Giorgio Viali - Regia Sceneggiatura

Cinema

TITOLO: BEXXXI Bozza di Sceneggiatura Prima Stesura Preliminare Autore: Giorgio Viali Data: 27/06/2024

Il film racconta una versione di fantasia del rapporto tra Laura Betti e Luca Guadagnino. Ambientato in un presente distopico, Laura diventa Bexxxi, una sex performer di OnlyFans con milioni di follower e miliardi di guadagni, circondata da una vita cosmopolita. Bexxxi è una donna/attrice/performer di 35 anni, forte e determinata, che riesce a bilanciare la sua carriera con le sue relazioni personali e la sua vita quotidiana. Luca è un giovane gay sensibile, studente di Architettura, lettore raffinato, cuoco provetto. I due si incontrano ad un evento universitario e diventano amici. La storia si svolge in una città come Milano, Parigi o Berlino.

PROLOGO

Una cucina moderna e funzionale in cui Luca si sta muovendo. La scena si apre con Luca che pesa della carne su una bilancia moderna. Sul display risultano 6 chili di carne macinata.

SCENA PRIMA

Laura e Luca sono immersi nell'armadio infinito di Laura, pieno di abiti, scarpe, accessori e body e costumi, tutti utili per le performance su OnlyFans di Laura. Ad un certo punto, Laura prende un body e ordina a Luca di indossarlo. Una volta che Luca lo ha indossato (un body femminile sgambato rosso), Laura lo deride e lo prende in giro, scattandogli foto e video con il cellulare.

SCENA SECONDA

Un negozio di intimo. Laura sta provando alcune lingerie in un camerino. Chiama Luca affinché le scatti delle foto e dei video da condividere su OnlyFans. Un follower di Laura entra nel negozio e si infila nel camerino mentre lei sta provando i capi. Si sente un trambusto e Luca corre nel camerino, trovando il follower inginocchiato ai piedi di Laura.

SCENA TERZA

Laura ha un rapporto complicato e strano con il suo corpo e il cibo. Una notte, Laura si trova di fronte alla porta chiusa a chiave della sua cucina. Con determinazione cerca di capire se riesce a superarla, notando un'apertura per animali domestici nel fondo della porta. Decide di infilarsi attraverso quell'apertura, ma rimane bloccata all'interno per tutta la notte. Mentre è intrappolata, Laura canta e recita brani dei libri che ha letto per passare il tempo. Al mattino, viene liberata dalla donna delle pulizie che arriva per lavoro. In segno di gratitudine, Laura la licenzia.

SCENA QUARTA

In un'aula universitaria, Luca sostiene un esame di architettura. Di fronte a lui c'è un vecchio professore universitario. Dopo aver valutato con attenzione le risposte di Luca, il professore decide di assegnargli un 30 e lode sul libretto elettronico dello studente.

SCENA QUINTA

La sala da pranzo della Casa di Laura è un tripudio di eccessi e volgarità. Le pareti sono tappezzate di immagini giganti della protagonista, con primi piani del suo viso perfetto e dettagli del suo corpo sensuale. I colori accesi e le luci soffuse creano un'atmosfera ipnotica e surreale. Gli ospiti, vestiti con abiti alla moda e dall'aria cosmopolita, si muovono tra tavoli imbanditi lussuosamente, conversando animatamente o concentrati sui propri smartphone per postare foto e video dell'evento. La musica di sottofondo, una miscela di pop ed elettronica, fa da colonna sonora perfetta per il caos visivo che si sprigiona in quella sala. Laura, vestita in modo provocante e con un sorriso radioso stampato sul viso, fa da padrona di casa, accogliendo gli ospiti con abbracci affettuosi e chiacchiere frivole. Luca, il timido cameriere, si muove in modo discreto tra i tavoli, servendo i piatti con eleganza e osservando tutto con occhi increduli di fronte a tanta confusione. Tra una risata fragorosa e un bicchiere di champagne, si alternano gossip su personaggi famosi, discussioni filosofiche sui più disparati argomenti e selfie sfoggiando vestiti firmati. La camera si muove tra i tavoli, catturando dettagli surreali e momenti di puro grottesco, mentre la festa nella sala da pranzo della Casa di Laura si avvolge in un'atmosfera di eccesso e vanità.

