Smart Filmmaking di Giorgio Viali Ottobre 2006
“Medium shot of two teen girls standing and fighting in Hallway at school. To purchase this clip please click the link above”
[Riprese di due ragazze che si fronteggiano e combattono all'interno di una scuola.]
Il titolo di questo articolo potrebbe far pensare ad una sterile contrapposizione tra parole vuote ed icone [Fast, Smart, Slow, Idiot] gia’ fin troppo usate. Ma questo non e’ un manifesto! Non vuol essere un elogio della lentezza e dell'idiozia nel cinema, non vuol essere una critica ad un cinema solo commerciale, veloce e furbo. Non lo e’! Anche se la tentazione e’ grande! Siamo cosi’ facili ai proclami, ai podi, ai manifesti!
Fare cinema oggi, come sempre, vuol dire confrontarsi con territori ancora inesplorati.
Permettersi di scoprire questi nuovi territori, prendersi il tempo di cercare il limite, la soglia che oggi ci viene presentata. I lavori commerciali vivono spesso di rendita e si cibano di sperimentazioni e di idee che altri hanno elaborato, che altri hanno vissuto in prima persona.
Fare cinema, oggi, e’ difficile. Ma lo e’ sempre stato!
Sono molte di piu’ le persone che oggi hanno questa possibilita’. Questo non significa che ci siano molti piu’ bei film in circolazione. La quantita’ di registi non e’ direttamente proporzionale alla qualita’ dei film.
Ci sono delle scene di film visti di recente che mi porto dietro. Che hanno qualcosa da dirmi. Ma non sono ancora riuscito a capire cosa voglioni dirmi. Dove vogliono portarmi. Ci sono delle scene che sto’ girando che non hanno un senso. Non ce l'hanno. Ma hanno qualcosa da dirmi o qualcosa da insegnarmi.
In 21 grammi c'e’ una scena di un corpo nudo, inquadrato con insistenza, quasi anonimo perche’ inquadrato senza testa, che si muove, in un amplesso. E’ una scena voluta. Inserita coscientemente. Un corpo che si muove, anonimo, senza testa, solo pulsioni, Questo e’ il cinema oggi! Questa e’ una metafora che descrive com'e’ il cinema oggi. Anonimo. Senza testa. Automatico. Pieno di pulsioni. Di movimenti imprevedibili e di uno sguardo ossessivo.
“Borderless Cut”. Un taglio, una ferita senza confini. Viviamo in un territorio che sembra essere privo di confini, di frontiere ma pieno di tagli, di ferite, di lacerazioni.
Ed il cinema come puo’ non assomigliare al nostro vivere quotidiano? Come puo’ non essere pieno di ferite, di tagli, di lacerazioni? “Cosa sono? Cosa voglio? Dove vado? Sono una giovane regista secondo me di belle speranze, voglio raccontare delle storie che tocchino così in fondo da avere paura di ammetterlo, vado a caso, giro in giro, e cerco gente che mi aiuti in questo.”
Laura Chiossone
“Holy smoke” [Fuoco Sacro]. Un'idea, un plot veramente accattivante. E un film che si perde. Che non arriva da nessuna parte. Bellissima l'idea di un deprogrammatore. Di una persona che non e’ uno psicologo o uno psichiatra ma e’ un deprogrammatore. Qualcuno che puo’ deprogrammare una fede, una visione, un'illuminazione. Il cinema e’ illuminazione ma e’ anche e soprattutto attivita’ di deprogrammazione. Deprogrammare il proprio sguardo. Il desiderio di essere oggettivo anche nelle soggettive. Ma l'impossibilita’ di esserlo. Il mio e’ solo uno sguardo ferito. Pieno di ferite. Di lacerazioni.
La bellezza e la semplicita’ delle inquadrature di “Innocenza selvaggia” di Philippe Garrel. In bianco e nero. Essenziali. Bellissimo il momento dell'incontro. Una lenta camminata. Camera da presa ferma.
“Come vorrei la protagonista del mio film?
Magra e longilinea.
Ascetica.
Pura.
Stupida.
Magari schizzata.
Con crisi di personalita’.
Che si guarda intorno, che sbarra gli occhi,
che sospira e si inventa parole senza senso.”
“Mm… Paola è una… “ragazza interrotta” ? Accolgo la metafora del precariato. Per la verità spaventa pure me. Un po’. Allora, io sono libera durante questo weekend. Come ben sai, non so guidare (per quanto ci abbia seriamente provato). Lunedì mattina, o anche martedì mattina, va ugualmente bene. Pensi che potrei prendere il treno per Vicenza? Come potrei fare?“
“Una stanza per incontri di lavoro, modello zen, semi-vuota. Solo due divanetti bianchi e un tavolino. Una grande vetrata dove, all'esterno, scorre dell'acqua. Come una specie di fontana irregolare.
Alberto Murri, un regista emergente, 35 anni, sta’ aspettando all'interno di questa stanza.
Arriva Paola, giovane sceneggiatrice, al suo primo impegno professionale. Si salutano e Paola inizia a raccontare al regista la sua sceneggiatura, la sua idea per il film che dovranno realizzare.
La sceneggiatura di Paola parla di una donna, Lucia, una single, sui 27-30 anni che all'improvviso si ritrova senza lavoro. Nel giro di alcuni mesi Lucia si ritrova a dover lasciare il proprio appartamento, a dover rinunciare all'automobile, a scoprire cosa vuol dire vivere in modo precario”.
Ferite terapeutiche. Tagli terapeutici!
Tea-tea consists of systematic cuts made on the chest wall when the child has difficulty in breathing.
The prevalence survey consisted of the examination of 1,995 children attending CWD during a four-week period in 1999 to look for missing primary canine teeth (ebino), and for “therapeutic” cuts on the chest wall (tea-tea).
Giorgio Viali
Work in progress per una sceneggiatura.