Al di là è ”l’«essere» ––evento Dell’Essere’evento è oltre–verità kAt’evento l’evento è’eventontologynphynyty l’«essere» ––verità. Essa è un tentativo della parola che risponde, che fonda; il Dire della divergenza; ma un cammino su un sentiero interrotto.

A partire dai Contributi alla filosofia (Dall’evento), trasformare tutto in questo Dire.

*

Il destino dell’Essere si consegna ai pensatori

Sotto ognuna delle parole fondamentali è detto lo Stesso, l’evento. La loro successione è determinata in base all’essenza della divergenza, alla cui insistenza il Dire è talvolta transpropriato.

Le parole fondamentali sono tracce, che, in un circolo attorno all’evento non dominabile dallo sguardo, conducono in un ambito, che è oltre ogni prossimità e, per questo, ignoto per ogni immediata rappresentazione.

Ogni parola risponde a e risponde, che fonda; il Dire della divergenza; ma un cammino su un sentiero interrotto.

A partire dai Contributi alla filosofia (Dall’evento), trasformare tutto in questo Dire.

*

Il destino dell’Essere si consegna ai pensatori

Sotto ognuna delle parole fondamentali è detto lo Stesso, l’evento. La loro successione è determinata in base all’essenza della divergenza, alla cui insistenza il Dire è talvolta transpropriato.

Le parole fondamentali sono tracce, che, in un circolo attorno all’evento non dominabile dallo sguardo, conducono in un ambito, che è oltre ogni prossimità e, per questo, ignoto per ogni immediata rappresentazione.

Ogni parola risponde alla pretesa della svolta: che la verità dell’Essere si dispieghi essenzialmente nell’Essere della verità.

L’anello della svolta indica l’in-volgimento (Verwindung) dell’inizialità.

Il pensiero della storia dell’Essere fonda il fondamento abissale, insistendo nella verità dell’inizio e trasformando così la parola.

*

La disposizione dell’Essere nell’evento per l’inizio....La connessione è la compagine e soprattutto il disporsi.

La commessura dell’Essere è l’uno e l’altro a partire

dalla connessione dell’inizio.

*

Non solo per tutto il mondo

ma attraverso tutto l’Essere

nell’evento

per l’inizio

ma mai all’inizio

pensando disporsi

disponendo pensare – reggere fino in fondo la differenza nel congedo.

L’esposizione va avanti e torna indietro, segue la svolta e si dà nell’eco di risonanza e consonanza.

*

A proposito dei «Contributi alla filosofia (Dall’evento)»

  1. L’esposizione risulta in alcuni punti troppo didascalica.

  2. Il pensiero si attiene, motivato solo da ragioni didattiche, alla distinzione tra la «domanda fondamentale» e la «domanda guida» all’interno della «questione dell’essere». Quest’ultima è ancora compresa nello stile della metafisica, piuttosto che essere pensata al modo della già concepita storia dell’essere.

  3. Di consegu.......i conseguenza, anche «l’inizio» è ancora compreso in base alla sua attuazione da parte del pensatore e non nella sua unità essenziale con l’evento.

  4. Per lo stesso motivo, l’evento non serba ancora l’essenziarsi puramente iniziale dell’abisso, in cui si prepara l’avvento dell’ente e la decisione riguardo al divino e all’essere umano.

Il pensiero dell’ultimoa Dio resta ancora impensabile.

  1. Certo, l’esser-ci è pensato essenzialmente a partire dall’evento, ma riferito ancora in maniera unilaterale all’uomo.

  2. L’essere umano non ancora sufficientemente conforme alla storia destinale..... storia dell’Essere [GA 69]

cf. L’oltrepassamento della metafisica [GA 67]

cf. Meditazione [GA 66]

cf. Contributi alla filosofia (Dall’evento) [GA 65]

cf. Conferenza sulla verità 1930: Dell’essenza della verità [GA 80]

cf. Essere e tempo [GA 2]

cf. Corsi universitari:

