gpdimonderose

grammaturgy…..l’ikonapoiesis-post-ikonoclastia della re-esistenza, re-surrezione, eventuale degli dei che vengono dal nulla, dell’eterno ritorno degli dei-disdei fuggenti-fuggitivi. È l’ikonapoiesis-post-ikonoclasta che si dà quale essere-arte-del-sacro-essere, dell’essere-divino-essere, della mitopoiesis della dis-apparenza-post-apparenza degli dei-disdei-post-ikonoclastia-ikonopoitica dell’opera d’arte che si disvela quale ontovisione della verità dell’essere-arte-sacra. Gli dei hanno abbandonato l’apparenza mondana per abitare divinamente il mito post-ikonoclasta per essere solo mitopoiesis archeologica, ma non hanno più soggiornato nella radura-diradanza dell’essere: lì nell’abisso-disabisso della spazialità vuota ove l’essere si eventua per abitare la mondità non c’è la presenza-assenza, né l’apparenza-dis-apparenza degli dei-disdei fuggenti-fuggitivi, ma solo l’ontopoiesis o ikonapoiesis-post-ikonoclasta dell’ontosonanza-ontovisiva dell’essere. Per tali eventi l’essere non si sente abbandonato, non avverte l’apparenza-dis-apparenza dell’abbandono, anzi si lascia o lascia che dei abbandonino la mondità per rifugiarsi nel mito-post-ikonoclasta, né l’essere si rivela soccombente dinnanzi alla furia catastrofica e decostruente dell’ikonoclastia mitica dell’apparenza dell’ente-sacro, anzi è indifferente di fronte agli eventi del nihilismo-ikonoclasta attuato dalla tecnè-epistemica-mitoklastica, giacchè la sua ikonopoiesis-post-iconoclasta si dà, si eventua sulle ceneri degli eventi-ikonoclasti-mitoclasti delle entità-sacre-mondane o della mondanità. L’essere ikonapoiesis-post-ikonoclastia della mitopoiesis-post-iconoclasta si eventua anche quando gli dei sono scomparsi, o la loro apparenza è dis-apparenza, o sono fuggiti-disfuggiti dinnanzi alla volontà di potenza iconoclasta o mitoclasta della tecnica ontoteologica, o la loro fuga-disfuga sia approdata nel regno del mito per sottrarsi alla furia decostruttrice dell’iconoclastia o mitoclastia dell’epistemè-tecnè, anche dopo tutti quei possibili e plausibili eventi ed anche quando l’essenza del sacro e del divino si presenti nell’apparenza-dis-apparenza dell’eterno ritorno dell’ikonoclastia o della mitoclastia, anche allora l’essere si dis-oblia con indifferenza nella ikonapoiesis-post-iconoclastia, nell’ontosonanza dell’onto-apparenza-dis-apparenza, nell’ontovisione delle muse-dismuse dell’essere e dell’interessere, della mitopoiesis-post-mitoklastia per soggiornare quale essere-opera-d’arte del musagete-dismusagete e per eventuarsi quale verità ikonopoietica-post-iconoclasta dell’essere, quale aletheia-disaletheia dell’ikonapoiesis-post-iconoclasta della messa in opera dell’esser-arte o della dismessa ikonopoietica-post-ikonoclastica dell’opera d’arte dell’essere. Per tali e tanti eventi ontologici o per tale destinanza-post-mito-iconoclasta anche quando l’opera d’arte è abbandonata dagli dei-disdei in fuga-disfuga per apparenza-destinanza iconoclasta o mitoclasta o ontoteologica o epistemica, l’essere non si cura o è indifferente o cura la sua passione per l’indifferenza per quella fuga-disfuga e quindi mai abbandona la verità ontologica dell’opera d’arte, giacchè la sua ikonapoiesis-post-iconoclasta non è mai scalfita dal nihilismo dell’iconoclastia-mitoclastia epistemica della tecnè dell’apparenza ontica e mondana. Anche quando l’opera d’arte viene decostruita dalla tecnica-epistemica-ikonoclasta-mitoclasta la sua ikonapoiesis si eventua nell’erranza dell’ontosonanza e nell’ontovisione ematopoietica dell’ontopoiesis o imagopoiesis dell’aletheiapoiesis: giacchè è l’ikonapoiesis dell’aletheiapoiesis della mitopoiesis che si eventua nella gestell dell’opera d’arte, anche quando gli dei-disdei ontoteologici sono fuggiti-disfuggiti e l’arte fu ed è stata preda dell’ikonoclastia e mitoclastia della tecnica-epistemica ontica e mondana. Anzi proprio quando impera nell’arte e nella pro-gettualità la tecnè-epistemica-virtuale-ikonoclasta sopratutti allora si dà, c’è, ilya, l’eterno ritorno dell’aletheiapoiesis nella sua ontosonanza-ontovisiva-ontoprogettuale-post-ikonklasta del musagete-postmitoklasta contemplante l’ikonopoiesis delle muse-dismuse-postmuseklaste ontopoietiche-postmitoklaste e mitopoietiche-postikonoklaste. L’ikonapoiesis dell’aletheiapoiesis è quella che resta-invisible, disapparenza-della-apparenza, è l’esserci-mai-visto, mai-visibile, mai-udibile, mai-dicibile di fronte alla furia nihilista dell’ikonoclastia e mitoclastia evidente dopo la fuga ontoteologica degli dei-disdei o dinnanzi all’imperativo della volontà di potenza della tecnè-epistemica-iconoclasta-mitoclasta: lì nell’epoca della sua morte irreversibile c’è il suo eterno ritorno, lì ove si celebra la sua assenza ontoteologica c’è la sua presenza ontologica-postepistemica-post-tecnè. L’ontologia della verità dell’opera d’arte lì si eventua, lì nella prossimità-disallontanante o nella disallontananza-prossimante, lì nel vuoto kaos-kosmico lasciato in eredità dagli dei fuggitivi-fuggenti, lì nella radura-diradanza si dà quale gestell-postikonoklasta-che-resta-invisibile-inaudita-indicibile, mai-vista, mai-sentita, mai-detta, ontovisione mai-visibile allo sguardo paradigmatico ontoteologico ed epistemico, ontosonanza mai prima d’allora risuonante che si discopre solo alla presenza della con-temperanza del musagete-postmitoklasta e postikonoklasta-ontopoietico dell’aletheiapoiesis ikonopoietica delle muse-postmuse. L’ikonapoiesis custodisce l’enigma dell’opera d’arte, cura e krypta l’indicibile dell’esser-arte, svela alla mondità e all’esserci l’evento dell’esser-creata-arte del musagete-sempre-postepistemico-postikonoclasta-postmitoclasta-postmuse che getta e progetta l’aldilà in con-temperanza dell’ontovisione delle muse-dismuse-postmuse-dell’essere, dell’interesserci-postinteresserci, dell’interessere-postinteressere: o con più pregnanza all’essere-che-resta-invisibile o all’essere-che-resta-inaudito o all’essere-che-resta-indicibile o che fin allora era-invisibile, era-inaudito, era-indicibile, e che si disveli lì ed aldilà in essere che si eventui nell’ontosonanza e ontovisione dell’ontikona o nell’ikonapoiesis o nell’imagopoetante dell’essere musa delle post-muse-in-essere-create dall’arte. Lì in quell’essere-per-la-fine dell’arte o con-figura-disfigura-postfigura delle configurazioni postikonoklaste o in quell’essere-per-la-fine-dell’essere che è ancora invisibile-inaudito-indicibile-abissale-kaosmico si disveli l’evento dell’essere per la fine della morte o dell’essere per la fine della morte-dell’arte quale ikonapoetante dell’essere per la vivenza dell’essere o dell’essere per la vivenza dell’esser-arte-postikonoklasta-post-mitoklasta o dell’essere per la vivenza dell’opera d’arte post-muse o dell’essere per la vivenza della verità nella messa in opera dell’essere arte del musagete-postmitoklasta in contemplanza delle muse-dismuse-postmuse dell’essere. Lì si dà l’evento della com-prensione dell’essere quale ontoepistemica dell’essere-verità-dell’arte, lì si getta il pro-getto ontologico dell’ikonapoiesis-postikonoklasta-postmitoklasta dell’essere-arte-della-verità-dell’essere, dell’essere-arte-dell’aletheia-dell’essere, dell’essere-arte-della-disvelanza-dell’essere. È il pro-getto ontologico dell’essere che si eventui quando gli dei-disdei abbandonano la mondità e la mondanità e l’esserci e l’essere nel mondo per fuggire-disfuggire nel mito o nell’iconoclastia, lì nel medesimo istante l’essere abbandonato dagli dei abbandona gli dei alla loro destinanza ontopoietica per lasciare libertà d’essere alla disvelatezza dell’origine dell’opera d’arte, per essere solo arte dell’essere e mai più solo arte contemplante gli dei in fuga-disfuga ontoteologici, iconoclasti, idola della mondanità. Lì l’essere abbandona gli dei ed è abbandonato dagli dei, ma in quella diradanza vuota, in quella radura-diradanza s’eventua il progetto ontologico dell’essere arte dell’essere: l’arte consente l’onto-visione e l’ontosonanza dell’essere, quale ontologia dell’arte dell’essere-che-mai-non-c’è, ma che c’è…..

È eventy È physix panikoniriconty? È già di per sé. Lì È physix la “paniaoroscopia” o “Fenomenologia” di Peirce, manifestatlo stesso ione non rivela una presenza, fa un segno. Si può leggere nel Principio di Fenomenologia che “l'idea della manifestazioneè l'idea di un segno. “Non c'è quindi alcuna fenomenalità che riduce il segno o il rappresentatore in modo che la cosa significata possa essere lasciata brillare finalmente nella luminosità della sua presenza. La cosiddetta “cosa stessa” è sempre già un rappresentante protetto dalla semplicità dell'evidenza intuitiva. Il representamen funziona solo dando origine a un interpretante che diventa esso stesso un segno e così via all'infinito. L'auto-identità del significato si nasconde incessantemente ed è sempre in movimento. La proprietà del representamen deve essere se stessa e un'altra, essere prodotta come una struttura di riferimento, essere separata da se stessa. La proprietà del representamen non è appropriata [ propre ] ,vale a dire assolutamente vicino a se stesso ( prope, proprius). Il rappresentato è sempre già un rappresentante. Definizione del segno:

Qualunque cosa determini qualcos'altro (il suo interpretante) per riferirsi a un oggetto a cui si riferisce (il suo oggetto) allo stesso modo, questo interpretante diventa a sua volta un segno, e così via all'infinito. . . . Se la serie di interpretanti successivi giunge al termine, il segno viene quindi reso imperfetto, almeno. [ Elementi di logica ]

Dal momento che c'è un significato non ci sono nient'altro che segni. Pensiamo solo a segni. Il che equivale a rovinare la nozione del segno nel momento stesso in cui, come in Nietzsche, la sua esigenza è riconosciuta nell'assoluto rispetto del suo diritto. Si potrebbe chiamare play l'assenza del significato trascendentale come illimitatezza del gioco, vale a dire come la distruzione dell'ontologia e la metafisica della presenza. Non sorprende che lo shock, la formazione e l'indebolimento della metafisica fin dalla sua origine, si lasci chiamare cosìnel periodo in cui, rifiutando di legare la linguistica alla semantica (che tuttora fanno tutti i linguisti europei, da Saussure a Hjemslev), espellendo il problema del significato al di fuori delle loro ricerche, certi linguisti americani si riferiscono costantemente al modello di un gioco. Qui si deve pensare di scrivere come un gioco nel linguaggio. (Il Fedro ha condannato la scrittura proprio come un gioco – paidia – e si oppone ad infantilismo alla gravità degli adulti [ spoudè ] del discorso), questo gioco, pensato come assenza di significato trascendentale, non è un gioco nelil mondo, come è sempre stato definito, allo scopo di contenerlo, dalla tradizione filosofica e come i teorici del gioco considerano anche questo (o coloro che, seguendo e andando oltre Bloomfield, rimandano la semantica alla psicologia o qualche altra disciplina locale) . Per pensare in modo radicale le problematiche ontologiche e trascendentali devono prima essere seriamente esaurite; la questione del significato dell'essere, l'essere dell'entità e dell'origine trascendentale del mondo – della mondanità del mondo – deve essere pazientemente e rigorosamente elaborata, il movimento critico delle domande husserliali e heideggeriane deve essere efficacemente seguito fino in fondo, e la loro efficacia e leggibilità devono essere conservate. Anche se fosse cancellato, senza di essa i concetti di gioco e scrittura a cui far ricorso rimarranno intrappolati nei limiti regionali e in un discorso empirista, positivista o metafisico. La contromossa che i detentori di un tale discorso si sarebbero opposti alla tradizione precritica e alla speculazione metafisica non sarebbe altro che la rappresentazione mondana della loro stessa operazione. È quindiil gioco del mondo che deve essere pensato per primo; prima di tentare di capire tutte le forme di gioco nel mondo.

Fin dall'apertura del gioco, quindi, siamo nel divenire-immotivati ​​del simbolo. Riguardo a questo divenire, anche l'opposizione diacronica e sincronica è derivata. Non sarebbe in grado di padroneggiare una grammatologia in modo pertinente. L'immotivazione della traccia deve ora essere intesa come un'operazione e non come uno stato, come un movimento attivo, una demotivazione e non come una determinata struttura. La scienza dell '“arbitrarietà del segno”, la scienza dell'immotivazione della traccia, la scienza della scrittura prima della parola e della parola, la grammatologia coprirebbero quindi un vasto campo entro il quale la linguistica, per astrazione, delinea la propria area, con i limiti che Saussure prescrive al suo sistema interno e che deve essere attentamente riesaminato in ogni sistema di scrittura / scrittura nel mondo e nella storia.

Con una sostituzione che sarebbe tutt'altro che verbale, si può sostituire la semiologia con la grammatologia nel programma del Corso di linguistica generale :

Lo chiamerò [grammatologia] .... Poiché la scienza non esiste ancora, nessuno può dire cosa sarebbe; ma ha il diritto all'esistenza, un posto tracciato in anticipo. La linguistica è solo una parte di [quella] scienza generale. . . ; le leggi scoperte da [grammatologia] saranno applicabili alla linguistica.

Il vantaggio di questa sostituzione non sarà solo quello di dare alla teoria della scrittura lo scopo necessario per contrastare la repressione logocentrica e la subordinazione alla linguistica. Libererà il progetto semiologico da ciò che, nonostante la sua maggiore estensione teorica, è rimasto governato dalla linguistica, organizzato come se la linguistica fosse al contempo il suo centro e il suo telos. Anche se la semiologia era in effetti più generale e più completa della linguistica, continuava a essere regolamentata come se fosse una delle aree della linguistica. Il segno linguistico è rimasto esemplare per la semiologia, lo ha dominato come il segno-padrone e come il modello generativo: il modello [ patrono ].

Si potrebbe quindi dire che i segni che sono del tutto arbitrari realizzano meglio degli altri l'ideale del processo semiologico; questo è il motivo per cui il linguaggio, il più complesso e universale di tutti i sistemi di espressione, è anche il più caratteristico; in questo senso la linguistica può diventare il modello principale per tutti i rami della semiologia sebbene il linguaggio sia solo un particolare sistema semiologico (in corsivo aggiunto).

Di conseguenza, riconsiderando l'ordine di dipendenza prescritto da Saussure, apparentemente invertendo la relazione tra la parte e il tutto, Barthes realizza infatti l'intenzione più profonda del Corso :

D'ora in poi dobbiamo ammettere la possibilità di invertire la proposta di Saussure un giorno: la linguistica non è una parte, anche se privilegiata, della scienza generale dei segni, è la semiologia che fa parte della linguistica. [ Comunicazioni ]

Questo rovesciamento coerente, sottomettendo la semiologia a una “translinguistica”, porta alla sua completa spiegazione una linguistica storicamente dominata dalla metafisica logocentrica, per la quale in effetti non c'è e non dovrebbe esserci “alcun significato se non quello di nome” ( ibid .). Dominato dalla cosiddetta “civiltà della scrittura” che abitiamo, una civiltà della cosiddetta scrittura fonetica, cioè del logos in cui il senso dell'essere è, nel suo telos, determinato come parusia. L'inversione barthesiana è feconda e indispensabile per la descrizione del fatto e della vocazione di significazione nella chiusura di questa epoca e di questa civiltà che sta scomparendo nella sua stessa globalizzazione.

Cerchiamo ora di andare oltre queste considerazioni formali e architettoniche. Chiediamo in un modo più intrinseco e concreto, in che modo il linguaggio non è solo una specie di scrittura, “paragonabile a un sistema di scrittura” – scrive Saussure in modo curioso – ma una specie di scrittura. O meglio, dal momento che la scrittura non si riferisce più al linguaggio come estensione o frontiera, chiediamo che il linguaggio dell'arco sia una possibilità fondata sulla possibilità generale di scrivere. Dimostrando ciò, si darebbe allo stesso tempo un resoconto di quella presunta “usurpazione” che non potrebbe essere un incidente infelice. Suppone al contrario una radice comune e quindi esclude la somiglianza tra “immagine”, derivazione o riflessione rappresentativa. E così si potrebbe riportare al suo vero significato, alla sua possibilità primaria, l'analogia apparentemente innocente e didattica che fa dire a Saussure:

Il linguaggio è [paragonabile a] un sistema di segni che esprimono idee, ed è quindi paragonabile alla scrittura, all'alfabeto dei sordomuti, ai riti simbolici, alle formule educate, ai segnali militari, ecc. Ma è il più importante di tutti questi sistemi ( corsivo aggiunto).

Inoltre, non è un caso che, centotrenta pagine dopo, al momento di spiegare la differenza fonica come la condizione del valore linguistico (“da un punto di vista materiale”) egli deve nuovamente prendere in prestito tutte le sue risorse pedagogiche dall'esempio di scrittura :

Poiché uno stato identico degli affari è osservabile per iscritto, un altro sistema di segni, noi useremo la scrittura per tracciare alcuni confronti che chiariranno l'intera questione.

Seguono quattro elementi dimostrativi, che prendono in prestito schemi e contenuti della scrittura.

Ancora una volta, quindi, dobbiamo assolutamente opporci a Saussure. Prima di essere o non essere “annotato”, “rappresentato”, “figurato”, in una “grafia”, il segno linguistico implica una scrittura originaria. D'ora in poi, non è alla tesi dell'arbitrarietà del segno che farò appello diretto, ma a ciò che Saussure associa ad esso come un correlativo indispensabile e che mi sembrerebbe piuttosto porre le basi per esso: la tesi della differenza come la fonte del valore linguistico.

Quali sono, dal punto di vista grammatologico, le conseguenze di questo tema che è ora così noto (e su cui Platone ha già riflettuto nel Sofista )?

Per definizione, la differenza non è mai di per sé una pienezza sensibile. Pertanto, la sua necessità contraddice l'affermazione di un'essenza naturalmente fonetica del linguaggio. Contesta per lo stesso motivo la naturale dipendenza professata dal significante grafico. Questa è una conseguenza che Saussure attira contro le premesse che definiscono il sistema interno del linguaggio. Ora deve escludere ciò che gli ha permesso di escludere la scrittura: il suono e il suo “legame naturale” [lien naturel ] con significato. Ad esempio: “La cosa che costituisce il linguaggio è, come mostrerò in seguito, non correlata al carattere fonico del segno linguistico”. E in un paragrafo sulla differenza:

È impossibile che il solo suono, un elemento materiale, appartenga al linguaggio. È solo una cosa secondaria, la sostanza da usare. Tutti i nostri valori convenzionali hanno la caratteristica di non essere confusi con l'elemento tangibile che li supporta. . . . Il significante linguistico. . . non è [in sostanza] fonico ma incorporeo – costituito non dalla sua sostanza materiale ma dalle differenze che separano la sua immagine sonora da tutte le altre. L'idea o sostanza fonica contenuta in un segno è meno importante degli altri segni che la circondano.

Senza questa riduzione della materia fonica, la distinzione tra lingua e linguaggio, decisiva per Saussure, non avrebbe alcun rigore. Sarebbe lo stesso per le opposizioni che ne derivavano: tra codice e messaggio, schema e uso, ecc. Conclusione: “La fonologia che sopporta ripetere – è solo una disciplina ausiliaria [della scienza del linguaggio] e appartiene esclusivamente al parlare ”. La parola trae quindi da questa serie di scritti, noti o meno, che la lingua è, ed è qui che bisogna meditare sulla complicità tra le due “stabilità”. La riduzione della foné rivela questa complicità. Ciò che Saussure dice, ad esempio, sul segno in generale e su ciò che “conferma” attraverso l'esempio della scrittura, si applica anche al linguaggio: “I segni sono governati da un principio di semiologia generale: la continuità nel tempo è accoppiata al cambiamento nel tempo; questo è confermato dai sistemi ortografici, dal discorso dei sordomuti, ecc. “.

La riduzione della sostanza fonica non consente quindi solo la distinzione tra fonetica da una parte (e, a fortiori, dall'acustica o dalla fisiologia degli organi fonetici) e dalla fonologia dall'altra. Fa anche della stessa fonologia una “disciplina ausiliaria”. Qui la direzione indicata da Saussure ci porta oltre il fonologismo di coloro che professano di seguirlo su questo punto: infatti, Jakobson crede che l'indifferenza alla sostanza fonica dell'espressione sia impossibile e illegittimo. Critica così il glossematico. – di Hjelmslev che richiede e pratica la neutralizzazione della sostanza sonora. E nel testo citato sopra, Jakobson e Halle sostengono che il “requisito teorico” di una ricerca di invariabili che pone la sostanza sonora in parentesi (come contenuto empirico e contingente) è:

impraticabile poiché, come “Eli Fischer-Jorgensen espone [it]“, “la sostanza sonora [è presa in considerazione] ad ogni passo dell'analisi”. [Jakobson e Halle] Ma è una “discrepanza preoccupante”, come Jakobson e Halle avrebbe voluto? Non si può considerarlo come un fatto che serve come esempio, come fanno i fenomenologi che hanno sempre bisogno, mantenendolo sempre in vista, di un esemplare contenuto empirico nella lettura di un'essenza che è indipendente da esso di diritto? inammissibile in linea di principio poiché non si può considerare “che nella forma linguistica si oppone alla sostanza come costante a una variabile”. È nel corso di questa seconda dimostrazione che le formule letterarie saussuriane riappaiono nella questione dei rapporti tra parola e scrittura; l'ordine della scrittura è l'ordine di esteriorità dell '“occasionale”, dell'accessorio, dell' “ausiliare” del “parassita” (corsivo aggiunto). L'argomentazione di Jakobson e Halle fa appello alla genesi fattuale e invoca la scarsità di scrittura in senso colloquiale: “Solo dopo aver imparato il discorso si è laureato in lettura e scrittura. Anche se questa proposizione di senso comune fosse rigorosamente provata – qualcosa che non credo (dato che ognuno dei suoi concetti contiene un problema immenso) – si dovrebbe ancora ricevere la certezza della sua pertinenza all'argomento. Anche se il “dopo” era qui una facile rappresentazione, se si conoscesse perfettamente quello che si pensava e si affermava assicurando che si impara a scrivere dopo aver imparato a parlare, sarebbe sufficiente concludere che ciò che viene dopo “è” parassitario? E cos'è un parassita? E se scrivere fosse esattamente ciò che ci fa riconsiderare la nostra logica del parassita? In un altro momento della critica, Jakobson e Halle ricordano l'imperfezione della rappresentazione grafica; quell'imperfezione è dovuta “al modello cardinalamente dissimile di lettere e fonemi:”

Le lettere non riproducono mai, o solo parzialmente, le diverse caratteristiche distintive su cui si basa il modello fonemico e trascurano infallibilmente la relazione strutturale di queste caratteristiche.

L'ho suggerito sopra: non la radicale diversità dei due elementi – derivazione grafica e fonica – esclude? L'inadeguatezza della rappresentazione grafica non riguarda solo la comune scrittura alfabetica, a cui il formalismo glossematico non si riferisce in sostanza? Infine, se si accettano tutti gli argomenti fonologici così presentati, si deve ancora riconoscere che si oppongono a un concetto “scientifico” della parola parlata a un volgare concetto di scrittura. Ciò che vorrei mostrare è che non si può escludere la scrittura dall'esperienza generale della “relazione strutturale di queste caratteristiche”. Il che equivale, ovviamente, a riformare il concetto di scrittura.

In breve, se l'analisi di Jakobson è fedele a Saussure in questa materia, non è particolarmente così alla Saussure del capitolo VI? Fino a che punto Saussure avrebbe mantenuto l'inseparabilità della materia e della forma, che rimane l'argomento più importante di Jakobson e Halle? La domanda può essere ripetuta nel caso della posizione di André Martinet che, in questo dibattito, segue il capitolo VI del Corso alla lettera. E solo il Capitolo VI, da cui Martinet dissocia espressamente la dottrina di ciò che, nel Corso, cancella il privilegio della sostanza fonica. Dopo aver spiegato perché “una lingua morta con un'ideografia perfetta”, vale a dire una comunicazione efficace attraverso il sistema di una scrittura generalizzata, “non poteva avere un'autentica autonomia”, e perché comunque “un tale sistema sarebbe qualcosa di così In particolare, si può capire perché i linguisti vogliano escluderlo dal dominio della loro scienza “(La linguistique syncronique, p.88, corsivo aggiunto), Martinet critica coloro che, seguendo una certa tendenza in Saussure, mettono in dubbio il carattere essenzialmente fonico di il segno linguistico: “Verrà tentato di dimostrare che Saussure ha ragione quando annuncia che” la cosa che costituisce il linguaggio [ 1'essentiel de la langue] è. . . non correlato al carattere fonico del segno linguistico, “e, andando oltre l'insegnamento del maestro, per dichiarare che il segno linguistico non ha necessariamente quel carattere fonico”.

Su quel punto preciso, non si tratta di “andare oltre” l'insegnamento del maestro ma di seguirlo ed estenderlo. Non farlo è aggrapparsi a ciò che nel capitolo VI limita enormemente la ricerca formale e strutturale e contraddice le scoperte meno contestabili della dottrina saussuriana. Per evitare “andare oltre”, si rischia di tornare a un punto che non è all'altezza.

