e l'altra è una variabile (ogni volta diversa, ma) . Cyber-ma. Ovvero: cyber manuale, cyber mantra, cyber manifesto, cyber manovale, cyber Marie, cyber maturità, cyber matricola, cyber marginale.

Nel tentativo di approfondire la completezza del nostro essere umano anche in rete, approfondiamo i campi dell'agire umano. I campi del nostro impegno virtuale. Impegno politico e sociale, impegno spirituale, impegno nel lavoro quotidiano. Per un tentativo di percorrere sentieri interrotti, link interrotti e ritrovarci di fronte ad una pagina bianca. Simbolo della purezza della nostra anima. O nello stupore che ci coglie quando rimaniamo sopraffatti da innumerevoli finestre che all'improvviso si aprono dal nulla e scuotono e smuovono la tranquillità della nostra vita. Imprevisti. Spazi mentali aperti da un link spezzato, da una lettura attenta di esperienze e riflessioni altrui, da inaspettati avvenimenti. Dallo stupore che sembra ancora così presente in questo cyberspazio. Dalla meraviglia. Altro ingrediente abbondante nell'ecosistema virtuale.

Cyber mantra, cyber manifesto, cyber manuale. cyb-ma. cybma. Una molteplicità di approcci al molteplice mondo che come umani abbiamo ricreato nell'ambiente virtuale. Pronti ad intraprendere percorsi di ricerca e di scoperta, di impegno e di solidarietà, di spiritualità e di meditazioni, di divertimneto e di apprendimento, di gioco e di comunicazione, di comunità e di solitudine, che anche il cyberspazio ci propone. Cyber maestro. Cyber maddalena. Cyber magia. Cyber malattia. Cyber marketing. Cyber martire. Ed altro ancora.

In verità la rete, Internet, è sempre stata un terreno dove difficilmente hanno attecchito cyber manifesti o cyber mantra. Internet è fondamentalmnete una struttura che non apprezza la staticità tipica di un manifesto virtuale, o la ripetitività di un mantra, sempre identico a se stesso. Internet, fondamentalmente e metodologicamente, è un ecosistema vivo, aperto. Apprezza e considera tutto quello, e solo quello, che è vivo, che è in movimento, cio che è mutevole, che racchiude in sè qualcosa di vitale. Non apprezza le cose statiche, denigra e deride, squalifica le cose vecchie. Si nutre solo di cose nuove, e di continue innovazioni, dei continui e repentini cambiamenti, delle quotazioni quotidiane. Che sia vera vita? Rimane comunque un mondo che racchiude in sè una distanza, una frattura, una lontananza dalla vita reale, anche se la lontananza in oggetto è infinitesimamente più piccola rispetto a quella a cui eravamo abituati con i libri prima, e la televisione poi. Promette disintermediazione, immediatezza e invece riproduce modelli millenaristici e secolari, e modifica solo la distanza. Riduce ulteriormente la distanza senza comunque arrivare alla realtà? In Internet comunque manifesti, mantra non trovano terreno fertile. Mentre nutrimento per crescere trovano tutte quelle iniziative che si riproducono con forti ritmi, che innovano continuamente, che garantisco all'utente notizie, documenti, immagini sempre nuove.

Come conciliare allora la staticità di un libro con la natura di Internet? Come conciliare l'immobilità di un racconto, di un trattato, con la immediatezza di un media quale Internet? Difficile dirlo. Potrebbe sembrare che questi vecchi strumenti siano sorpassati. Siano inadeguati e anacronistici rispetto alle modalità di sviluppo e di comunicazioni dellla rete. Potrebbe sembrare un controsenso presentare in internet un testo compiuto, definito, circoscritto quando in internet siamo abituati a ridefinire il tutto rapidamente, siamo abituati a rielaborare le informazioni in tempo reale, siamo abituati a riconsiderare le modalità di apprendimento e di esperenzialità che ci hanno accompagnato per tanti anni. Presentare un testo con queste caratteristiche nell'epoca di internet potrebbe equivalere al piantare una lapide. Un monumento a futura memoria. Statico, immobile, inutile, indiscutibile, immodificabile. Come uscire da questa situazione? Come agire allora in internet? Come lavorare allora in Internet? Come presentarsi e presentare il proprio lavoro?. Il modello dell'intervento giornalistico rimane allora l'unico approccio plausibile? Il modello del commento veloce, rimane l'unica possibilità reale? E' finita con internet l'era della produzione letteraria come l'abbiamo finora intesa? C'è la possibilità solo di interventi veloci e leggeri. Veloci come il pensiero, e consoni all'attenzione umana?