SCENA SESTA

Un cimitero. Una tomba senza nome e anonima. Laura porta dei fiori. Poi chiede a Luca di fingere di essere PierPaolo. PierPaolo è stato l'amore della sua vita. Anche PierPaolo era un omosessuale e lei l'ha amato perdutamente. E da lui avrebbe voluto un figlio o una figlia. Da' delle indicazioni a Luca su quello che deve fare. Su come Luca deve fingere di allontanarla e guardarla sdegnata. Come faceva lui. Luca si adatta a recitare quella parte.

SCENA SETTIMA

Uno spazio pubblico, come una metropolitana o un parcheggio coperto. Laura indossa un elegante vestito mentre Luca ha un semplice vestito rosa. Laura inizia a prendere in giro Luca, insultandolo, rimproverandolo e umiliandolo. Luca ascolta senza reagire. Laura continua ad aumentare l'intensità, arrivando a schiaffeggiare Luca, spogliandolo e poi abbandonandolo lì, completamente nudo.

EPILOGO

Cucina di Laura. Il giorno dopo è tutto dimenticato. Luca è nella cucina di Laura che prepara una pasta e patate. Laura gira per la cucina e gli dice che deve tagliarsi i capelli. Chiama il suo parrucchiere personale e fa tagliare i capelli a Luca. Luca si lascia fare, sorridendo e guardando Laura con affetto. Alla fine, mentre gustano insieme la pasta e patate, si guardano negli occhi, consapevoli che il legame che li unisce va oltre le apparenze e le difficoltà che possono incontrare nel loro rapporto. Bexxxi è molto più di una sex performer e Luca è molto più di un aspirante architetto: sono due anime che si sono incontrate, si sono conosciute e si sono accettate reciprocamente per quello che sono.

PREWORK

Laura apre a Luca il suo mondo, ma si sente in colpa per averlo coinvolto in un mondo così controverso e oscuro. Luca, d'altra parte, si sente attratto dalla personalità sfaccettata e affascinante di Laura, ma si trova in conflitto con la sua identità sessuale e la sua aspirazione professionale. Man mano che il legame tra i due si approfondisce, emergono segreti e verità dolorose che mettono alla prova la loro relazione. Laura cerca disperatamente di proteggere Luca dalla sua oscurità, mentre Luca cerca di capire il vero significato dell'amore e della comprensione. Il film esplora temi di identità, desiderio, sacrificio e sopravvivenza in un mondo moderno sempre più alienato e tecnologico. Alla fine, Laura e Luca dovranno affrontare la realtà brutale e cruda della loro condizione umana, e decidere se il loro legame è abbastanza forte da sopravvivere alla quotidianità.

REGIA:

La regia attenta e sensibile di Giorgio Viali cattura perfettamente l'intimità e la complessità della relazione tra Bexxxi e Luca, offrendo al pubblico uno sguardo profondo e coinvolgente nell'animo umano e nelle sue sfaccettature più oscure e luminose.

TITOLO: Bexxxi Bozza di Sceneggiatura Prima Stesura Preliminare Autore: Giorgio Viali Data: 27/06/2024

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Monologo per Attore Maschile Bozza di Monologo per Sceneggiatura Per un Monologo o una Voce Fuori Campo Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

Titolo: MonoLineare

MonoLineare agg. [comp. di mono- e linea]. – In tipografia, di composizione a caratteri fusi a linee intere, come si ottiene con la linotype e simili.

