Codec19

intervistepandemiche

Pescara

“Vogliono sapere come avere i soldi. Leggono di un probabile bonus: chiamano. Un amico gli dice che forse gli spetta una somma: chiamano.”

Caaf

Che lavoro fai? Lavoro in un Caaf della cgil (in realtà sono dipendente di una società di servizi che ha una convenzione con un Caaf vero e proprio).

E al Caaf che si fa? Io Caaf lo associo a “730”, ma più in là non vado. L'acronimo è effettivamente 'centri autorizzati di assistenza fiscale'. Il Caaf Cgil è essenzialmente un Caaf per lavoratori dipendenti (esistono anche Caaf per i lavoratori autonomi), oltre alle dichiarazioni dei redditi ci occupiamo principalmente dei modelli Isee, di assistenza al datore di lavoro per l'assunzione di colf e badanti, prepariamo le dichiarazioni di successione, facciamo altre piccole cose nei confronti dell'Inps, sostanzialmente comunicazioni per conto delle persone che hanno indennità varie come invalidità o pensioni sociali e devono comunicare i ricoveri ospedalieri, il mantenimento dei requisiti, etc.

“Aiutate la gente a orientarsi nel dedalo delle norme fiscali” può essere una buona sintesi?

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Carlo Setola – Milano

“Appena si è saputo del Paziente uno, nessuno più ha voluto distendersi per la prova su un materasso in un negozio.”

agentedicommercio

Che lavoro fai? Faccio l'agente di commercio nel settore arredamento. Vendo cucine, armadi, divani e materassi. Faccio da tramite tra le aziende che producono e i negozi che rivendono ai consumatori.

Raccontami dell'impatto che ha avuto la pandemia sul tuo lavoro. L'impatto sul nostro settore è stato devastante. I negozi di arredamento hanno ripreso per ultimi, sono stati chiusi dal 6 marzo al 18 maggio, due mesi e mezzo di buco completo di fatturato. Anzi, da noi in Lombardia le aziende hanno cominciato a non vendere più materassi dal giorno dopo del paziente uno. Appena si è saputo, nessuno più ha voluto distendersi per la prova su un materasso in un negozio. L'azienda con cui lavoro per i materassi, che è una multinazionale svedese, alla riapertura ha fornito ai miei clienti in omaggio 100 teli prova con tessuto antibatterico. Per cui ora se tu entri in un negozio a provare i materassi usi il telo e non sei a contatto con il materasso e il cuscino. Se no, anche adesso, nessuno proverebbe più i materassi.

Ma il paziente uno esattamente coi materassi cosa c'entra? C'è un legame specifico? No, però subito si è iniziato a parlarne: “il virus si attacca dall'aria, il virus si attacca ai vestiti” e immediatamente tutti hanno iniziato a dire “ma se si è seduto uno cinque minuti prima di me, che succede?” Hanno iniziato a esserci tutti gli studi, dura 70 ore sul rame, 48 ore sulla plastica, non si capiva niente. Sulla stoffa quanto dura? Boh. Quanto sopravvive il virus sui tessuti? Non si sa ancora adesso. Per cui abbiamo dovuto ovviare alla cosa e mandare ai nostri clienti i teli monouso per la prova dei materassi.

Stare chiusi due mesi è sicuramente tremendo. Però l'acquisto di mobili non è come tagliarsi i capelli: i tagli che non hai fatto a marzo e aprile ormai basta, non li recuperi più. O la benzina che non hai fatto. L'acquisto di mobili mi sembra più una cosa che la sposti in là nel tempo. Insomma: ora compenserete vendendo di più?

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Marco Garbarino – Varazze (SV)

“C'è sempre di più l'esigenza di avere una terrazza, un pezzo di giardino, uno sfogo esterno.”

agenteimmobiliare

Che lavoro fai? Faccio l'agente immobiliare a Varazze, in provincia di Savona.

Che impatto ha avuto la pandemia sul tuo lavoro? Hai dovuto chiudere a marzo? L'impatto è stato estremamente negativo. Ho chiuso a marzo e sono stato chiuso fino al 4 maggio, come prescritto dalle restrizioni del Presidente del Consiglio. Poi ho riaperto il 4 maggio, ma io lavoro in una piazza dove si vendono prettamente seconde case, quindi finché non aprono le regioni io sono fermo. E penso che anche dopo l'apertura del 3 giugno non farò grandi cose dal punto di vista lavorativo, perché c'è ancora troppa paura e le persone quando hanno timore non comprano e non vendono. Credo che sarò più o meno fermo fino a che le persone dal punto di vista psicologico non ritorneranno alla pseudo-normalità. Anche nelle crisi passate, indipendentemente da quanto la crisi fosse concreta, quello che blocca il mercato è la paura.