Credo che la scrittura generalizzata non sia solo l'idea di un sistema da inventare, una caratteristica ipotetica o una possibilità futura. Penso al contrario che il linguaggio orale appartiene già a questo scritto. Ma ciò presuppone una modifica del concetto di scrittura che per il momento ci limitiamo ad anticipare. Anche supponendo che non venga dato quel concetto modificato, supponendo che si consideri un sistema di pura scrittura come ipotesi per il futuro o un'ipotesi di lavoro, di fronte a tale ipotesi, un linguista dovrebbe rifiutare se stesso i mezzi per pensarlo e per integrarlo la sua formulazione all'interno del suo discorso teorico? Il fatto che molti linguisti lo facciano crea un diritto teorico? Martinet sembra essere di quella opinione. Dopo aver elaborato un'ipotesi puramente “dattilologica” del linguaggio, scrive, in effetti:

Si deve riconoscere che il parallelismo tra questa “dattilologia” e la fonologia è completo tanto in sincronia quanto in diacronico, e che la terminologia associata a quest'ultima può essere usata per la prima, eccetto naturalmente quando i termini si riferiscono al fonico sostanza. Chiaramente, se non desideriamo escludere dal dominio della linguistica i sistemi del tipo che abbiamo appena immaginato, è molto importante modificare la terminologia tradizionale relativa all'articolazione dei significanti in modo da eliminare ogni riferimento alla sostanza fonica; come Louis Hjelmslev quando usa “ceneme” e “cenasmatica” invece di “fonema” e “fonematica”. Tuttavia è comprensibile che la maggioranza dei linguisti esiti a modificare completamente il termine terminologico tradizionale edificio per i soli vantaggi teorici di poter includere nel campo della loro scienza dei sistemi puramente ipotetici. Per farli accettare di impegnarsi in una tale rivoluzione , devono essere persuasi che, nei sistemi linguistici attestati, non hanno alcun vantaggio nel considerare la sostanza fonica delle unità di espressione come di interesse diretto (in corsivo aggiunto).

Ancora una volta, non dubitiamo del valore di questi argomenti fonologici, dei presupposti dietro i quali ho tentato di esporre sopra. Una volta che si assumono questi presupposti, sarebbe assurdo reintrodurre confusamente una scrittura derivativa, nell'area del linguaggio orale e all'interno del sistema di questa derivazione. Non solo l'etnocentrismo non andrebbe evitato, ma tutte le frontiere all'interno della sfera della sua legittimità verrebbero quindi confuse. Non si tratta di riabilitare la scrittura in senso stretto, né di invertire l'ordine di dipendenza quando è evidente. Il fonologismo non respinge alcuna obiezione finché si conservano i concetti colloquiali di parola e scrittura che formano il solido tessuto della sua argomentazione. Concezioni colloquiali e quotidiane, abitate inoltre – in modo non convenzionale – da una vecchia storia,

Vorrei piuttosto suggerire che la presunta derivatività della scrittura, per quanto reale e massiccia, fosse possibile solo a una condizione: che il linguaggio originale, “” naturale “ecc. Non fosse mai esistito, mai stato intatto e intatto dalla scrittura, che è sempre stata una scrittura cattiva. Un'archeologia la cui necessità e nuovo concetto desidero indicare e delineare qui; e che continuo a chiamare scrittura solo perché essenzialmente comunica con il volgare concetto di scrittura. Quest'ultimo non si sarebbe potuto imporre storicamente se non attraverso la dissimulazione della scrittura archeologica, dal desiderio di un discorso che spostava l'altro e il suo doppio e lavorava per ridurne la differenza. Se continuo a chiamare quella differenza di scrittura, è perché, all'interno del lavoro di repressione storica, la scrittura era, secondo la sua situazione, destinato a significare la differenza più formidabile. Minacciava il desiderio del discorso vivente dalla vicinanza più vicina, esso discorso spezzato vivente dall'interno e dal principio. E come inizieremo a vedere, la differenza non può essere pensata senza la traccia.

Questa scrittura archeologica, sebbene il suo concetto sia invocato dai temi dell '“arbitrarietà del segno” e della differenza, non può e non può mai essere riconosciuto come oggetto di una scienza. È proprio quella cosa che non può lasciarsi ridursi alla forma della presenza. Quest'ultimo ordina tutta l'oggettività dell'oggetto e ogni relazione di conoscenza. Ecco perché ciò che sarei tentato di considerare nello sviluppo del Corso come “progresso”, rimettendo in discussione le posizioni acritiche del Capitolo VI, non dà mai origine a un nuovo concetto “scientifico” di scrittura.

Si può dire tanto dell'algebrismo di Hjelmslev, che indubbiamente ha tratto le conclusioni più rigorose da quel progresso?

Il Principes de grammaire g é nérale (1928) ha separato all'interno della dottrina del Corso il principio fonologico e il principio di differenza: ha isolato un concetto di forma che permetteva una distinzione tra differenza formale e differenza fonica, e questo anche entro “parlato” “ linguaggio. La grammatica è indipendente dalla semantica e dalla fonologia.

Quell'indipendenza è il principio stesso della glossematia come scienza formale del linguaggio. La sua formalità suppone che “non vi sia alcuna connessione necessaria tra suoni e linguaggio”. [ Sui Principi di Fomatologia ] Quella formalità è di per sé la condizione di un'analisi puramente funzionale. L'idea di una funzione linguistica e di un'unità puramente linguistica – il glossema – esclude quindi non solo la considerazione della sostanza dell'espressione (sostanza materiale) ma anche quella della sostanza del contenuto (sostanza immateriale). Poiché il linguaggio è una forma e non una sostanza (Saussure), i glossemi sono per definizione indipendenti dalla sostanza, immateriali (semantici, psicologici e logici) e materiali (fonici, grafici, ecc.). “[Hjelmslev e Uldall] Lo studio di il funzionamento del linguaggio, del suogiocare , presuppone che la sostanza del significato e, tra le altre sostanze possibili, quella del suono, sia posta tra parentesi. L'unità del suono e del senso è davvero qui, come ho proposto sopra, la chiusura rassicurante del piano. Hjelmslev colloca il suo concetto di schema o gioco di linguaggio all'interno dell'eredità di Saussure del formalismo di Saussure e della sua teoria del valore. Sebbene preferisca confrontare il valore linguistico al “valore dello scambio nelle scienze economiche” piuttosto che al “valore puramente logico-matematico”, assegna un limite a questa analogia.

Un valore economico è per definizione un valore con due facce: non solo svolge il ruolo di una costante nei confronti delle unità concrete di moneta, ma svolge anche il ruolo di una variabile rispetto ad una fissa quantità di merce che serve come standard. In linguistica, invece, non c'è nulla che corrisponda ad uno standard. Ecco perché il gioco degli scacchi e non il fatto economico rimane per Saussure l'immagine più fedele di una grammatica. Lo schema del linguaggio è in ultima analisi un gioco e niente di più. [Langue et parole, Essais linguistiques ]

Nella Prolegomena a una teoria della lingua (1943), che espone l' espressione / contenuto dell'opposizione , che sostituisce per la differenza significante / significato, e in cui ogni termine può essere considerato dal punto di vista della forma o della sostanza, Hjelmslev critica l'idea di un linguaggio naturalmente legato alla sostanza dell'espressione fonica. È stato per errore che finora si supponeva che “l'espressione di una sostanza di una lingua parlata dovrebbe consistere in” suoni “:”

Quindi, come è stato sottolineato in particolare dagli Zwirner, il fatto è stato trascurato dal fatto che il discorso è accompagnato da, e che certe componenti del discorso possono essere sostituite da, gesto, e che in realtà, come dicono gli Zwirner, non solo il i cosiddetti organi del linguaggio (gola, bocca e naso), ma quasi tutti i muscoli striati cooperano nell'esercizio del linguaggio “naturale”. Inoltre, è possibile sostituire la solita sostanza suono-e-gestuale con qualsiasi altra che si offre come appropriato in circostanze esterne mutate. Così la stessa forma linguistica può anche manifestarsi nella scrittura, come accade con una notazione fonetica o fonemica e con le cosiddette ortografie fonetiche, come ad esempio il finlandese. Ecco una sostanza “grafica” che è rivolta esclusivamente alla vigilia e che non ha bisogno di essere trasposta in una “sostanza” fonetica per essere colta o compresa. E questa “sostanza” grafica può, proprio dal punto di vista della sostanza, essere di vari tipi. [Prolegomena to A Theory of Language , 1943]

Rifiutando di presupporre una “derivazione” di sostanze derivante dalla sostanza dell'espressione fonica, Hjelmslev pone questo problema al di fuori dell'area dell'analisi strutturale e della linguistica.

Inoltre non è sempre certo cosa sia derivato e cosa no; non dobbiamo dimenticare che la scoperta della scrittura alfabetica è nascosta nella preistoria [n .: Bertrand Russell giustamente richiama l'attenzione sul fatto che non abbiamo alcun mezzo per decidere se la scrittura o la parola è la forma più antica di espressione umana (An Outline of Philosophy in modo che l'affermazione che si basa su un'analisi fonetica è solo una delle possibili ipotesi diacroniche, può anche essere basata su un'analisi formale della struttura linguistica, ma in ogni caso, come riconosciuto dalla linguistica moderna, le considerazioni diacroniche sono irrilevante per le descrizioni sincroniche.

HJ Uldall fornisce una formulazione straordinaria del fatto che la critica glossematica opera allo stesso tempo grazie a Saussure e contro di lui; che, come ho suggerito sopra, lo spazio appropriato di una grammatologia è allo stesso tempo aperto e chiuso da The Course in General Linguistics. Per dimostrare che Saussure non ha sviluppato “tutte le conseguenze teoriche della sua scoperta”, scrive:

È ancora più curioso quando consideriamo che le conseguenze pratiche sono state ampiamente tracciate, anzi erano state tracciate migliaia di anni prima di Saussure, perché è solo attraverso il concetto di differenza tra forma e sostanza che possiamo spiegare la possibilità di parlare e scrivere esistenti allo stesso tempo di espressioni della stessa lingua. Se una di queste due sostanze, la corrente d'aria o il flusso di inchiostro, fossero parte integrante della lingua stessa, non sarebbe possibile passare dall'una all'altra senza cambiare la lingua. [ Speech and Writing , 1938]

Indubbiamente la Scuola di Copenhagen libera così un campo di ricerca: diventa possibile indirizzare l'attenzione non solo sulla purezza di una forma liberata da tutti i legami “naturali” verso una sostanza ma anche su tutto ciò che, nella stratificazione del linguaggio, dipende dalla sostanza dell'espressione grafica. Una descrizione originale e rigorosamente delimitata di ciò può quindi essere promessa. Hjelmslev riconosce che “un'analisi della scrittura senza riguardo per il suono non è stata ancora intrapresa”. Pur deplorando anche che “la sostanza dell'inchiostro non ha ricevuto la stessa attenzione da parte dei linguisti che hanno così abbondantemente elargito sulla sostanza dell'aria”, HJ Uldall delimita questi problemi e sottolinea la reciproca indipendenza delle sostanze di espressione. Lo illustra in particolare dal fatto che, in ortografia,

Riconoscendo la specificità della scrittura, la glossematica non si è limitata a darsi i mezzi per descrivere l'elemento grafico. Mostrava l'arco per raggiungere l'elemento letterario, per quello che in letteratura passa attraverso un testo irriducibilmente grafico, legando il gioco di forme a una determinata sostanza di espressione. Se c'è qualcosa nella letteratura che non si lascia ridurre alla voce, all'epos o alla poesia, non si può ricatturarla se non isolando rigorosamente il legame che lega il gioco della formaalla sostanza dell'espressione grafica. (Si vedrà per lo stesso motivo che la “letteratura pura”, così rispettata nella sua irriducibilità, rischia anche di limitare il gioco, limitandolo, il desiderio di limitare il gioco è, inoltre, irresistibile.) Questo interesse per la letteratura si manifesta efficacemente in la scuola di Copenaghen. Rimuove così la cautela rousseauista e saussuriana nei confronti delle arti letterarie. Radicalizza gli sforzi dei formalisti russi, in particolare dell'O.PO.IAZ, i quali, nella loro attenzione all'essere letterario della letteratura, hanno forse favorito l'istanza fonologica e i modelli letterari che domina. In particolare la poesia. Quello che, all'interno della storia della letteratura e nella struttura di un testo letterario in generale, sfugge a quella struttura, merita un tipo di descrizione le cui norme e condizioni di possibilità glossario hanno forse meglio isolato. Si è forse così meglio preparato a studiare lo strato puramente grafico all'interno della struttura del testo letterario all'interno della storia del divenire-letterario della letteralità, in particolare nella sua “modernità”.

Indubbiamente un nuovo dominio è quindi aperto a nuove e feconde ricerche. Ma io non sono interessato principalmente a un tale parallelismo oa una tale parità riconquistata di sostanze di espressione. È chiaro che se la sostanza fonica perde il suo privilegio, non è a vantaggio della sostanza grafica, che si presta alle stesse sostituzioni. Nella misura in cui libera ed è inconfutabile, la glossematics funziona ancora con un concetto popolare di scrittura. Per quanto possa essere originale e irriducibile, la “forma di espressione” legata alla correlazione con la “sostanza di espressione” grafica rimane molto determinata. È molto dipendente e molto derivato rispetto alla scrittura archeologica di cui parlo. Questa scrittura archeologica sarebbe al lavoro non solo nella forma e nella sostanza dell'espressione grafica, ma anche in quella dell'espressione non grafica. Non costituirebbe solo il modello che unisce la forma a tutta la sostanza, la grafica o altro, ma il movimento della funzione-segno che collega un contenuto a un'espressione, che sia grafica o meno. Questo tema non poteva avere un posto nel sistema di Hjelmslev.

È perché la scrittura archeologica, il movimento della differenza, l'irriducibile archi-sintesi, l'apertura in una sola e medesima possibilità, la temporalizzazione e la relazione con l'altro e il linguaggio, non possono, come condizione di tutti i sistemi linguistici, formare una parte del sistema linguistico stesso ed essere situato come un oggetto nel suo campo. (il che non significa che abbia un campo reale altrove,un altro sito assegnabile.) Il suo concetto non potrebbe in alcun modo arricchire la descrizione scientifica, positiva e “immanente” (nel senso Hjelmsleviano) del sistema stesso. Pertanto, il fondatore della glossmatica avrebbe senza dubbio messo in dubbio la sua necessità, come lo sono, in blocco e in modo legittimo, tutte le teorie extralinguistiche che non derivano dall'irriducibile immanenza del sistema linguistico. Avrebbe visto in quell'idea uno di quegli appelli per sperimentare che una teoria dovrebbe fare a meno. Non avrebbe capito perché il nome continuasse a scrivere – per essere usato per quella X che diventa così diversa da quella che è sempre stata chiamata “scrittura”.

Ho già iniziato a giustificare questa parola, e in particolare la necessità della comunicazione tra il concetto di scrittura archeologica e il concetto volgare di scrittura presentato alla decostruzione da esso. Continuerò a farlo di seguito. Per quanto riguarda il concetto di esperienza, è molto ingombrante qui. Come tutte le nozioni che sto usando qui, appartiene alla storia della metafisica e possiamo usarlo solo in cancellazione [ sous rature ] . “Esperienza” ha sempre designato la relazione con una presenza, sia che la relazione sia cattiva o meno la forma della coscienza. Ad ogni modo, in base a questo tipo di contorsioni e contese che il discorso è costretto a subire, dobbiamo esaurire le risorse del concetto di esperienza prima di raggiungere e raggiungere, mediante la decostruzione, il suo fondamento ultimo. È l'unico modo per sfuggire all'empirismo e alle critiche “ingenue” dell'esperienza allo stesso tempo. Così, per esempio, l'esperienza la cui “teoria”, dice Hjelmslev, “deve essere indipendente” non è l'intera esperienza. Corrisponde sempre ad un certo tipo di esperienza fattuale o regionale (storica, psicologica, fisiologica, sociologica, ecc.), Dando origine a una scienza che è essa stessa regionale e, come tale, rigorosamente al di fuori della linguistica. Non è affatto così nel caso dell'esperienza come arche-writing. La parentesi delle regioni dell'esperienza o della totalità dell'esperienza naturale deve scoprire un campo di esperienza trascendentale. Questa esperienza è accessibile solo nella misura in cui, dopo aver, come Hjelmslev, isolato la specificità del sistema linguistico ed escluso tutte le scienze estrinseche e le speculazioni metafisiche, si pone la questione dell'origine trascendentale del sistema stesso, come un sistema di gli oggetti di una scienza e, correlativamente, del sistema teorico che la studia: qui il sistema oggettivo e “deduttivo” che la glossematica desidera essere. Senza di ciò, il progresso decisivo compiuto da un formalismo rispettoso dell'originalità del suo oggetto, del “sistema immanente dei suoi oggetti”, è tormentato da un oggettivismo scientifico, cioè da un'altra metafisica non percepita o non confessata. Questo è spesso evidente nel lavoro della Scuola di Copenaghen. È per evitare di ricadere in questo ingenuo oggettivismo che mi riferisco qui a una trascendentalità che altrove ho messo in discussione. È perché credo che ci sia una critica trascendente e al di là di quella trascendente. Fare in modo che l'aldilà non ritorni all'interno è riconoscere nella contorsione la necessità di un percorso [percorsi ]. Quel percorso deve lasciare una traccia nel testo. Senza quella traccia, abbandonata al semplice contenuto delle sue conclusioni, il testo ultra-trascendentale assomiglierà così strettamente al testo precritico da essere indistinguibile da esso. Dobbiamo ora formare e meditare sulla legge di questa somiglianza. Ciò che chiamo la cancellazione dei concetti dovrebbe segnare i luoghi di quella meditazione futura. Ad esempio, il valore dell'arca trascendentale [ archie] deve far sentire la sua necessità prima di lasciarsi cancellare. Il concetto di traccia archeologica deve soddisfare sia quella necessità che quella cancellazione. È infatti contraddittorio e non accettabile nella logica dell'identità. La traccia non è solo la scomparsa dell'origine – all'interno del discorso che sosteniamo e secondo il percorso che seguiamo significa che l'origine non è nemmeno scomparsa, che non è mai stata costituita se non reciprocamente da una non-origine, la traccia, che diventa così l'origine dell'origine. Da allora in poi, per strappare il concetto di traccia dallo schema classico, che lo deriverebbe da una presenza o da una non-traccia originaria e che ne farebbe un segno empirico, si deve in effetti parlare di una traccia o di un'arca originaria -traccia. Eppure sappiamo che quel concetto distrugge il suo nome e quello, se tutto inizia con la traccia, non c'è soprattutto traccia originaria. Dobbiamo allorasituare, come un semplice momento del discorso, la riduzione fenomenologica e il riferimento husserliano a un'esperienza trascendentale. Nella misura in cui il concetto di esperienza in generale – e dell'esperienza trascendentale, in particolare in Husserl – rimane governato dal tema della presenza, partecipa al movimento della riduzione della traccia. The Living Present ( Lebendige Gegenwart) è la forma universale e assoluta dell'esperienza trascendentale a cui Husserl ci rimanda. Nelle descrizioni dei movimenti di temporalizzazione, tutto ciò che non tormenta la semplicità e il dominio di quella forma sembra indicarci quanto la fenomenologia trascendentale appartenga alla metafisica. Ma questo deve fare i conti con le forze della rottura. Nella temporalizzazione originaria e nel movimento di relazione con l'esterno, come effettivamente li descrive Husserl, la non rappresentazione o la depresentazione è come “originaria” come presentazione. Ecco perché un pensiero della traccia non può più rompere con una fenomenologia trascendentale che essere ridotto aesso. Qui come altrove, porre il problema in termini di scelta, obbligare o credere di essere obbligati a rispondere con un sì o un no, a concepire l'appartenenza come una fedeltà o non pertinenza, è semplicemente confondere livelli molto diversi , percorsi e stili. Nella decostruzione dell'arca, non si fa una scelta.

Quindi ammetto la necessità di passare attraverso il concetto di traccia archeologica. In che modo questa necessità ci guida dall'interno del sistema linguistico? In che modo il sentiero che conduce da Saussure a Hjelmslev ci impedisce di evitare la traccia originaria?

In questo il suo passaggio attraverso la forma è un passaggio attraverso l'impronta. E il significato della differenza in generale sarebbe più accessibile se l'unità di quel doppio passaggio apparisse più chiaramente.

In entrambi i casi, si deve partire dalla possibilità di neutralizzare la sostanza fonica.

Su una banda, l'elemento fonico, il termine, la pienezza che è chiamata sensibile, non apparirebbe tale senza la differenza o l'opposizione che dà loro forma. Questo è il significato più evidente dell'appello alla differenza come la riduzione della sostanza fonica. Qui l'apparire e il funzionamento della differenza presuppone una sintesi originaria non preceduta da alcuna semplicità assoluta. Tale sarebbe la traccia originaria. Senza una ritenzione nell'unità minima dell'esperienza temporale, senza una traccia che trattiene l'altro come un altro nella stessa, nessuna differenza farebbe il suo lavoro e nessun significato apparirebbe. Non è qui la questione di una differenza costituita, ma piuttosto, prima di ogni determinazione del contenuto, del puro movimento che produce differenza. Il ( puro ) la traccia è differenza. Non dipende da alcuna pienezza sensibile, udibile o visibile, fonica o grafica. È, al contrario, la condizione di una tale pienezza. Anche se non è cosìEsistono, anche se non è mai un essere al di fuori di ogni pienezza, la sua possibilità è di diritti anteriori a tutto ciò che si chiama segno (significato / significante, contenuto / espressione, ecc.), concetto o operazione, motoria o sensoriale. Questa differenza non è quindi più sensibile di quella intelligibile e consente l'articolazione di segni tra loro all'interno dello stesso ordine astratto – un testo fonico o grafico per esempio – o tra due ordini di espressione. Permette l'articolazione della parola e della scrittura – nel senso colloquiale – come fonda l'opposizione metafisica tra il sensibile e l'intelligibile, quindi tra significante e significato, espressione e contenuto, ecc. Se il linguaggio non fosse già, in questo senso, un scrivere, nessuna “notazione” derivata sarebbe possibile; e il problema classico delle relazioni tra parola e scrittura non poteva sorgere. Certo, il positivole scienze della significazione possono solo descrivere l'opera e il fatto della differenza, le differenze determinate e le presenze determinate che rendono possibile. Non ci può essere una scienza della differenza nel suo funzionamento, poiché è impossibile avere una scienza dell'origine della presenza stessa, cioè di una certa non-origine.

La differenza è quindi la formazione della forma. Ma è d' altra parte l'essere impresso dell'impronta. È risaputo che Saussure distingue tra “immagine sonora” e suono obiettivo. Si dà quindi il diritto di “ridurre”, in senso fenomenologico, le scienze dell'acustica e della fisiologia nel momento in cui istituisce la scienza del linguaggio. L'immagine sonora è la struttura dell'apparire del suono [ l'apparaître du son ] che è tutt'altro che il suono che appare [ le son apparaissant ] . È l'immagine sonora che si chiama significante, riservando il nome significato non per la cosa, per essere sicuri (è ridotta dall'atto e dall'ideale del linguaggio), ma per il “concetto”, senza dubbio un'idea infelice qui ; diciamo per l'idealità del senso. “Propongo di mantenere il segno di parola [ signe ] per designare il tutto e di sostituire il concetto e l'immagine-suono rispettivamente con significati [ signifé ] e significante [ signifiant ].” L'immagine sonora è ciò che viene ascoltato;non il suono udito ma l'essere-barba del suono. Essere ascoltati è strutturalmente fenomenale e appartiene a un ordine radicalmente dissimile da quello del suono reale nel mondo. Si può solo dividere questa eterogeneità sottile ma assolutamente decisiva con una riduzione fenomenologica. Quest'ultimo è quindi indispensabile per tutte le analisi dell'essere ascoltati, che siano ispirati da preoccupazioni linguistiche, psicoanalitiche o di altro genere.

Ora “l'immagine sonora”, l'apparenza strutturata [ l'apparaître ] del suono, la “materia sensoriale” vissuta e informata dalla differenza, ciò che Husserl chiamerebbe la struttura hylè / morfé , distinta da tutta la realtà mondana, è chiamata la “Immagine psichica” di Saussure: “Quest'ultima [l'immagine sonora] non è il suono materiale, una cosa puramente fisica, ma l'impronta psichica del suono, l'impressione che fa sui nostri sensi [ la représentation que nous en donne le témoignage de nos sens ] . L'immagine sonora è un sensore, e se mi capita di chiamarlo “materiale”, è solo in questo senso, e in opposizione, all'altro termine dell'associazione, il concetto, che è generalmente più astratto “ . Anche se la parola “psichico” non è forse conveniente, tranne che per esercitare in questa materia una cautela fenomenologica, l'originalità di un certo luogo è ben marcata.

Prima di specificarlo, notiamo che questo non è necessariamente ciò che Jakobson e altri linguisti potrebbero criticare come “il punto di vista mentalista”:

Nel più antico di questi approcci, risalendo a Baudouin de Courtenay e sopravvivendo ancora, il fonema è un suono immaginato o voluto, opposto al suono emesso come un fenomeno “psicofonetico” al fatto “fisiofilo”. È l'equivalente psichico di un suono esteriorizzato.

Sebbene la nozione di “immagine psichica” così definita (vale a dire secondo una psicologia pre-fenomenologica dell'immaginazione) sia effettivamente di questa ispirazione mentalista, potrebbe essere difesa contro la critica di Jakobson specificando: (i) che potrebbe essere conservato senza necessariamente affermare che “il nostro linguaggio interno è limitato alle caratteristiche distintive dell'esclusione delle caratteristiche configurative o ridondanti;” (2) che la qualifica psichica non viene mantenuta se designa esclusivamente un'altra realtà naturale, interna e non esterna . Qui la correzione husserliana è indispensabile e trasforma anche le premesse del dibattito. Componente reale ( reell e non reale) dell'esperienza vissuta, la struttura hylè / morphé non è una realtà (Realtà ). Per quanto riguarda l'oggetto intenzionale, ad esempio, il contenuto dell'immagine, ma in realtà non ( si fa davvero ) appartengono sia al mondo o per esperienza vissuta: la componente non-reale del vissuto. L'immagine psichica di cui parla Saussure non deve essere una realtà interna che copia un esterno. Husserl, che critica questo concetto di “ritratto” in Idee, mostra anche nella Krisis come la fenomenologia dovrebbe superare l'opposizione naturalista in cui sopravvive la psicologia e le altre scienze dell'uomo – tra l'esperienza interna ed “esterna”. È quindi indispensabile preservare la distinzione tra il suono che appare [ le son apparaissant ] e l'apparire del suono [ l'apparaître du son] per sfuggire alla peggiore e più diffusa confusione; ed è in linea di principio possibile farlo senza “tentare [ing] di superare l'antinomia tra invarianza e variabilità assegnando il primo all'interiore e il secondo all'esperienza esterna” (Jakobson). La differenza tra invarianza e variabilità non separa i due domini l'uno dall'altro, ma divide ciascuno di essi in se stesso. Ciò fornisce una sufficiente indicazione che l'essenza del phonè non può essere letta direttamente e principalmente nel testo di una scienza mondana, di una psicofisiofonetica.