Era cominciato tutto quella volta... al termine dello shooting l'avevo abbracciata. E non si era tirata indietro. Anzi aveva risposto all'abbraccio. Prendendomi tra le sue braccia, sostenendo e accettando il mio essere. Era la terza volta che la vedevo e la fotografavo. La prima volta l'avevo fotografata insieme ad una ragazza. Uno shooting di coppia. Una sua amica. Ex amica. Non so cosa fosse poi successo e perchè mai non si frequentassero più. Non lo so. E poi tornato a casa avevo a lungo pensato a quell'abbraccio. Alle sue braccia esili che avevano stretto, costretto, riempito, sentito, appreso, condiviso, respirato insieme a me per qualche attimo. Che non era stato un attimo. E che riempiva la mia vita. Sostanzialmente. Ma si era trattato solo di un abbraccio. Poi sarebbe accaduto l'evitabile. E quell'abbraccio si trasformò in una condivisione. Non solo di emozioni, ma anche di corpi e pelle e sesso e sguardi e silenzi e sorrisi e spinte e parole e canzoni e arrivederci e ti amo e ti voglio e mi manchi e vorrei che fossi qui e sei la mia vita e sei tutto per me e Stella e Amore...

Dovevo andar giù pesante con le parole. Non dovevo risparmiarmi. In alcun modo. Ricordarle tutto. E di più. Costringerla a ricordare, a rivivere ma anche farla sentire in colpa. Fare in modo soprattutto che non se ne andasse. Che non decidesse di lasciarmi. Ecco... oggi vedrà una psicologa. Inizierà un qualche percorso di riabilitazione e di consapevolezza. Ed io non voglio che mi lasci. Ed io devo scrivere qualcosa da farle leggere. Inventarmi un racconto, qualcosa che scrivo per qualche motivo. Meglio assurdo. Ma lei deve capire che parlo di lei. Che non la voglio perdere. Che non può lasciarmi. Ma deve anche rimanerle un dubbio. Che io possa usare la nostra storia solo a fini personali, per ricavarne qualcosa, che io possa usare anche la nostra storia per ottenere qualcos'altro, deve rimanerle il dubbio che io sia cinico, disumano, stronzo, abile, manipolatore, subdolo... Il racconto che devo scrivere deve contenere dei chiari riferimenti alla nostra storia ma anche contenere elementi che non rendano riconoscibili in modo univoco i protagonisti reali. Per cui dovrò inserire degli elementi che non le permettano di pensare che io sto scrivendo esattamente di me e di lei. Ma sto enfatizzando, sto scrivendo qualcosa che pur con degli spunti presi dal reale prende poi il volo per motivi ed esigenze editoriali, verso elementi di fantasia e di irrealtà. Ma il racconto deve toccarla nel profondo. Deve farle male. Deve fare in modo che lei si aggrappi ancora di più a me. Che anche se inizia questo percorso di riabilitazione... deve sentire che non può fare a meno di me. E anche se io sono qualcosa di profondamente sbagliato nella sua vita.. deve decidere di continuare a vedermi. Ed io devo suggerirle dei motivi per continuare a farlo o puntare sulla parte trasgressiva e anomala del suo carattere. Deve continuare ad alimentare i suoi demoni e le sue ferite. Non devono guarire. Perchè se guariscono .... è molto probabile che tra noi tutto possa finire. Ed io non solo non lo voglio. Ma non potrei reggere la fine di tutta questa bellezza. Ecco nel racconto... i due protagonisti non devono essere univocamente riconoscibili. Lui deve essere comunque vecchio e lei inevitabilmente molto giovane. Questo non lo posso cambiare. Ma lui potrebbe non essere sposato. Che ne so potrebbe essere stato sposato. Ed ora potrebbe essere separato. E in buoni rapporti con la ex moglie. Sì... ci sta. Mi raccomando: non correggere quello che scrivi. Lascia che le parole vengano e prendile come vengono. Deve sentirsi e percepirsi l'intensità emotiva che ti muove. Lei deve sentirlo. Annusarlo. Percepirlo. Più che capirlo. Devo puntare sulla sua parte malata istintiva e animalesca.

