Dirigente scolastico

Guido Boschini, Dirigente Scolastico dell'Istituto Comprensivo di Verbania-Intra

“Può darsi che vengano avviati dei servizi di centro estivo da parte dei comuni; ma la gestione dei bambini piccoli è quella più complicata: come fai a tenere a distanza un bambino se lo devi cambiare, o anche solo soffiargli il naso? O se ti viene incontro per venirti in braccio lo mandi via?”

preside

Che lavoro fai? Dirigente scolastico dal 2012; prima ho insegnato matematica, fin dal 1990. Dirigo l'Istituto Comprensivo di Verbania-Intra. L'istituto è composto da due scuole dell'infanzia, tre primarie e una secondaria di primo grado (scuola media). Tranne una primaria, tutte le altre si trovano nel comune di Verbania (sponda piemontese del Lago Maggiore).

Da quand'è che sono chiuse le tue scuole? Siamo stati a casa per le vacanze di carnevale (24/26 febbraio) e poi non siamo più rientrati.

In quel momento era stata una decisione del governatore del Piemonte? Mi sembra di sì, ma continuavano ad accavallarsi ordinanze regionali e nazionali, per cui non sono sicurissimo. All'inizio c'è stata la sospensione delle lezioni, poi la chiusura delle scuole; sono due cose diverse, perché con la sospensione il personale ATA (cioè non docente) rimane in servizio.

E quindi adesso non c'è proprio più nessuno nelle scuole? Appena c'è stata la chiusura abbiamo sanificato tutti i plessi (una parolaccia per dire le scuole) e li abbiamo chiusi. Rimane aperto solo il plesso della scuola media perché è la sede dell'istituto e quindi ci sono gli uffici. Comunque anche il personale amministrativo lavora da casa, e entra in ufficio solo se è proprio necessario.

Sanificati come? Tutte le superfici sono state lavate con le soluzioni indicate dal Ministero dell'istruzione e da quello della salute: sono a base di alcol o di candeggina; i collaboratori che hanno effettuato le pulizie avevano guanti e mascherine e poi i locali sono stati arieggiati prima di chiudere tutto. Da allora siamo entrati solo una volta per ramazzare i computer da distribuire agli allievi.

Computer da distribuire agli allievi? Cioè, a chi non aveva un pc personale lo avete fornito voi? Sì, ne abbiamo distribuiti circa una quarantina; venti li abbiamo comperati con dei fondi che ci sono stati mandati dal Ministero, e poi abbiamo usato delle macchine che avevamo già. Un maestro bravissimo ha resuscitato anche dei vecchi EEE formattandoli e mettendoci sopra una distro Linux. Adesso stiamo partecipando a un bando FESR (fondi UE) che ci dovrebbe dare altri 13.000 € per acquistare portatili e tablet che useremo da settembre.

I venti PC li avete comprati adesso, con fondi specifici per questa situazione o avete recuperato bandi precedenti? Adesso: appena il Ministero ce li ha assegnati abbiamo riunito il Consiglio di Istituto on-line per avere la delibera a contrarre (siamo pur sempre un PA) e poi abbiamo fatto l'acquisto su MEPA (mercato elettronico della pubblica amministrazione), così abbiamo velocizzato i tempi.

Il tuo lavoro come è cambiato, in questi mesi? Intendo proprio il tuo specifico, non è una domanda su “come è cambiata la scuola”. Non nella sostanza: il mio è un lavoro amministrativo, di organizzazione e di coordinamento (nei sacri testi c'è scritto management e leadership). Casomai sono cambiate le modalità, non più in presenza ma a distanza. In teoria la PA era già digitalizzata, per cui gli strumenti c'eran già (per chi li aveva attivati).