Queste precauzioni prese dovrebbero riconoscere che si trova nella zona specifica di questa impronta e questa traccia, nella temporalizzazione di un'esperienza vissuta che non è né nel mondo né in “un altro mondo”, che non è più sonoro che luminoso, non più nel tempo che nello spazio, che le differenze appaiono tra gli elementi o piuttosto le producono, le fanno emergere come tali e costituiscono i testi, le catene e i sistemi di tracce. Queste catene e sistemi non possono essere delineati se non nel tessuto di questa traccia o impronta. La differenza inaudita tra l'apparizione e l'apparenza [ I'apparaissant et I'apparaître ] (tra “il mondo” e “l'esperienza vissuta”) è la condizione di tutte le altre differenze, di tutte le altre tracce, ed è già una traccia. Quest'ultimo concetto è quindi assolutamente e per diritto “anteriore” a tutte le problematiche fisiologiche riguardanti la natura dell'engramme [l'unità di incisione], o problematiche metafisiche riguardanti il ​​significato di presenza assoluta la cui traccia è quindi aperta alla decifrazione. La traccia è infatti l' origine assoluta del senso in generale. Il che equivale a dire ancora una volta che non esiste un'origine assoluta del senso in generale. La traccia è la differenza che apre l'apparenza [ I'apparaître] e significato. Articolando il vivente sul non vivente in generale, origine di ogni ripetizione, origine dell'ideale, la traccia non è più ideale del reale, non più intelligibile del sensibile, non più un significato trasparente di un'energia opaca e nessun concetto di metafisica può descrivilo. E poiché è a fortiori anteriore alla distinzione tra le regioni della sensibilità, anteriore al suono quanto alla luce, c'è un senso nello stabilire una gerarchia “naturale” tra l'impronta del suono, ad esempio, e la grafica (grafica) impronta? L'immagine grafica non è visibile; e l'immagine acustica non viene ascoltata. La differenza tra le unità complete della voce rimane inaudita. E anche la differenza nel corpo dell'iscrizione è invisibile.

La cerniera [ La Brisure ] Immagino che tu abbia sognato di trovare una sola parola per designare la differenza e l'articolazione. Forse l'ho individuato per caso in [Dizionario di Robert] se suono la parola, o piuttosto ne indico il doppio significato. Questa parola è brisure [articolazione, rottura ] “– parte spezzata, rotta. Cf. breccia, crepa, frattura, difetto, spaccatura, frammento, [ bréche, cassure, frattura, faille, fente, frammento. ] – Articolazione a cerniera di due parti in legno o metallo. La cerniera, il brisure [giunto pieghevole] di un otturatore. Cf. congiunto. “– Roger Laporte (lettera)

Origine dell'esperienza dello spazio e del tempo, questa scrittura della differenza, questo tessuto della traccia, permette di articolare la differenza tra spazio e tempo, di apparire come tali, nell'unità di un'esperienza (di una “stessa” vissuta di un “stesso” corpo proprio [corpo propre]). Questa articolazione consente quindi ad una catena grafica (“visiva” o “tattile”, “spaziale”) di adattarsi, occasionalmente in modo lineare, ad una catena parlata (“fonica”, “temporale”). È dalla possibilità primaria di questa articolazione che si deve iniziare. La differenza è articolazione.

Questo è, in effetti, ciò che dice Saussure, contraddicendo il capitolo VI:

La questione dell'apparato vocale occupa ovviamente un posto secondario nel problema del linguaggio. Una definizione di linguaggio articolato potrebbe confermare questa conclusione. In latino, articulus : un membro, parte o suddivisione di una sequenza; applicato alla parola [ langage ], l'articolazione designa la suddivisione di una catena parlata in sillabe o la suddivisione della catena di significati in unità significative. . . . Usando la seconda definizione, possiamo dire che ciò che è naturale per l'umanità non è la lingua parlata, ma la facoltà di costruire

“ESSEREVENTY” È già È Omphaleventy Grammaontology Destringluoneventonty la vista del mondo, della coscienza e del linguaggio è stata accettata come corretta, e, se si esaminano i minimi particolari di quella visione, un'immagine piuttosto diversa (che è anche una non-immagine, come vedremo) emerge. Quell'esame comporta un'inchiesta sulla “operazione” dei nostri gesti più familiari. Per citare di nuovo Hegel: ciò che è “familiare” non è propriamente conosciuto, solo per il fatto che è “familiare”. Quando è coinvolto nel processo di conoscenza, è la forma più comune di autoinganno e un inganno di altri anche le persone, per assumere qualcosa di familiare, e lasciarlo passare [gefallen zu lassen] proprio su questo. Conoscenza di questo tipo, con tutto il suo parlare intorno [Hin- e Herreden] non ottiene mai dal posto, ma non ha idea che questo è il caso. . . . Mostrare [auseinander-legen] un'idea nei suoi elementi [ursprünglich] originali significa ritornare sui suoi momenti,. . 10 Quando Derrida scrive che, dal momento che Kant, la filosofia è diventata consapevole di assumersi la responsabilità del suo discorso, è questo riesame del familiare a cui sta suggerendo. E questo è uno dei motivi per cui è così attratto da Mallarmé, “quel poeta esemplare”, che ha investito ogni gesto di lettura e scrittura – persino il taglio di una doppia pagina non tagliata con un coltello – con un'importazione testuale. 11 E se l'assunzione di responsabilità per il proprio discorso porta alla conclusione che tutte le conclusioni sono autenticamente provvisorie e quindi in-conclusive, che tutte le origini sono allo stesso modo non originali, che la responsabilità stessa deve convivere con frivolezza, questo non deve essere motivo di tristezza. Derrida contrasta la malinconia di Rousseau con la gioia affermativa di Nietzsche proprio da questo punto di vista: “Rivolta verso la presenza, perduta o impossibile, dell'origine assente, [la] tematica strutturalista dell'irruzione immediata è quindi l'aspetto rozzo, negativo, nostalgico, colpevole, rousseauista di il pensiero del gioco di cui l'affermazione nietzscheana – la gioiosa affermazione del gioco del mondo e dell'innocenza del divenire, l'affermazione di un mondo di segni senza colpa, senza verità, senza origine, offerto a un'interpretazione attiva – sarebbe dall'altra parte. “(ED 427, SC 264) C'è, quindi, sempre già una prefazione tra due mani che tengono aperto un libro. E il “prefetto” dello stesso o di un altro nome proprio come “autore”, non deve scusarsi per “ripetere” il testo. “È impreciso, tuttavia, necessario dire,” ho scritto sopra, “che una cosa chiamata De la grammatologie è (era) l'origine provvisoria della mia prefazione ((xiv)).” Precisa ma necessaria. La mia situazione è analoga a una certa esigenza filosofica che spinge Derrida a scrivere “sous rature”, che traduco come “sotto cancellazione”. Questo è scrivere una parola, cancellarla e poi stampare sia la parola che la cancellazione. (Dal momento che la parola è inaccurata, è cancellata perché è necessaria, rimane leggibile.) Per fare un esempio da Derrida che citerò di nuovo: “. . . il segno [is med kryss] che ha il nome errato [cosa med kryss] ... che sfugge alla domanda istituzionale di filosofia. . . “(31, 19). Nell'esaminare cose familiari arriviamo a conclusioni così poco familiari che il nostro stesso linguaggio è distorto e piegato anche se ci guida. Scrivere “sotto cancellazione” è il marchio di questa contorsione. Derrida ci indirizza alla compagnia di Martin Heidegger Zur Seins come “autorità” per questa pratica strategicamente importante, 12 che non possiamo comprendere senza dare un'occhiata alla formulazione di Heidegger. Zur Seinsfrage è apparentemente una lettera a Ernst Jünger che cerca di stabilire una definizione speculativa di nichilismo. Proprio come Hegel, scrivendo una prefazione, affrontò filosoficamente il problema delle prefazioni, così Heidegger, stabilendo una definizione, affronta filosoficamente il problema delle definizioni: affinché la natura di qualcosa in particolare sia definita come un'entità, la domanda di L'essere è generale deve sempre essere affrontato e risposto affermativamente. Quel qualcosa è, presuppone che tutto possa essere. Qual è questa domanda dell'essere che è necessariamente precostituita in modo che il pensiero stesso si verifichi? Poiché è sempre anteriore al pensiero, non può mai essere formulata come una risposta alla domanda “che cos'è. . .: “La” bontà “della giustamente richiesta” buona definizione “trova la sua conferma nel rinunciare al desiderio di definire, nella misura in cui ciò deve essere stabilito su asserzioni in cui il pensiero si estingue. . . . Nessuna informazione può essere data sul nulla, sull'Essere e sul nichilismo, sulla loro essenza e sull'essenza (verbale) [è] dell'essenza (nominale) [che è] che può essere presentata tangibilmente sotto forma di asserzioni [lo è. . .]. “(QB 8-81) Questa possibilità di Essere deve essere concessa (o meglio è già di

spaziaturaduranza..... “Essere” e consente sia la cancellazione che la parola. È impreciso usare il parola “Essere” qui, per la differenziazione di un “concetto” di Essere ha già scivolato via da quella domanda precostituita di Essere. Eppure è necessario usare la parola, poiché la lingua non può fare di più: Uno sguardo riflessivo davanti a questo regno di “Essere” può solo scriverlo come ?? Il disegno di queste linee incrociate in un primo momento solo scongiura (abwehrt), in particolare l'abitudine di concepire “Essere” come qualcosa in piedi da solo. . . . Il segno di attraversare (Zeichen der Durchkreuzung1 può, per essere sicuro, ... non essere un segno puramente negativo dell'abbandono [Zeichen der Durchstreichung1. . . . Uomo dentro la sua essenza è il ricordo [o “memoriale”, Gediichtnis 1 di Essere, ma di ?? Ciò significa che l'essenza dell'uomo è una parte di ciò che è attraversato linee intersecate di ?? mette il pensiero sotto la pretesa di un più originario comando [anfanglichere Geheiss1. (QB 80-8 1, 82-8 3) La lingua è davvero tesa qui. La frase “1an nella sua essenza è il ricordo (memoriale) dell'Essere “un vuoto che attribuisce un agente al non descrivibile domanda di essere. Heidegger sta lavorando con le risorse del vecchia lingua, la lingua che già possediamo e che ci possiede. A fare una nuova parola significa correre il rischio di dimenticare il problema o crederci risolto: “Che la trasformazione del linguaggio che contempla il l'essenza dell'Essere è soggetta ad altre esigenze rispetto allo scambio di un vecchia terminologia per una nuova, sembra essere chiaro. “Questa trasformazione dovrebbe piuttosto comportare il “superamento” dei vecchi termini rilevanti e quindi liberandoli, esponendo “la pretesa pretesa che [pensando] conosci la soluzione degli enigmi e porta la salvezza. “(QB 72-7 3) Ora c'è una certa differenza tra ciò che Heidegger mette sotto cancellazione e ciò che Derrida fa. “Essere” è la parola d'ordine di Heidegger attraversa. Derrida non lo rifiuta. Ma la sua parola è “traccia” (il La parola francese ha forti implicazioni di traccia, impronta, impronta), a parola che non può essere una parola chiave, che si presenta come il marchio di un presenza anteriore, origine, padrone. Per “tracciare” si può sostituire “archewriting” (“archi-ecriture”), o “differenza”, o in realtà parecchi altri parole che Derrida usa nello stesso modo. Ma inizierò con “traccia / XVl Translator's Preface traccia, “perché è una parola semplice, e sembra anche, devo ammettere, qualcosa ritualmente soddisfacente sull'inizio della “traccia”. A dire il vero, quando Heidegger pone l'Essere prima di tutti i concetti, sta tentando per liberare il linguaggio dall'errore di un'origine fissa, che è anche un punto fisso fine. Ma, in un certo modo, crea anche l'Essere come quello che Derrida chiama il “significato trascendentale”. Per qualunque cosa un concetto possa “significare”, qualsiasi cosa che è concepito nel suo essere-presente deve condurci al già vissuto domanda di essere. In questo senso, il senso del riferimento finale, L'essere è davvero il significato finale a cui tutti i significanti fanno riferimento. Ma Heidegger chiarisce che l'essere non può essere contenuto da, è sempre precedente, anzi trascende, significato. È quindi una situazione in cui il significato comandi, ed è ancora libero da, tutti i significanti – un teologico riconoscibile situazione. La fine della filosofia, secondo Heidegger, è il ripristino del memoria di quel significato libero e comandante, per scoprire Urworter (parole originali) nelle lingue del mondo imparando a rintracciare il limitando la logica della significazione, un progetto che Derrida descrive come “l'altro” lato della nostalgia, che chiamerò speranza heideggeriana. . . . IO . . . devono riguardare a ciò che mi sembra essere trattenuto dalla metafisica in [Heidegger's] 'Spruch des Anaximander,' cioè la ricerca della parola corretta e il nome univoco. “(MP 29, SP 159-60) Derrida sembra non mostrare alcuna nostalgia per una presenza perduta. Lui vede nel concetto tradizionale del segno un'eterogeneità – “l'altro dei significati non è mai contemporaneo, è nel migliore dei casi un inverso sottilmente discrepante o paralleldiscrepante al momento di un respiro – dell'ordine del significante “(31, 18). È in effetti una ineluttabile nostalgia per l'eterogeneità di penceence un'unione dichiarando che un segno produce la presenza di il significato. Altrimenti sembrerebbe chiaro che il segno è il luogo in cui “l'altro completamente è annunciato come tale, senza alcuna semplicità, nessuno identità, ogni somiglianza o continuità – in ciò che non è “(69, 47). La parola e la cosa o il pensiero non diventano mai realmente uno. Ci viene ricordato, riferito a ciò che la convenzione di parole imposta come cosa o pensiero, da a particolare disposizione delle parole. La struttura delle opere di riferimento e può continuare a lavorare non a causa dell'identità tra questi due cosiddetti parti componenti del segno, ma a causa della loro relazione di differenza. Il segno segna un punto di differenza. Un modo per soddisfare la rabbia per l'unità è dire che, all'interno del fonico segno (discorso piuttosto che scrivere) non c'è struttura di differenza; e che questa non-differenza è sentita come auto-presenza nel silenzioso e solitario pensato al sé. Questo è un argomento così familiare che avremmo accettato prontamente se non ci fermassimo a pensarci. Ma se lo facessimo, lo faremmo notate che non vi è alcun motivo necessario per cui dovrebbe essere un suono particolare identico a un “pensiero o cosa”; e che l'argomento si applica anche quando uno “parla” in silenzio a se stesso. Saussure è stata quindi obbligata a Prefazione del traduttore XVll Fai notare che il significatore fonico è convenzionale quanto il grafico (7+ 51). Armato di questa intuizione semplice ma potente, abbastanza potente da “decostruire” il significato trascendentale “-che il segno, fonico come pure grafico, è una struttura di differenza, Derrida suggerisce che ciò che apre il la possibilità di pensare non è semplicemente la questione dell'essere, ma anche il differenza mai annullata da “completamente altro”. Questo è strano “essere” del segno: metà sempre “non c'è” e l'altra metà sempre “non quello.” La struttura del segno è determinata dalla traccia o traccia di quell'altro che è per sempre assente. Quest'altro è, naturalmente, non essere mai trovato nel suo pieno essere. Come anche eventi empirici come quelli di un bambino domanda o consultazione del dizionario proclama, un segno porta a un altro e così via all'infinito. Derrida cita Lambert e Peirce: “[filosofia dovrebbe] ridurre la teoria delle cose alla teoria dei segni “. . . . 'L'idea di la manifestazione è l'idea di un segno “” (72, 49), e li contrappone a Husserl e Heidegger. Sulla strada per la traccia / traccia, la parola “segno” deve essere messo sotto la cancellazione: “il segno ?? che ha il nome ingiusto di lhfHg, l'unico, quello sfugge alla domanda istituzionale di filosofia: “Cos'è. . . 7 '” Derrida, quindi, dà il nome “traccia” alla parte suonata dal radicalmente altro all'interno della struttura della differenza è il segno. (Mi attengo a “tracciare” nella mia traduzione, perché “sembra uguale” alla parola di Derrida; il lettore deve ricordare a se stesso almeno la traccia, anche la traccia, contenuta all'interno la parola francese. ) A dispetto di se stesso, la linguistica saussurea riconosce il struttura del segno per essere una traccia-struttura. E la psicoanalisi di Freud, in una certa misura, a dispetto di se stesso, riconosce la struttura dell'esperienza stessa essere una traccia, non una struttura di presenza. Seguendo un argomento analogico alla discussione sul segno, Derrida mette la parola “esperienza” sotto cancellazione: Per quanto riguarda il concetto di esperienza, è molto ingombrante qui. Come tutte le nozioni sto usando, appartiene alla storia della metafisica e possiamo solo usarlo sotto la cancellazione. “Esperienza” ha sempre designato la relazione con una presenza, se quella relazione avesse la forma di coscienza o no. Eppure dobbiamo, da mezzo del tipo di contorsione e contesa a cui il discorso è obbligato subire, esaurire le risorse del concetto di esperienza prima di raggiungere e per raggiungere, mediante la decostruzione, il suo fondamento ultimo. Io sono l'unico modo sfuggire all'empirismo e alle critiche “ingenue” dell'esperienza allo stesso modo tempo (89, 60). Ora iniziamo a vedere come si distingue la nozione di “sous rature” di Derrida quello di Heidegger. Heidegger's ?? potrebbe indicare un inarticulable presenza. Derrida's ?? è il segno dell'assenza di una presenza, a presente sempre assente, della mancanza all'origine che è la condizione di pensiero ed esperienza. Per qualcosa di diverso ma simile XVlll Prefazione del traduttore contingenze, sia Heidegger che Derrida ci insegnano a usare il linguaggio in termini di una struttura traccia, cancellandoli anche se presenta la sua leggibilità. \ Ve deve ricordare questo quando desideriamo attaccare Derrida o, per quella materia, Heidegger, su alcuni tipi di fondati motivi logici; perché, si può dimentica sempre l'invisibile cancellazione, “agisci come se questo non faccia differenza.” (MP 3, SP 1 3 1) 13 Derrida scrive così sulla strategia di filosofare sulla traccia: Il valore dell'arca trascendentale [origine] deve far sentire la sua necessità prima di lasciarsi cancellare. Il concetto di traccia archeologica deve essere conforme sia quella necessità che quella cancellazione. È infatti contraddittorio e non accettabile nella logica dell'identità. La traccia non è solo la scomparsa dell'origine, . . . significa che l'origine non è nemmeno scomparsa, che non è mai stata costituita tranne reciprocamente da una non-origine, la traccia, che diventa così l'origine di f l'origine. Da quel momento in poi, stravolgi il concetto di tracciatura dal classico schema che lo deriverebbe da una presenza o da una non-traccia originaria e che ne farebbe un segno empirico, si deve in effetti parlare di un traccia originaria o arche-trace (90, 61). Subito dentro e fuori una certa tradizione hegegiana ed heideggeriana, Derrida, quindi, ci sta chiedendo di cambiare certe abitudini mentali: il l'autorità del testo è provvisoria, l'origine è una traccia; logica contraddittoria, dobbiamo imparare a usare e cancellare la nostra lingua allo stesso tempo. Nelle ultime pagine abbiamo visto Heidegger e Derrida coinvolti il processo di questa curiosa pratica. Derrida in particolare è acutamente consapevole che è una questione di strategia. È la strategia di usare l'unica disponibile lingua mentre non si abbona ai suoi locali, o “operat [ing] secondo al vocabolario della stessa cosa che delimita. “(MP 1 8, SP 147) Per Hegel, come osserva Hyppolite, “discorso filosofico” contiene “suo” la propria critica si assottiglia “. (SC 3 36, 1 58) E Derrida, descrivendo il strategia “di un discorso che prende in prestito da un patrimonio le risorse necessarie per la decostruzione di quel patrimonio stesso “, osserva allo stesso modo, “il linguaggio ha in sé la necessità di una sua critica”. (ED 416, SC 2 54) L'osservazione diventa più chiara alla luce della scrittura “sous ra ture”: ((Ad ogni passo ero obbligato a procedere con ellissi, correzioni e correzioni di correzioni, lasciando andare ogni concetto proprio nel momento in cui Avevo bisogno di usarlo, ecc. “14 C'è una certa somiglianza tra questa strategia e ciò che Levi-Strauss chiama bricolage in La pensee sauvage.15 Lo stesso Derrida osserva: Lévi-Strauss rimarrà sempre fedele a questa doppia intenzione: preservare come uno strumento il cui valore di verità egli critica, conservando. . . tutti questi vecchi concetti, mentre allo stesso tempo esponendo. . . i loro limiti, trattandoli come strumenti che possono ancora essere utili. Non c'è più alcun valore di verità [o significato rigoroso] attribuito a loro; c'è la prontezza ad abbandonarli se necessario se altri Prefazione del traduttore XlX gli strumenti dovrebbero apparire più utili. Nel frattempo, la loro efficacia relativa è sfruttato, e sono impiegati per distruggere il vecchio macchinario a cui essi appartengono e di cui loro stessi sono pezzi. Quindi è il linguaggio di le scienze umane si criticano · (ED 4 1 7; SC 25 5, 2 54) Una distinzione tra Lévi-Strauss e Derrida è abbastanza chiara. Levistrauss di l'antropologo sembra libero di scegliere il suo strumento; Il filosofo di Derrida sa che non esiste uno strumento che non appartiene alla scatola metafisica, e procede da lì. Ma c'è ancora un'altra differenza, una differenza che dobbiamo contrassegnare mentre delineamo la strategia di Derrida. Lévi-Strauss contrappone il bricoleur all'ingegnere. (“Il” bricoleur “ha nessun equivalente preciso in inglese. È un uomo che intraprende lavori strani e è un Jack di tutti i mestieri o è una specie di uomo professionale fai-da-te, ma. . è di una posizione diversa, ad esempio, dall'inglese 'job man' o tuttofare. “16) Il discorso dell'antropologia e delle altre scienze di l'uomo deve essere il bricolage: i discorsi della logica formale e il puro le scienze, si presume, possono essere quelle dell'ingegneria. Lo “strumento” dell'ingegnere è “adattato specificamente a un bisogno tecnico specifico”; il bricoleur si accontenta di cose che si intendevano forse per altri fini. 17 Il l'antropologo deve armeggiare perché, almeno come sostiene Lévi-Strauss in Le cru et Ie cuit, è infatti impossibile per lui dominare l'intero campo. Derrida, con un contrasto importante, suggerisce che il campo è teoricamente, non solo empiricamente, inconoscibile. (ED 419 f., SC 2 59 f.) Neanche dentro un universo ideale di un numero ridotto di possibilità empiricamente la “fine” della conoscenza proiettata coincide sempre con i suoi “mezzi”. Come un coincidenza – “ingegneria” – è un sogno impossibile di pienezza. Il La ragione del bricolage è che non può esserci nient'altro. Nessun ingegnere può rendere i “mezzi” – il segno – e la “fine” – il significato – diventare autoidentici. Il segno porterà sempre al segno, uno sostituisce l'altro (scherzosamente, poiché “segno” è “sotto cancellazione”) come significante e significato a sua volta. In effetti, la nozione di gioco è importante qui. La conoscenza non è sistematica rintracciare una verità che è nascosta ma può essere trovata. È piuttosto il campo “di freepay, vale a dire un campo di infinite sostituzioni nel chiusura di un insieme finito. “(ED 423, SC 260) Per Derrida, quindi, il concetto di “ingegnere” “che mette in discussione l'universo” è, come il testo del padre di Hegel che comprende la prefazione del figlio, o quella di Heidegger Essere come significati trascendentali, “un'idea teologica”, un'idea che noi bisogno di soddisfare il nostro desiderio di pienezza e autorità. Osserva che LeviStrauss, come Heidegger, è afflitto dalla nostalgia: “uno ... percepisce nel suo lavorare una sorta di etica della presenza, un'etica della nostalgia delle origini, un'etica di innocenza arcaica e naturale, di purezza di presenza e di auto-presenza nel discorso – un'etica, una nostalgia e persino il rimorso che spesso presenta come la motivazione del progetto etnologico quando si muove verso l'arcaico xx Prefazione del traduttore società esemplari-società nei suoi occhi. Questi testi sono ben noti. “(ED 427, SC 264) Derrida non offre il rovescio di questa nostalgia. Lui non vede dentro il metodo delle cosiddette scienze esatte un modello epistemologico di esattezza. Tutta la conoscenza, che si sappia o no, è una specie di bricolage, con lo sguardo rivolto al mito di “ingegneria”. Ma quel mito è sempre totalmente altro, lasciando una traccia originaria all'interno di “bricolage”. Come tutti parole “utili”, “bricolage” devono anche essere posizionate “sotto cancellazione”. Perché può solo essere definito dalla sua differenza dal suo contrario: “ingegneria”. Eppure l'opposto, una norma metafisica, può infatti non essere mai presente e quindi, in senso stretto, non esiste il concetto di “bricolage” (ciò che non lo è ingegneria). Eppure il concetto deve essere usato – insostenibile ma necessario. “Dal momento in cui smettiamo di credere in un simile ingegnere ... come non appena si ammette che ogni discorso finito è vincolato da un certo bricolage,. . . l'idea stessa del bricolage è minacciata e la differenza in che ha assunto il suo significato si decompone. “(ED 4 1 8, SC 2 56) Il possibile e implicita mossa gerarchica, ricordandoci che il bricolage come modello è “pre-scientifico”, in basso su una catena di sviluppo teleologico, qui scompare. Derrida non consente la possibilità di vedere il bricolage come un crudele, metodo di indagine pre-scientifico, basso sulla scala evolutiva. Uno ora può iniziare a capire una frase piuttosto criptica nella grammatologia: “Senza quella traccia [di scrittura sotto cancellazione], ... l'ultratranscendental testo [bricolage sotto cancellazione J assomiglierà molto al testo pre-critico [bricolage semplice e semplice] per essere indistinguibile da esso. “(9 °, 61) Questa rovina pur mantenendo l'opposizione tra bricolage e l'ingegneria è un analogo dell'atteggiamento di Derrida nei confronti di tutte le opposizioni atteggiamento che “cancella” (in questo senso speciale) tutte le opposizioni. dovrei tornare a questo gesto ancora e ancora in questa Prefazione. (Mentre sviluppa la nozione di una strategia di riscrittura gioiosa ma laboriosa la vecchia lingua – una lingua, per inciso, dobbiamo sapere bene – Derrida menziona la “cloture” della metafisica. Dobbiamo sapere che lo siamo all'interno della “cloture” della metafisica, anche se tentiamo di annullarlo. esso sarebbe un errore storicistico rappresentare questa “chiusura” della metafisica semplicemente come il punto di arrivo temporale della metafisica. È anche il metafisico desiderio di far coincidere il fine con i mezzi, creare un recinto, rendere la definizione coincidente con il definito, il “padre” con il figlio”; nella logica dell'identità per bilanciare l'equazione, chiudere il cerchio. La nostra lingua riflette questo desiderio. E così è da dentro questo linguaggio che dobbiamo tentare di “aprire”. ) Prefazione del traduttore XXI II Derrida usa la parola “metafisica” molto semplicemente come abbreviazione per qualsiasi scienza della presenza. (Se dovesse tentare una definizione rigorosa della metafisica, la parola senza dubbio andrebbe “in cancellazione”. ) Ma è così semplice bricoleur prende sulla parola che permette a Derrida di permettere la possibilità di una metafisica “marxista” o “strutturalista”. Lo mette sinteticamente in questo saggio iniziale da cui ho già citato: La storia della metafisica, come la storia dell'Occidente, è la storia di questi metafore e metonimie. La sua matrice: se mi perdonerete per aver dimostrato così poco e per essere così ellittico per portarmi più rapidamente a il mio tema principale è la determinazione dell'essere come presenza in tutti i sensi di questa parola. Sarebbe possibile dimostrare che tutti i nomi relativi ai fondamentali, ai principi, o al centro hanno sempre designato la costante di a presenza-eidos, arche, telos, energeia, ousia (essenza, esistenza, sostanza, soggetto) aletheia, trascendentalità, coscienza o coscienza, Dio, uomo, e così via avanti. (ED 4 1 0-1 1, SC 249) Mi sono soffermato sulla “questione della prefazione” e sul pervasivo Derrido pratica del “sous rature” per scivolare nell'atmosfera di Il pensiero di Derrida. Ora parlo dei suoi riconosciuti “precursori” Nietzsche, Freud, Heidegger, HusserP9 Io dovrò frequentare nel modo più dettagliato Nietzsche perché la nostra versione ricevuta di lui è così diversa da quella di Derrida, e perché la relazione di Derrida con lui è così inevitabile. Lo farò allora commentare l'atteggiamento di Derrida nei confronti dello strutturalismo; sul suo stesso vocabolario e pratica e sulla struttura della grammatologia. Poche parole avanti sulla traduzione, e siamo nel testo. Derrida ci ha fornito due elenchi di ciò che dovremmo cercare in Nietzsche: “la sfiducia sistematica della metafisica nel suo complesso, l'approccio formale a discorso filosofico, il concetto di filosofo-artista, la retorica e domanda filologica posta sulla storia della filosofia, il sospetto dei valori della verità ('convenzione applicata bene'), del significato e di essere, di “significato dell'essere”, la a ttenzione ai fenomeni economici di forza e di differenza di forze, e così via. “(MP 362-6 3) E,” Radicalizzare i concetti di interpretazione, prospettiva, valutazione, differenza . . . Nietzsche, lungi dal rimanere semplicemente (con Hegel e Heidegger voluto) all'interno della metafisica, ha contribuito molto alla liberazione di il significante dalla sua dipendenza o derivazione rispetto ai loghi, e il relativo concetto di verità o il significato primario. . . “(3 1-32, 19) · XXll Prefazione del traduttore Dovrebbe essere ormai chiaro che il “sospetto del valore di Nietzsche” verità. . . di significato e di essere, di “significato dell'essere” “del” concetto di . . il significato primario, “è intimamente condiviso da Derrida gli articoli delle due liste possono essere portati sotto una sola testa: discorso filosofico come discorso formale, retorico, figurativo, qualcosa da decifrare. La fine di questa Prefazione chiarirà quanto profondamente Derrida sia impegnato a tale nozione. Qui commenterò le implicazioni di “la decifrazione del discorso figurativo” in Nietzsche. Già nell'87 3, Nietzsche descriveva la metafora come processo originario di ciò che l'intelletto presenta come “verità”. “L'intelletto, come mezzo per il la conservazione dell'individuo sviluppa il suo potere principale nella dissimulazione “20 “Uno stimolo nervoso, prima trascritto [iibertrage n] in un'immagine [Bild]! Primo metafora! L'immagine di nuovo copiata in un suono! Seconda metafora! E ogni volta che (il creatore del linguaggio) esce completamente da una sfera proprio nel mezzo di uno completamente diverso. “(NW III. ii. 373, TF 1 7 8) Nel suo schema più semplice, la definizione di metafora di Nietzsche sembra essere la stabilire un'identità tra cose dissimili. La frase di Nietzsche è “Gleich machen” (rendi uguale), richiamando alla mente la parola tedesca “Gleichnis” – immagine, similitudine, similitudine, paragone, allegoria, parabola-an puntatore inconfondibile alla pratica figurativa in generale. “Ogni idea ha origine equiparando l'unequa1. “(NW I I I. ii. 374, TF 1 79)” Cosa, quindi, è la verità? Un esercito mobile di metafore, metonimie, antropomorfismi; . . . le verità sono illusioni di cui ci si è dimenticati sono illusioni,. . . monete che hanno il loro rovescio cancellato e ora sono no più a lungo delle monete, ma semplicemente come metallo. “(NW III. ii. 374-7 5, TF 1 80) Mi attengo qui alle nozioni di un processo di figurazione e di un processo di dimenticanza. In questo primo testo, Nietzsche descrive la pulsione figurativa come “quell'impulso” verso la formazione di metafore, quell'impulso fondamentale di uomo, che non possiamo ragionare per un solo istante, per questo noi dovrebbe allontanare l'uomo da solo. . . . (NW III. Ii. 381, TF 1 88) Più tardi lui darà a questo disco il nome “volontà di potenza”. La nostra cosiddetta volontà di verità è una volontà di potenza perché “si può tracciare la cosiddetta spinta alla conoscenza torna a guidare per appropriarsi e conquistare. “21 Il senso di Nietzsche dell'inevitabile forzare il problema, esercitare il potere, passa attraverso il suo corsivo: “'Pensare' in condizioni primitive (preorganico) è la cristallizzazione di forme. . . . Nel nostro pensiero, la caratteristica essenziale è l'adattamento di nuovo materiale in vecchi schemi,. . . rendendo uguale ciò che è nuovo. “22 L'essere umano non ha nient'altro che una collezione di stimoli nervosi. E, perché lui o lei deve essere sicuro con la conoscenza di e quindi il potere, il “mondo” (dentro o fuori), il nervo gli stimoli sono spiegati e descritti attraverso le categorie della figurazione che si mascherano come categorie di “verità”. Queste spiegazioni e Prefazione del traduttore XXI 11 le descrizioni sono “interpretazioni” e riflettono l'incapacità umana di tollerare caos non descritto- “che il carattere collettivo [Gesamtcharakter] di il mondo . . . è nell'eternità il caos, nel senso non della mancanza di necessità ma di una mancanza di ordine, disposizione, forma, bellezza, saggezza e quant'altro altri nomi ci sono per i nostri antropomorfismi estetici [umani debolezze-Menschlichkeiten]. “23 Come suggerisce Nietzsche, questo bisogno di il potere attraverso la definizione antropomorfica costringe l'umanità a creare un proliferazione infinita di interpretazioni la cui unica “origine”, che freme nelle corde nervose, essendo un segno diretto del nulla, non porta a nessun primario significato. Come scrive Derrida, Nietzsche fornisce una “intera tematica” interpretazioni attive, che sostituiscono una decifrazione incessante per il rivelazione della verità come presentazione della cosa stessa. “(MP 19, SP 149) L'interpretazione è “l'introduzione del significato” (o “l'inganno attraverso” che significa “-Sinnhineinlegen”, un segno che sta facendo una figura, per non c'è, in questo pensiero, nessuna possibilità di un significato letterale, vero, autoidentico. L'identificazione (Gleich-machen) costituisce l'atto della figurazione. Pertanto, “nulla è mai compreso, ma piuttosto designato e distorto. . . . “Questo si estende, naturalmente, all'identità tra un atto (effetto) e il suo scopo (causa): “Ogni volta che qualcosa viene fatto con a scopo in vista, qualcosa di fondamentalmente diverso e altro si verifica “. (WM II, 59, 130; WP 301, 351) La volontà di potenza è un processo di “decifratura incessante”: modificando, interpretando, firmando attraverso apparente identificazione . Quindi, anche supponendo che un atto possa essere isolato entro i suoi contorni, per valutare la relazione tra esso e il suo “originario” coscienza, lo sguardo critico deve invertirsi (necessariamente non identicamente ) questa decifrazione, seguire il “sentiero obliquo”, leggere l'atto nel suo testualità. In questo importante rispetto, “senza di lui [Nietzsche] la” domanda “ del testo non sarebbe mai scoppiato, almeno nel senso preciso di ciò ha preso il todav. “24 In The Gene Logy of Morals, Nietzsche legge la storia della moralità come un testo. Interpreta i significati successivi dei sistemi di moralità. “Finalità e le utilità sono solo segni di una padronanza della volontà di potenza qualcosa di meno potente e ha a sua volta impresso il significato di a funzione su di esso [ihm von sich aus den Sinn einer Funktion aufgepragt cappello; questa immagine di Aufpragllng-imprinting-'figuration 'in un'altra ancora senso, è più importante in Nietzsche, e ricorre costantemente in questo particolare context1; e l'intera storia di una “cosa”, un organo, una consuetudine in questo modo si tratta di una continua catena di segni di interpretazioni e improvvisazioni sempre nuove scuse [ZurechtmachungenJ, le cui cause non devono nemmeno essere correlate tra di loro in un modo puramente casuale. “25” Tutti i concetti in cui un intero processo è semioticamente telescopico [Zusammenfasst] elude definizione. “ (NW, VI, II, 333, GM 8o) Derrida, naturalmente, sospenderebbe il tutta la nozione di semiosi, metti il ​​segno sotto la cancellazione. È possibile leggere XXIV Prefazione del traduttore tale sospensione nelle “catene di segni continui” di Nietzsche, senza origine e finiscono in “verità”. E così è possibile scoprire una differenza tra La pratica di Derrida in Of Grammatology e l'interpretazione di Nietzsche di sistemi di valori come testualità infinita; e vedere nella decifrazione di Derrida della valutazione negativa della scrittura all'interno della gerarchia della scrittura marchio di una “genealogia” nietzscheana. Ma è anche possibile criticare l'indefinita espansione di Nietzsche nozione di metaforicità o figurazione come un gesto che torna indietro si. “Nietzsche allunga i limiti della metaforica”, scrive Derrida: a tal punto che attribuisce il potere metaforico a ogni uso del suono nel parlare: poiché ciò non implica il trasferimento nel tempo di parlare di qualcosa che ha una natura diversa in sé? . . . Stranamente, questo arriva giù per trattare ogni significante come una metafora del significato, mentre il classico il concetto di metafora denota solo la sostituzione di uno significato per un altro in modo che l'uno diventi il ​​significante dell'altro. Non è la procedura di Nietzsche qui appunto per estendere a ogni elemento del discorso, sotto la metafora del nome, quale retorica classica non meno stranamente considerata una figura abbastanza specifica di discorso, metonimia del segno [che il segno come “una parte” significava “il tutto” che significa]? “26 Dovremmo, naturalmente, notare che le critiche di Derrida sono formulate in due domande, piuttosto che in una serie di dichiarazioni. Eppure, anche se dovessimo prendere solo la frase dichiarativa nel nostro passaggio, sarebbe chiaro che Derrida critica Nietzsche proprio perché quello che decifra Nietzsche tiene decifrabile e perché la metafora (o la figura) così ampiamente ampliata potrebbe diventa semplicemente il nome del processo di significazione piuttosto che a critica di quel processo. Sarebbe più accettabile se Nietzsche avesse messo metafora, o figura, o interpretazione, o prospettiva, o, per quella materia, verità, sotto cancellazione. Suggerirò una mossa verso una simile cancellazione può essere rintracciata attraverso la critica della coscienza di Nietzsche e il “soggetto.” Quando i contorni del “soggetto” vengono allentati, i concetti di figurazione o metaforicità relativa al significato-pienezza, -sono sussunti sotto le più ampie categorie di appropriazione e il gioco di resistenti forze. La parola “metafora” è vista per essere usata “sous rature”, come a convenienza metodologica, perché si riferisce a una struttura più avvolgente non necessariamente coinvolto nella creazione di significati. Seguiamo lo svolgersi di questo modello. Il “soggetto” è un concetto unificato e quindi il risultato di “interpretazione”. Nietzsche sottolinea spesso che si tratta di un figurativo specificamente linguistico l'abitudine dell'immemorabilità: “che quando si pensa [wenn gedacht wird] ci deve essere qualcosa che “pensa” è semplicemente una formulazione del nostro abitudine grammaticale che aggiunge un agente a ogni azione. “(WM I I. 1 3, WP 268) L '“inserimento di un soggetto” è “fittizio”. (WM II. 1 1 0, WP 3 37) La volontà di potenziare la metaforizzazione del soggetto che sta figurando, o introTranslator Prefazione xxv Duzione di significato, deve quindi essere messo in discussione. E Nietzsche di conseguenza chiede, riflettendo sul “rendere uguali” le sensazioni immediate, a proporre come “le immagini ... poi le parole, ... infine i concetti sorgono nel spirito “:” Così la confusione di due sensazioni che sono vicini, come noi prendere nota di queste sensazioni; ma chi sta prendendo nota? “(WM I I. 2 3, WP 2 7 5) Nietzsche di conseguenza intrattiene la nozione di volontà di potenza come processo figurativo (interpretativo) astratto e non localizzato: “Uno potrebbe non chiedere: 'chi interpreta allora?' perché l'interpretazione stessa è una forma della volontà di potenza, esiste (ma non come un “essere” ma come un processo, un divenire ) come affetto. “(WM I I. 61, WP 3 ° 2) Talvolta Nietzsche pone questa volontà astratta al potere, incessante figurazione, non sotto il controllo di alcun soggetto conoscente, ma piuttosto sotterraneo, nell'inconscio. L'inconscio nietzschiano è così vasto arena della mente di cui il cosiddetto “soggetto” non sa nulla.... stability structural stringDaseinONty Grammaontology'Eventy ontopology ZarathustrinGrammaontology grammaontosophy metalymphysix gramma-ontologia-ontopologia deKonstruktionty Gene-ontology metalymphysix Grammaontology eventy Eventonty”. . .'Chaosmonty deconstructionty lymphyDionystringluoneventontology Eventy infinity” metalymphysix phenoumenontology ontopology “grammaontology paradigmapeironty

