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spettacolo

Walter Leonardi – Milano

“A teatro vanno solo quelli che hanno fatto o stanno facendo il liceo classico.”

WalterLeonardi

Che lavoro fai? Difficile a dirlo, soprattutto in questi mesi. Diciamo che faccio il lavoratore dello spettacolo, tipo dall'autore all'attore di teatro passando anche per la regia, ma ho fatto e faccio cinema e televisione. Ultimamente poco. Più teatro, ma faccio anche locali, con la parte comica della mia personalità.

Raccontami che impatto ha avuto la pandemia sui vari rami del tuo lavoro. Partiamo da fine febbraio. Inizialmente l'ho presa bene. Ero molto indietro con un mio testo che ancora devo finire di scrivere e avrei avuto un debutto in aprile, e doverlo rimandare mi ha sollevato di un peso enorme. Poi ho visto che non riuscivo a scrivere proprio più nulla. Le ragioni che mi avevano spinto a occuparmi di quell'argomento mi erano cadute tutte sotto il peso della pandemia. Difficile parlare d'altro, in sostanza.

Qual era quell'argomento? L'argomento è la storia di 3 amici che si conoscono da 30 anni e la loro storia. Dalla Caduta del Muro di Berlino ad oggi. La storia piccola che si intreccia con la grande.

Ah, fichissimo. Insomma, non proprio. Cioè si, l'idea, ma la realizzazione... È difficile, molto, poi è subentrato una specie di impossibilità a parlare a raccontare e a scrivere, qualsiasi cosa scrivessi mi faceva vomitare. In pratica sono fermo da 3 mesi.

Ti capisco. Per esempio io, come fruitore di storie, subito ho pensato “beh, leggerò un sacco”. E invece ho letto pochissimo, quasi niente. E ho visto che per molti miei amici è stato uguale, soprattutto nelle prime settimane.

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A.M.D.V. – Venezia “All'inizio si posticipava, si provava ad illudersi che in un mese sarebbe tutto rientrato. Per chi ha investito tutto sui live è stata una catastrofe.”

Flauto

Che lavoro fai? Sono una musicista. Flautista, cantante, compositore, docente. Da una ventina d'anni ho messo a lato la classica per il jazz (dicevano che pagavano meglio, era una balla).

E che tipo di musicista sei? Ovvero: fino a gennaio 2020 qual era la tua attività prevalente? Concerti, vendita di dischi (è una domanda del secolo scorso o va ancora bene?), musica su richiesta (colonne sonore, pubblicità, cose così), insegnamento, altro? Ecco, bravo. I concerti, in teoria. I dischi li incidi ormai rimettendoci, l'online e lo streaming ti fan rientrare di poco (tu ad esempio, tu, mica l'hai comprato mai un mio disco no?), quindi concerti, incisioni per altri, arrangiamenti. Ma poi uno fa una scelta: o suona tutto o suona le cose belle e il resto delle bollette le paga con altro. Tipo l'insegnamento. Io, tipo, insegno da quando avevo 16 anni, anche per tradizione familiare. Ed è la mia salvezza, al momento, come per molti altri musicisti .

Veniamo alla pandemia. Come ha colpito il tuo lavoro? Ha iniziato a febbraio, son cadute le date una dietro l'altra. Ovunque, per tutti, in ogni luogo, ogni occasione. Me le hanno annullate tutte, anche quelle estive. Come per tutti. E' stato uno choc. All'inizio si posticipava, si provava ad illudersi che in un mese sarebbe tutto rientrato. Per chi ha investito tutto sui live è stata una catastrofe. Di mio avevo investito in un bel live con al seguito studio mobile, videomaker, location perfetta, pubblico selezionato, quelle menate che servono a lanciarti per la stagione estiva. Vado mai a pensare che mi arrivava una pandemia a rendere tutto completamente grottesco ed inutile. Chi come me e il mio compagno ha comunque l'insegnamento è riuscito a non affondare. Ma chi ha investito solo sui live, come tanti miei colleghi ed amici, ora sta disperatamente cercando una via d'uscita mandando curriculum in fabbrica o come manovalanza agricola.

Ad aiuti statali come siete messi?

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