Beh, però essendosi stravolto il modo di insegnare ora ci sarà bisogno di più leadership, suppongo, no? Nel senso: hai letto l'intervista alla maestra, una delle cose che dice lei è che molti colleghi non sono proprio entusiasti all'idea di insegnare a distanza. Nella tua realtà questo non si vede? Non c'è bisogno di “spingere” alcune persone a fare cose magari un po' controvoglia? Non saprei se di più; la scuola ha un'organizzazione strana: gli studiosi dicono che è un'organizzazione a legami deboli, alcuni parlano addirittura di anarchia organizzativa. Gli insegnanti lavorano in un'organizzazione, ma si comportano come se fossero liberi professionisti, cioè hanno grande libertà nella scelta degli strumenti e delle modalità. Io ho cercato di far partire subito una formazione per chi era meno abituato a usare le tecnologie dell'informazione; abbiamo costituito subito un gruppo di insegnanti esperti che sono di sostegno agli altri. Il primo problema che abbiamo dovuto affrontare è stato quello di far convergere tutti sugli stessi strumenti, sia per facilitare l'organizzazione, sia per una questione di sicurezza dei dati (ciao DPO).

DPO? Data protection officer. È un esterno che controlla che trattiamo i dati in nostro possesso con la dovuta sicurezza.

Dicevi che sotto la tua supervisione ci sono scuole dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Separiamole un po'. Parlami delle problematiche di ciascuna delle tre categorie. Ovviamente ci sono questioni diversissime, un bambino di 3 anni e un ragazzino di 13 sono completamente diversi! Nella scuola dell'infanzia le maestre usano tantissimo il telefono e WA per tenersi in contatto con i bambini; qualcuna ha aperto un canale YT per raccontare storie e fiabe; l'ufficio scolastico territoriale (l'ex provveditorato) ha preso accordi con una televisione locale che tutte le mattine manda in onda i filmati delle maestre che leggono per i bambini.

Che forte. Si può vedere il canale YouTube o è privato? Di solito sono canali riservati; comunque sono prodotti di buon livello, anche perché qualche maestra si stava già cimentando con lo storytelling e stava seguendo dei corsi del politecnico di Milano.

A proposito del leggere storie e fiabe, in teoria ci sarebbe il problema del diritto d'autore. Voi state chiedendo l'autorizzazione agli autori per leggere le loro storie? Com'è la parte burocratica su questo fronte? Leggono dei libri facendo vedere copertina e autore (spero che basti, ma ti dirò che in questo periodo mi sto ponendo meno problemi del solito) (e già io di solito me ne pongo abbastanza pochi).

E queste iniziative, e più in generale tutta la vostra didattica a distanza, che riscontro sta incontrando tra bambini e genitori? In generale i ritorni sono buoni, servono soprattutto per mantenere la relazione tra le maestre e i bambini; ovviamente la questione cambia con l'aumentare dell'età, dove entra in gioco anche l'apprendimento delle discipline. Soprattutto alla scuola primaria la DAD [didattica a distanza] crea difficoltà perché i bambini non sono autonomi e quindi l'apprendimento è sempre mediato dai genitori, che a loro volta stanno vivendo una situazione complicata e difficile. L'aspetto più negativo è che si è ulteriormente aperta la forbice: chi era già a disagio adesso lo è ancora di più, per ovvi motivi. Sono pochissime le famiglie che rifiutano la DAD proprio perché non vogliono che i bambini utilizzino le tecnologie.

Ma quindi, riassumendo, andando da “va tutto più o meno liscio” a “è un casino pazzesco” i tre tipi di scuola che sovraintendi come si collocano? Un po' in mezzo: casino pazzesco no perché avevamo già la Google Suite, abbiamo fatto subito formazione, condiviso delle linee guida ecc ecc; non va bene perché ci siamo resi conto che la DAD non va bene almeno fino alla terza primaria; dalla quarta in poi, comprese le medie, dovremo organizzare delle modalità blended [didattica mista a scuola/a distanza], che alternino momenti in presenza con momenti a distanza, ma con dei protocolli pensati, adesso c'è stata improvvisazione.