grammaontology....raduranza....spaziaturadura....radurazione della metalymphysykx....distruzione distruggere la metalymfisica grammontologica della metalymfisica.

Sostanzialmente afferma che la non metafisica o un'inversione della metafisica rimane una forma di

metafisica e non è diversa dalla metafisica. Sebbene i tentativi di Heidegger di

superare il pensiero rappresentazionale in Aletheia mantenere una parvenza di rappresentazione

pensando, poiché l'assunto della cosa platonica in sé è implicito nell'entità nascosta

e la sua utilità e l'equipaggiamento diventano la sua entità nascosta, Heidegger tradisce un doppio

struttura ontologica che assomiglia alla metafisica.

Mentre Derrida apprezzò i tentativi di Heidegger di andare oltre le restrizioni di

metafisica, sostiene che una semplice negazione della metafisica rimane una ripetizione di esso.

La lettura di Derrida è ancora importante oggi perché applica l'aporia di Heidegger

negazione della metafisica al pensiero più postmoderno. Notando che un'inversione di

la metafisica rimane una ripetizione di esso implica che le confutazioni postmoderne del

il trascendente non riesce interamente a sfuggire alla metafisica. La rilevanza di questi

le letture decostruttive di Heidegger alla letteratura sono gli scrittori postmoderni che cercano di farlo

negare il trascendentale rimanere legato alla sua struttura. Alla fine, i testi che tentano di

superare la metafisica si trovano a ripetere il suo vocabolario ontologico. Derrida

il pensiero si rivolge così all'aporia che regge tra la scrittura moderna e postmoderna. In

altre parole, la scrittura postmoderna, contrariamente alla concezione popolare, è una ripetizione piuttosto che una

deviazione dal pensiero moderno.

Derrida individua l'origine della metafisica in ciò che struttura la stessa possibilità

dell'essere trascendentale di Husserl o di Heidegger come presenza, cioè la differenza.

La differenza consente di pensare a entrambi, in quanto fonda la possibilità della strutturalità e

struttura. Derrida traccia così le radici della filosofia di Husserl e Heidegger per localizzare il

origine della metafisica in una non-origine. È l'aporia del trascendentale ed empirico

abilita la metafisica. Idealismo trascendentale ed empirico incarnato da Husserl e

Il pensiero di Heidegger non riconosce la differenza come la meta-condizione che abilita il

molto strutturale delle loro filosofie. Derrida afferma quindi l'impossibilità di univoco

verità e responsabilità. Per lui la necessità dell'iterazione e la divisione del marchio da

stesso mina la possibilità di verità e presenza assolute. Piuttosto, la verità è costituita da

differenza, l'empasse e l'aporia tra la rappresentazione e la post-rappresentazione e

è implicato in entrambi. Per chiarire: la verità viene afferrata comprendendo il suo

impossibilità – l'incapacità di scegliere e l'indecidibilità tra sistemi concorrenti come

ogni iscrizione di parola e scrittura sovverte la sua autorità dall'esterno differenziandosi

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dal marchio originale. La verità è aporia, o lo spazio tra il trascendentale e

empirica.

Per prima cosa analizzo la decostruzione dell'Essere come presenza nelle letture di Derrida

Heidegger attraverso Of Grammatology e Writing and Difference , dimostrando che

presenza e differenza sono essenziali per determinare la presenza. Quindi procedo ad esaminare il

relazione problematica tra la metafisica e la sua distruzione in Spurs, The Truth in Painting

e dello Spirito per mostrare che la non metafisica è semplicemente una ripetizione di essa. Nel mezzo, io

esaminerà la dichiarazione esplicita di Derrida sulla relazione tra la sua decostruzione e la distruzione

in Posizioni ed esamina i suoi tentativi di prendere le distanze dalla distruzione heideggeriana.

Di grammatologia

Facendo eco a Heidegger in “La fine del libro e l'inizio della scrittura”, sostiene Derrida

passi simili per pronunciare la fine di una certa epoca della filosofia, ma prendere le distanze

dalla distruzione di Heidegger descrivendo la teologia di Heidegger come un sistema di

presenza, logocentrismo e fonocentrismo di cui la filosofia deve ora ripensare

riconsiderando le sue origini, non in Essere e presenza come ha fatto Heidegger ma nella traccia o nel

spazio tra il trascendentale e l'empirico. Derrida scrive che:

Dall'introduzione alla metafisica in poi, Heidegger rinuncia al progetto di e

la parola ontologia. La dissimulazione necessaria, originaria e irriducibile del

significato dell'essere, la sua occultazione entro la stessa fioritura della presenza, quella

ritiro senza il quale non ci sarebbe storia dell'essere che era completamente storia

e la storia dell'essere, l'insistenza di Heidegger nel notare che l'essere è prodotto come storia

solo attraverso il logos, e non c'è nulla al di fuori di esso, la differenza tra essere e

l'entità: tutto ciò indica chiaramente che fondamentalmente nulla sfugge al movimento

del significante e che, in ultima istanza, la differenza tra il significato e

il significante è niente. (1974: 22)

Derrida sostiene che designando la presenza e l'essere come origine, la teologia favorita a

logocentrismo che delineava rigidamente la differenza tra significante e significato. Nel suo

vista, il movimento della traccia cancella la differenza tra significante e significato perché

questa differenza non separa nulla e non distingue nulla. In altre parole, nonostante

La nozione di Heidegger di essere come presenza, il trascendentale non è nulla al di fuori dell'empirico

e l'origine della filosofia è una non-origine. Derrida pronuncia quindi l'inizio di

la scrittura, la fine del libro, la fine della filosofia come presenza, la fine del discorso e il

morte del fonocentrismo o l'assoluta vicinanza del significato al significante. lui

dimostra che non esiste alcun significato trascendentale, “nulla al di fuori del testo” e mostra

che “ogni significato è nel posto del significante”. Frasi diverse, la filosofia no

si riferisce a un'origine trascendentale o mitica o topos noetos ma è una catena di integratori che

si riferiscono infinitamente l'un l'altro. È irrevocabilmente mediato. Il significato non è nulla al di fuori del

significante, il significato non è nulla al di fuori del testo, che lo porta in essere attraverso l'iterabilità, o

ripetizione con una differenza. Il significato, o il trascendentale, è quindi nulla al di fuori di un

sistema di differenze che rimandano all'infinito significato solo nella sua rappresentazione e mediazione

attraverso significanti e integratori che si riferiscono infinitamente l'uno all'altro. Il significato diventa così

plurivocale e libera da un'origine referenziale o dal significato trascendentale che designa

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significa solo come qualcosa da comprendere. Questo infinito differimento di significato sarà

lascia sempre un eccesso di significato che sfugge al testo.

differance

Nell'esame di Derrida del racconto della presenza di Heidegger, Derrida sostiene che Heidegger

ha riconosciuto la differenza tra Essere e gli esseri come la traccia che appartiene

né alla presenza né all'assenza, ma Heidegger elude questa differenza facendola crollare

Essere unitario e presenza. Derrida sosterrebbe che questo collasso della differenza tra

Essere ed esseri non riescono a riconoscere la traccia o l'intervallo tra presenza e assenza

come la stessa struttura e condizionalità su cui entrambi sono premeditati. L' intervallo tra

Essere ed esseri, presenza e assenza, è ciò che condiziona la metafisica e la assicura

strutturalità; quindi Heidegger, sopprimendo la differenza in favore della totalità e della presenza

dell'essere, dimentica le condizioni di possibilità su cui si basa la sua ontologia. Derrida

farebbe notare che il non-essere e l'assenza e la differenza tra Essere ed esseri o

la differenza tra presenza e assenza è essenziale per determinare la presenza come

semplice privilegio ontologico della presenza che Heidegger enfatizza attraverso l'ontologico

certezza dell'essere. Questo relega il non essere e la non presenza a qualcosa di secondario, quando

è, infatti, essenziale per determinare l'Essere e la presenza. Sebbene la differenza determini il

strutturalità della metafisica, Heidegger lo elude nel suo semplice privilegio di Essere e

presenza. Derrida osserva che la cancellazione e la dislocazione appartengono alla struttura della traccia. In

altre parole, la presenza è determinata dal differimento, spazialmente e temporalmente, della traccia

quali condizioni e origina sia presenza che assenza. L'origine della presenza è quindi a

non-origine, piuttosto che Essere puro o presenza.

Derrida cerca quindi, seguendo il movimento della traccia che Heidegger ha

eliso nella sua enfasi sulla presenza, nel pensare l'impensato e l'altro del linguaggio, a

riconoscere non-presenza, non-Essere, assenza, silenzio ed ellissi come condizione di entrambi

filosofia come di Essere e presenza. Differenziali differenziali e ritardi; quindi la lingua sempre

diventa altro per se stesso, una ripetizione con una differenza, un'iterazione di un'origine che solo lo è

prodotto retrospettivamente attraverso il movimento della traccia. Derrida sostiene che Heidegger,

pur riconoscendo la differenza tra Essere ed esseri, crolla violentemente questo

differenza in Essere univoco e presenza che non riconosce la differenziazione

movimento della traccia che produce sia presenza che assenza, Essere e non-Essere.

Derrida, quindi, pone la traccia come la meta-condizione che perpetua proprio Heidegger

nozione di Essere come presenza, scoprendo nel processo l'origine della filosofia come un non-

origine.

Struttura, segno e gioco

Derrida sceglie Nietzsche, Freud e Heidegger per pensare al decentramento, ma concede ciò

i nomi sono stati scelti arbitrariamente, anche se hanno formulato la struttura di

struttura in termini più radicali, nessun discorso sfugge alla metafisica o alla rottura. Come dice lui:

“Questo evento chiamo una rottura, l'interruzione cui ho alluso all'inizio di questo articolo,

presumibilmente sarebbe avvenuto quando la struttura strutturale della struttura era iniziata

pensato, vale a dire, ripetuto, ed è per questo che ho detto che questa interruzione era la ripetizione in tutti

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senso della parola “(1980: 353). Quindi non c'è alcun pensiero che sfugge alla struttura, che sia

comporta la costruzione di un sistema attorno a un arche o un sistema che lo decentra. Difatti,

la rottura della metafisica implica la ripetizione e il raddoppiamento piuttosto che il semplice decentramento.

Ciò significa che la rottura risultante dal decentramento della metafisica implica a

raddoppiandolo, un'apertura per pensare al suo Altro. Per citare Derrida, “Che cosa sarebbe questo evento

poi? La sua forma esteriore sarebbe quella di una rottura e di un raddoppiamento “(1980: 351). La struttura è

qualcosa che è stato affermato o deviato, costantemente viene ri-iscritto

nel discorso. Il discorso non sfugge né alla struttura né ai vincoli metafisici che impone

nella forma della strutturalità della struttura, se il centro è affermato o negato. Come

Derrida sostiene: “Non ha senso fare senza i concetti di metafisica per

scuotere la metafisica. Non abbiamo una lingua, nessuna sintassi o lessico , che è estraneo a questo

storia; possiamo pronunciare non una singola proposizione distruttiva che non ha già dovuto

scivolare nella forma, nella logica e nelle implicite postulazioni di esattamente ciò che cerca

concorso “(1980: 354). Per chiarire: non abbiamo una lingua che non sia già stata informata da

presupposti metafisici; quindi tutte le distruzioni della metafisica da cui provengono

entro i confini del linguaggio, ripeti la metafisica che cercano di distruggere.

Il centro è una funzione della strutturalità della struttura piuttosto che un arche o telos .

Ciò è dimostrato dal fatto che può essere declassato e sostituito all'infinito da

integratori che estendono il gioco della significazione infinitamente. Come sostiene Derrida:

D'ora in poi, è stato necessario iniziare a pensare che non ci fosse un centro, che il centro

non si poteva pensare nella forma di un presentatore, che il centro non avesse un sito naturale,

che non era un locus fisso ma una funzione, una sorta di non-focus in cui un infinito

il numero di sostituzioni di segno entrò in gioco. Questo era il momento in cui la lingua

ha invaso la problematica universale, il momento in cui, in assenza di un centro o

origine, tutto è diventato discorso, purché siamo d'accordo su questa parola, cioè su

diciamo, un sistema in cui il significato centrale, l'originale o significato trascendentale, è

mai assolutamente presente al di fuori di un sistema di differenze. L'assenza del

il significato trascendentale estende all'infinito il dominio e il gioco della significazione.

(1980: 354)

L'assenza dell'origine trascendentale significata o assoluta libera la significazione di un infinito

quantità di possibilità, un numero infinito di supplementi che si riferiscono l'un l'altro piuttosto che

corrispondente a un referente assoluto o significato trascendentale. Argomenti tra

i filosofi potrebbero avere opinioni diverse sull'assenza o sulla presenza di un centro, ma essenzialmente

affermare questo centro e reinscrivere la struttura della struttura. Derrida scrive:

Ma non possiamo fare a meno del concetto di segno, perché non possiamo rinunciare a questo

complicità metafisica senza rinunciare alla critica che stiamo dirigendo contro questo

complicità, o senza il rischio di cancellare la differenza nell'identità personale di un significato

ridurre o derivare il significante in se stesso o, ammesso alla stessa cosa, semplicemente

espellendo il significante fuori di sé. (1980: 355)

La distruzione del centro ripete solo la metafisica affermando la sua complicità con il

struttura della metafisica attraverso la sua affermazione del primato del segno. Inoltre,

non c'è differenza tra significante e significato o trascendentale e empirico:

sono essenzialmente gli stessi. Non c'è nient'altro che il movimento distintivo della traccia

ciò produce l'illusione che questi siano separati attraverso un movimento illusorio di distinzione

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chiamato differenza. Come ha affermato Hegel, non esiste differenza tra i filosofi perché

la filosofia è un esame dell'Assoluto e l' arche in diverse forme.