Semestre invernale 1931/32: Dell’essenza della verità. Sul mito della caverna di Platone e il Teeteto [GA 34]

Semestre estivo 1932: L’inizio della filosofia occidentale (Anassimandro e Parmenide) [GA 35]

Semestre invernale 1934/35: Gli inni di Hölderlin «Germania» e «Il Reno» [GA 39]

Semestre estivo 1935: Introduzione alla metafisica [GA 40]

Semestre estivo 1936: Schelling: sull’essenza della libertà umana (1809) [GA 42]

Semestre invernale 1937/38: Verità: Domande fondamentali della filosofia. Selezione di «problemi» di «logica» [GA 45]

  1. Il primo inizio L’????e?a si dispiega essenzialmente come l’inizio.

La verità è la verità dell’essere.........La verità è «la dea» ?e?.

La sua casa è ben rotonda, non chiusa, cuore mai (tremante) dissimulante, bensì disvelante rilucere di ogni cosa. L’????e?a è nel primo inizio ciò che è velato – la verità: la velante salvaguardia del diradato – aperto, la garanzia dell’inizio, l’ammissione del venire alla presenza. La verità è l’essenza dell’essere.

*

L’ente ????e?a (primo inizio)

Essere – verità

Verità – Essere

Svolta la verità (altro inizio)

Evento

Inizio

Differenza

Divergenza

«Essere» (Sein) «è» già nello s-volgimento (Entwindung) (e precisamente esso dispiega la propria essenza nello s-volgimento inconoscibile). L’in-volgimento (Verwindung) dell’essere.

Certo, in un primo momento, sarà difficile rinunciare all’Essere (Sein) sulla base dell’in-volgimento e, allo stesso tempo, esperire la verità come ciò che è «più essente......a quanto possa fare un’interpretazione gnoseologica della sua essenza.

  1. ????e?a – ?d?a Lo svelamento; quando e dove esso è e accade? Possiamo porre tale domanda, qualora sappiamo che ????e?a è l’essere stesso; tuttavia ?st?? ??? e??a? – certamente, ma questo implica che lo stesso essere faccia essere essenzialmente il luogo-tempo, senza poter mai essere esso stesso saldamente collocato al suo interno mediante l’indicazione di una posizione.

Ma non diventa sempre inevitabile la domanda: come dovrebbe essere accolta e custodita l’????e?a? Sicuramente – ma questa assunzione (l’essenziarsi dell’uomo come ????) non è la fondazione dell’????e?a, la quale si dispiega essenzialmente soltanto nel suo proprio essere iniziale, cioè inizialmente. Per questo, l’esperienza di ciò che è iniziale è decisiva, ma lo sono, anche, la rinuncia alla spiegazione o alla collocazione in un luogo. Tutto ciò porta solo alla questione: perché noi pensiamo nei termini dell’ente e siamo ancor meno in grado di corrispondere all’essere, essere che noi, in virtù della denominazione, prendiamo e cerchiamo allo stesso tempo come un «oggetto»?

Ma allora l’?d?a, la capacità di risplendere, non è la stessa cosa dell’????e?a? Sì e no. In essa ancora l’essenza di ciò che si schiude, ma, al tempo stesso, l’assun.....allora, e prima di tutto, dobbiamo considerare a fondo: ????e?a è lo svelamento del velamento ed è essenzialmente in ciò che è abissale e in ciò che è enigmatico – e questo non è soltanto una barriera alzata nei confronti della comprensione umana; anzi, la fondazione abissale è l’essenziarsi stesso – l’iniziare.

Tuttavia, rimane ancora la questione del riferimento all’????e?a e all’inizio stesso – indeterminato nel primo inizio, nell’altro inizio: l’esser-ci.

  1. L’erranza è l’estrema non-essenza della verità.

  2. ????e?a (Platone) Negli pseudo platonici ???? (definizioni):

413 c 6 sq.

????e?a ???? ?? ?ataf?se? ?a? ?p?f?se?· ?p?st?µ? ??????.

??n-velatezza – l’atteggiamento nell’addire e disdire. «Conoscenza» di ciò che è non-velato.