Non sei riuscito a lavorare un po' almeno via internet? Sì, in questi mesi di lockdown ho avuto delle richieste tramite i portali. Come sempre c'è il solito furbetto che vuol fare l'affare ma c'erano anche delle richieste come prima casa. Si sono mosse le persone di Varazze che, non essendo “disturbate” dalla concorrenza hanno iniziato a guardarsi intorno.

Cosa intendi per furbetto che vuol fare l'affare?

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Francesca Scianna e Andrea Palmieri – Milano

“A quesito stupido risposta stupida: il cubo di plexiglass. 'Inventati qualcosa, fai un disegnino' non è la domanda giusta.” “Non c'è una proposta degli architetti che mi sia piaciuta dall'inizio della pandemia. Sono sconfortato.”

Riapertura18maggio Foto di Angelo Fausto Lo Buglio

Che lavoro fate? F.S. Faccio l'architetto. Può voler dire molte cose, nel mio caso significa che mi occupo di progettazione architettonica e di molti dei servizi tecnici che servono a portare a termine la realizzazione di una costruzione, che si tratti di un nuovo edificio o di una ristrutturazione d'interni. Fra i vari servizi mi occupo anche di sicurezza sui cantieri.

A.P. Idem, tranne alcuni dei servizi tecnici a cui Francesca è abilitata. Lavoro prevalentemente in ambito residenziale e terziario.

Francesca si occupa anche di sicurezza sui cantieri e Andrea no? F. Esatto. Mi sto rendendo conto che spesso mi chiedono di cosa mi occupo e per molti una cosa esclude l'altra e nel nostro campo non è molto vero, anzi, di base dobbiamo essere un po' tuttologi, una certa competenza in molti ambiti anche quelli che non risolvi direttamente devi averla (per esempio il risparmio energetico), se non altro per interagire con gli altri professionisti e non subirli.

Domanda per Andrea: come mai non ti occupi di sicurezza? O meglio: come fai a occuparti della costruzione di un edificio senza occuparti della sicurezza? Chi se ne occupa in quel caso?

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Claudia Martelloni – Roma

“Io stessa ho iniziato a preparare la pizza, cosa che non avevo mai fatto in vita mia. L’ho trovato bello, spero che sperimentando in cucina le persone si siano rese conto di quanto l’artigianalità faccia la differenza.”

pasticceria

Che lavoro fai? Sono pasticciera e proprietaria di una piccola pasticceria a Roma.

Parliamo dell'impatto che la pandemia ha avuto sulla tua attività. Nei mesi scorsi sei stata chiusa? Se sì, per tua scelta o per imposizione di legge? Sono stata chiusa dall’11 marzo al 10 maggio, per imposizione di legge.

Mi chiedevo: le pasticcerie come sono considerate? Sono un'attività essenziale (per me ovviamente sì 🙂) e quindi potevano/dovevano restare aperte oppure sono “cibo di lusso” o che ne so e quindi andavano chiuse? Non siamo stati equiparati ai negozi di alimentari o ai forni, quindi, così come i bar, siamo rimasti chiusi.

Considerato che sei di Roma e che dalle tue parti tutto sommato la pandemia non ha colpito duro, come hai vissuto tutte le limitazioni imposte? Quando c'è stato il lockdown iniziale cosa hai pensato?

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Walter Leonardi – Milano

“A teatro vanno solo quelli che hanno fatto o stanno facendo il liceo classico.”

WalterLeonardi

Che lavoro fai? Difficile a dirlo, soprattutto in questi mesi. Diciamo che faccio il lavoratore dello spettacolo, tipo dall'autore all'attore di teatro passando anche per la regia, ma ho fatto e faccio cinema e televisione. Ultimamente poco. Più teatro, ma faccio anche locali, con la parte comica della mia personalità.

Raccontami che impatto ha avuto la pandemia sui vari rami del tuo lavoro. Partiamo da fine febbraio. Inizialmente l'ho presa bene. Ero molto indietro con un mio testo che ancora devo finire di scrivere e avrei avuto un debutto in aprile, e doverlo rimandare mi ha sollevato di un peso enorme. Poi ho visto che non riuscivo a scrivere proprio più nulla. Le ragioni che mi avevano spinto a occuparmi di quell'argomento mi erano cadute tutte sotto il peso della pandemia. Difficile parlare d'altro, in sostanza.

Qual era quell'argomento? L'argomento è la storia di 3 amici che si conoscono da 30 anni e la loro storia. Dalla Caduta del Muro di Berlino ad oggi. La storia piccola che si intreccia con la grande.

