Traduttrice

Roma

“Prima della pandemia, parlando del mio lavoro, una delle cose che mi venivano dette più spesso era: Madonna, ma come fai a stare sempre a casa? Non ti senti sola? Non ti annoi? Non ti viene da passare la giornata sul divano?”

translator

Che lavoro fai? Faccio la traduttrice, per un sito internazionale che vende merchandising, abbigliamento, dischi e molto altro.

Ah guarda, già ho scoperto una cosa che non sapevo. Pensavo fossi una traduttrice, sì, ma free lance (nella mia immaginazione tutti i traduttori sono free lance). Ni, nel senso che sono ufficialmente freelance (posso fare anche altri lavori e ho la partita iva), ma tendenzialmente lavoro a tempo pieno per loro, mi rimane pochissimo tempo per altri lavori (che infatti faccio solo occasionalmente o con scadenze molto lunghe).

Credo che uno quando pensa a traduttore pensi automaticamente ai libri (o forse è una cosa mia), però ora che ci penso probabilmente c'è molto più lavoro in questo campo. In effetti i siti internazionali producono una quantità pazzesca di materiale e qualcuno dovrà pur tradurlo. Esattamente: il lavoro del traduttore viene spesso associato alle traduzioni editoriali e molto romanticizzato (ci sta), io invece mi definisco la bassa manovalanza della traduzione. Niente letteratura o poesia, io mi occupo di cose pratiche, le descrizioni degli articoli che vedi sul sito, i banner, tutto quello che trovi scritto sul sito o sull'app, che nasce prima in tedesco e poi viene tradotto in inglese, e da lì arriva a noi traduttori di ogni paese perché venga tradotto per i nostri clienti italiani. Prima di lavorare per questa azienda ho fatto lo stesso lavoro anche per un colosso dell'ecommerce, stessa cosa. molte cose sul sito hanno traduzioni assurde perché vengono tradotte automaticamente, poi arrivano al traduttore che si occupa principalmente del post-editing e finalmente le descrizioni diventano comprensibili.

Ma quindi esistono “classi” di traduttori? Tipo i traduttori di libri vi schifano, mentre voi pensate “ridi, ridi, ma a noi ci pagano in tempo”? (forse ho troppa fantasia) Non ne ho idea, dovresti chiederlo ai traduttori editoriali. Io so solo che i traduttori editoriali fanno un gran lavoro, ben più faticoso del mio e spesso vengono pagati pochissimo. E più che altro, al contrario di come succede all'estero, non prendono una lira di diritti. Quindi tu puoi tradurre quello che magari diventerà un best seller mondiale (non so, pensa a chi ha tradotto il primo Harry Potter) e non prendere un centesimo in più di quanto vieni pagato per il lavoro pattuito.

(Madonna, in effetti il traduttore di Harry Potter deve avere un fegato grosso così.) I traduttori automatici che ruolo hanno nel panorama? Sono una concorrenza o uno strumento? Io sono dell'idea che nessuna traduzione automatica potrà mai sostituire il lavoro di un traduttore umano in termini di qualità. È uno strumento, è utilissimo e lo uso anche io quando mi capita di non poter aspettare la traduzione inglese di un articolo e di dover arrivare alla mia descrizione dal tedesco (che non parlo). I tool specifici poi sono utilissimi per risparmiare tempo – poco utili nelle traduzioni letterarie, ma utilissimi in molti altri campi, come il mio che è pieno di ripetizioni e descrizioni che bene o male dicono quasi sempre le stesse cose. Poi gli svarioni delle traduzioni automatiche li vediamo spesso nei meme. Le lingue sono così complesse che spesso l'intelligenza artificiale, anche la più sofisticata, non è sufficiente a cogliere alcune sfumature o alcuni significati adatti al contesto.

Hai una routine di lavoro quotidiana? Che so, lavori sempre agli stessi orari oppure “quando capita” (con molte virgolette)? Sono una freelance anomala anche in questo, io faccio un orario d'ufficio molto standard. Prima di lavorare per questa azienda ero più libera, avevo scadenze a due o tre settimane e mi organizzavo la giornata liberamente (magari la mattina andavo in palestra con calma e iniziavo a lavorare alle undici). Con questo lavoro faccio un orario d'ufficio perché ho un mio carico di lavoro con scadenze lunghe ma sono anche sempre a disposizione per le traduzioni da fare al volo che arrivano e vanno fatte entro qualche ora e giorno per giorno (cose che riguardano il marketing più immediato, banner, ad, newsletter, nuove sezioni del sito, testi per l'app), quindi sono alla scrivania dalle 9 alle 18.30 circa, come quasi tutti. Ma le mie festività seguono il calendario della casa madre, quindi tedesca. Non lavorerò il 1 giugno perché lì è festa, ma lavorerò il 2 giugno perché è una festa nazionale italiana.