413 c 4 sq.

??st?? ?p?????? ???? t?? ??t?? ??e?? ?? a?t? fa??eta?·ßeßa??t?? ?????.

Fede, la corretta anticipazione, il fatto che qualcosa si comporta così come si mostra a qualcuno. Saldezza del portamento....e tipo di ‘unità’?

Cf. Kant, unità del coesistere, Critica della ragion pura, B § 16.

«Insieme» – pa??.

«stare» – st?s??.

stabile –

«costante» – ?e?.

  1. Verità e essere nei Greci (Detto e non detto)

(cf. Semestre estivo 1942, p. 34 s.)*

L’esperienza dell’essere come f?s?? non contraddice il pensiero che muove dal non detto e dal velato.

Ma l’??s?a – qui anche già il cominciamento della distruzione dell’????e?a.

  1. ?–???e?a Nell’????e?a è custodita l’essenza della grecità. In che modo, però, questa custodia dovrebbe non accadere nell’essenza della verità che un tale popolo fu in grado di esperire? L’????e?a – il non-velato – dice che il vero non è la verità; la verità come verità racchiude appunto il velato, o piuttosto il velamento del velato, velamento che lascia sorgere nella verità solo una certa misura dello svelamento.

Qui si cela la determinazione del ..... cela la determinazione del pensiero iniziale, ovvero che esso è pronto, dall’inizio, al riconoscimento dell’inconciliabile e dell’escludentesi, dal momento che presagisce la loro unità come il fondamento, senza tuttavia essere in grado di esperirla già in un domandare. (l’essenza dell’??!)

In questa duplice essenza dell’????e?a si devono custodire l’?? e il µ? ?? e il loro riferimento; qui è il fondamento per l’?? – p??ta (Eraclito B 50), l’??µ???a ?fa??? (B 54), t? ??t????? s?µf???? (B 8), il s?µa??e?? (B 93), tutto ciò è pensato per lo più nei termini della modernità e sulla base della coscienza, ovvero dialetticamente e, per questo, anche frainteso.

  1. ????e?a e «spazio e tempo» Spazio e la rappresentazione spaziale e il pensiero (cf., per esempio, l’essenza della rammemorazione del già-stato)

Si dice che noi impieghiamo ovunque rappresentazioni spaziali, anche nella sfera «spirituale», priva di spazio e non riducibile allo spazio.

In verità, non adoperiamo lo spaziale, bensì non riconosciamo soltanto il cosiddetto mero spaziale come un oscuramento e un de-essenziarsi (Entwesung) dell’aperto diradato – cioè del carattere estatico della verità dell’Esse......dinario né attraverso l’abituale rappresentazione spaziale.

In verità, tale ignoranza dell’essenza di spazio e tempo è sicuramente già molto antica e quasi iniziale, perché l’essenziarsi della verità nel suo inizio doveva restare non-fondato. Per questo, anche nella spiegazione, luogo e tempo hanno acquisito rilevanza e con la metafisica moderna la «natura» è del tutto staccata dalla f?s?? e trasformata nell’oggettività di un modo di rappresentazione o nel cosiddetto «biologico» nel modo di rappresentazione di un’egualmente vaga e confusa esperienza vissuta del flusso della vita.

Il vaniloquio senza freni di questo rappresentare è inadeguato all’esperienza dell’Essere in senso iniziale.

  1. ????e?a e il primo inizio (f?s??) Ciò che è essenzialmente nel primo inizio, ciò che di esso è più iniziale è l’????e?a.

Anassimandro: ta?t? – ?pe????

Eraclito : f??e?? ???ptes?a? – questo è più

essenzialmente della f?s?? stessa

t? µ? d???? p?te

Parmenide : ????e?a t? ??? a?t?

d??a – f?s??

E proprio questo, il fatto che ????e?a sia l’inizio, quindi l’essenziarsi dell’essere, ciò che è più s...nciare da Platone, ma, attraverso la non-fondazione nel primo inizio, data come procedere).