Parliamo un po' di salute e sicurezza. Il responsabile sei tu? 🥵. Sì.

Cioè, ipotizziamo che si rientri a scuola e un bambino o un insegnante si ammalino: che succede? Che io sono responsabile e devo dimostrare di aver preso tutte le precauzioni del caso. Ovviamente sto già rompendo pesantemente le scatole all'RSPP e al medico competente; sono sempre in contatto con il comune (che è il proprietario della struttura) per capire che lavori bisogna fare entro settembre. Al momento il politecnico di Torino ha stilato delle linee guida che stanno sperimentando in un certo numero di scuole.

RSPP? Responsabile del servizio di prevenzione e protezione; è un tecnico esterno che c'è in tutti i luoghi di lavoro.

Capito. Hai già fatto un paio di accenni al rientro a settembre. Secondo te prima di settembre non se ne parla? No, questo è chiaro: l'unica roba che si farà prima saranno gli orali dell'esame di stato (maturità).

Ma nemmeno per le scuole d'infanzia? Perché paradossalmente sulla scuola dell'obbligo mi pare che l'abbiano accettato ormai tutti, mentre per i più piccoli continua a esserci molta pressione sociale per la riapertura. Tu come la vedi? Può darsi che vengano avviati dei servizi di centro estivo da parte dei comuni; ma la gestione dei bambini piccoli è quella più complicata: come fai a tenere a distanza un bambino se lo devi cambiare, o anche solo soffiargli il naso? O se ti viene incontro per venirti in braccio lo mandi via? E poi non puoi mica tenerli per delle ore con la mascherina! In scandinavia stanno riaprendo ma con gruppi di 5 o 6 bambini per ogni educatore, e di sicuro non abbiamo abbastanza maestre e maestri.

In effetti questa è un'angolazione di cui sui giornali non si legge praticamente mai. Altra cosa di cui non vedo traccia nel dibatto attuale sulla scuola: la protezione del lavoratore. In particolare per le maestre di infanzia, per le quali ci sono i problemi che hai appena scritto, ma anche per gli insegnanti degli anni successivi: non ti sembra che ci sia una specie di menefreghismo diffuso relativo alla salute di questi lavoratori? Menefreghismo no: io ho già tutte le maestre dell'infanzia sotto controllo medico per il rischio da sollevamento pesi e per il rischio biologico; stiamo studiando con il famoso RSPP l'aggiornamento del DVR (documento di valutazione dei rischi) per capire come adattare strutture e comportamenti alla nuova situazione. Ti assicuro che sono molto sensibile, perché la responsabilità (penale) della salute del lavoratore è del datore di lavoro, e cioè mia.

Sì, non parlavo di te, ma dell'opinione pubblica. Cioè, mi sembra che tutte le soluzioni proposte per la riapertura delle scuole per i più piccoli siano completamente irrealistiche (o che partano dall'implicito “e se si ammalano pazienza”). E non solo nei confronti degli insegnanti, ma anche dei bambini. La verità è che le scuole hanno un duplice ruolo: da una parte c'è il diritto all'educazione, dall'altra c'è il problema economico. È la stessa discussione che c'è per tutti gli altri ambiti: quanto siamo disposti ad aumentare il rischio di contagio per far ripartire l'economia? Se la gente deve andare a lavorare i bambini qualcuno li deve curare, che sia la scuola o qualche altro ente. Oppure accettiamo che in ogni famiglia ci sia un adulto che non lavora per curare i bambini (nel caso spero che l'adulto in questione non sia per forza la mamma).

Che ne pensi delle soluzioni “alla nordica” di cui si parla ogni tanto? Tipo scuole all'aperto e cose del genere. Eh, in passato ho provato a organizzare una scuola nel bosco: è un modello danese di scuola dell'infanzia in cui tutta la didattica si svolge all'aperto. A me piace un sacco, e funziona. Però appena fa freddo o piove ci sono i genitori che ti chiedono di tenere i bambini in aula, e qui piove tantissimo!