Lavori sempre da casa o ogni tanto vai a lavorare fuori, per esempio in un parco o in un bar? Lavoro sempre da casa se posso perché ho una postazione difficile da ricreare altrove. Non mi piace lavorare al portatile, ho una super tastiera meccanica ergonomica, un mouse verticale, uno schermo bello grande, una super sedia e una scrivania che si alza per lavorare anche in piedi. Quando passi tutta la giornata a scrivere, l'ergonomia è fondamentale. Mi è capitato una volta un paio d'anni fa di andare a milano e lavorare in un coworking: avevo il portatile ma mi ero portata anche la mia tastiera ergonomica, faccio davvero fatica senza.

Da quanti anni lavori da casa? Dal 2012, quindi siamo a otto anni ormai.

E veniamo finalmente alla pandemia. Che impatto ha avuto sul tuo lavoro? La mia giornata lavorativa non è cambiata di una virgola. La mattina mi alzo, porto giù i cani per una passeggiata, mi metto al lavoro fino a sera. Scendere con i cani era una delle pochissime attività consentite anche durante il lockdown più rigido, quindi ho avuto la fortuna di poter prendere una boccata d'aria tre volte al giorno mentre tanti altri stavano murati in casa. Noi poi vendiamo solo online, la circolazione delle merci non è stata mai veramente sospesa, quindi fortunatamente ho lavorato come sempre.

Quindi non c'è stata nessuna variazione nemmeno dal lato del committente? Fortunatamente no, non che io sappia. Del resto i negozi online sono stati tra i pochi a poter continuare a lavorare anche quando quasi tutto il resto era completamente bloccato.

Il tecnico IT, che lavora per una multinazionale, mi diceva che nei primi tempi, quando la pandemia aveva colpito duro quasi solo noi, riceveva molta solidarietà dall'estero. È stato così anche per te? Sì, anche noi facciamo capo a una grossa multinazionale e abbiamo ricevuto spesso email di solidarietà e “ce la faremo”. Io personalmente poi ho anche molti amici stranieri, nei primi tempi mi è capitato che si facessero sentire anche persone che non sentivo da anni, per sapere come andava, se stavamo tutti bene. È stato molto bello.

E coi tedeschi in particolare come è andata? Lo chiedo perché hai detto che traduci dal tedesco e all'inizio qui – prima di fissarci sulla svezia – per qualche tempo la Germania sui giornali è stata un po' additata come “nemico”. So che l'azienda ha immediatamente preso tutte le precauzioni necessarie alla tutela dei lavoratori degli uffici (tutti mandati in smartworking) e del magazzino (abbiamo avuto per un periodo tempi più lunghi per le spedizioni, solo questo), quindi per quanto ne so loro si sono comportati in modo esemplare. Poi insomma, per me sono colleghi e non nemici :)

Fino a prima della pandemia, in Italia il lavoro da casa era una cosa per quattro gatti. Come hai vissuto, tu che lo fai da anni, questa scoperta dello “smart working” da parte della massa degli italiani? A me in un certo senso facevano tenerezza. Anche a me :) Era un susseguirsi di guide e consigli su come organizzarsi le giornate sui giornali e in tv, su come non abbrutirsi. Capisco che per chi non è abituato a stare in casa sia stato davvero difficile, per molti motivi. Difficile non uscire di casa, non avere la compagnia dei colleghi, il rituale della pausa caffè, i propri abituali strumenti di lavoro, e soprattutto anche il muoversi fuori dall'ambiente domestico. È stato sicuramente un cambiamento traumatico per molti. Tanti si sono ritrovati intanto senza una postazione adeguata (che è fondamentale), senza lo spazio, spesso senza la possibilità di concentrazione dovendosi occupare anche di bambini, lezioni a distanza e via dicendo. E poi diciamolo, non è facile, non è per tutti. Prima della pandemia, parlando del mio lavoro, una delle cose che mi venivano dette più spesso era “Madonna, ma come fai a stare sempre a casa? Non ti senti sola? Non ti annoi? Non ti viene da passare la giornata sul divano?”. La realtà è che io sola sto benissimo, perché molta della mia socialità si svolge comunque online, ho i cani con cui parlare (!), ho una postazione comodissima e soprattutto ho la disciplina che mi permette di comportarmi come se fossi in ufficio anche se sono a casa. Solo vestita più comoda :)

Sì la disciplina è fondamentale (lo so perché non ce l'ho e vorrei averla). Però, se c'è un buon insegnamento che dovremo trarre dalla pandemia, è che – lo abbiamo visto – buona parte dei lavori si possono fare anche da casa. Noi abbiamo questa mentalità ristretta del padrone che deve controllare quello che fanno gli impiegati, ma la realtà è che se si potesse lavorare qualche giorno da casa anche in futuro, ne trarremmo soltanto vantaggi. Spesso le persone a casa sono più produttive, ci si può organizzare meglio, gestire i tempi, si risparmia carburante, energia, ci sarebbe meno traffico, meno spreco di tempo e più felicità. Ne sono fermamente convinta.