Perciò il ricordare deve innanzitutto tentare di trovare nella f?s?? il primo sostegno per la dimensione iniziale dell’essere e deve in primo luogo trarre questa dal fraintendimento che è invalso finora. Ma qui risiede il pericolo che la f?s??, da parte sua, venga posta ora come l’inizio e l’????e?a le venga semplicemente assegnata. Ma più iniziale è l’????e?a stessa.

Non appena l’interpretazione della f?s?? sarà sviluppata per una volta in maniera sufficiente, non appena anche l’essenza della «verità» sarà (innanzitutto) portata oltre la adaequatio indietro in direzione della non-velatezza come essenziarsi dell’ente, non appena f?s?? e ????e?a saranno liberate dalle catene della metafisica, ma, soprattutto, non appena si comprenderanno l’essere iniziale dell’inizio e la sua storicità, si potrà arrischiare di nominare l’????e?a come l’essenza iniziale del primo inizio.

Da qui risulta però, nuovamente, la necessarietà di pensare la f?s?? sul fondamento essenziale dell’????e?a, nel senso di una già determinata ????e?a, cioè della d??a nel senso essenziale dell’apparire, del sorgere.

F?s?? diventa allora l’origin...tato ceduto all’?d?a, la f?s?? diventa la determinazione di un ambito ancora più vicino, vale a dire più stabile e insieme mutevole: la «natura».

  1. ?–???e?a (il suo velato essenziarsi è: il velamento come (evento))

(cf. Dell’inizio)

Abbiamo del tutto dimenticato, finora, il fatto che nell’????e?a il ?a????e??, il velare, è il «positivo». L’a- sembra portare nell’aperto e rendere superflua la meditazione sul ?a????e??.

Così è nel primo inizio e anzi in modo necessario e per quale ragione? Perché è solo lo schiudersi, lo svelamento che ha dato per la prima volta l’aperto e lo ha dato innanzitutto come sovrabbondanza – e tuttavia come f?s??. Eraclito (cf. sulla Fisica di Aristotele B 1). L’?–???e?a non qualcosa di diverso dall’essere, bensì la dimensione iniziale dell’inizio.

  1. Nel primo inizio Non-velatezza è esperita (f?s??).

Velamento è esperito (f?s??).

F?s?? lo schiudentesi risalire come stabilità nel venire alla presenza («essere» come divenire).

L’essenziarsi della f?s??, tuttavia, è l’????e?a.....a non-velatezza e velamento non vengono interrogati nel loro fondamento.

Essi sono essenzialmente come il primo, come ????.

Per questo, il non-velato stesso deve guadagnare una posizione di preminenza e con esso ciò che spinge in avanti nell’ambito dell’apprendere.

Il non-velato nell’apprensione (Parmenide: ta?t??), il non-velato nella sua visività (?d?a), la visività come stabilità del venire alla presenza (?????e?a).

Allo stesso tempo: il primato dell’ente stesso nel trasferimento all’a?t?a.

Quindi: ????e?a lasciata indietro nella dimenticanza.

  1. La verità e il vero Il vero – significa che ciò che ogni volta è fondato ed esperito nella stessa non riconosciuta essenza del vero, della verità, è sempre la medesima cosa, nella misura in cui esso costituisce il riferimento all’«ente» e lascia permanere in esso.

La verità invece, l’essenziarsi del vero, è a volte, sebbene abbastanza raramente, in ogni caso diverso. E questo essere diverso scaturisce dalla ricchezza dell’Essere stesso.

  1. Non-velatezza è strappata con la forza a un velamento e a una velatezza. Deve esserci una lotta? (cf. Eraclito: p??eµ??). Conformemente al modo e all’originarietà, con cui si domanda del velamento e della sua appartenenza all’Ess....nche di questo stesso, conformemente all’essere iniziale della tonalità emotiva e della transpropriazione nell’Essere, da cui soltanto scaturisce il domandare, è possibile pensare anche la non-velatezza e l’essenza del «non».