Mentre Derrida descrive le aporie che perseguitano la metafisica, il suo pensiero non lo fa

sfuggire a queste aporie, cioè, è una meta-riflessione sulla strutturalità della struttura e del

condizioni di possibilità di metafisica. In quanto tale, non solo non sfugge a questa struttura,

ma lo protegge anche. Derrida non offre alcuna alternativa al metafisico o al logocentrico

pensiero. Tuttavia, ci avvisa delle meta-condizioni che consentono la possibilità stessa di

pensiero metafisico o filosofia. Come dice lui:

Da parte mia, anche se queste due interpretazioni devono riconoscere e accentuare le loro

differenza e definire la loro irriducibilità, non credo che oggi ce ne siano

questione di scegliere, in primo luogo perché siamo in una regione (diciamo,

provvisoriamente, una regione o storicità) in cui la categoria di scelta sembra particolarmente

banale; e nel secondo, perché dobbiamo prima cercare di concepire il terreno comune,

e la differenza di questa differenza irriducibile. (1980: 370)

D'ora in poi, l'intervallo non è né trascendentale né empirico ma consente il pensiero di

entrambi. Definendo l'intervallo come la quasi-trascendentale Derrida individua la condizione di

possibilità per il pensiero metafisico nel concetto di differenza. Di conseguenza, il

la possibilità della metafisica avviene attraverso la sua ripetizione o iterabilità. Il senso di

la storia implicata dalla struttura della ripetibilità è la storia della determinazione dell'essere come

presenza, dove c'è un'origine a cui si fa riferimento e richiamata nella sua ripetizione. Il

la nostalgia di un'origine perduta, una presenza e la presenza di sé dell'innocenza, di una volta precedente non dipinta

per caso e scetticismo, è ciò che ha determinato la struttura della ripetibilità, una storia di

essere come presenza. Come dice Derrida, “Il tema della storicità, anche se sembra essere un

un po 'tardi l'arrivo in filosofia, è sempre stato richiesto dalla determinazione dell'essere

come presenza “(1980: 367). La nozione di “propria” (proprietà, proprietà, appropriatezza,

appropriazione, ecc.) subisce una contaminazione con il movimento del marchio. Il proprio”

il tempo di un segno ripetibile è la sua rottura, la sua interruzione o il suo effetto come rottura e

differenza e la sua contaminazione dell'originale come traccia. Come afferma Derrida, “Ad esempio,

l'apparenza di una nuova struttura, di un sistema originale, viene sempre e questo è il

condizione della sua specificità strutturale – da una rottura con il suo passato, la sua origine e la sua causa “

(1988: 367). Il marchio “originale” è la determinazione storica dell'essere come presenza dove a

origine trascendente o concetto ideale deve essere rappresentato attraverso la sua ripetizione come il

empirica. Derrida sostiene che questa storica determinazione di essere come presenza è un mito, quello

il marchio esiste solo attraverso la sua mediazione e iterazione e non esiste separatamente

dalla sua iterazione. Come dice Derrida, “L'Assoluto è il passaggio”. Così, l'idealità è costituita

attraverso la ripetizione. Quindi, non vi è alcuna istanza del marchio che si trova al di fuori della sua struttura

iterazione. Tutto il pensiero è sempre in ritardo; ci viene comunicato attraverso il passaggio di

differenza. Ne consegue che la struttura strutturale della struttura ha determinato il pensiero umano e

la filosofia da Platone a Nietzsche e quella metafisica si è sempre reinscritta

pensiero umano. La metafisica è stata ripetuta anche in una non metafisica come quella di Heidegger,

ma la distruzione della metafisica di Heidegger è in ogni senso una ripetizione di essa.

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Le letture successive di Derrida di Heidegger

In questa sezione esaminerò testi successivi come Speroni , Posizioni , La verità nella pittura

e dello Spirito , che sono più interessati alla non differenza tra metafisica e

non metafisica. Speroni esamina la relazione tra metafisica e non metafisica,

The Truth in Painting esamina la relazione tra rappresentazione e post

pensiero rappresentativo, e Of Spirit esamina la relazione tra la definizione di Heidegger

spiritualizzazione della sua ontologia e il suo paradossale abbraccio dello spirito nazista

filosofia. Esaminerò l'affermazione di Derrida secondo cui la metafisica e la non metafisica rimangono

forme metafisiche e adottare la stessa struttura ontologica attraverso letture ravvicinate di questi

testi. Derrida dimostra che la metafisica e la non metafisica sono ripetizioni e

raddoppiamenti l'uno dall'altro piuttosto che contraddizioni e negazioni o inversioni. In questo senso,

La filosofia non cristiana di Heidegger condivide di più con la teologia cristiana e la metafisica

di quanto si preoccupi di riconoscere perché la sua inversione di metafisica rimane legata alla sua

struttura ontologica.

Spurs

In Spurs , Derrida accusa che Heidegger elude le accuse di Nietzsche sul genere

natura della verità nella sua ricerca di confinare la verità alle domande asessuali dell'Essere. L'affermazione che

la verità è che una donna potrebbe avere più forza di quella che Heidegger si preoccupa di concedere. Come dice Derrida:

Cerchiamo invece di decifrare questa iscrizione della donna. Sicuramente la sua necessità è

non uno di un'illustrazione metaforica o allegorica priva di concetti. Né potrebbe essere quello di

un concetto puro privo di qualsiasi design fantastico.

Invece è chiaro dal contesto che è l'idea che diventa donna. Il

diventare-femmina è un processo dell'idea e l'idea di una forma di sé della verità

presentazione. Quindi la verità non è sempre stata la donna, né la donna è sempre la verità.

Entrambi hanno una storia, insieme formano una storia. E forse, se la storia è

il senso stretto è sempre stato così presentato nel movimento della verità, la loro storia è

la storia stessa, una storia che è la sola filosofia, in quanto è inclusa in essa

incapace di decodificare. Nell'era precedente a questo progresso nella storia del mondo reale, il

l'idea era platonica. (1979: 87)

Derrida sostiene quindi che c'è più forza nell'affermazione di Nietzsche che la verità è una donna rispetto a

Heidegger ammette nei suoi tentativi di evitare questa affermazione come puramente una questione di stile iperbolico e

rendere la sua filosofia asessuata. Secondo Derrida, la femminilizzazione della verità non è diversa

dall'ideale platonico. Il tentativo di Heidegger di evitare differenze nel sopprimere il genere di

la verità lo consegna ad una visione privilegiata della verità asessuale o maschile, mentre Derrida

sostiene che non c'è differenza tra una verità femminile e una verità maschile. C'è,

quindi, meno differenza tra Heidegger e Nietzsche rispetto a Heidegger.

Infatti, Heidegger condivide la stessa nozione di verità di Nietzsche: la verità come una forma di non-

metafisica. Nelle parole di Derrida:

Tuttavia, forse le cose non sono così semplici. I significati e i valori concettuali che

sembrerebbe decidere la posta in gioco o i mezzi nell'analisi di Nietzsche del sessuale

differenza, della guerra eterna tra i sessi, e dell'odio mortale dei sessi, di

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l'amore, l'erotismo, ecc., sono tutti basati su ciò che potrebbe essere chiamato un processo di appropriazione

(appropriazione, espropriazione, presa, possesso, dono e scambio, padronanza,

servitù ecc.) Pertanto, in numerose analisi (che è impossibile elaborare qui),

l'aspetto della donna prende forma secondo una legge già formalizzata. O, a

i tempi, la donna è donna perché dà, perché si dà, mentre l'uomo

per parte sua prende, possiede, anzi prende possesso. Oppure, altre volte, lo è

donna perché, nel dare, si sta di fatto dando a se stessa, sta simulando e di conseguenza

assicurando la padronanza possessiva per se stessa. Il per cui appare nel dare

se stessi-per, qualunque sia il suo valore, se inganna dando solo un'apparenza di, o

se effettivamente introduce qualche destinazione, finalità o calcolo contorto, alcuni

ritorno, redenzione o guadagno, nella perdita della proprietà ( propre), ciò nonostante ciò

continua a trattenere il dono di una riserva. D'ora in poi tutti i segni di un sessuale

l'opposizione è cambiata. L'uomo e la donna cambiano posto. L' annuncio delle maschere di scambio

infinito . Le donne hanno saputo assicurarsi per se stesse con la loro subordinazione

il più grande vantaggio, in effetti il ​​sopravvento. Umano fin troppo umano. Dovrebbe il

opposizione di dare e avere, di possedere e possedere, essere nient'altro che un

la trappola trascendentale che è prodotta dalla grafica dell'imene, sarebbe quindi sfuggire

non solo dialettica, ma anche ogni decidibilità ontologica. (1979: 110-111)

L'opposizione tra i sessi non è determinata e fissa, ma fluida e dialettica

dinamico che può essere negoziato e scambiato. Per chiarire: la posizione non è uno di

decidibilità ontologica. Quindi la definizione di verità come donna o femminile è semplicemente una

versione equivalente della verità piuttosto che un'inversione o una negazione di essa, perché maschio e femmina

sono intercambiabili anziché fissi in determinazione logocentrica o fallologocentrica. Come

Derrida osserva che la relazione tra i sessi è di appropriazione o espropriazione e

scambio piuttosto che rigidamente delineato e determinato. Questo sostiene ulteriormente Derrida

argomento che la versione di verità di Heidegger è intercambiabile con quella di Nietzsche, poiché esiste

nessuna differenza tra loro in quanto il genere di verità è un sito di intercambiabilità e

indeterminatezza piuttosto che un concetto fisso, assoluto.

Heidegger si impegna anche nelle nozioni di verità come Essere e presenza ultima,

che a Derrida fa elidando il movimento della differenza. Quindi critica

Il pensiero post-rappresentativo di Heidegger rimanendo intrappolato nella trappola di

rappresentazione attraverso la sua insistenza della verità come Essere e presenza. Come dice Derrida:

A sua volta, l'opposizione tra metafisico e non metafisico incontra il suo limite

qui, il limite di quella opposizione e della forma di quella opposizione. Questo potrebbe dare il

impressione quindi di una nuova metafisica della proprietà, e in effetti una nuova metafisica. Il

molte istanze di tale impressione sono infatti attestate dall'abbondanza e

qualità connotative delle dichiarazioni in tal senso. Ma se la forma di opposizione e il

le strutture di opposizione sono esse stesse metafisiche, quindi la relazione della metafisica con

l'altro non può più essere di opposizione. (1979: 115-116)

Ogni tentativo di Heidegger di limitare la metafisica limitandolo alla non metafisica lo apre

fino al suo altro, come se il fantasma della metafisica venisse a perseguitarlo come il suo altro. Quindi, non c'è

opposizione tra metafisica e non metafisica in quanto queste strutture sono entrambe

fondamentalmente metafisico. In effetti, queste sono ripetizioni e raddoppiamenti l'un l'altro, piuttosto

di contraddizioni o negazioni, come Derrida aveva sostenuto in Of Spirit . In parole povere, non c'è

differenza tra metafisica e non metafisica. Sono fondamentalmente uguali.

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In termini di forma, gli Spurs sono resi accanto a una traduzione francese del testo in

dimostrare il significato equivoco e doppio della verità, per mostrare che la verità è al contempo maschile

e femminile e che nessuno dei due è privilegiato perché sono essenzialmente gli stessi. stilisticamente

Spurs si impegna a fare retoriche per invalidare la plausibilità della pretesa di Nietzsche

quella verità è una donna, o femminile piuttosto che maschile.

posizioni

Derrida contesta l'idea che la sua grammatologia sia modellata, nelle sue linee principali, in avanti

Metafisica heideggeriana. Sostituendo l'anteriorità di una traccia per la “presenza di”

loghi “crea una on-teologia basata sulla traccia come” terreno “,” fondamento “e

“Origine”. Derrida chiede allora come ci si modella dopo ciò che decostruisce e si meraviglia

se si può parlare così semplicemente della metafisica heideggeriana. Derrida ribadisce che la traccia è

né un terreno né un fondamento, né un'origine, e quindi non è la base per un travestimento

teologia. Quindi sostiene che non sta eseguendo nessuna distruzione nel modo di Heidegger

né sostituire la teologia dell'essere di Heidegger con una on-teologia della traccia come

terra. Per dirla in modo diverso, Derrida cerca di rintracciare le basi di Heidegger

teologia attraverso la sua nozione di differenza piuttosto che iscrivere un'alternativa dissimulata

teologia. In altre parole, è più interessato alle meta-condizioni che determinano

La teologia di Heidegger piuttosto che sostituirla con una diversa teologia basata sul

traccia come terra. Le meta-condizioni che determinano la teologia di Heidegger, come sostenuto

in Margini di Filosofia , ci sono differenze e tracce, non presenza e nullità piuttosto che

Essere o presenza. La morte si trova quindi nel cuore della filosofia e la costituisce: la morte è il

possibilità impossibile che consente la vita.

La verità nella pittura

In The Truth in Painting , Derrida sostiene che il tentativo di Heidegger di “andare sotto o

dietro la determinazione metafisica della verità “(1987: 30) rimane fedele al

progetto antropologico. Mentre Heidegger ha cercato di staccarsi dalla rappresentazione, anche lui

rimasto umanista e antropomorfico. Derrida lo illustra esaminando il

Corrispondenza di Heidegger-Shapiro sulle scarpe di Van Gogh. Derrida contrasta Shapiro, il

cittadino, con Heidegger, il campione dell'ideologia contadina, e illustra il paradosso di

la polemica esaminando la trappola del pensiero rappresentativo. Piuttosto che difendere entrambi

Heidegger o Shapiro, espone la “tacita istituzione” nella loro corrispondenza (1987: 281),

che riguarda fondamentalmente una modalità rappresentativa di epistemologia. Derrida pensa che sia Shapiro

intrappolato nel pensiero rappresentativo quando cerca l'identità della persona che indossa il

scarpe. Heidegger è anche intrappolato, anche se in modo più sottile.

Nel contestare l'identità della persona che indossa le scarpe, Derrida sostiene che entrambi

Shapiro e Heidegger hanno assunto il paradigma tradizionale della pittura: il realismo. Entrambi

Supponiamo che le scarpe debbano appartenere a una persona reale, a un contadino oa Van Gogh. Mentre Shapiro

Adotta un approccio strettamente realistico alla foto, insistendo sul fatto che è la sua rappresentazione di Van Gogh

Heidegger non sfugge alla trappola della rappresentazione nell'assumere che il

lo stato delle scarpe come attrezzatura deve essere rivelato dal dipinto. Questa ipotesi conferma il

Idea platonica della cosa nuda spogliata del valore d'uso, prima del dipinto che il dipinto

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deve rivelare o essere celato come equipaggiamento, come avente “utilità”, come lo chiama Derrida, o come a

essendo prodotto. Questa presenza artistica del modo autentico delle scarpe come attrezzatura e

l'utilità è, tuttavia, un'altra forma di pensiero rappresentativo che Heidegger non riesce a sfuggire

molto proclama la sua opera come una forma di pensiero post metafisico e post-rappresentativo.

Il fantasma di Platone e il suo concetto di cosa nuda perseguita la concezione di Heidegger

Aletheia. Leggendo da Derrida su questo sintomo:

Dal momento che è interessato qui all'opera d'arte, Heidegger insiste e fa

la sua domanda è più precisa: questo complesso (dominante) di forma-materia ha la sua origine

l'essere-cosa della cosa o nell'essere-lavoro del lavoro e nell'essere-

prodotto (con la partecipazione dell'uomo, è capito, da dove la tentazione di prendere

questa materia-forma è complessa per essere la struttura immediata della cosa) del prodotto? In

altre parole, non sarebbe sulla base della cosa come lavoro o come prodotto che questo

l'interpretazione (generale) (o meglio una) è segretamente costituita? Ora rileggi il capitolo:

nel corso di questa domanda sul prodotto come informazione, l'esempio di

il paio di scarpe appare almeno tre volte prima e in assenza del minimo

riferimento a un'opera d'arte. (1987: 296)

Derrida sostiene che Heidegger non è sfuggito a un concetto metafisico della cosa

concependolo in termini di un complesso di materia. Egli rileva inoltre che Heidegger è più

interessato alla cosa come a un oggetto metafisico da celare, che come opera d'arte. lui

sottolinea che la forma e la materia vengono rinominate “celate” e “non celate” attraverso

Il trattato di Heidegger sull'opera d'arte, ma Heidegger parte da un metafisico simile

e struttura ontologica, quindi ripetendo la metafisica anziché deviare da essa. Ulteriore,

Derrida elabora la dipendenza di Heidegger dal concetto di Platone della cosa nuda in sé:

Bene, se, insieme al telaio e alla colonna, l'abbigliamento è per Kant un esempio di a

parergon , nella sua rappresentazione estetica, e se poi ciò che è appropriato per la rappresentazione è

il “nudo”, quindi dove classificheremo certe “vecchie scarpe con i lacci”? Non loro

avere come soggetto 'principale' questa volta il parergon , tutto da solo, con tutto il

conseguenze che ne derivano? Un parergon senza ergon ? Un supplemento 'puro'?

Un capo di abbigliamento come supplemento “nudo” al “nudo”? Un supplemento con

nulla da integrare, chiamando, al contrario, per ciò che integra, per essere suo

supplemento? Come si collegherebbero le scarpe alla cosa “nuda”, al “nudo” e al “nudo”

'resto' di cui abbiamo appena parlato? Eppure, in un altro senso, abbiamo appena detto loro

erano “nudi”, li abbiamo visti completamente nudi. È per caso che la vestizione

'metafora' arriva così facilmente a Heidegger, quando vuole parlare della cosa 'pura'

e semplice '? “Questo 'nudo' ( blo) significa tuttavia lo stripping ( Entblossung) di

il carattere dell'utilità ( Dienlichkeit) e dell'essere fatti. La cosa nuda ( blosse

Ding) è una sorta di prodotto (Zeug) ma un prodotto dismesso (entkleidete) del suo essere-as-

Prodotto. Essere-cosa consiste quindi in ciò che rimane ancora. Ma questo resto (Rest ) non lo è

correttamente determinato in sé. Resta dubbio ( Es bleibt fraglich) se è lungo

la strada ( auf dam Wege) di una sottrazione di tutte le caratteristiche del prodotto (alles

Zeughaften) che l'essere-cosa della cosa viene in genere apparire. Una sottrazione

(dell'essere-prodotto) non restituirà il “resto” a noi come una cosa “nuda”. Il

il resto non è una cosa nuda. Dobbiamo “pensare” il resto altrimenti. (1987: 302)

Derrida sostiene quindi che Heidegger assume la concezione platonica della forma e della materia

concepire la cosa spogliata del valore d'uso, una cosa nuda spogliata della sua attrezzatura,

e dell'opera d'arte come ciò che non rivela il suo valore d'uso o l'equipaggiamento da noi. Se la

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La cosa “nuda” è un'importazione da Platone, il resto non è una cosa nuda perché l'oggetto

non è nulla al di fuori della sua mediazione. In realtà, il significato non è nulla al di fuori del

il significante e il trascendentale non sono al di fuori dell'empirico. In poche parole: sostiene Derrida

Il regno di Heidegger della cosa nuda “nascosta” spogliata dell'equipaggiamento e del valore d'uso è

un'astrazione metafisica che porta impressioni del pensiero metafisico platonico. così

Heidegger, per tutto il suo retorico post-metafisico e post-rappresentativo, ripete

metafisica piuttosto che sfuggirla con la sua riconfigurazione o verità come aletheia. Derrida è

non, tuttavia, critico di questa ripetizione della metafisica; lui sostiene solo che non è così

eseguire ciò che Heidegger ha cercato di fare, ovvero distruggere e superare la metafisica.

Paradossalmente, le aporie di questa distruzione lo trasformano in ripetizione.

Sia il realismo di Shapiro sia l' aletheia di Heidegger sono impegnati in una forma di

epistemologia rappresentativa che comporta il distacco dell'oggetto dal suo contesto e

collegandolo ad un'altra funzione o identità, che si tratti di una persona nella forma di Van Gogh o a

funzione di essere-prodotto e utilità. La rappresentazione sotto forma di significato referenziale è

quindi implicito sia nel realismo di Shapiro che in Aletheia di Heidegger . A questo proposito, Derrida osserva:

Questa problematica è un po 'semplicistica – un caso o un effetto al massimo – se si prende

in considerazione l'argomento della cintura o di due scarpe. E poi questi lacci,

appunto, questi legami allentati non sembrano giocare nella logica del taglio. Piuttosto nel

logica della stenosi, nell'interlacciamento della differenza (o come) stenografia. L'allentamento del

merletti non è assoluto, non assolve, non sdoppia, taglia. Mantiene una struttura organizzata.

Non più o meno una stenosi, ma una determinata (strutturata) forma di stenosi del

fuori e dentro, sotto e sopra. La logica del distacco come tagliata porta

all'opposizione, è una logica o persino una dialettica dell'opposizione. Ho mostrato altrove

ha l'effetto di differenziare la differenza. E quindi, di sutura. La logica del distacco

come la stenografia è interamente altra. Differire: non si sutura mai. Qui ci permette di prendere

conto di questo fatto: che queste scarpe non sono né attaccate né distaccate, né piene né

vuoto. Un doppio legame è qui come sospeso e imposto simultaneamente, a

doppio legame che non tenterò qui di collegare strettamente ad un altro discorso sul

doppio legame. Ma questa coppia sfuggente, zoppicante, più o meno accoppiata, come la fascia intermedia,

socchiuso, non è né vuoto né pieno. Un certo inquietante, che tornerà in un attimo,

non può ospitare nessuna di queste coppie di opposizioni, di questi tagli di opposizione

(coupé, anche “tazze”). Se dico del fantasma in questo leasing di scarpe, quel le, la, les

doppia (s) banda. (1987: 340)

Derrida si riferisce alla logica della rappresentazione come logica del taglio o decontestualizzazione. Questo

la logica della decontestualizzazione o la logica del taglio porta all'opposizione quando l'oggetto è

fatto per riferirsi a ciò che è interamente altro. Indica l' aporia di una tale opposizione,

mostrando che è simultaneamente la storicizzazione e la destagionalizzazione mentre rimuove l'oggetto

dal suo contesto per riferirlo a un significato completamente diverso, sia in termini dell'identità di una persona

o la funzione di utilità in termini di essere prodotto. Quindi libera mentre si lega contemporaneamente.

Poiché questo movimento lega l'oggetto a un significato che è totalmente altro, sopprime la differenza.

Lo spazio tra oggetto e referente è indeterminabile piuttosto che determinato, come

Heidegger e Shapiro ce l'hanno:

È nel considerare la sconfinatezza, la destagionalizzazione, l'essere-allentato dal

lacci, l'out-of-service delle due scarpe che Heidegger dichiara essere l'immagine

inutile per la sua ricerca. Ma, e questa è la seconda ragione intrecciata con la prima, lui

dice che è inutile in ciò che rappresenta e inquadra così [...]. Inutile per ciò che è inutile

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scarpe (il prodotto) ma inutili anche per essere una foto disinserita, staccata dalla sua

ambiente dall'artificio del suo riattacco, la linea del telaio. Non è solo un inutile

prodotto che mostra un prodotto inutile, è inutile in quanto è un lavoro (werk), un prodotto

Estratto dal suo ambiente e mostrando un prodotto sottratto al suo ambiente. Il suo ambiente

di appartenenza (il muro del museo, per esempio) è astratto come lo è quello delle scarpe. quando

Heidegger parla dello “spazio indeterminato” intorno alle scarpe, avrebbe anche potuto dire

di ciò che circonda l'immagine.

In questa fase dell'argomentazione. Heidegger pone l'accento sull'un-, il-

merlato, il non strutturato, il distacco, l'astrazione. Più tardi, il processo di ricollegamento, il

sempre già iniziata la restrizione arriverà, dopo il “Eppure” per mettere questo doppio

l'inutilità di lavorare, di farne uso e il plusvalore in un certo modo. (1987: 341-

342)

Il re-attaccamento comporta una certa violenza nel mettere l'utilità in inutilità, rimuovendone così la sua utilità

plusvalore e sottoponendolo interamente all'utilità. Nel darsi pienamente all'utilità e all'osservazione

interamente come utile, la differenza, il surplus e l'indeterminazione dell'oggetto sono cancellati da

prestandosi pienamente alla rappresentazione come qualcosa di utile, come attrezzatura. D'ora in poi, post-

il pensiero rappresentativo o l' aletheia non sfugge alla violenza rappresentativa come designa

inutilità e utilità come dualità metafisica e ontologica che reinscrive l ' aletheia in

rappresentazione e metafisica. In altre parole, il pensiero di Heidegger non sfugge al

trappola del pensiero rappresentativo, ma ri-iscrive la sua struttura metafisica.

In termini di stile, The Truth in Painting, è scritto in una forma altamente ellittica in ordine

per catturare il fatto che la rappresentazione non rende mai pienamente il suo significato, e quindi quello di Derrida

la decostruzione sia del realismo figurativo che dell'alethe post-rappresentazione lo dimostrano

ci sarà sempre un eccesso di significato, un eccesso. Caesuras, silenzi e spazi vuoti tra

significato rendere la rappresentazione accurata imprecisa. Nella sua scrittura Derrida usa le pause,

ellissi e punteggiatura frammentata per mostrare che nessun rendering nella pittura è mai adeguato

e quella pura rappresentazione (cioè una rappresentazione che si correla a un significato trascendentale,

essere referente o utilità) non può accadere.

Di spirito

La distanza che Heidegger tenta di ottenere dalla metafisica eliminando la sua filosofia di

lo spirito evoca solo lo spirito come un fantasma che ritorna a perseguitare il corpo epurato della filosofia, come

le ceneri che rimangono dopo che le fiamme sono state estinte. Ad esempio, Heidegger cerca

in Essere e tempo per distruggere la metafisica e il cristianesimo e la spiritualità dei teologi

radicando la sua nozione di uomo nell'ontologia e nell'essere piuttosto che nelle astrazioni metafisiche.