Sì, infatti, io tutte le volte che lo leggo penso “figo, ma se piove?” Forse andrebbe bene al Sud Italia. In realtà va bene anche da noi, certo che poi ti arrivano a casa i bimbi infangati e bagnati, ma non è che si ammalano per questo. Solo che da noi è poco accettato.

Ma quindi per settembre tu cosa prevedi? Scuole su più turni anche pomeridiani, insegnanti bardati come infermieri, mantenimento della didattica a distanza...? Per i piccoli, diciamo almeno fino ai 7 o 8 anni io credo che offriremo meno scuola (diciamo max 24 ore/settimana) con gruppi più piccoli, al massimo di una decina di bambini. Poi, dalla terza o quarta primaria credo che ci sarà la didattica blended in presenza e a distanza, direi con il modello della classe rovesciata, il tutto sempre su due turni, perché non abbiamo abbastanza aule. Credo che per il primo periodo, che spero possa concludersi a dicembre, non daremo il servizio di mensa, su cui facciamo già due turni. Non credo che ci saranno bardature, al massimo le mascherine per gli adulti, ma dovremo educare noi stessi e i bambini alla convivenza in sicurezza, con il rispetto delle distanze, il lavaggio delle mani, ecc. Noi ci stiamo attrezzando mettendo salviette di carta nei bagni, gel per le mani negli ingressi e cercheremo di organizzare gli spostamenti in sicurezza, per esempio differenziando ingressi e uscite, utilizzando anche le porte di sicurezza e le scale antincendio.

E questo vale anche per la scuola d'infanzia? Lo chiedo perché se a scuola, anche già dalla prima elementare, mi pare che almeno il contatto fisico tra maestri e alunni non ci sia, nelle scuole di infanzia è proprio inevitabile e soprattutto aumenta proprio quando il bambino non si sente tanto bene: la prima cosa che fa è cercare il contatto fisico con le maestre. Sì, non vedo alternative: o le tieni chiuse, e ammazzi il lavoro delle donne, o le apri, e per quanto piccoli siano i gruppi è pressoché impossibile non avere contatti fisici. Sto leggendo le linee guida delle scuole tedesche: sostanzialmente si chiede alle famiglie di non mandare a scuola i bambini se stanno poco bene o se hanno la febbre. Dicono anche che i bambini piccoli non solo non si ammalano, ma non trasmettono il contagio. Ovviamente nessuno lo sa con certezza.

Uhm, questa cosa del fatto che non si ammalano né trasmettono il contagio mi sembra un'affermazione ancora non suffragata dalla ricerca, anzi io ho sentito svariati virologi in tv parlare di ricerche che dimostrano il contrario. Tra l'altro c'è anche proprio una contraddizione logica: da un lato si dice “non possiamo affidarci ai nonni come soluzione, perché i nonni sono le categorie più a rischio”. Dall'altro si vuole mandare i bambini alla materna dicendo che tanto non sono contagiosi. Com'è che sono contagiosi quando li tengono i nonni e non contagiosi quando vanno a scuola? Tra l'altro svariate maestre della materna hanno un età simile a quella dei nonni dei più piccoli, il che rende il contrasto ancora più stridente, no? Sì, hai ragione, c'è una contraddizione di fondo, anche perché, come giustamente dici tu, la maggior parte delle maestre di solito ha più di 50/55 anni, visto che è stato bloccato il turn over. Mi sa che non se ne esce.

Prima hai parlato di classe rovesciata. Cosa intendi? La classe rovesciata è una modalità di didattica blended. L'idea di fondo è che lo studente inizia l'attività a distanza, con materiali predisposti dall'insegnante, apprendendo i contenuti specifici dell'unità; poi si conclude in presenza, con la ripresa da parte dell'insegnante che corregge, spiega, dirige una discussione. È rovesciata nel senso che prima si studia e poi c'è la lezione, al contrario di quanto accade normalmente. Vari ricercatori hanno messo a punto dei protocolli specifici, come Paolo Ferri e Stefano Moriggi dell'Università di Milano Bicocca con la “Classe di Bayes”, oppure Pier Cesare Rivoltella dell'Università Cattolica di Milano con gli “Episodi di Apprendimento Situato”.