Era cominciato tutto quella volta... al termine dello shooting l'avevo abbracciata. E non si era tirata indietro. Anzi aveva risposto all'abbraccio. Prendendomi tra le sue braccia, sostenendo e accettando il mio essere. Era la terza volta che la vedevo e la fotografavo. La prima volta l'avevo fotografata insieme ad una ragazza. Uno shooting di coppia. Una sua amica. Ex amica. Non so cosa fosse poi successo e perchè mai non si frequentassero più. Non lo so. E poi tornato a casa avevo a lungo pensato a quell'abbraccio. Alle sue braccia esili che avevano stretto, costretto, riempito, sentito, appreso, condiviso, respirato insieme a me per qualche attimo. Che non era stato un attimo. E che riempiva la mia vita. Sostanzialmente. Ma si era trattato solo di un abbraccio. Poi sarebbe accaduto l'evitabile. E quell'abbraccio si trasformò in una condivisione. Non solo di emozioni, ma anche di corpi e pelle e sesso e sguardi e silenzi e sorrisi e spinte e parole e canzoni e arrivederci e ti amo e ti voglio e mi manchi e vorrei che fossi qui e sei la mia vita e sei tutto per me e Stella e Amore... Non sapevo perchè all'improvviso la mia vita si fosse riempita di tanto amore e di tanta bellezza. Non riuscivo a spiegarmelo. Di certo non avevo fatto niente per meritarmelo. Ma era, senza alcun dubbio, la cosa più bella che mi fosse mai capitata. E chi mi conosce sa che non sono un romanticone o un tenerone. Ricordo bene poi quando ci siamo rivisti. Per un altro shooting. Lei era splendente e raggiante nel suo malessere e nella sua apatia e distanza e insicurezza e indeterminazione e giovanezza e magrezza e inadeguatezza al ruolo di modella. Poi, alla fine, ci eravamo seduti e fin che passavamo le foto nel suo portatile mi ero avvicinato a lei. L'avevo presa. E baciata. E baciata ancora. E stretta a me. E baciata. E poi l'avevo sollevata. E poi l'avevo stretta e baciata ancora e ancora. Poi mi ero fermato... come stordito. Ero sazio. Completamente sazio. Per quel giorno non avrei potuto volere o pretendere di più. E lei apatica e indolente e schiva e ritrosa, quanto spavalda e trasgressiva quando era sballata, non aveva detto niente. Solo alla fine mi aveva accarezzato il viso. Nel momento in cui stavo per uscire da casa sua.

Devo sbrigrami a scriverlo e finirlo. Devo farglielo avere prima che vada dalla psicologa. Tarda mattinata. Al massimo primissimo pomeriggio. E poi devo confonderla ancora di più mandandole dei messaggi in cui le chiedo di aprirsi completamnete con la psicologa. Di fidarsi ciecamente. Di confidarle tutto. Che è importante per lei iniziare questo percorso. Che voglio che lei si riprenda. Non può continuare a sballarsi ogni volta che se ne presenta l'occasione. E soprattutto deve iniziare un percorso di riflessione in cui deve iniziare ad usare le parole. Lei. Che non ha mai amato le parole. Non le ha odiate. Ma semplicemente non ha mai imparato ad usarle. E per questo non parlava. Perchè non si fidava della sua capacità di usarle le parole. Di usarle correttamente. Quanto ne abbiamo parlato. Quanto ne abbiamo messaggiato. Su quanto sia importante parlare con qualcuno. Parlare. Esprimere a parole quello che si sente e si vive. Anche il dolore che si prova. O la propria inadeguatezza. Non c'è guarigione che non passi per le parole. E lei delle parole ancora non voleva fidarsi. O forse semplicemente... sentiva che le parole potevano essere un primo passo per un cambiamento. Forse, intelligente e sensitiva com'è... lo sentiva e lo sente che le parole sono pericolose per lei. Che iniziare ad usarle vorrebbe dire accettare che le cose possano cambiare. Che tutto possa mutare. Perchè le parole sono salvifiche e guaritrici. E lei non voleva essere salvata o guarita. In nessun modo. O forse è meglio che glielo dia quando torna dalla psicologa. Magari dopo che ha fatto un primo passo per aprirsi. Potrebbe essere il momento giusto per farle più male. Per costringerla a richiudersi questa volta definitivamente. O se non definitivamente... per molto altro tempo. Perchè io ho bisogno di tempo. Ma... non vogliamo... non voglio... prendere in considerazione la possibilità che magari questo cambiamento non sia la fine della nostra storia. Non sia l'inizio della fine. Ma che magari trovi una psicologa che usi la nostra storia per spronarla ad aprirsi, per fidarsi della vita, delle parole e di se stessa? Non voglio proprio prendere in considerazione questa possibilità? Che il cambiamento possa far diventare ancora più bello e più intenso e profondo quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo?