Ma una distruzione dello spirito segnerà solo la sua assenza come luogo da stregare. Lo spirito torna a

infestano il testo da cui è stato cancellato sotto forma di nazionalismo tedesco. Mentre si allontana

se stesso dallo spirituale, Heidegger abbraccia la spiritualità. Ecco Derrida commentando

L'indirizzo rettorale di Heidegger:

La celebrazione corrisponde correttamente, letteralmente, a un'esaltazione dello spirituale. È un

elevazione. Questa non è solo una questione di tono kerigmatico, di annuncio o

dichiarazione. Ma di un'esaltazione in cui è dichiarato e eretto il più alto. Come

sempre, il profondo e l'altezzoso sono alleati nel più alto, il più alto di ciò

guida le guide spirituali di Die Hohe Schule e la profondità delle forze della terra e

sangue. (1989: 37)

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Dichiara inoltre che:

Heidegger conferisce così la legittimazione spirituale più rassicurante ed elevata su

tutto ciò in cui, e su tutto prima di chi, si impegna, su tutto, lui

sanzioni e consacra a tale altezza. Si potrebbe dire che spiritualizzi National

Socialismo. (1989: 39)

Derrida sostiene che Heidegger, pur evadendo lo spirito in Essere e tempo , spiritualizza Nazionale

Il socialismo nel suo discorso rettore come nazista. Non è evitamento dello spirito, come Heidegger ce l'ha

Essere e tempo , ma un abbraccio e valorizzazione dello Spirito in termini di elevazione del

Spirito del nazionalismo tedesco. Heidegger espelle così lo spirito dalla sua filosofia in Essere e

È tempo di vederlo ossessionato dallo spirito spettrale del fascismo che invoca nel suo rettore

indirizzo. Derrida riadduce questo problema nel seguente passaggio:

Fin dall'apertura dell'indirizzo, Heidegger stesso sottolinea l'aggettivo

“spirituale” ( geistig ). È quindi la prima cosa che sottolinea. Lo sottolineerò a mia volta,

leggere la traduzione (francese) di Gerard Granel: non solo perché è la prima parola ad essere

sottolineato, ma perché questo aggettivo, geistig , è la parola che vent'anni dopo sarà

opposto a geistlich. Quest'ultimo non avrebbe più nulla di platonico-metafisico

o cristiano-metafisico al riguardo, mentre geistig , Heidegger dirà poi, nella sua

nome e non in un commento su Trakl , rimane intrappolato nel metafisico-platonico-

Le opposizioni cristiane del basso e dell'al di là, del basso e dell'alto, del

sensato e intelligibile. Eppure, nel Rectorhip Address, il Geistigkeit to

quale appello di Heidegger si oppone già all 'interpretazione Christo-theological

del mondo che seguì “( Die nachkommende christlichtheologische

Weltdeutung ). (1989: 33)

Heidegger elude le nozioni teologiche e platoniche dello spirito nella sua filosofia in Essere e

Tempo solo per abbracciare la struttura metafisica della spiritualità nella sua politica. Derrida

la lettura confonde quindi l'ontologico con il politico, sostenendo che il filosofo è politico

prospettiva tradisce i suoi presupposti metafisici tanto quanto la sua ontologia, apertamente de-

spiritualizzato com'è. Così, mentre non esalta lo spirito di una soggettività metafisica lui

eleva lo spirito del nazionalismo tedesco. È la spiritualizzazione del nazismo che lui

realizza. Il fantasma dello spirito fascista infesta la filosofia di Heidegger, per quanto molto

afferma di aver espulso la nozione cristiana dello spirituale dalla sua filosofia.

Nei suoi ultimi tentativi di ventriloquio i teologi cristiani e Heidegger, Derrida

dimostra che non vi è alcuna distinzione tra loro e che essi sono fondamentalmente il

stesso. La metafisica e l'anti-metafisica sono piuttosto ripetizioni e doppioni reciproci

di contraddizioni o negazioni. Da un punto di vista decostruttivo, l'anti-

la metafisica e l'anti-spiritualismo non hanno alcuna differenza rispetto allo spiritualismo manifesto di

Cristianesimo. Derrida immagina la risposta dell'interlocutore a Heidegger:

“Sì, appunto,” i suoi interlocutori replicherebbero, “è proprio quello che stiamo dicendo, a

l'attraversamento di sentieri, e questi percorsi sarebbero uguali ma altrimenti circolari: lo siamo

facendo appello a questo interamente altro nel ricordo di una promessa o di una promessa di un ricordo.

Questa è la verità di ciò che abbiamo sempre detto, sentito, provato a far sentire. Il

l'equivoco è che ci senti meglio di quanto pensi o fai finta di pensare. In qualsiasi

caso, nessun equivoco da parte nostra, d'ora in poi, è sufficiente continuare a parlare, non a

interruzione tra il poeta e te, il che significa tanto tra te e te

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noi-questo Zwiesprache . Basta non interrompere il colloquio, anche quando lo è

già tardi. Lo spirito che controlla il ritorno ( en revenant , come un fantasma) lo farà

fai sempre il resto Attraverso la fiamma o la cenere, ma come l'altro interamente, inevitabilmente. (1989:

113)

Anche Derrida immagina la risposta dei teologi a Heidegger:

Il primo, quindi, quelli che ho chiamato teologi e tutti quelli che potrebbero rappresentare, direbbero

a Heidegger: “Ma quello che chiami lo spirito anti-originario, che tu pretendi sia estraneo

Il cristianesimo è in effetti ciò che è più essenziale per il cristianesimo. Come te, è ciò che noi

vorrebbe rivivere sotto i teologi, filosofi o comuni

rappresentazioni. Rendiamo grazie per quello che dici, hai diritto a tutta la nostra gratitudine

(ricognizione) per ciò che ci dai per ascoltare e pensare e che facciamo davvero

riconoscere. È proprio quello che abbiamo sempre cercato. E quando parli di

promessa, questo Versprechen , di un'alba più che matutinale oltre un inizio e un

fine della storia, prima e dopo Oriente e Occidente, ti rendi conto di quanto tu sia vicino a te

siamo?' (1989: 110)

Qui Derrida immagina i teologi cristiani affermando che non c'è differenza tra

L'anti-metafisica di Heidegger e l'esplicito spiritualismo del cristianesimo. Heidegger condivide il

stesse assunzioni metafisiche e modalità di pensiero rappresentativo di

teologi. Per quanto sembra liquidare il cristianesimo, il suo rovesciamento della metafisica

prende a prestito dalla struttura metafisica del pensiero teologico-cristiano e quindi afferma

esso. Ciò è illustrato anche nella lettura di Derrida della designazione degli animali di Heidegger come povera

nella mondanità e quindi non nello stato dell'Essere. Derrida decostruisce la distinzione

tra uomo e animale e dimostra che non vi è alcuna distinzione sostanziale tra

loro:

Ma come, d'altra parte, l'animale non è un Dasein , né è Vorhandensein o

Zuhanensein per noi, come la possibilità originale di un Miseini con esso non è seriamente

immaginato, non si può pensare o parlare in termini esistenziali o categorici, andare

torna alla coppia di concetti, che strutturano l'analitica esistenziale di Sein und Zeit.

Non si può dire allora che l'intera decostruzione dell'ontologia, come è iniziata in Sein und

Zeit e nella misura in cui scinde, per così dire, lo spiritus cartesiano-hegeliano nel

analitico esistenziale, è qui minacciato nel suo ordine, nella sua attuazione, nel suo concettuale

apparato, da ciò che viene chiamato, così oscuramente immobile, l'animale? Compromesso, piuttosto, da a

tesi sull'animalità che presuppone – questo è l'irriducibile e credo dogmatico

ipotesi della tesi: che esiste una cosa, un dominio, un tipo omogeneo

entità, che è chiamata animalità in generale, per la quale ogni esempio farebbe il lavoro.

Questa è una tesi, che, nel suo carattere mediano, è chiaramente enfatizzata da Heidegger

(l'animale tra la pietra e l'uomo) rimane fondamentalmente teleologico e

tradizionale, per non dire dialettico. (1989: 57)

I tentativi di Heidegger di espellere lo spirito e gli animali dal suo testo li ripetono solo come fantasmi

torna a perseguitarlo come doppi ontologici. Come sostiene Derrida, Heidegger ripete il tradizionale

teleologia della metafisica e non riesce a sfuggire allo spirito o alla metafisica che cerca

per superare e distruggere. In altre parole: questo ossessionante del testo dai suoi fantasmi, sia

Teologia cristiana, fascismo o animali, ripete interamente e quindi la struttura della metafisica

