Il trucco fa male ai cinghiali (Marina di Torre del Lago chiusa per ordinanza)

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Attenzione attenzione, è estate. La gente, esasperata da due anni di stato d'emergenza, cerca di gioire un po' per alleggerire la mente e illudersi che la vita-come-era-prima non sarà vietata per sempre. Ovviamente, come è successo anno scorso, questo porta conseguenze, ce lo dovevamo aspettare: la responsabilità è di tutti e ce la siamo assunta consapevolmente, perché siamo andati al mare, abbiamo ricominciato ad andare in palestra, in piscina, siamo stati a cena fuori e in giro per saldi di fine stagione. Eppure, esattamente come l'estate passata, è scattata la corsa al capro espiatorio, che finisce per essere sempre lo stesso: questi giovinastri irresponsabili che vogliono fare festa e ballare, e soprattutto lo vogliono fare di notte (che, si sa, è il momento in cui il virus contagia di più!). E quindi, coprifuochi come se non ci fosse un domani; discoteche all'aperto, chiuse (ma centri commerciali al chiuso, aperti); guai a ballare, ma andare in palestra a tirar su pesi alitando in faccia al prossimo, concesso; vedere gruppi di ragazzi al parco senza mascherina, apriti cielo, ma vedere grupponi di quarantenni al ristorante con l'aragosta e la bottiglia nel secchiello, ok. Va così: i soliti “figliolini irresponsabili” sono i terribili untori, quando, se per un attimo spostassimo lo sguardo dall'aspetto puramente economico del problema e ci soffermassimo sul disastro emotivo che questa pandemia ha generato, vedremmo facilmente che quei “figliolini” sono vittime più di altri, perché un adulto solido, con una personalità già formata, sopravvive anche se gli vengono tagliati un po' di ponti, ma un adolescente esiste solo in relazione dei pari, ed è nella relazione che definisce se stesso. Dunque, un po' di tolleranza e un po' meno di odio nei confronti di questi ragazzi che ballano dove non si dovrebbe, che si “assembrano” sulle panchine dei parchi o che non perdono occasione per abbracciarsi e magari pomiciare in pineta: forse è socialmente più giusto che siano gli adulti a fare un passo indietro e a rinunciare ad un pomeriggio all'Ikea, prima di puntare il dito. E poi. E poi ci sono i capri espiatori che, oltre a offrire uno spazio a questi ragazzetti privi di senso del sociale, hanno anche il difetto di essere gay. È ciò che è successo allo staff dei locali della Marina di Torre del Lago (Viareggio), vittima di un'ordinanza che impone di spegnere la musica alle una e vieta spettacoli, animazione, e ogni altra forma di intrattenimento. Il provvedimento è circoscritto solo ad una strada, la strada, appunto, dove si affacciano il Mamamia con la sua omonima spiaggia (già bersaglio, quest'ultima, di tentativi di sabotaggio da parte dell'amministrazione che vanno avanti da anni), il Buddy, il Boca, il pub Le tre Scimmie... tutti noti luoghi di ritrovo della comunità LGBTQ+. Sulle motivazioni di questa decisione se ne sono sentite di tutti i colori: dagli ovvi problemi di “assembramento”, al fatto che le persone ballino nonostante i divieti, a storie ben più fantasiose come il fatto che la musica alta disturberebbe l'accoppiamento dei cinghiali e di altri animali selvatici in pineta... E qui, beh, come criticarli? Lo sanno tutti che le Drag queen fanno paura ai cebiatti e che i cinghiali sono allergici al trucco, no? Come assidua frequentatrice della zona, ci sono alcune cose che sento il bisogno di dire: – è vero, la gente balla per la strada e ballare è vietato (eh sì...ballare è vietato!), questo non lo posso negare. Tuttavia posso garantire che su quella strada non c'era più “assembramento” di quanto non ne abbia visto in passeggiata a Capoliveri (Isola d'Elba) questo luglio o sulle spiaggie delle Cinque Terre la domenica. – Gli intrattenimenti venivano fatti in assoluta sicurezza: le serate delle Drag Qeen di anno scorso erano svolte con posti prenotati a sedere, e le artiste stavano sul palco. – Il karaoke è sempre stato svolto con tutte le cautele: una sola persona per volta, microfoni igienizzati, se non, addirittura, portati da casa. – All'interno dei locali tutti indossavano le mascherine (benché i locali siano, oltretutto, semi-aperti) e al Mamamia veniva richiesto il greenpass per entrare, nonostante lo spazio fosse all'aperto. In sostanza: violazioni delle regole ci sono state un po' dappertutto, sotto gli occhi di tutti, e ampiamente tollerate. Solo qui c'è stato un intervento punitivo netto ed è difficile togliersi dalla testa il pensiero che non sia stato mosso da un intento omofobo e discriminatorio. Solidarietà totale agli amici della Marina di Torre del Lago, che ce la mettono tutta per essere corretti nonostante chi rema contro di loro e portare un po' di luce e leggerezza in questo periodo difficile.