So solo che non voglio perdere quello che ho. Non voglio perdere quello che mi da. Non voglio assolutamente perdere quello che mi sta dando. Non voglio perdere il suo corpo, il sesso, gli occhi, il suo sguardo, i suoi capelli, le sue labbra, la sua pelle, il suo guardarmi, come la guardo io, come la tocco, l'intensità che provo, la profonda inadeguatezza che ci investe, la profonda amarezza che a volte ci perseguita, il senso del sbagliato insieme alla bellezza di un sentire inafferrabile e immenso. Non voglio perdere tutto questo. E altro. Perchè anch'io non le so usare compiutamente e perfettamente le parole. Anch'io ho dei limiti. Anch'io non so esprimere compiutamente con le parole l'inafferrabilità della vita reale.

Dovrei allora mandarle qualcosa che la sproni ad aprirsi? Un racconto che parli di noi ma che le serva come scusa per fare un tentativo? O invece... potrei, dovrei scriverle qualcosa che la ferisce profondamente? In modo da deluderla ancora e fare in modo che si aggrappi alla prima scialuppa che incontra... che sia anche una psicologa... per dirsi e raccontarsi? Le strategie lineari non hanno mai funzionato. Non funzionano. Quindi una lettera o qualcosa che la sproni ad aprirsi e confidarsi non servirebbe a niente. Anzi potrebbe essere addirittura controproducente. Le persone e le motivazioni non sono mai lineari. Interviene sempre qualche altro elemento emotivo che è più forte e più potente e più subdolo a definire le nostre scelte e la nostra esistenza. Quindi qualcosa che la sproni ad aprirsi non servirebbe. Ed è da escludersi. Punto. Un racconto o qualcosa che la ferisca invece potrebbe servire? Ma non sarebbe giusto ferirla ancora. La vita l'ha già fatto abbastanza. E un'altra delusione non le spetta proprio. Non è tanto che non se la merita. Un'altra delusione se la meriterebbe. E' quello che cerca costantemente nella sua vita. La sua vita è un continuo tentativo di dimostrare che non può fidarsi di nessuno. Che tutti tradiscono tutto e tutti prima o poi. E si aspetta che lo faccia anch'io. Lo sa che lo farò. E' solo questione di tempo.

Ecco la capacità di noi umani di infilarci in storie insensate e senza via d'uscita e direttamente proporzionale alla nostra capacità d'amare e alla nostra sensibilità umana. Le storie senza vie di scampo sono da sempre le preferite delle persone più sensibili e profonde. Non siamo mai stati dei ragionieri o dei commercialisti dei sentimenti. Tutt'altro. Il dare deve esempre essere molto più grande del ricevere. In un gioco che si riproduce e si rinnova all'infinito. Perchè noi siamo delle persone che credono. Non delle persone che contano. E rimane il fatto che oggi non posso vederla e toccarla e quindi non ci sono che le parole che posso usare e che posso farle avere. Non so cosa fare.

Monologo per Attore Maschile Bozza di sceneggiatura Per un Monologo o una Voce Fuori Campo Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

Titolo: MonoLineare Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

MonoLineare agg. [comp. di mono- e linea]. – In tipografia, di composizione a caratteri fusi a linee intere, come si ottiene con la linotype e simili.

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