Heidegger non riesce a sfuggire alla

la suora sanguinante sanguinosuora È La sanguinosa suora, con passi lenti, Trascina i suoi piedi su lastre deserte. Nell'ombra si sente avanzare; I fulmini rotolano, l'aria si sta congelando! Rispetta la monaca che passa! Vivi, lascia passare la morte! RODOLFE. Come! credi in questa favola? AGNES. Rodolfe, invano ne dubiti, Come abbiamo visto, questo spaventoso spettro! RODOLFE. Errore! AGNES. Ascolta! ascolta! Sulle sue vesti, il sangue cade e gocciola; Il suo occhio è fisso e senza riguardo; La sua mano destra tiene un pugnale, E nella sinistra una lampada brilla. Livid, la vediamo avanzare; AGNES Come possiamo sopportare tale infelicità? RUDOLF Scappiamo stasera . . AGNES E ignori l'ordine di mio padre! . . RUDOLF La disperazione può rischiare qualsiasi cosa. . . Sotto il bastione nord, quando è calata la notte, Ti aspetterò! AGNES (tremante) No, no! RUDOLF A mezzanotte! AGNES (spaventato) A mezzanotte! RUDOLF Cosa! Stai tremando! AGNES Stasera è la notte Ogni anno il suo spaventoso fantasma Passa da queste mura RUDOLF Che fantasma? AGNES Ascolta! Ascolta! Prima di mezzanotte, le porte sono aperte Per il fantasma abitato in bianco. Con passi lenti, la suora sanguinante Cammina sopra i pavimenti di pietra abbandonati. Nell'oscurità, la si sente andare avanti. Il tuono rotola, l'aria diventa gelida! Non interferire con la monaca che passa! Vivi, lascia passare i morti! RUDOLF Dai, credi in questa favola? AGNES Rudolf, è inutile dubitare! Lei è stata vista, questa spettro spaventoso! RUDOLF Ti sbagli! AGNES Ascolta! Ascolta! Il suo cappotto gocciola sangue; Il suo occhio è fisso e morto. Tiene un pugnale nella mano destra, E alla sua sinistra, una lampada brilla. Spettrale pallida si muove in avanti. Pagina 8 – 8 – Rotoli di fulmini; l'aria è ghiacciata; Rispetta la monaca che passa! Vivi, lascia passare la morte! RODOLFE. E puoi credere a questa favola? . . . AGNES. Rodolfe, ci crediamo tutti: Come abbiamo visto, questo spaventoso spettro. . . Bene, cosa mi risponderai? INSIEME. RODOLFE. Amare nulla è impossibile! Se il tuo cuore risponde al mio cuore, In questa notte oscura e terribile Per noi può brillare la felicità! AGNES. No, no! destino inflessibile Non sfideremo il rigore! Temiamo la terribile suora Il cui nome porta solo sfortuna! RODOLFE. Questa favola ti terrorizza Salviamo, se vuoi fidarti della mia fede! AGNES. Dovrei la mia felicità per la sanguinosa suora No, no! RODOLFE. Agnes, ascoltami! Quando a mezzanotte le porte sono aperte, In abiti bianchi, l'occhio senza sguardo Tenendo la lampada nel pugnale, Abbiate il coraggio di camminare sulle lastre deserte! . . . Quando la vedono avanzare, Fai, grande Dio, che il terrore li brilli; Gran Dio! è la mia Agnese che passa! Passa sotto le tue ali! AGNES. Sfida lo spettro dalla sua tomba! RODOLFE. Ma questo spettro non esiste! AGNES. Penso di sentirmi tra le sue braccia! A pensarci, al terrore, soccompo ... RODOLFE. Se mi ami, avrai il coraggio! Il tuono rotola, l'aria diventa gelida. Non interferire con la monaca che passa! Vivi, lascia passare i morti! RUDOLF Puoi davvero credere a questa storia alta? AGNES Rudolf, ci crediamo tutti: È stata vista, questo spaventoso spettro. . . Quindi, cosa dici? INSIEME RUDOLF Per amare, nulla è impossibile! Se il tuo cuore risponde al mio, In questa notte oscura e terribile La felicità può brillare per noi! AGNES No, no! In nessun modo dovremmo tentare Destino inesorabile! Dovremmo temere la terribile suora, Il cui nome molto è maledetto. RUDOLF Questa storia ti spaventa Ci salverà, se cederai alla mia fede! AGNES Mi piacerebbe la mia felicità per la suora sanguinante! No! No! RUDOLF Agnes, ascoltami! Quando le porte vengono aperte a mezzanotte, In un camice bianco, con gli occhi fissi, Tenendo la lampada e il pugnale, Avrai il coraggio di attraversare i pavimenti in pietra deserta! . . . Quando la vedono andare avanti, Possa Dio concedere che il loro spavento li paralizzi Gran Dio! è la mia Agnes Sotto le tue ali, lasciala passare! AGNES Affronta uno spettro mentre lascia la sua tomba? RUDOLF Ma lei non esiste! AGNES Penso di sentirmi tra le sue braccia! Pensandoci, sono terrorizzato! RUDOLF Se mi ami, avrai il coraggio! Pagina 9 – 9 – INSIEME. (Duetto allungato.) RODOLFE, rapidamente. O tu che io adoro! O quello che imploro! Molto prima dell'alba Dobbiamo fuggire entrambi! Amore, che mi ispira, Ci guiderà. Consenso, o respiro Amore nei tuoi occhi! AGNES. Il mio cuore, chi ti adora, Prega e prega! Quando verrà l'alba Fuggi solo da questi luoghi! Mi maledirai. . . E nel mio delirio Io amo! . . . e io respiro Paura nei tuoi occhi! AGNES. Mai! RODOLFE. In ginocchio cado! AGNES. Mai! RODOLFE. Superare questo timore! A mezzanotte! . . . AGNES. Abbi pietà di me! È offensivo e il cielo e la tomba. . . Lasciami! lasciatemi! INSIEME. RODOLFE. O tu che io adoro! O quello che imploro! Molto prima dell'alba Dobbiamo fuggire entrambi! Amore, che mi ispira, Ci guiderà. Consenso, o respiro Amore nei tuoi occhi! AGNES. Il mio cuore, chi ti adora, Prega e prega! Quando verrà l'alba Fuggi solo da questi luoghi! Mi maledirai ... E nel mio delirio Ti amo! ... e respiro Paura nei tuoi occhi! INSIEME ( Stretto duo ) RUDOLF (vivace) Oh, tu che io amo, Oh, tu che implori! Molto prima dell'alba Dobbiamo fuggire insieme! Amore, che mi ispira Saprà come guidarti Consenso, o morirò Di amore qui prima di te. AGNES Il mio cuore, che ti adora, Prega e ti implora, Quando arriva l'alba Vola da solo da questo posto! Mi maledirai E nel mio delirio, Ti amo! . . . e io muoio Di paura proprio qui. AGNES Mai! RUDOLF Cado in ginocchio davanti a te. AGNES Mai! RUDOLF Conquista questa paura! A mezzanotte! . . AGNES Abbi pietà di me! Questo insulterà il cielo e la tomba Lasciami! Lasciami! INSIEME RUDOLF Oh, tu che io amo! O tu che imploro! Molto prima dell'alba Dobbiamo volare insieme Amore, che mi ispira Saprà come guidarci. Consenso, o io muoio D'amore proprio qui. AGNES Il mio cuore, che ti adora, Prega e ti implora, Quando arriva l'alba Vola da solo da questo posto! Mi maledirai ... E nel mio delirio, Ti amo! . . .e io muoio Di paura proprio qui. Pagina 10 – 10 – (Rodolfe è in ginocchio ad Agnes e raddoppia il suo prese di posizione.) SCENA IV. The Precedents, The Count of Luddorf, Il barone di Moldaw, Vassals e Vassals. LUDDORF E MOLDAW. Cosa vedo? . . . AGNES. Lui è perso! RODOLFE. Mio padre! LUDDORF. Chi, lui! figlio mio . . ginocchio Dalla moglie di suo fratello! RODOLFE. Sono suo marito! Me lo ha amato! io lei ama! Lo dichiaro in faccia a tutti! Di fronte a Dio, il nostro giudice supremo! LUDDORF, a Rodolfe. Rinuncia a questo amore! RODOLFE. Piuttosto cento volte muoiono! Dovrei essere colpito dalla mano di mio fratello, Più così. . . dalla tua rabbia, Piuttosto morire che obbedire! LUDDORF. Bene, allora, sulla tua fronte, lascia cadere l'anatema! SCENA V I precedenti, PIERRE, che sono entrati durante questi ultimi a. PIERRE, a Luddorf. Ah! pronto a sopraffarla, a te stesso rabbrividire! L'anatema di un padre è quello di Dio stesso! AGNES. E Rodolfe e tuo figlio! LUDDORF. Un figlio colpevole! un figlio ribelle! Che la casa paterna, Che il mio cuore e le mie braccia gli siano proibiti! . . . Vai via, ti maledico! ( RUDOLF si inginocchia davanti ad AGNES e raddoppia le sue richieste) SCENA IV (Il precedente, COUNT LUDDORF, BARON MOLDAW, Cavalieri, vassalli) LUDDORF e MOLDAW Cosa vedo? . . . AGNES Lui è perso! RUDOLF Mio padre! LUDDORF Chi, tu! Figlio mio . . in ginocchio Alla moglie di suo fratello? RUDOLF Sono suo marito! Lei mi ama, la amo! Lo dichiaro a tutti! Davanti a Dio, il nostro giudice supremo! LUDDORF (a RUDOLF ) Rinuncia a questo amore! RUDOLF Preferirei morire cento volte! Dovrei essere colpito con la mano di mio fratello, Ancora di più . . dalla tua rabbia, Preferirei morire piuttosto che obbedire! LUDDORF Bene, allora! Ti maledico! SCENA V (I personaggi precedenti, PETER, che hanno inserito il ultime righe) PETER (a LUDDORF ) Ah! Pronto a schiacciarlo, tremando te stesso! La maledizione di un padre viene dallo stesso Dio! AGNES Goal Rudolf è tuo figlio! LUDDORF È colpevole, ribelle! Gli proibisco la casa di suo padre, E il mio cuore e le mie braccia! . . . Vai via! Ti maledico! Pagina 11 – 11 – INSIEME. PIERRE, AGNÈS e il CORO. O terrore che mi travolge! Fermata inarrestabile Chi punisce un colpevole Su chi geme il mio cuore! Chi prenderà sulla terra Abbi pietà della sua miseria Quando la voce di suo padre La digitazione e il maledetto! LUDDORF e MULDAW Guai al figlio colpevole! Una terribile fermata È il cielo che lo travolge, È Dio che lo punisce! Lontano da noi sulla terra Lascia che trascini la sua sofferenza; L'ira di suo padre La digitazione e il maledetto! RODOLFE. E 'fatto, tutto mi travolge Dalla ferma temibile Chi punisce un colpevole La mia speranza è distrutta. Nessun amico sulla terra Non restare alla mia miseria, Perché Agnes e mio padre Ho proscritto e maledetto me! RODOLFE. Bene, me ne vado ... Sto andando via da lei! Disperato, maledetto dalla voce paterna! Ma contro tanti mali in cui mi hai ridotto, Presto la morte. . . AGNÈS, (tremando e avvicinandosi a Rodolfe, lui disse a bassa voce). A mezzanotte! RODOLFE, con trasporto. A mezzanotte! ... INSIEME. RODOLFE, con gioia. O felicità ineffabile! Nel mio miserabile lotto, Che voce utile Improvvisamente suona! Dolce raggio che mi illumina, Un angelo custode Rimani a terra ... Non sono più maledetto! AGNES. Devo, quando tutto lo sommerge, Condividi il colpevole Destino miserabile Lui lo sa ..., l'ho detto! INSIEME PIETRO, AGNES e CHORUS Oh, schiacciante terrore! Frase inesorabile Questo punisce il colpevole Per chi mi rattrista il cuore! Chi sulla terra Pazienterà la sua miseria, Quando la voce di suo padre Colpisce e lo maledice? LUDDORF e MOLDAW Dolore a questo suono colpevole! Con una frase spaventosa Il cielo lo schiaccia Dio lo punisce! Lontano da noi, Lascia che sopporti la sua sofferenza terrena; L'ira di suo padre Lo colpisce e lo maledice! RUDOLF È finita, tutto mi schiaccia La frase spaventosa Che mi punisce Distrugge la mia speranza Nella mia miseria, Nessun amico terrestre rimane, Perché Agnes e mio padre Mi hanno esiliato e mi hanno maledetto. RUDOLF Quindi, sto per essere cacciato via. . . Sono inseguito lontano da lei! Disperato, maledetto dalla voce di mio padre! Ma contro tutti i mali Presto verrà la morte. . . AGNES (tremando e avvicinandosi a RUDOLF , dice a lui a bassa voce) A mezzanotte! RUDOLF (trasportato) A mezzanotte! . . INSIEME RUDOLF (con gioia) Oh, felicità ineffabile! Nella mia miserabile condizione, Una voce che salva Improvvisamente suona! Un raggio dolce che mi illumina Un angelo custode Resti per me sulla terra. . . Non sono più maledetto! AGNES Quando tutto lo schiaccia, dovrei Condividi i colpevoli Desiderio pessimo. Lui lo sa. . . L'ho detto! Pagina 12 – 12 – Ahimè! Dovevo farlo Lui ha solo me sulla terra, L'ira di suo padre La digitazione e il maledetto! LUDDORF E MOLDAW. Guai al figlio colpevole! Una terribile fermata È il cielo che lo travolge, È Dio che lo punisce. Lontano da noi sulla terra Lascia che trascini la sua sofferenza; L'ira di suo padre La digitazione e il maledetto! PIERRE E IL CORO. O terrore che mi travolge! Arresto inesorabile, Chi punisce un colpevole Su chi geme il mio cuore! Chi prenderà sulla terra Abbi pietà della sua miseria Quando la voce di suo padre Il proscritto e maledetto? (Moldaw allena sua figlia, Luddorf si rinnova a Rodolfe per allontanarsi, mentre i soldati e vassalli di Luddorf, inginocchiato o allungando le braccia verso di lui, sembra intercedere per suo figlio, che lascia accompagnato e sostenuto da Peter. La tela cade.) FINE DEL PRIMO ATTO ACT SECOND. Una strada su cui si affaccia il cortile principale del castello. – In fondo al castello, dove si sale su un'ampia scala. un un grande cancello separa il cortile dal castello dalla strada, e questo la griglia è aperta. SCENA PRIMA. Uomini e donne del popolo, a sinistra, davanti a taverna e bere; URBAN, coperto con un cappotto, e camminare su e giù per la piazza. INSIEME. CORO. Basta ridere e bere! Torniamo, amici miei, Andiamo a casa, Perché la notte è buia! Basta ridere e bere Da questo vino del Reno Di chi è il succo divino Togliti la memoria! URBAN. Basta ridere e bere! Bourgeois, amici miei, Ahimè, dovevo farlo: Lui ha solo me sulla terra. L'ira di suo padre Lo colpisce e lo maledice LUDDORF e MOLDAW Dolore a questo suono colpevole! Con una frase spaventosa Il cielo lo schiaccia Dio lo punisce! Lontano da noi, Lascia che sopporti la sua sofferenza terrena; L'ira di suo padre Colpisce e lo maledice! PIETRO e il CORO O terrore schiacciante! Frase inesorabile Questo punisce il colpevole Per chi mi rattrista il cuore. Chi sulla terra ci vorrà Peccato per la sua miseria, Quando la voce di suo padre Lo colpisce e lo maledice? MOLDAW allontana sua figlia; LUDDORF ordina di nuovo RUDOLF per andare via, mentre i soldati della LUDDORF inginocchia i vassalli, tendendo le braccia verso di lui, apparentemente intercedendo per suo figlio supportato da PETER . Il sipario cade. FINE DEL PRIMO ATTO ATTO DUE Una strada che conduce al cortile principale del castello. Il castello è sullo sfondo, con una grande scalinata di quale entra Un grande cancello separa il cortile da la strada, ed è aperta. SCENA UNO Uomini e donne contadini a sinistra, bevendo di fronte a taverna; URBAN , con indosso un cappotto, cammina tutto intorno il cortile INSIEME CORO Basta ridere e bere! Torniamo, amico mio Ritorna alle nostre case Perché questa notte è buio! Basta ridere e bere Di questo vino del Reno Vintage divino di cui Porta all'oblio URBAN Basta ridere e bere! Torniamo, amico mio Pagina 13 – 13 – Ritorna a casa, Perché la notte è buia! Basta ridere e bere Da questo vino di Reno Con succo divino Togliti la memoria! URBAN. Il mio maestro verrà presto, Per l'appuntamento qui è il momento! E per riconquistare la loro casa Questi borghesi dovrebbero degenerare: Come farli andar via? (Rivolgendosi a un borghese). Prima di mezzanotte non squilla Andiamo chiusi nelle nostre case! Perché qui è il momento in cui la monaca Scenderà da questo piazzale! THE BOURGEOIS, spaventato. Credi ... credi? ... URBAN, (mostrando il fondo che griglia i servi del palazzo stanno aprendo in questo momento). Vedi, secondo l'uso, In anticipo, sulla sua strada, Cura provata e saggia Apri queste griglie di ottone Che si romperebbe all'improvviso! CORO. Andiamo, andiamo! segui i nostri passi! Amici, non esponeteci ... Basta ridere e bere! Torniamo, amici miei, Andiamo a casa, Perché la notte è buia! Basta ridere e bere, Da questo vino del Reno Di chi è il succo divino Togliti la memoria! (a bassa voce). Mi sento congelato dal terrore; L'aspetto della sanguinosa suora Possiamo, diciamo, dare la morte! Andiamo, andiamo! raddoppiamo i nostri passi! (Escono a sinistra e la taverna chiude). SCENA II. URBAN, ridendo. Nun! . . . Ti benedico. . . li avrai fatti scappare! Il mio padrone ora può venire! PRIMO ACCOPPIAMENTO. Speranza e amore nell'anima, Quando arriva la notte, com'è dolce Aspettare una signora nobile In un appuntamento galante! Presto apparirà, Ritorna alle nostre case Perché questa notte è buio! Basta ridere e bere Di questo vino del Reno Vintage divino di cui Porta all'oblio URBAN Il mio maestro sarà qui Perché è l'ora del nostro incontro! Questi cittadini dovrebbero partire in fretta Per tornare alle loro case: Come posso farli andare via? (Rivolgendosi a una persona) Prima dello scoccare della mezzanotte Cerchiamo di essere sani e salvi a casa! Perché questa è l'ora Quando la monaca verrà qui! PERSONE (spaventato) Lo pensi? . . . lo pensi? . . URBAN (gesticolando verso i domestici del palazzo che stanno aprendo il cancello) Vedi, come al solito, Prima che lei appaia, In una misura saggia e prudente Aprono la griglia di bronzo Che lei si rompa rapidamente! CORO Andiamo! Andiamo! Facciamo presto i nostri passi Amici, non fateci rischiare noi stessi. . . Basta ridere e bere! Torniamo, amici Ritorna alle nostre case Perché questa notte è buio! Basta ridere e bere Di questo vino del Reno Vintage divino di cui Porta all'oblio (A mezzo voce) Sono congelato dalla paura Vista della suora sanguinante Possono, dicono, essere fatali! Andiamo! Andiamo! Presto! (Esse lasciano il palco a sinistra e la taverna è chiusa). SCENA II URBAN (ridendo) Nun! Ti ho ferito! Li hai fatti scappare! Ora il mio maestro può venire qui! PRIMO ACCOPPIAMENTO Con speranza e amore nella propria anima Quando arriva la notte, com'è dolce Aspettare una signora nobile In un galante rendez-vous! Presto apparirà Pagina 14 – 14 – Di problemi che il cuore ha colto ... Ah! quanto è felice, mio ​​maestro ... Cosa mi piace? SECONDA COPPIA. In questo carro armato che ti allena, Parlare muto e gentile, La tua mano è nella sua, Il tuo cuore batte vicino al suo! L'alba che rinascerà Vedremo il loro destino unito ... Ah! quanto è felice! mio maestro, Quando sarò come lui? SCENA III. RODOLFE, URBAN. RODOLFE. È tutto pronto? URBAN. Sì, mio ​​maestro! RODOLFE. Lasciatemi in pace! ... URBAN, uscendo a destra. Sto aspettando che il segnale se ne vada! SCENA IV. RODOLFE, quindi THE NONE. Rodolfo, da solo, guardando le scale del palazzo. Ecco il tempo! . . . presto apparirà il mio Agnès, Suora bianca! . . . portando la lampada e il pugnale! AIR. Dal Signore, promessa sposa pallida, Tu, il cui aiuto imploro, Dal fondo della tomba ghiacciata, Suora, proteggi i nostri amori! Vieni! e proteggi i nostri amori! Come noi, forse Tiranni schiavi, Il tuo cuore potrebbe saperlo L'amore e i suoi tormenti! Dal Signore, promessa sposa pallida, Tu, il cui aiuto imploro, Dal fondo del tuo tomble congelato Suora, proteggi i nostri amori! (Ascolto). Ma l'ottone sta suonando! . . . e l'enorme caveau Un passo lontano disturbò il silenzio. I problemi afferra il mio cuore. . . Oh, quanto è felice il mio padrone. . . Se solo potessi essere come lui! SECONDO COPPIA In questa carrozza che ti porterà via, Ci sarà una conversazione dolce e dolce. La tua mano è nella sua, Il tuo cuore batte vicino al suo! Quando l'alba si rompe, Vedremo i loro destini uniti. . . Oh, quanto è felice il mio maestro, Quando sarò come lui? SCENA III RUDOLF, URBAN. RUDOLF È tutto pronto? URBAN Sì, maestro! RUDOLF Lasciami! . . URBAIN, uscendo allo stadio giusto Attendo il segnale per iniziare! SCENA IV RUDOLF, quindi THE NUN RUDOLF guardando la scala del palazzo È ora! . . . presto apparirà la mia Agnese, Una suora in bianco, portando la lampada e il pugnale! ARIA Impegnato pallido, Imploro il tuo aiuto, Dalle profondità della tua tomba ghiacciata, Suora, proteggi il nostro amore! Vieni! Proteggi il nostro amore! Forse come noi, il tuo cuore, Asservito ai tiranni, è noto L'amore e i suoi tormenti! Impegnato pallido, Imploro il tuo aiuto, Dalle profondità della tua tomba ghiacciata, Suora, proteggi il nostro amore! Vieni! Proteggi il nostro amore! (Ascolto) Ma la campana di bronzo suona! . . e dall'immensa volta Un passo remoto disturba il silenzio. Pagina 15 – 15 – CAVATINA, agitata. È Agnes! . . . si, è lei! . . . Da dove viene? Un terrore mortale Mi ha battuto il seno? Io tremo e soccomberò Per l'orrore che provo. . . E il freddo della tomba Ho congelato tutti i miei sensi! (La suora comincia ad apparire in cima alle scale). Come indicato dalla leggenda fatale, Ecco il pugnale. . . la lampada sepolcrale, E la macchia di sangue che profana il suo lungo velo bianco! ( Fare qualche passo per incontrare la suora che scendi lentamente i gradini delle scale.) Andiamo! . . . Andiamo! . . . È Agnes! . . . è lei! . . . (Arresto). Da dove viene? Un terrore mortale Mi ha battuto il seno? Io tremo e soccomberò Per l'orrore che provo E il freddo della tomba Ho congelato tutti i miei sensi! (Durante questa ripresa, la monaca si avvicinò a lui). RODOLFE, alla monaca. Quanto è stata lenta l'ora! Agnes, Agnes! . . . finalmente, ci rivedremo! Non mi rispondi! immobile e tremante, Avresti paura di seguirmi? Ah! calma il tuo terrore! Agnes, tu che mi sei caro Ti prometto la mia fede! Dal cielo e dalla terra, Giuro di essere tuo! LA NUN, in una voce sepolcrale. Per me !!! RODOLFE, con amore. Sempre tuo! (Prendendo la sua mano.) Ah! che la tua mano è fredda! (Mette il dito sul suo anello.) IL NONE. Per me! ... Sempre a me! (Gli prende la mano, il rombo del tuono, il lampo risplendi e ascolta il ruggito dell'inferno.) RODOLFE. Ah! Rabbrividisco E il cielo è tonico! Incroci di fulmini Questo palazzo nero! Vile furia! . . . (Alla monaca). A te, vita mia! L'imene ci lega E per sempre! CAVATINA (agitato) È Agnes! . . . sì, è lei! . . . Ma dove si trova questo terrore mortale Vieni Cosa mi fa battere più forte il cuore? Tremo, cedo Per l'orrore che provo. . . E il freddo della tomba Ha congelato tutti i miei sensi! ( LA NUN inizia ad apparire in cima alle scale). Solo la leggenda fatale ha detto, C'è il pugnale. . .la lampada funebre, E il sangue che macchia il suo lungo velo bianco! (Fare diversi passi per andare davanti a THE NUN che lentamente scendi i gradini della scala.) Vieni! . . . venire! . . . È Agnes! . . . È lei! . . . (Arresto) Ma dove si trova questo terrore mortale Vieni Cosa mi fa battere più forte il cuore? Tremo, cedo Per l'orrore che provo. . . E il freddo della tomba Ha congelato tutti i miei sensi! (Durante questa ripetizione, THE NUN si avvicina a lui) RUDOLF (to THE NUN ) Quanto mi sembrava lento il tempo! Agnes, Agnes! . . . finalmente ti rivedo! Immobile, tremante, non mi hai risposto! Arte ma non seguirmi? Oh, non aver paura! Agnes, mia cara, Ti assicuro il mio trote! Per il cielo e la terra Giuro di essere tuo! THE NUN (in una voce sepolcrale) Mio! RUDOLF (amorevolmente) Per sempre tuo! (Prendendo la sua mano) Oh, quanto è fredda la tua mano! (Si mette l'anello al dito) LA NUNA Mio! Per sempre mio! (Prende la mano, il tuono rotola, il fulmine lampeggia e si sentono ululati infernali). RUDOLF Ah! Io rabbrividisco E i cieli gridano! Il lampo lampeggia! Questo palazzo oscuro! Rabbia insensata! (Alla NUN ) Per te, vita mia! Questo matrimonio ci unisce Per sempre! Pagina 16 – 16 – Sì, sotto i miei piedi la terra trema. . . Chiunque! . . . dai! . . . Fuggiamo insieme! . . . ( In questo momento, Agnes, vestita di bianco, appare in cima a la scala, a sinistra.) Ah! Rabbrividisco E il cielo è tonico! Incroci di fulmini Questo palazzo nero! Vile furia! . . . A te, vita mia! L'imene ci lega E per sempre! (Scompare a destra, guidato dalla monaca e dalla luce lampi; la scena è coperta di nuvole; una musica Infernal è sentito. – Il teatro cambia e rappresenta le rovine di un castello gotico. Una vasta stanza di armi, i cui incroci e portici sono semidistrutti. il al centro del teatro, i detriti di un grande tavolo di pietra, e sedili in pietra ricoperti di edera e piante selvatico. La luna illumina questa immagine e la lascia vedere sfondo del teatro e in cima alla roccia un eremo.) SCENA V. RODOLFE e URBAN, entrando velocemente attraverso la porta del sfondo che è mezzo rovinato. RODOLFE. RECITATIVO. Spaventato dal lampo e dal terribile uragano, I nostri cavalli, che hanno lanciato una mano invisibile, Come una freccia ha raggiunto i muri Roccia scoscesa dove una volta brillava L'antico castello dei miei padri! (Guardandosi intorno) Soggiorno abbandonato . . rovine solitarie. . . Sotto i tuoi detriti oscuri nascondi i nostri progetti! URBAN. E la tua fidanzata. . . Agnes? . . . RODOLFE. Sempre silenzioso! . . . e passando solo ora Vicino alla cappella . . lei ha lasciato la mia mano! Il terrore, il tremito, è improvvisamente Caduto in ginocchio! . . . lei sta piangendo! Lei prega! . . . per un momento, rispetta il suo terrore? (Prendendo Urban per mano e mostrandogli in fondo a teatro l'eremo, che può essere visto da lontano.) In cima alla roccia e vicino al cielo, vive Pietro, il pia cenobita; Posso fidarmi della sua fede! Vai a prenderlo? ... vieni, Cosa c'è nel cuore di Agnes La sua presenza porta Perdono e pace! Sì, la terra trema sotto i miei piedi. . . Non importa! . . . venire. . . fuggiamo insieme! . . . (In questo momento, AGNES , vestito in cui appare a in cima alle scale, a sinistra.) Ah! Io rabbrividisco E i cieli gridano! Il lampo lampeggia! Questo palazzo oscuro Rabbia insensata! . . . Per te, vita mia! Questo matrimonio ci unisce Per sempre! (Scompare dal palcoscenico giusto, da THE NUN con lampi di alleggerimento; il palcoscenico è pieno di nuvole; una musica infernale è sentito. La scena cambia nelle rovine di un castello gotico, una grande sala, in cui le porte sono finestre gotiche sono la metà distrutta. Nel mezzo del palco c'è un vasto tavolo di pietra e sedili in pietra ricoperti di edera e natura selvaggia piante. La luce della luna rivela, nella parte posteriore del palco, a eremo sulla cima di una scogliera rocciosa.) SCENA V RUDOLF e URBAN, entrando rapidamente dal mezzo-rovinato porta sul retro. RUDOLF recitativo Spaventato dal tuono e dalla terribile tempesta, I nostri cavalli, che una mano invisibile Lanciato come una freccia, ho trovato i muri Di roccia scoscesa dove un tempo si ergeva L'antico e splendente castello dei miei antenati. (Guardandosi intorno) Dimora abbandonata . . rovine solitarie. . . Nascondi le tue ambizioni sotto i tuoi detriti oscuri! URBAN E la tua sposa, Agnes? RUDOLF Ancora silenzioso! . . . un po 'di tempo fa, passando Dalla cappella. . . lei ha lasciato andare la mia mano! Spaventata, tremante, improvvisamente Sono caduto in ginocchio! . . . lei sta piangendo! Sta pregando! . . . Dovremmo rispettare la sua paura per un po ' mentre? (Prendendo URBAIN per mano e indicando l'eremita- età alla fine dello stage, che si può vedere distanza) Alla sommità della roccia, vicino al paradiso, vive Pietro il pio monaco Ho fiducia nella sua fede! Vuoi andare a trovarlo? . . Lascialo venire In modo che possa ripristinare Perdono e pace Al cuore di Agnes! Pagina 17 – 17 – (Urban si allontana e scompare tra le rovine). SCENA VI. RODOLFE, da solo. Bastioni costruiti da Rodolfe, il nostro antenato! Tombe dei miei antenati, che potrei essere in marcia! Quale pacchetto impunito ti ha rovesciato? Chi ha coperto i pannelli con rovi ed edera? E non hai bisogno di più, uscendo dalla polvere, Trova la tua gloria e i tuoi onori passati? (La luna scompare, i portici e gli incrociatori in rovina tornare alla loro forma originale ed eleganza. il i detriti dal tavolo di pietra si trasformano in un grande tavolo coperto di cibo e riccamente servito. Tutto intorno, molti posti. Le torce che coprono il tavolo all'improvviso, così come il candelabro allineato l'armeria, e nel buio riesce lo splendore torce, dorature e mazzi di armi splendere su tutti i lati; ma tutto questo cambiamento è stato fatto in silenzio.) RODOLFE, girandosi e urlando. Ah! . . . Rivedo questi luoghi conosciuti della mia infanzia! . . . La sala banchetti per molti ospiti! Ma oggi . . deserta. . . immenso . . . Non sento altro che le loro grida di gioia! (C'è una canzone underground, oscura e misteriosa. Appaiono su tutte le porte della Hall of Lords e donne riccamente vestite, ma di un pallore spaventoso e facendo quasi nessun movimento, scivolano piuttosto che non camminano e avanzano lentamente). CORO, in un sussurro . Il ritorno a morte; Si ricordano Nelle loro belle giornate, Dei loro amori! Nuova festa Per noi che ci prepariamo: Scappa . . Non avvicinarti! . . . RODOLFE, guardandoli. Prodigio che confonde la mia ragione e i miei occhi, Questi trits che ho ammirato nei loro ritratti antichi, Queste caratteristiche scolorite sono quelle dei miei antenati! (Avanzando verso di loro.) Ombre che venerano, gloriosi antenati, Parla! . . . Chi ti porta a casa? Rispondimi? . . . Buio, silenzioso! . . . Si siedono. . . (I signori e le signore sedevano in silenzio. pagine, scudieri, armigeri, con facce pallide e livido, servili senza dire una parola.) ( URBAN si allontana e scompare tra le rovine). SCENA VI RUDOLF (solo) Bastioni costruiti da Rudolf, il nostro antenato! Forse sto sulle tombe dei miei antenati! Quale crimine inspiegabile ha causato la tua rovina? Chi ha coperto le tue ricche decorazioni con rovi e viti? E non puoi più, derivando dalla polvere, Recupera la tua gloria e il tuo onore? (La luna scompare.) Il tavolo di pietra rovinato si trasforma in a vasto uno coperto con piatti elaborati, circondato da molti carne. Le torce attorno al tavolo si illuminano improvvisamente, come lo sono i candelabri che decorano la stanza; l'oscurità si trasforma in luce, e gli oggetti dorati le pareti brillano nella luminosità; ma questo cambiamento è fatto in completo silenzio.) RUDOLF ( voltandosi e gridando ) Ah! . . . Rivedo i luoghi che ho conosciuto durante l'infanzia! . . . La sala banchetti con numerosi ospiti! Ma oggi . . deserta. . . immenso . . . Non sento più i loro suoni gioiosi! (Si sente il canto sotterraneo, sia cupo che misterioso. Signori e signore riccamente vestiti appaiono sulle porte, estremamente pallido, e difficilmente commovente. Scivolano lentamente in avanti.) CORO (dolcemente) Il ritorno a morte; Si ricordano I giorni felici Dei loro amori perduti! Ci prepariamo Per un'altra festa: Fuggite da noi, Non avvicinarti! . . . RUDOLF (osservandoli) Questo prodigio confonde la mia ragione e i miei occhi, Queste caratteristiche che ho ammirato nei loro vecchi ritratti, Queste sono le caratteristiche pallide dei miei antenati! (Avanzando verso di loro) Sfumature che io venerano, gloriosi antenati, Parlami! . . . Chi ha riportato a casa? Rispondimi? . . . Somber, silenzioso, Si siedono. . . (I signori e le signore si siedono silenziosamente.) Pagine, scudieri, uomini di braccia, tutte con facce, pallide e pallide parola). Pagina 18 – 18 – RODOLFE, guardandoli con spavento. Vino riempito la loro tazza! Ma, ospiti gelidi, a malapena quei posti Suonò il suono della loro orgia muta! . . . CORO, a bassa voce. Il ritorno a morte; Si ricordano Nelle loro belle giornate, Dei loro amori! Nuova festa Per noi che ci prepariamo: Scappa . . Non avvicinarti! . . . SCENA VII. Precedenti, THE NONE, sempre velati e avanzanti lentamente. RODOLFE, andando da lei. Agnes, dove siamo? ... e che destino Sono tutti riuniti qui? IL NONE. Il nostro imene! RODOLFE. Chi sono? IL NONE. I nostri testimoni! . . . guarda! . . . Rodolfo, guardando un cavaliere in aumento. Ah! cosa ho visto Mio fratello, vicino a me! . . . Fratello, cosa mi vedi? Risposta? IL NONE. Lui non può! . . . raggiunto dalla morte, Lui ha una tomba e io non ne ho uno! RODOLFE. Eh! chi sei? IL NONE. Me! . . . la dannata suora! RODOLFE. O cielo! . . . IL NONE. La tua fidanzata! . . . si, ecco il tuo anello Chi ci unisce entrambi oltre la tomba! RODOLFE. O terrore! IL NONE. L'hai detto: RUDOLF (spaventato) Le loro tazze sono piene di vino! Obiettivo, sono stato qui, questo posto ha appena Ritenuto il rumore della loro muta celebrazione! . . CORO (a bassa voce) Il ritorno a morte; Si ricordano, I giorni felici Dei loro amori perduti! Ci prepariamo Per un'altra festa: Fuggite da noi, Non avvicinarti! . . . SCENA VII I personaggi precedenti, THE NUN (ancora velati e avanzando lentamente) RUDOLF (andando verso di lei ) Agnes, dove siamo? . . e quale destino Li ha riportati tutti qui? LA NUNA Il nostro matrimonio! RUDOLF Chi sono? LA NUNA I nostri testimoni . . guarda! . . . RUDOLF (guardando un cavaliere che si alza) Oh, cosa ho visto, Mio fratello, intorno a me. . . Fratello, cosa vuoi da me? Risposta? LA NUNA Lui non può. . . essendo morto, Lui ha una tomba e io non ne ho uno! RUDOLF Solo chi sei? LA NUNA I. . . Sono la suora sanguinante! RUDOLF Oh cielo! LA NUNA La tua sposa! . . . sì, c'è il tuo anello, Che unisce noi due oltre la tomba! RUDOLF Oh, terrore! LA NUNA Mi hai detto, Pagina 19 – 19 – “Agnes, tu che mi sei caro, Ti prometto la mia fede. . . Dal cielo e dalla terra Giuro di essere tuo! . . “. INSIEME. RODOLFE. Sotto di me trema la terra, E muoio di paura CORO. Dal cielo e dalla terra Ha commesso la sua fede! IL NONE. “Agnes, tu che mi sei caro, A te! Sempre tuo! ” IL NONE, divertendolo. Uniti dalla morte, Andiamo. . . Andiamo. . . mi seguirai! RODOLFE. Ah! chi mi salverà? SCENA VIII. I precedenti, PIERRE L'HERMITE, (proposto da Urbain e apparendo alla porta sul retro, con una croce in mano.) PIERRE. Il mio braccio che ti protegge, E Dio che ci difende! (Estendendo la croce ai fantasmi). Dalla tomba, processione funebre, Torna al nulla! (Le torce si spengono, i ricchi pannelli scomparire e lasciare il posto alle rovine. La luna velata da solo le nuvole illuminano il teatro). IL NESSUNO, mostrando Rodolfe. Lui solo, empio e sacrilego, Appartiene a me . . e la sua fede Lo reclamerò! RODOLFE. Mio Dio! proteggimi! IL NONE. Sempre mio! CORO di fantasmi, che spariscono poco poco. Il ritorno a morte; Si ricordano Nelle loro belle giornate, Dei loro amori! “Agnes, chi è l'arte a me cara, Ti assicuro la mia fede! Per il cielo e la terra Giuro di essere tuo! . . “. INSIEME RUDOLF La terra trema sotto di me Muoio di paura CORO Per il cielo e la terra Ha promesso la sua fede! LA NUNA “Agnese, mi sei cara, Per sempre tuo! LA NUNA (conducendolo fuori) Siamo uniti nella morte, Vieni. . . venire. . . vuoi seguirmi? RUDOLF Oh! Chi mi salverà? SCENA VIII I personaggi precedenti, PETER THE HERMIT, (guidato da URBAN e appare al cancello sul retro del palco, tenendo una croce in mano) PETER Che le mie braccia ti proteggano, E Dio difendici! (Estendendo la croce verso i fantasmi) Dalla tomba, processione funebre, Ritorna nel nulla! (Le torce si spengono. pera e diventa di nuovo rovine. La luna, velata dalle nuvole brilla sul palco). LA NUN, indicando RUDOLF . Lui solo, empio e sacrilego, Appartiene a me . . e il suo trotto Mi ritiro! RUDOLF Dio proteggimi! LA NUNA Per sempre mio! CORO di fantasmi poco Il ritorno a morte; Si ricordano I giorni felici Dei loro amori perduti! Pagina 20 – 20 – IL NONE. Per me ... sempre !!! RODOLFE, con disperazione. Sempre !!! (La monaca e i fantasmi sono danneggiati sottoterra o dietro le rovine, e Rodolfe, svenne, cadde nelle armi Urbain. – La tela cade.) FINE DEL SECONDO ATTO AGIRE TERZO. Una stanza rustica, in Boemia. – A sinistra, a grande porta aperta che si affaccia su una foresta che circonda il farm. – Sullo sfondo, due incrociate; tra la croce, un letto di riposo. – A destra, in primo piano, un tavolo, alcuni sedie. SCENA PRIMA. Al sorgere del sipario, i violinisti si sono posizionati a sinistra eseguendo un valzer. FRITZ e ANNA, gioventù Entrano contadini e giovani zingari contadini valzer. CORO. Valvola sotto l'ombreggiatura, Ragazze del villaggio; L'arco suona, E il giorno finisce! Che il valzer è bellissimo! Veloce come lei, Il piacere scapperà. . . Prendiamolo! ANNA, mostrando la foresta visibile in basso. La luna splende, L'erba brilla; La ragazza, A bassa voce, Ripete allegramente Il songette Che il Luì Dillo al legno: Ah! ah! ah! ah! ah! CORO. Valvola sotto l'ombra, Ragazze del villaggio; L'arco suona, E il giorno finisce! Che il valzer è bellissimo! Veloce come lei, Il piacere scapperà. . . Prendiamolo! LA NUNA Mio! Per sempre! RUDOLF, disperato Sempre !!! ( La monaca e i fantasmi svaniscono sotto terra oro dietro le rovine, e RUDOLF , svenimenti, cade in urbanibraccia.– Il sipario cade.) FINE DEL SECONDO ATTO Atto terzo Una stanza rustica in Boemia. A sinistra, una grande porta aperta, si apre su una foresta che circonda la fattoria. Nella parte posteriore, due finestre con un divano tra di loro. A destra, vicino al davanti al palco, un tavolo e alcune sedie. Scena prima Mentre il sipario si alza, i violinisti a sinistra del palco suonano a valzer. FRITZ e ANNA e giovani uomini villaggio entra waltzing. CORO Valzer all'ombra, Ragazze del villaggio; Il violino risuona, Il giorno è finito! Quanto è bello il valzer! E così veloce! Il piacere è fugace. . . Facci sapere come afferrarlo! ANNA (gesticolando verso la foresta che si vede verso la parte posteriore) La luna splende, L'erba è lucida; La ragazza dolcemente, Ripete Gayly, La piccola canzone Che l'uccello Cantato nei boschi: Ah! Ah! Ah! Ah! CORO Valzer all'ombra, Ragazze del villaggio; Il violino risuona, Il giorno è finito! Quanto è bello il valzer! Veloce come lei! Il piacere è fugace. . . Facci sapere come afferrarlo! Pagina 21 – 21 – (L'aria della danza continua sempre, i giovani e il le ragazze escono dalla stanza o tornano in valzer. In fondo, sotto gli alberi della foresta, possiamo vedere diversi gruppi che valzer anche.) FRITZ, parlando ai contadini. Domani sposerò Anna, la mia fidanzata! ANNA. E balliamo, in anticipo, oggi! FRITZ. I sogni d'amore inebriano il mio pensiero! . . . Domani, lei è mia. . . ANNA. Che felicità essere sua! INSIEME. Sulle nostre stuoie di schiuma, Quanto è dolce il valzer! Quanto sono gay i suoi accenti Diventa inebriante, Quando dal suo amante, Spostato e aggraziato, Il giovane e bellissimo waltzer Senti il ​​cuore pulsare! TUTTI INSIEME. Valvola sotto l'ombra, Ragazze del villaggio; L'arco suona E qui è la notte Che il valzer è bellissimo! Veloce come lei, Il piacere scapperà Prendiamolo! (Nel mezzo del coro generale di ballerini e cantanti, Urbain appare alla porta di servizio.) SCENA II. Precedenti, URBAIN , quindi RODOLFE.URBAN. Mi è stato detto che in questi posti avrei trovato il mio maestro. FRITZ. Un estraneo. . . ANNA. Un signore giovane e bello. . . FRITZ. Cosa abbiamo ricevuto sotto il tetto del nostro paese? URBAN. Stesso. (La musica da ballo continua; fuori dalla stanza. Fuori, si possono vedere diversi gruppi che lo sono anche ballando sotto gli alberi). FRITZ rivolto agli abitanti del villaggio Domani sposerò Anna, la mia briglia! ANNA E stiamo ballando, prima, oggi! FRITZ Sono inebriato da sogni d'amore! . . . Domani è mia! ANNA Che felicità essere sua! INSIEME Sul nostro tappeto di muschio, Quanto è dolce il valzer! Quanto i suoi accenti gay Diventa inebriante, Quando il giovane e bel ballerino Sente il suo cuore che batte più veloce Alla sua amata Grazia ed emozione. TUTTI INSIEME Valzer all'ombra, Ragazze del villaggio; Il violino risuona Il giorno è finito! Quanto è bello il valzer! E così veloce! Il piacere è fugace Facci sapere come afferrarlo! (Nel mezzo del coro generale di ballerini e cantanti, URBAIN appare alla porta.) SCENA II Il precedente, URBAIN, quindi RUDOLF.URBAN Mi è stato detto che avrei trovato il mio maestro qui. FRITZ Per estraneo. . . ANNA Un gentiluomo giovane e bello. . . FRITZ Chi abbiamo ricevuto sotto il nostro tetto pastorale? URBAN Il mio maestro stesso. Pagina 22 – 22 – FRITZ. Ah! giorno e notte, profondo è il suo dolore! URBAN. La conosco e vengo a cambiarla in felicità! PRIMO ACCOPPIAMENTO. Una pagina della mia specie, Pagina grande e felice, Di solito non porta Che messaggi felici! Con l'uso fedele, Annuncio un nuovo Ud B B B B Bud B B Bud Bud B Bud B Bud B Bud B B B B B B B B B B B B B B Questa felice notizia, Che cosa è lei? Che cosa è lei? (Ai contadini che lo circondano). Ah! Sei curioso? (Ad Anna.) Davvero, davvero, tutto mio bello? Bene, bene, te lo sto dicendo in un sussurro, Stai tranquillo. . . non lo saprai! SECONDA COPPIA. Da questo messaggio felice, Giustamente, sono orgoglioso! E mio signore, mi impegno, Lo pagherà caro! (Ai contadini). Vuoi conoscerlo Per dire al mio maestro; Gli amanti Sono sempre generosi! Il mio nuovo così bello . . Che cosa è lei? Ah! Sei curioso? Davvero, davvero, capisco il tuo zelo: Bene, bene, te lo sto dicendo in un sussurro, Tra, la, la. . . non lo saprai! (Vedendo Rodolfe, che gli corre incontro.) URBAN. Ah! mio maestro, sei tu! fortuna gelosa, Con un improvviso ritorno, riempi tutti i tuoi desideri! I tuoi genitori disarmati ti stanno dando Agnès! RODOLFE, pronunciando un grido di gioia. Non oso crederci. . . Agnes! . . . URBAN. La tua Agnes per una moglie! RODOLFE. E come? URBAN. Theobald, con un colpo inaspettato, Colpire nei combattimenti. . . FRITZ Ah! Il suo dolore è profondo, giorno e notte! URBAN Lo so, e cambierà in felicità! PRIMO ACCOPPIAMENTO Una pagina come me, Chi è leggero e gioioso, Di solito porta Solo messaggi felici! Secondo l'abitudine, Annuncio alcune notizie Questo supererà il suo desiderio Per buone notizie, Cos'è? Cos'è? (Agli abitanti del villaggio che lo circondano). Ah! quindi sei curioso? ( All'ANNA ) Davvero, davvero, la mia bellezza? Va bene, va bene, ho intenzione di sussurrarti Essere sicuro . . Non lo saprai! SECONDO COPPIA Sono orgoglioso di questo messaggio felice Con una buona ragione! E mio signore, scommetto, Mi pagherà bene per questo! (Agli abitanti del villaggio) Vuoi sapere di cosa si tratta Quindi puoi dire al mio maestro! Lovers Sono sempre generosi! Le mie notizie sono così belle. . . Cos'è? Ah, quindi sei curioso? In verità, veramente, capisco il tuo zelo: Va bene, va bene, sto per sussurrarti, Tra, la, la. . . non lo scoprirai! (Vedere RUDOLF , che entra e corre verso di lui.) URBAN Oh, maestro! Sei tu! Fortuna gelosa, In una rapida inversione, supera tutti i tuoi desideri! I tuoi genitori sono tornati e hanno convenuto che puoi sposarti Agnes! RUDOLF ( gridando gioiosamente) Non oso crederlo! Agnes! URBAN Agnes sarà tua moglie! RUDOLF Ma come? URBAN Theobald era inaspettatamente Ucciso in battaglia . . Pagina 23 – 23 – RODOLFE, con spavento. Ah! è lui che ho visto! È lui che, abbandonando il suo strato sepolcrale, Assistito, scuro e pallido, all'unione fatale Di chi ero la vittima! . . . O fratello mio! O dolore! . . . (Agli abitanti del villaggio). Un momento solo con la mia pagina Lasciami, amici miei! (Il valzer è tornato, Fritz, Anna e i valzer sono tutti fuori dalla porta sul retro, che chiude.) SCENA III. URBAN, RODOLFE. (Rodolfe indietreggiò, seduto vicino al tavolo, a destra; Urban, sorprendentemente contemplando la sua aria sognante, avvicinarsi a lui.) RODOLFE, a parte. Nel mezzo della tempesta, Questo barlume di speranza, questo lampo di felicità, Il destino che mi insegue continua a raddoppiare l'orrore! DUO. Guai al fidanzato della suora del sangue! URBAN. Cosa dici, maestro? cosa dici? RODOLFE. Hai dimenticato quella notte di terrore? Dove è finito lo spettro di me per ricevere l'anello del marito? Da allora, oh prodigio, dove soccombe la mia ragione, Ogni notte . . Sì. . . ogni notte a mezzanotte Il fantasma esce dalla sua tomba E vieni, pallido e freddo, siediti vicino al mio letto! URBAN, spaventato. Ogni notte! . . . RODOLFE. Ogni notte! URBAN. A mezzanotte! RODOLFE. A mezzanotte! INSIEME. URBAN. O terrore che mi opprime! Da una tale amante, Da un tale appuntamento, Il mio cuore non è geloso! Dio verrà su di noi, Mio maestro, calmati! RUDOLF (spaventosamente) Oh, è lui che ho visto! È lui, lasciando il letto di morte, Tetro e pallido, partecipa al matrimonio fatale! . . . Dove sono stato una vittima! . . . O fratello mio! O dolore! . . . (Agli abitanti del villaggio) Lasciami con la mia pagina per un momento. Lasciaci, amici miei! (Il valzer ricomincia.) FRITZ , ANNA e le ballerine lasciare dalla porta posteriore, che è chiusa.) SCENA III URBAN, RUDOLF RUDOLF cade sul tavolo a destra; URBAN si riunisce con sorpresa, e si muove verso di lui. RUDOLF (a parte) Nel mezzo della tempesta, Un raggio di speranza, questo bagliore di felicità, Il che rende ciò che mi purifica due volte più orribile! ENTRAMBI Dolore per i promessi sposi della sanguinante! URBAN Cosa intendi, maestro? Cosa intendi? RUDOLF Hai davvero dimenticato quella notte orribile Quando ho dato allo spettro un anello di nozze? Da allora, o momento esasperante, orribile, Ogni notte . . Sì. . . ogni notte a mezzanotte, Il fantasma lascia la sua tomba, E viene, pallido e freddo, a sedere accanto al mio letto. URBAN (spaventato) Ogni notte! . . . RUDOLF Ogni notte! URBAN A mezzanotte? RUDOLF A mezzanotte! INSIEME URBAN Il terrore di una tale amante, Un tale incontro, Mi travolge! Non ne sono geloso! Dio veglierà su di te, Maestro, sii calmo! Pagina 24 – 24 – RODOLFE. Terribile tormento che mi opprime Di fronte a me la sua ombra sta in piedi, E vieni, pallido, al rendez-vous Dato dall'inferno nell'ira! . . . (Con delirio.) Vattene! . . . vattene! . . . fuggire lontano da noi! RODOLFE. Ogni notte la riporta indietro! . . . e la sua vendetta Ricordandomi della mia promessa fatale: “A te. . . sempre tuo. . . anche dopo la tomba! . . . L'hai detto, l'hai detto ... ed ecco il tuo anello! Giuramento, la tomba è gelosa ... E nientemeno che io sarò tua moglie! . . “. URBAN, spaventato. A te! . . . RODOLFE. Sempre tuo! URBAN. Anche dopo la tomba! RODOLFE. Anche dopo la tomba! INSIEME. URBAN. O terribile promessa! Da una tale amante, Da un tale appuntamento, Il mio cuore non è geloso! Dio ci proteggerà, Mio maestro, calmati! RODOLFE. Terribile tormento che mi opprime Di fronte a me sta la sua ombra! E vieni, fedele all'appuntamento Dare l'inferno per l'ira! (Con delirio.) Vattene! . . . vattene! . . . fuggire lontano da noi! URBAN. CANTABILE. Del vanitoso delirio in cui la tua anima è agitata Presto fuggiranno i vapori sinistri; Presto, per te, Pietro il santo eremita Vai dall'inferno per scongiurare la furia! Sì, credimi, mio ​​maestro, mio ​​dolce maestro, Prima che il giorno venga dissipato di notte. E la sfortuna ci sparirà Di fronte all'amore che brilla e sorridi! (Gaiement.) Prendi coraggio! Un cielo senza nuvole Riuscire nella tempesta RUDOLF Questo terribile tormento che mi travolge Davanti a me nasce il suo fantasma E viene, pallido, all'incontro, Un dono dell'ira dell'inferno! . . . (Deliriously) Vai via! . . vattene! . . . vola lontano da noi! RUDOLF Ogni sera torna indietro! . . . e la sua voce vendicativa Ricorda il mio voto fatale: “Tuo, per sempre tuo! Anche oltre la tomba! . . . L'hai detto, l'hai detto tu. . . ed ecco il tuo anello! Le guardie della tomba promettono gelosamente, E nessuno tranne te diventerà tua moglie! . . “. URBAN (spaventato) Tuo! RUDOLF Per sempre tuo! URBAN Anche dopo la morte! RUDOLF Anche dopo la morte! INSIEME URBAN O terribile voto, Di una tale amante, Di un tale incontro, Non ne sono geloso! Dio veglierà su di te, Maestro, sii calmo! RUDOLF Questo terribile tormento che mi travolge Prima che la sua ombra sorga, E viene fedelmente all'incontro, Un dono dell'ira dell'inferno! (Deliriously) Vai via! . . . vattene! . . . vola lontano da noi! URBAN CANTABILE Presto i vapori sinistri che agitano la tua anima Con un delirio futile fuggirò da te; Presto, Pietro il santo eremita Evocherà le furie infernali! Sì, credimi, Maestro, mio ​​buon Maestro, Prima che il giorno si alzi. E la tua infelicità scomparirà Di fronte all'amore che ti illumina e ti sorride! (Gaily) Fai coraggio di nuovo! Un cielo senza nuvole Segue la tempesta, Pagina 25 – 25 – Chi fugge per sempre! Piacere e tenerezza E nobile amante Dalla tua giovinezza, Incanterà i giorni! RODOLFE. Prendiamo coraggio! Per noi più tempesta Crediamo alla mia pagina, Crediamo nei giorni di sole! Piacere e tenerezza E dolce padrona Vai dalla mia giovinezza Abbellisci le classi! URBAN. Pierre ha parlato! Per la santa crociata Tutti i nostri cavalieri se ne andranno! . . . Ma prima di lasciare il recinto Dal maniero paterno, afferma di unirti Alla tua Agnes! . . . RODOLFE, pronunciando un grido di gioia. O cielo! URBAN, allegramente. Già, da questa festa, Con la sua premurosa cura, la pompa in lontananza si sta preparando! Ai vestiti neri del lutto, la porpora è riuscita! I menestrelli, le canzoni, il ballo e, meglio ancora, La tua Agnese ti sta aspettando! . . . inoltre, da me guidato, Appena te ne vai, all'alba! . . . E io valzerò fino a quel momento. . . RODOLFE, fuori da lui. È un sogno? URBAN, ridendo. Eh! no davvero! INSIEME. URBAN. Prendi coraggio! Un cielo senza nuvole Riuscire nella tempesta Chi fugge per sempre! Piacere e tenerezza E nobile amante Dalla tua giovinezza Incanterà i giorni! RODOLFE. Prendiamo coraggio! Per noi più tempesta! Crediamo nella mia pagina Crediamo nei giorni di sole! Piacere e tenerezza Che inizia per sempre! Piacere e tenerezza, E il nobile amato Della tua giovinezza Incanterà le tue giornate! RUDOLF Fai coraggio di nuovo! Niente più tempeste per noi Lasciaci credere, la mia pagina, Lasciateci credere nei bei giorni a venire! Piacere e tenerezza E il mio dolce amato Adornerà la gara Della mia giovinezza! URBAN Peter ha parlato! Tutti i nostri cavalieri stanno andando Sulla santa crociata! . . . Ma prima di lasciare le mura Della casa di tuo padre, si sposerà Tu ad Agnese! . . . RUDOLF ( gridando di gioia) Oh cielo! URBAN ( gay) Già, con sforzi affrettati, Una grande festa È in preparazione Il lutto è stato scambiato per ricchi viola! I menestrelli, le canzoni, il ballo e, meglio ancora, La tua Agnes ti aspetta! . . . così, guidato il mio me, Partirai domattina all'alba! . . . E fino ad allora, ho intenzione di ballare il valzer mentre aspettavo. . . RUDOLF (oltre a se stesso) È un sogno? URBAN (ridendo) Eh! No, davvero! INSIEME URBAN Fai coraggio di nuovo! Un cielo senza nuvole Segue la tempesta, Che inizia per sempre! Piacere e tenerezza, E il nobile amato Della tua giovinezza Incanterà le tue giornate! RUDOLF Fai coraggio di nuovo! Niente più tempeste per noi Lasciaci credere alla mia pagina, Lasciateci credere nei bei giorni a venire! Piacere e tenerezza Pagina 26 – 26 – E bella padrona Vai dalla mia giovinezza Abbellire il corso! (Urban si precipita fuori dalla porta sul retro, che lui si chiude su di lui.) SCENA IV. RODOLFE, da solo. (Su un dolce ritornello dolce, aprirà la finestra, sembra succhiare la freschezza della foresta e respirare di più liberamente.) RODOLFE. AIR. Un'aria più pulita, Un cielo blu Splendi alla mia vista Sogna d'amore, Tranquillo in questo giorno La mia anima si è trasferita! Al suo figlio infelice, Mio padre finalmente perdona! E il perdono del cielo Intorno a me brilla! Una giornata più pura, Un cielo blu Splendi alla mia vista! Sogna d'amore, Tranquillo in questo giorno La mia anima si è trasferita! (Guardandosi intorno.) Ma la notte sta arrivando ... (Con paura.) La notte !!! E presto sarà mezzanotte! Se, come al sol

