Solo per i tuoi occhi (non blu) – Recensione

Cara Michela Cescon
Non scrivo spesso recensioni di film Consideralo un regalo e un ringraziamento Sei stata il mio Primo Amore

L'idea era perfetta. Un film diretto da una donna con una protagonista femminile. Quello di cui noi tutti da tempo abbiamo bisogno. Quello che noi tutti da tempo aspettiamo. Quello che noi tutti da tempo vogliamo. Un'autrice degna di questo nome che lavora con protagoniste femminili. Un'usurpatrice o una ribelle. Violenta o tenera non importa. Forte e decisa o indifesa e destrutturata. L'importante è che si metta in gioco completamente nelle sue ossessioni visive e relazionali. Immaginative o pulsionali. Psicologiche o fisiche. Ma quello che ne viene fuori è invece un doppio fallimento. E le aspettative vengono completamente deluse e mettono ancora più in difficoltà possibili nuove autrici donne e possibile protagoniste femminili. Il danno è incommensurabile. Il film a dire il vero ha una sua coerenza. Narrativa e visiva. Unico neo a volte è un audio non appropriato. Coerenza visiva e narrativa che non è poco nel panorama cinematografico italiano. Ma questo non basta. Queste sono solo gli elementi essenziali. Il resto poi manca completamente. Quindi è un film non riuscito. E' un aborto (femminile). Un fallimento (maschile).

Alla base di qualsiasi lavoro registico (sia esso di Cinema Fotografia Teatro Performance) c'è un'ossessione visiva o relazionale. Oppure c'è una motivazione economica o di prestigio. Che però non garantiscono un risultato artistico. Michela Cescon sicuramente ha delle ossessioni. Ma non le ha messe completamente in gioco. Oppure non ha ancora la capacità di metterle completamente in gioco.

Un film fatto da una regista donna con un personaggio femminile protagonista. Ma poi inavvertitamente il protagonista diventa uno dei personaggi maschili. La peggior sconfitta.

Quello che non funziona in questo film è la protagonista. Valeria Golino non viene “usata” nel modo migliore. O se preferite questo non era un ruolo per Valeria Golino. Quindi si è sbagliato grossolanamente il casting. Oppure non si è risuciti a domare l'irrefrenabile e irrequieta Valeria. Non si è riusciti a farla uscire dai suoi panni. Che è quello che un attore chiede. Sempre chiede ad un regista. Che lui la porti al di là. La porti in territori che non conosce. Nell'inesplorato. Nel non mai prima valutato o conosciuto. L'attore vuole essere catturato e ammaliato. Deve essere condotto fuori dalla sua comfort zone. Oppure ... e' Valeria Golino che non è più capace di lasciarsi andare, di darsi completamente, di smettere i suoi metodi e movenze e esperienze acquisite e un suo stile definito rigido ormai. Quale che sia la risposta la responsabilità rimane della regista e sceneggiatrice. Il personaggio femminile protagonista non viene raccontato come si deve. E non ha uno sviluppo. Nessuno. Pur avendo una sua coerenza visiva non ha una coerenza narrativa o psicologica. Non avrà un cane che la aspetta a casa. Ma rimane incoerente e non accessibile allo spettatore.

Al di là del lavoro visivo fotografico autocompiaciuto e fine a se stesso il film non ha una sua personalità o una sua coerenza.

C'è un lavoro interessante di astrazione. Che forse proviene dall'esperienza teatrale della Cescon. Non ci sono computer. Non ci sono cellulari. Non ci sono divise. I personaggi sono astratti. Dicesi astrazione il lavoro di eliminare tutte gli elementi superflui e personali. Nel tentativo di arrivare all'essenziale. L'astrazione è diversa dalla distillazione. Pur essendoci un lavoro di astrazione interessante non c'è poi l'altro elemento indispensabile. Quando si lavora sull'astrazione lo si fa per far spazio e dare maggiore evidenza alla psicologia del personaggio o del protagonista. E qui non succede. Avremmo voluto innamorarci della protagonista. Avremmo voulto dare una parte di noi stessi alla protagonista. Avremmo voluto amarla e a tratti odiarla, comprenderla e poi non giustificarla o non comprenderla e giustificarla. Ma non c'è stata data questa possibilità. Ci è stato promesso qualcosa e poi non c'è stato dato niente di tutto quello che c'era stato promesso.

E poi un po' di rammarico. Certo Michela abita da più di tredici anni a Roma. Ma è (era) trevigiana. Veneta. Del Nordest. Anche Carlo Mazzacurati diceva di aver fatto un lungo “servizio militrae” a Roma prima di tornare in Veneto e alla sua Padova... C'è chi proprio non ritorna.

Speriamo cresca. E abbia più fiducia in se stessa. E abbia il coraggio di capire che puntare tutto sulle proprie ossessioni non è togliere spazio agli altri (con cui lavori) ma è una condizione per dare un senso anche al lavoro delle persone con cui lavori.

Perchè non cercare un'attrice in cui “la libertà dei suoi trent’anni le permettesse di potersi dedicare al ruolo con tutta sè stessa e senza altre distrazioni”

Citazioni varie...

“Una donna del 2021 all’interno di una città metropolitana come Roma” “In realtà questo lavoro fa parte anche del mio percorso teatrale e della mia passione per l’architettura” “Occhi blu ha volutamente dei grandi vuoti narrativi e spaziali, forse anche troppi” “Mentre giravo Occhi Blu lo percepivo come un prodotto onesto allo stesso modo in cui fin qui è stata onesta la mia carriera” “Mi chiedevano di farla tornare a casa e di mostrare un cane in attesa del suo arrivo”

Primo Amore di Matteo Garrone con Vitaliano Trevisan “Quando ripenso a questo film, emotivamente mi prendono delle sensazioni molto forti, e i segni che porto sul corpo me lo ricordano in continuazione” Michela Cescon e Vitaliano Trevisan “Devo dire sinceramente che ci siamo odiati a prima vista e come non mai. Non ci siamo sopportati per un bel pezzo....” Che è la più normale delle cose...

“Puoi usare tutto il nero, il controluce, lo “stilosismo” che vuoi ma se non hai una storia, una sceneggiatura coerente, dei personaggi credibili, un finale accettabile… Se non fai recitare gli “attori”...”

Occhi Blu Anno: 2021 Regia: Michela Cescon Attori: Valeria Golino, Ivano De Matteo, Jean-Hugues Anglade, Matteo Olivetti Sceneggiatura: Michela Cescon, Marco Lodoli, Heidrun Schleef Fotografia: Matteo Cocco Montaggio: Sara Petracca Musiche: Andrea Farri

Recensione di Giorgio Viali – 16 Febbraio 2022