Ah, fichissimo. Insomma, non proprio. Cioè si, l'idea, ma la realizzazione... È difficile, molto, poi è subentrato una specie di impossibilità a parlare a raccontare e a scrivere, qualsiasi cosa scrivessi mi faceva vomitare. In pratica sono fermo da 3 mesi.

Ti capisco. Per esempio io, come fruitore di storie, subito ho pensato “beh, leggerò un sacco”. E invece ho letto pochissimo, quasi niente. E ho visto che per molti miei amici è stato uguale, soprattutto nelle prime settimane.

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A. – Emilia Romagna

“tutte le volte che arrivo da uno è sempre col sorriso e con uno sguardo come per dire Grazie per lo sforzo in questo periodo.”

Deliveroo

Che fai nella vita? Attualmente sono studente e lavoratore nello stesso momento. Cerco di diplomarmi al liceo linguistico mentre provo ad arrotondare guadagnando qualcosa come fattorino.

Quando hai iniziato a lavorare come fattorino? A settembre del 2019, così per caso. Sono stato tutta estate a cercare lavoro senza trovarlo, per poi scoprire questa opportunità. Contratto elettronico via mail e lavoro in autonomia.

Raccontami un po' come andava il lavoro prima che scoppiasse la pandemia: per chi lavoravi, quante ore alla settimana, cosa consegni, come coniugavi studio e lavoro. Il mio lavoro è 100% elettronico e online: il contratto l'ho ricevuto, letto e firmato via e-mail e le consegne le ricevo tramite applicazione. Su questa app entro col mio codice che, sempre via mail, mi è stato fornito dall'impresa (Deliveroo). Ogni lunedì esce un calendario relativo alla settimana seguente dove, in base alle statistiche tue personali in quanto ad affidabilità ed efficienza nelle consegne, puoi prenotare più o meno ore rispetto ad altri tuoi colleghi. Quando trovo ore libere io le prenoto e, nella fascia oraria in cui sono di turno, accedo online e aspetto che arrivino consegne da fare. Consegno “solo” articoli alimentari di tutti i tipi: dalle pizzerie alle gelaterie passando per piadinerie, sushi, messicano... Quando ricevo un ordine ho libertà di scelta se accettarlo o rifiutarlo. Non ho un capo, non ho obblighi, non ho pressioni di alcun tipo, lavoro completamente in autonomia. Se l'ordine mi aggrada e mi sembra ben pagato lo accetto, altrimenti rifiuto e aspetto il prossimo. Solitamente, per riuscire a gestire questo e la scuola, dedico l'intero pomeriggio allo studio e la sera alle consegne.

Figo. Dici “se l'ordine è ben pagato”. Ma il prezzo chi lo stabilisce? Il ristorante? Cioè, può darsi il caso che la consegna di uno stesso “oggetto”, per esempio una pizza, cambi a seconda della pizzeria?

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Gabriele – Firenze

“È stato tutto talmente tanto bizzarro che è bizzarra la normalità.”

ottico

Raccontami un po' che lavoro fai e che impatto ha avuto la pandemia, partendo da fine febbraio. Faccio l'ottico. Prescrivo, progetto, assemblo e vendo occhiali e lenti a contatto e la pandemia ha avuto certamente un effetto devastante sul settore. Anche tralasciando l'aspetto commerciale (e non si può tralasciare), l'aspetto pratico del rapporto con il cliente/paziente è stato stravolto e non è ancora tornato alla normalità. E non so se tornerà almeno nel medio periodo. C'è stata una prima fase in cui tutti, noi compresi, abbiamo sottovalutato la cosa, proprio a fine febbraio inizio marzo: è il periodo che chiamo “è solo un'influenza”, nel quale abbiamo continuato a lavorare come se niente fosse e anche i clienti entravano in negozio con la stessa disinvoltura di prima. In quel periodo mi sentivo un condannato perché nel mio mestiere il contatto con il pubblico è strettissimo, a livello di contatti fisici e a livello di quantità di contatti quotidiani. Inizio marzo il 5/6 abbiamo avuto l'ordine di stoppare tutte le visite optometriche e la contattologia (che non è ancora ripresa) e l'11 come tutta Italia l'azienda ha sostanzialmente chiuso. In realtà come servizio essenziale potevamo stare aperti e siamo effettivamente stati aperti anche se solo 4 ore a settimana per garantire un minimo di servizi essenziali. Personalmente da quel giorno sono stato tenuto a casa e sono rientrato (con orario ridotto che tutt'ora continua) alla fine di aprile. Da un certo punto di vista è stato un sollievo. Non essere più esposto direttamente e non correre il rischio di passare Covid19 alla famiglia è stato un notevole sollievo.