Questo testo si allunga quotidianamente. Diventa qualcosa di solido, di consistente. Sembra mettere radici e affondare sul terreno della ricerca. Resiste ancora timidamente alla intemperie atmosferiche e sembra apprezzare il clima primaverile attuale. Cresce. E'piacevole ritrovarsi a scrivere. Seduti al computer. Certo devo confrontarmi con questo stile esile e frammentato. Con questa incapacità di costruire metafore, e simboli, personaggi e avvenimenti più complessi. Robusti. Solidi. Anoressico. Anche nella virtualità. Anche nella scrittura. Magro. Di costituzione. Marzia si è alzata adesso. Giada è all'asilo. Anche se questa mattina e ieri sera aveva un po' di tosse. Ha iniziato a dormire nella sua camera. Questa mattina si è svegliata alle sette e ha chiamato. Mi ha raccontato il sogno, il brutto sogno che ha fatto. Una biscia la protagonista. Che la spaventava. Che cercava di morderla. Sto scrivendo un articolo. Argomento l'arrivo degli uomini ad occupare posizioni fino ad ora occupate da software e robot. Uomini alla conquista di territori fin a poco tempo fà zona incontrastata dei motori di ricerca. Uomini che si trasformano in guide, in esperti, pronti ad aiutarci nelle nostre ricerche. Uomini che hanno deciso di spostare una parte della propria vita ed attività professionale nel Web. Uomini che hanno stretto accordi con nuove aziende che operano in Internet per fornire loro la propria attività lavorativa. Ancora essenzialmente part time. Ma non ci vorrà molto perchè possa trasformarsi in attività lavorativa a tempo pieno.

Riflettevo in questi giorni sul fatto che mi piacerebbe riuscire ad inserire all'interno di questo testo degli interventi o dei racconti di altre persone. Rendere quest'opera aperta ad interventi diretti di altre persone. Inserire tra una riflessione ed un altra, un racconto, un saggio, una riflessione di qualcun altro. Non ho capito come potrei concretizzarla. Non ho capito quale potrebbe esserne il senso? Anzi per l'esattezza continuo a chiedermi anche qual'è il senso di questo scritto. Come considerarlo? Quali sono le sue finalità? Quale il lettore a cui è destinato? Come pubblicizzarlo? Quale la campagna di marketing? Quale il risultato? Quali le motivazioni? ... Un'infinità di domande. Continue. Proviamo allora a rispondere ad alcune di queste domande. Direi che innanzitutto mi piacerebbe poter costruire qualcosa di complesso. Mi piacerebbe assemblare un prodotto robusto. Che possa crescere con tranquillità. In grado di passare da una fase di infanzia ed adolescenza ad una fase di maturità. Mi piace poi l'idea di poter scrivere qualcosa per Internet. Di produrre qualcosa per il Web. Rompendo in qualche modo la tradizione di presentare in Internet solo testi brevi, articoli in formato notiziario. Rompere con la tendenza che vede in Internet solo e per la maggior parte elenchi di link. Dettagliati elenchi di link, aggiornati elenchi di link, completi elenchi di link, oppure notizie giornalistiche e aggiornamenti modello Ansa. Poi mi piace l'idea di presentare un modello di scrittura e di racconto personale. Un modello che combini notazioni di vita umana ed esperienze virtuali. Che esplori come mi muovo quotidianamente tra virtuale e reale. Un modello di racconto che privilegia il rapporto che si crea tra l'uomo, il singolo e la tecnologia. Un racconto immediato. Trasparente. Perchè la trasparenza è un modello di vita a cui dobbiamo abituarci. Con cui dovremmo convivere sempre più spesso. E poi anche per esercitarmi nello scrivere. Scrivere è un'attività che si acquisisce con l'esercizio. Ripetuto e quotidiano. Quello, appunto, che sto cercando di fare. Per verificare quali siano esattamente le mie capacità. Per controllare se nascoste da qualche parte le mie doti di scrittore aspettino di essere risvegliate. Per diventare un “Content provider”. Ovvero chi si occupa di fornire i contenuti ad un sito Web. Una figura importante. Che comincia ad acquistare giustamente una posizione. Dopo l'epoca dei tecnici, come sempre, e la storia lo insegna, arriva l'era dei professionisti. Io, professionista non posso dire di esserlo. Mi piace pensare che potrei diventarlo. Mi piace pensare che questo esercizio di scrittura possa servirmi a diventarlo. Non perchè desideri far parte di quella schiera di persone, professionisti solo di nome, che si arroccano dietro un titolo acquisito in qualche modo e pensano di poterlo conservare solo impedendo che qualcuno lo rubi. Ma perchè poter essere responsabile dei contenuti editoriali di un sito è indubbiamente una profesione stimolante e gratificante.