Una curiosità mia puramente da genovese: questi mesi di chiusura si sono tradotti in un risparmio economico? Penso soprattutto al non riscaldamento. Certo: riscaldamento, trasporti, supplenti. E infatti a marzo me ne stavo in ufficio con il pastrano perché il riscaldamento era spento. Comunque il risparmio è soprattutto per il comune, che è molto in sofferenza per il mancato introito dei parcheggi e dei plateatici.

Plateatici sarebbero i mercati all'aperto? No, l'occupazione del suolo di bar e ristoranti. Comunque c'è il mancato introito anche per i mercati, visto che non li stanno ancora facendo.

Dell'azione del ministero che ne pensi? Credo che siano in seria difficoltà; la cosa che a me disturba di più è la modalità di comunicazione, non tanto (o non solo) per il canale utilizzato, e cioè FB o qualche sito web privato, ma perché nelle vengono rilasciate interviste prima dell'emanazione delle note ufficiali. Ti faccio un esempio: esame di terza media. La ministra ha detto che ci sarà un elaborato discusso prima della fine della scuola, io domani devo portare la questione al collegio dei docenti che deve deliberare sulle modalità, ma non potremo farlo perché manca ancora la direttiva ministeriale. Su questo genere di modalità tutta la categoria è abbastanza furiosa, perché per noi sono importanti anche gli aspetti formali, visto che siamo pur sempre dirigenti della pubblica amministrazione.

Dimmi una cosa buffa o bizzarra o curiosa che ti è successa in questi due mesi. Buffo o bizzarro no, però mi piacciono un sacco i corridoioni vuoti delle vecchie scuole, in cui rimbombano i passi. Posso fare su e giù mentre telefono, e in questi giorni di sedentarietà forzata anche un bel corridoione dà ristoro.

E un cambiamento apportato dalla pandemia che speri di mantenere anche in futuro, anche quando tutto dovesse tornare alla normalità dal punto di vista sanitario? Sicuramente l'uso delle tecnologie nella didattica. E poi c'è una questione molto tecnica di cui non abbiamo parlato: in questo periodo è venuta a galla la mancanza di cultura della valutazione nella scuola. Si è acceso un gran dibattito, che sta coinvolgendo insegnanti, dirigenti scolastici e docenti universitari di pedagogia, da Maragliano a Corsini. Ne avevamo davvero bisogno, e spero che ci sia un profondo cambiamento. L'altra cosa interessante è che si sta formando la famosa comunità educante che studiamo quando ci prepariamo per i concorsi, ma che finora è sempre rimasta nei libri di pedagogia.

Mancanza di valutazione di cosa? Valutazione degli apprendimenti. È una questione didattica e pedagogica molto complessa, che da noi è sempre stata ridotta a “mettere i voti”. In realtà è molto più importante e interessante, perché la valutazione ben fatta migliora gli apprendimenti. Poi ci sarebbe anche tutta la questione della valutazione del sistema dell'istruzione, ma è un'altra storia.

La teniamo per una prossima volta ok 🙂

Una domanda di stretta attualità: hai seguito la vicenda di Borgosesia, suppongo (il progetto pilota di riapertura anticipata delle delle scuole, bloccato dal Ministero). Che ne pensi? La questione è spinosa, soprattutto perché c'è uno scontro tra Comune, Ministero e Sindacati. Al momento le attività educative sono sospese dal primo DPCM, e il Sindaco di Borgosesia, che è anche un deputato della Lega, e quindi dell'opposizione, sta facendo un braccio di ferro con il Governo.

#intervistepandemiche #scuola #Piemonte

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