Ecco perché non usciremo più

Ciao, questo è “Sacchi Rossi”, il blog dove Stella Filante inveisce contro la burocrazia, il gusto gretto dei quiz e dei controlli qualità, la formalità ammuffita e altre assurdità organizzate che ci rubano la gioia di vivere ed il tempo. Image

Dunque... perché non usciremo più?

Risposta (solo una tra molte): perché a qualcuno fa troppo comodo. Banale, luogo comune (piove, governo ladro) e a dirla tutta pure un pochino complottista, ma anche i luoghi comuni a volte qualche fondamento ce l'hanno. Non sono una disfattista, sono ancora convinta che costruire serva più che distruggere, tuttavia non dovremmo far passare per innovazione ciò che è solo emergenza, o per progresso quello che è invece solo il male minore. Da quando è iniziata la pandemia, troppa gente deve letteralmente chiedersi come arrivare a fine mese, mentre i servizi di consegne a domicilio si sono fatti tondi a dismisura (non chi le consegne le fa con la pioggia e con il sole, però). Il proprietario di Amazon intanto diventa l'uomo più ricco della storia dell'umanità, e i servizi di google monopolizzano le nostre relazioni umane. La scuola italiana si è letteralmente venduta a google, senza google non si fa didattica, punto e basta. E anche questa è una banalità sotto gli occhi di tutti. Però capita quel giorno in cui il fatto ti viene sbattuto in faccia e te ne accorgi in maniera non ignorabile. Succede così. Mi iscrivo ad un corso di formazione con la mia mail (che non è una gmail), e l'iscrizione mi viene rifiutata. Chiedo delucidazioni agli organizzatori e la risposta che ricevo è questa: “La prego di iscriversi con il suo account gmail, altrimenti il sistema si impalla”. E va bene, nulla da contestare: hanno scelto di lavorare usando classroom, che è un servizio google, quindi la gmail è necessaria. Non è questo dettaglio che mi ha fatto alzare il sopracciglio: il dettaglio è stato che venisse considerato ovvio e naturale che io AVESSI UN ACCOUNT GMAIL (tra parentesi, ce l'ho: mi serve per lavorare, e se non l'avessi avuto avrei potuto provvedere per partecipare al corso, senza fare troppe lagne). Non è sull'avere o non avere un account google che sto questionando...è sul fatto che non si chieda più: “Ce l'hai gmail?”, bensì che si consideri assodato che tutti ce l'abbiano, come se fosse la carta di identità. E con whatsapp? Stessa roba. Tutto questo per dire che, ok, dobbiamo essere grati agli strumenti che ci permettono di restare in contatto con gli altri, di lavorare nonostante la pandemia, di velocizzare certe pratiche (certe, si badi, non tutte): ma dovremmo anche considerare che si può scegliere di non usufruirne e soprattutto che non è scontato che tutti si servano degli stessi mezzi e con le stesse modalità. Perché non lo è, e, quando lo è, forse non è tanto una bella cosa.