Silenzio, prego. Proviamo un attimo a fermarci. Solo il rumore della ventola del computer. E quello dei tasti premuti sulla tastiera. Esame di coscienza quotidiano. Di cosa scrivere oggi. Di qualcosa che sia veramente importante. Determinante. Nodale. Qual'è il centro della nostra esperienza in Internet? Quali sono le problematiche più importanti su cui è necessario soffermarsi. Di cui è obbligatorio parlare. Quali? Pausa. Silenzio. Imparare a non isolarsi. Imparare ad uscire dall'isolamento. Imparare a rompere le forze inerziali che ci impediscono di compiere i primi passi per stabilire dei contatti. Ho sempre ritenuto che questo fosse un tema centrale della vita online. Se si tratta di vita online, deve essere una vita che permette, incoraggia, stimola i contatti e le relazioni. Inutile ricordare quanto per ciascuno di noi, per le nostre capacità di apprendimento, per la nostra capacità di crescita, di scoperta, di gioco, di riflessione, siano importanti le relazioni. Siano importanti gli altri. Ed allora ecco affacciarsi il discorso sulle relazioni, sui contatti online e, più avanti il discorso sulle comunità virtuali. Terreno difficile da affrontare, terreno minato da vivere. Sono due discorsi distinti. Rappresentano due livelli distinti della nostra socialità online. Il primo livello ha a che fare con le relazioni con singoli. E ha a che vedere con qualsiasi tipo di relazione nasca e si sviluppi con singoli altri abitanti virtuali. Non ha importanza per me, per il momento stabilire se poi questi incontri, queste frequentazioni, si trasformino in conoscenze face 2 face. In incontri reali. A me interessa far presente quanto sia fondamentale iniziare ad utilizzare internet per intrecciare relazioni, per stringere contatti. Siamo animali sociali anche nel Web. Chi più chi meno. Tutti siamo disponibili a iniziare a parlare con qualcuno, e nel caso la conversazione sia piacevole a cercare di protrarla. Cercare di ripetere quell'esperienza. L'altro grande tema ha a che vedere con la costituzione di vere e proprie comunità online. Gruppi di persone che formano un'unità intorno a un tema o ad un progetto. E la forza, la convinzione che li lega a questo progetto diventa la colla o il cemento di un'unità complessa che prende il nome di comunità. Sono, nella mia esperienza, strutture flessibili che tendono al raggiungimento di un obiettivo preciso. Nascono come progetti a termine. Con un obiettivo che ha una collocazione spazio temporale precisa. E quando questo obiettivo viene raggiunto le finalità della comunità si esauriscono. Quando una comunità raggiunge il suo scopo esaurisce la sua motivazione d'essere. A quel punto viene meno la motivazione, la colla, la forza che univa saldamente un insieme di singoli. Esistono anche molte comunità che non hanno obiettivi specifici, hanno regolarmente una vita media molto più lunga, hanno però una coesione interna molto minore, hanno una frequentaz