Il «non» è anzi il segno del tipo di iniziale appropriazione della radura dell’Essere e della conseguente interpretazione e formulazione concettuale.

Con la semplice citazione del nome «non-velatezza» non si è fatto nulla; neppure i tentativi di pensare a questo proposito «in modo greco» conducono qui a ciò che è essenziale.

  1. f?s?? – ????e?a – Essere Costituisce una decisione anche il fatto che, con l’interpretazione di Platone dell’essere come ?d?a, l’essenza dell’????e?a è portata nell’indeciso; essa è anzi la decisione, a cui dovrebbe essere destinata la più vasta portata nel corso della «storia» della «verità» quale si è data finora.

Con questa decisione per l’indecisione, e cioè qui, immediatamente, per l’indecidibilità dell’ormai inaccessibile inizio essenziale dell’essenza della verità, nasce un’«epoca» nella storia dell’essere. L’essere vela la sua essenza dopo lo schiudersi nel primo inizio; il velamento lascia venire nell’essere, cioè, ora, nella «potenza», l’abbandono dell’ente da parte dell’essere nella forma dell’enticità c...ione. L’«??a???», il «bene», «è» la sua essenza: il «male».

  1. ?–???e?a e l’aperto Il concetto di «aperto», conforme alla storia dell’Essere, è la determinazione dell’inizio iniziato, cioè dello svelamento. L’aperto – e la sua apertura – è il carattere essenziale dell’essere ed esso può giungere all’esperienza solo nel sapere iniziale. Nella misura in cui solo l’uomo storico è essenzialmente nel riferimento all’essere dell’ente, il suo apprendere, cioè l’apprensione assunta dall’uomo si distende nello svelamento. Solo l’uomo apprende un aperto. Senza il mantenimento del rigoroso riferimento tra ????e?a e apertura, l’essenza dell’aperto conforme alla storia dell’Essere non può mai essere pensata in modo essenzialmente corretto. Solo nel conquistare con il domandare l’essenziarsi dell’Essere, il pensiero raggiunge il concetto di «aperto» così determinato.

Solo dove è questo aperto, là c’è «mondo» come ordinamento dell’insistentemente fondato aperto (verità) dell’ente.

L’ente è solo un possibile [oggetto] che-sta-contro e un oggetto che sta di fronte (??t?), perché esso è essenzialmente nell’aperto dell’essere. Proprio dove c’è un «di fronte a», là è essenzialmente ciò che è più originario, la radura del frattempo. E proprio questo aperto è questo è accaduto proprio là dove l’ente è diventato ciò che è oggettuale, perché al tempo stesso l’essere dell’ente non è più valorizzato nell’essenza, ma è persino preso per ciò che è puramente deciso, anzi come ciò che è certo, che è piegato nella «riflessione» e, così bloccato, come ciò che è assicurato. Questa non valorizzazione dell’essere è, nel modo della dimenticanza dell’essere, un modo proprio della verità dell’ente, che attesta più che mai l’essenziarsi dell’essere e cioè lo svelamento dell’aperto.

L’uomo – determinato metafisicamente – è animal rationale, e la ratio è riflessiva: l’uomo colui che è «girato» e in tal modo rivolto all’ente, che per questo può essere solo oggetto.

Ma colui che è «riflesso» è l’uomo moderno. E la rotazione proviene dall’essenziarsi e dalla storia dell’essere stesso. Ma ciò che non è girato di questa rotazione non è mai l’essenza del mero «animale» – al contrario: ciò che non è girato è l’appartenere all’inizio, appartenere che è appropriato solo a partire dal carattere di inizialità. Qui, tuttavia, lo svelamento dispiega la propria essenza come l’inizio. E da tutto ciò è esclusa sempre tutta l’animalità.

(Si compie un enorme fraintendimento di Essere e tempo, quando, nei consueti paragoni storiografici....sì come «l’angelo» indica la sua posizione fondamentale nella metafisica. L’uomo è, per Rilke, «interiorità», il soggetto rinchiuso, spazio interno, in cui tutto deve essere trasformato.