Ora che la gente ritorna a uscire per lavoro e tu no, come la vivi? Non cambiava nulla prima, non è cambiato nulla ora :) (vedi il meme bellissimo a inizio del pezzo) ma almeno le poche volte che esco non devo più avere l'autocertificazione.

Dato che ormai sei una veterana del lavoro da casa, hai qualche consiglio pratico da trasmettere a chi lo sta scoprendo soltanto in questi mesi? I miei consigli sono tutti quelli che più o meno si trovano in giro: cercare di ritagliarsi uno spazio dedicato al lavoro (se possibile), un “ufficio” da cui si possa poi anche staccare, fisicamente e mentalmente. anche solo un angolo, ma che sia quello. Io sono un animale abitudinario quindi per me la routine è fondamentale: attacco alle 9, stacco alle 13, faccio un'ora di pausa pranzo e poi continuo fino alle 18/18.30/19 a seconda delle giornate. So che per tanti non è così facile perché spesso lo smart working è diventato “tanto sei a casa, facciamo la call alle 19”. E poi per me è fondamentale non lavorare in pigiama, mai. La mia regola è che devo essere sempre presentabile nel caso dovessi aprire a un corriere o uscire fuori, quindi sì abiti comodi, ma non in pigiama. un'altra cosa molto importante, che magari in ufficio facciamo naturalmente, alzandoci dalla scrivania per fare cose, ma che a casa magari non siamo abituati a fare: alzarsi, uscire in balcone, guardare fuori dalla finestra, allargare lo sguardo, possibilmente ogni ora. Fa bene alla vista e fa bene all'umore.

Secondo te cambierà qualcosa nei confronti del telelavoro? Più servizi, più centri di telelavoro, cose così. Una volta a Londra, per esempio, sono stato in un posto di telelavoro fichissimo, veniva voglia di star lì tutto il giorno. A Roma ci sono? Ce n'è qualcuno sicuramente, anche se come detto non li ho mai frequentati. sicuramente non c'è la scelta che ho visto a Milano. Sarebbe bello, me lo auguro ma non so se essere anche ottimista in merito.

A proposito di meme, raccontami un po' del diario della pandemia. Come ti è venuta l'idea, che riscontro hai avuto... Chi aveva mai pensato di poter vivere una pandemia? Io no. Cioè, dopo aver letto Spillover sì, ma l'ho letto dopo. Prima no, assolutamente. Il giorno che l'OMS ha dichiarato la pandemia ho pensato che potesse essere interessante tenere una specie di diario di bordo (del resto nasciamo tutti dai blog, no?). Era un momento di incertezza assoluta – e una cosa che spero non si ripeterà presto – quindi ho pensato fosse il caso di tenerne traccia in modo semiserio e molto personale. Ho iniziato a scrivere un post al giorno, tutte le sere prima di andare a dormire, facendo un po' il punto della situazione, registrando anche gioie, tristezze ed eventuali ansiette, e concludendo con un meme a tema, perché ci sarà pure la pandemia ma non ci impedirà di farci una risata. È finita che il diario della pandemia è andato avanti per settanta giorni senza pause, ha riscosso un certo successo tra i miei contatti che hanno iniziato a viverlo come appuntamento quotidiano, un po' per farsi una risata, un po' forse per sentirsi meno soli in questa situazione strana che abbiamo vissuto. Ora che non c'è più molto da scrivere ogni giorno, ma la pandemia non è ancora finita, è diventato settimanale, ogni domenica. Un piccolo riassunto della vita post-lockdown, al momento.

Hai un meme preferito, tra tutti quelli che hai pubblicato? Sceglierne uno su settanta è impossibile, ce ne sono davvero di geniali e soprattutto sono bellissimi perché spesso ne ho trovati di freschi sui fatti di giornata, i meme sono davvero un'arte. Se vuoi ti posso dare una top tre.

timetraveller

tenebre

fase2

A proposito di fase 2: che ne pensi? Come la vivi? Abbastanza bene. Nella mia regione la situazione è molto tranquilla, i contagi sono pochissimi, quindi cerco di fare le cose che farei normalmente (sono andata dal parrucchiere, da ikea, dal dentista, al centro commerciale), con tutte le dovute precauzioni ma senza troppa ansia.