Immagino. Dici che ti sentivi “un condannato”, ma quindi allora tu già il pericolo non lo sottovalutavi più. Con il senno di poi lo sottovalutavo anch'io. Ho un po' di background in campo sanitario e immaginavo qualcosa come Sars, pericoloso ma non spaventosamente contagioso, già a metà gennaio pensavo sarebbe arrivato da noi o negli Usa ma pensavo a qualche focolaio rapidamente isolato in ospedale. Avevo quindi una paura relativa della cosa. Anche quando si è presentato a Codogno pensavo sarebbe rimasto confinato a qualche decina di casi, come sars. Come sappiamo era una drammatica sottovalutazione, questo virus è estremamente più contagioso.

Ho settemila domande che mi si accavallano. Ok, ho tempo solo per 6200, scegli bene.

Vado a caso. Sto pensando al fatto che gli occhi sono uno dei principali punti di infezione. Occhialini protettivi li vendete? C'è stato un boom di quelli?

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R.V. – Calabria

“Le nuove prenotazioni arrivano dall'Italia, soprattutto per agosto. Ma anche da Austria, Svizzera e Germania. Anzi, ci sono dei tedeschi che si meravigliano che non apriamo il 20 giugno.”

Pandi

Che lavoro fai? Sono la Sales Manager di un grande resort (630 camere) di un brand internazionale.

Raccontami come è iniziata questa vicenda, per te. Nel 2018 abbiamo rilevato da Club Med questo resort bellissimo in una terra difficile, la Calabria. Dopo una grande ristrutturazione costata milioni di euro, abbiamo aperto a maggio 2019 e fatto una buona prima stagione. Secondo anno: nuovi investimenti, ottimismo, forse cerchiamo un'altra struttura. A fine gennaio sto tornando da un tour di visite alle agenzie di viaggi in Germania. Aeroporto di Stoccarda: vedo le prime persone con le mascherine. Aeroporto di Vienna: una famiglia di russi che sembrano comparse di Chernobyl, tutti e 5 hanno maschere nere col respiratore, probabilmente trafugate da qualche laboratorio militare. Prima del volo per Napoli: coppie di italiani di mezza età che si sistemano la mascherina a vicenda, ragazzotte campane con mascherina e foulard. Penso: “che esagerazione” e non gli do la minima importanza (secondo me il Sud è stato salvato dall'ipocondria delle mamme campane. Vorrei che ci fossero degli studi😅).

A fine gennaio? 31 gennaio – 1 febbraio. All'inizio non pensavo che la situazione potesse durare più di 2-3 settimane, ma tra il 10 e il 20 marzo abbiamo mandato in CIG tutto il personale che avevamo assunto per preparare la riapertura, gli amministrativi e i manutentori che lavorano tutto l'anno, la segretaria di direzione. Nel resort siamo rimasti: il Direttore, io, e due addetti alla sicurezza. Per fortuna avevamo spiaggia, giardino, palestra, dispensa e celle frigorifere piene.

Fa un po' Shining.

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“La sanità va ripensata e ristrutturata, dagli spazi ambulatoriali al riportare in auge la medicina territoriale o a ridare un ruolo importante ai medici di medicina generale, che solo chi vive su Marte può pensare che non abbiano tutt'ora un ruolo fondamentale.”

DNA (Image by Arek Socha from Pixabay)

Che lavoro fai? Sono un ricercatore universitario e inoltre svolgo attività assistenziale ambulatoriale.

Attività assistenziale ambulatoriale significa Medico? (per noi umani) Sì, sono medico, specializzato in genetica medica.

Quindi chi è il paziente che viene da te? Ci sono macrocategorie nella genetica medica: prenatale e postnatale. Inoltre puoi distinguere la genetica pediatrica e quella dell'adulto. La genetica medica “classica” si occupa per esempio di diagnosi prenatale o sindromi complesse (per esempi quadri clinici con malformazioni, difetti dello sviluppo corporeo o intellettivo, etc), io invece mi occupo di un settore più piccolo ma ormai in espansione da anni che è la genetica oncologica. Vedo cioè persone che potrebbero avere una cosiddetta suscettibilità allo sviluppo di neoplasie, cioè un rischio più alto rispetto alla popolazione generale, su base genetica, di sviluppare neoplasie di vario tipo. Spesso si tratta di neoplasie a insorgenza giovanile, multiple o con associato un rischio per neoplasie collegate, per cui è importante identificare in tempi utili questo particolare tipo di condizione per favorire diagnosi precoci, sorveglianze personalizzate e l’identificazione di altri parenti a rischio.

E questo è un settore piccolo? Avrei pensato che tutto ciò che contiene il termine “oncologia” fosse preponderante rispetto ad altri settori della medicina.

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