La Nonne sanglante monaca sanguina la suora dell'Evento….. la suora era lontano parente di Raymond, las di Beatrice de Cisternas, che aveva vissuto un centinaio di anni fa. Lei vuole una tomba propria per le sue ossa insepolto, e Raymond, essendo un membro della famiglia, è la persona a seppellirli. Così liberandosi dall'inquietante apparizione. Nel frattempo la sfortunata Agnes è lasciata alle spalle e costretto a prendere il velo. Come Beatrice, tuttavia, lei rompe troppo i voti, incontro Raymond segretamente e rimanere incinta. Quando questo peccato è scoperto, è imprigionata in un caveau del suo convento della badessa crudele e vendicativa. Agnes partorisce un bambino, che presto muore. Lei impazzisce, ma alla fine viene salvata. Lei recupera la sua sanità mentale e sposa Raymond.

7.Romanzo di Lewis è stato tradotto in francese l'anno dopo che è stato pubblicato in Inghilterra e tradotto nuovamente nel 1840. Curiosamente, un gioco popolare chiamato La Nonne sanglante di Anicet Bourgeois e Jacques Maillan apprezzato anche un notevole successo in Francia durante quegli anni. Il gioco condivide praticamente nulla con episodio di Lewis tranne il titolo evocativo. [4] Si sarebbe, tuttavia, ispirare Maria de Rudenz, composta da Donizetti e ha debuttato al Teatro La Fenice nel 1838 di Cammarano. [5] Gounod il libretto, scritto da Eugène Scribe e Germain Delavigne è, tuttavia, direttamente basato sul romanzo di Lewis.

8.Scribe e Delavigne cambiato sostanzialmente il racconto di Lewis. Hanno spostato l'azione dalla Germania di diciottesimo-secolo in Boemia del secolo XI, e il deus ex machina non più l'ebreo errante soprannaturale ma una figura storica, Peter l'eremita. L'opera si apre su una scena di guerra civile. Baron Luddorf e conteggio Moldaw stanno combattendo tra di loro. Castello di Moldaw è in fiamme e Pietro l'eremita esorta le parti belligeranti a lasciare da parte il loro dissenso ad unirsi in una crociata contro gli infedeli. Quando le due famiglie si accordano per una tregua, Peter esige che si affermare dal matrimonio di Agnès, figlia del Barone Moldaw, al figlio maggiore del Conte Luddorf. Lui non sa che lei è già in amore con il figlio più giovane Rodolphe, e quando scopre i sentimenti del giovane, egli consiglia riprese citate di lui che “si può essere forte nella sofferenza se soffre per il suo paese” (atto 1, scena 2). Così la coppia prevede di fuggire, con conseguenze come quelle nel romanzo di Lewis.

9.Avendo giurato suo sfortunato voto durante la fuga sviato, Rodolphe, come Raymond di Lewis, è visitato ogni mezzanotte da suora, che gli ricorda che ha giurato eterna devozione verso di lei. Lei gli dice che vent'anni prima era stata in amore, ma suo amante era andato alla guerra. Ha detto che lui era stato ucciso in battaglia, lei prende il velo nella disperazione, solo per apprendere che il suo amato è non solo è ancora vivo, ma che intende sposare qualcun altro. Lei ricorda lui del loro amore e suoi voti per lei. Al fine di risparmiarsi “questi reclami” (parole sue), lui la uccide.

10.La suora sanguinamento dice Rodolphe che la morte del suo assassino è il prezzo della sua libertà. Egli promette di vendicarla. Nel frattempo, Rodolphe è detto che egli può sposare Agnes perché suo fratello Theodore è stato ucciso in battaglia. Alla cerimonia, tuttavia, la monaca appare (visibile solo a lui) e identifica il proprio padre come l'assassino. Inorridito, Rodolphe si rende conto che ora egli ancora non può sposare la sua amata. Le famiglie sono furiose per questo apparente tradimento e intendono di ucciderlo. Tomba della suora (in un sito sauvage vicino Eremo di Peter), Luddorf origlia la conversazione di suo figlio con Agnès, apprendimento che egli conosce il suo segreto colpevole. Sequestrati dal rimorso, impulsivamente decide di prendere il posto di suo figlio, ferito a morte dai soldati perseguendo Rodolphe. Morendo, egli implora perdono alla tomba della suora. Il suo fantasma appare, perdonarlo e dichiarando che Dio li perdoni e riunirli in morte. I due ascendere al cielo, accompagnato da un coro di lode divina misericordia:

O clémence ineffabile!

Oh ineffabile misericordia!

Especie accueillir les...

Si può accoglierli...

La vertu du coupable

La grazia dei colpevoli

Est dans le repentir.

È nel pentimento.

(Atto V, Scena 4)

  • * *

11.Gounod stesso aveva praticamente nulla da dire su questo sforzo iniziale nel suo artiste del d'un di memorie. Kerry Murphy, direttore di Charles Gounod: La Nonne sanglante. Dossier de presse parisienne, scrive che in termini finanziari l'opera stava facendo bene. Parecchi critici ha scritto con approvazione dello spettacolo teatrale offerto da La Nonnee ha commentato con uguale favore sulla musica di Gounod. Nessuno degli altri recensori contemporanei sembrano hanno sospettato che l'opera stava per chiudere per sempre. Ma diversi problemi pratici possono aver danneggiato l'opera. Solo un membro del cast era particolarmente distinto, presso almeno abbastanza importante per avere una voce in The New Grove: vale a dire il tenore Louis Guéymard, che ha creato il ruolo di Rodolphe. [6] Dal punto di vista del cantante l'opera è stata anche insoddisfacente. Il ruolo di Rodolphe è lungo e faticoso; Peter l'eremita praticamente scompare dopo Act 1. Le soubrette Agnès non ha nessun aria, mentre la pagina ottiene due Urbain. Inoltre la gestione di Opéra è stata cambiata nel mezzo della delle prestazioni. Steven Hubner scrive che il nuovo manager potrebbe essere cancellato La Nonne “al fine di dimostrare un cambiamento radicale del corso all'inizio del suo mandato” (41-42).

12.La discussione più completa La Nonne in inglese è saggio di Andrew Gann, “Théophile Gautier, Charles Gounod e il massacro di La Nonne sanglante.” Egli ipotizza anche che ci potrebbe essere un altro elemento nel mix di circostanze sfortunate: politica di primadonna. Nei mesi precedenti fino a premiere, Gautier era stato costantemente lodando nella stampa popolare la donna il cast per cantare Agnès la suora. Il suo nome era Palmyre Wertheimber, un giovane soprano che recentemente aveva cominciato ad avere un certo successo sul palco opera, avendo vinto alcuni premi e creato un ruolo all'Opéra Comique. [7] Lei è segnalata per avere una Callas-come capacità di agire che eguagliato la sua voce. Gautier ha scritto:

La nonne sanglante de M. Gounod, fournira bientôt à Mlle Weirteimber l'occasion de se montrer dans un rôle créé pour elle et avec sa propre originalité

[Di M. Gounod La nonne sanglante presto fornirà Mlle Wertheimber l'opportunità di apparire in un ruolo creato per lei e con la sua originalità.] (Gann, 58)

Più successivamente ha osservato:

La première représentation de La Nonne sanglante de M. Charles Gounod, aura lieu très prochainement; Nous regrettons bien sincèrement le rôle confié à Mlle Wertheimber ne soit pas à la hauteur du talento si correggere et artiste di si distingué de cette jeune.

[Le prime prestazioni di M. Gounod La Nonne sanglante avverrà presto. Ci dispiace sinceramente che il ruolo assegnato a Mlle Wertheimber non sarà degno di talento disciplinato e distinto di questo giovane artista]. (Gann 52)

Secondo Gann, interesse di Gautier Mlle Wertheimber potrebbero essere stato più che meramente musicale. In ogni caso suo debutto all'Opéra non doveva essere una fortuna. Per questo apparirà che c'era un altro avatar di Callas già lì. Si chiamava Sophie Cruvelli, che nonostante il suo nome italiano era in realtà un tedesco che ha cantato il repertorio francese. Lei era stato offerto il ruolo della monaca nel gennaio del 1854 e rifiutato. Ha lasciato Parigi fino a dopo La Nonne chiuso. Ritornò e ripreso il ruoli principali canto all'Opéra. Agnès la suora Bleeding segnò la fine virtuale della carriera di Parigi di Palmyre Wertheimber. Lei non ha restituito molti anni più tardi, quando la sua voce era già in declino.

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13.Scribe e Delavigne probabilmente scelto storia di Lewis come base per un'opera lirica perché sembrava offrire materiale promettente per questo genere così dominante in Francia a metà del secolo. Questo tipo si è evoluto durante il 1830 e il 1840. Gli esempi di maggior successo, con i quali è stato coinvolta, Scribe includono Robert le diable (1831) Les Huguenots (1836) di Meyerbeer e di Halévy La Juive (1835). Pubblico previsto cinque atti, almeno un balletto e numerosi spettacoli teatrali. Productions ha dato ampie opportunità per mostrare le capacità tecniche avanzate della tappa Paris Opéra. Le trame della Grand Opera, piuttosto che evocando i miti classici e romances italiana favorita dal barocchi librettisti, erano solitamente impostate nel passato distante ma storico, frequentemente il Medio Evo e a volte incorporato il soprannaturale. Così romanzi gotici e libretti per opera lirica a volte trattati lo stesso tipo di materiale. Inoltre, come il gotico, opera lirica aveva un'inflessione politica.

14.Questo genere operistico ha giocato un ruolo complesso nella vita pubblica francese a metà Ottocento. [8] Fino alla rivoluzione, opera in Francia era stato uno spettacolo strettamente associato con la Corte reale, di visualizzare la ricchezza e il potere del monarca. Ma l'istituzione di una nuova Repubblica dopo la caduta di Napoleone ha reso la funzione pubblica dell'opera più ambigua. Come Jane Fulcher dimostra nel suo libro, immagine di The Nation: French grand opera come politica e arte politicizzata, lo sviluppo di opera lirica effettuato un compromesso tra potenza di spettacoli pubblici e i pericoli di visualizzare gli eventi troppo apertamente politico. Poiché presto narrativa gotica aveva anche abbastanza frequentemente un sub-testo politico, il tema del nazionalismo patriottico che Scribe e Delavigne sovrapposte su storia horror gotico di Lewis non è certamente inaspettato e non necessariamente inadeguato al gotico stesso . (Come suggerisce il James Watt, gothiques diciottesimo-secolo tardo che ha sottolineato una presunta storia piuttosto che la storia horror fantastico aveva anche uno scopo politico: “il lealista Gothic romance” esalta in modo implicito “tradizionali” British virtù e valori, quelli di l'istituzione conservatrice). (Watt 42-69).

15.Proprio come romanzo gotico tendeva verso episodi sensazionali progettati a harry la sensibilità del lettore, Grand Opera gustato la scena spettacolare. Nella scrittura La Nonne, Scribe e Delavigne trovato scuse pronte per nuovi spettacoli gotiche nel loro libretto. Atto 2, Scena 6 deve essere stato clamorosamente efficace. Si comincia con un incontro tra Rodolfe ed il Nun di sanguinamento, in cui lei gli ricorda il suo voto, “Toujours à moi!” Lei lo prende per mano. (“Freddo, come la mano è,” esclama, inconsciamente prefigurazione Rudolpho un'altra e più familiare). Allora, di citare le indicazioni di fase: “Lightening lampeggia, il tuono rotola e si sente il”mugissements”dell'inferno”. Mugissements”può descrivere i suoni prodotti da tori, il vento, corna, sirene. (Io ho scelto “Infernal urla.”) La suora si trascina Rodolphe fuori, a destra. Proseguire le indicazioni di fase:

Il palco è coperto da nubi. È sentito musica infernale. Poi la scena cambia, presentando le rovine di un castello gotico, una grande sala, in cui le porte e le finestre gotiche sono metà distrutta. Al centro del palco è una grande tavola di pietra, e sedili in pietra che sono sono ricoperte di edera e piante selvatiche. Rivela il chiaro di luna, alle spalle del palco, un eremo sulla cima di una rupe rocciosa.

Rodolphe e il suo paggio Urbain immettere. Quest'ultimo, vedendo l'Eremo, decide di cercare Peter l'eremita, lasciando solo Rodolphe. Egli muses che qui in questo castello in rovina il suo antenato, anche denominato Rodolphe, aveva vissuto una volta. Poi un'altra trasformazione si verifica:

La luna scompare. Porte e finestre nella rovina riconquistare la loro forma e la loro eleganza. Il tavolo di pietra rovinata si trasforma in un vasto uno coperto con piatti elaborati e circondata da molte sedie. Le torce intorno al tavolo sono improvvisamente illuminate, come sono i candelabri che decorano la stanza; l'oscurità si trasforma in luce e oggetti dorati e braccia visualizzate lo scintillio di pareti alla luminosità; ma questa modifica viene apportata in completo silenzio.

Rodolphe esclama che qui è il posto che aveva conosciuto nell'infanzia. E poi

Cantando sotterranea, sia cupa e misteriosa, è sentito. Riccamente vestiti signori e Signore appaiono nei portoni, estremamente pallidi e quasi commoventi. Essi scivolano lentamente in avanti.

Essi sono, naturalmente, morto — fantasmi — che cantare un coro sulla restituzione a ricordare loro beaux jours, loro amori perduti e loro vite perse. Urbain entra con Pietro l'eremita, che exorcizes i fantasmi alzando la sua croce davanti a loro, dicendo loro di tornare al nulla (le néant) da dove sono venuti. Rodolphe sviene nelle braccia di Urbain e la scena finisce.

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16.E ancora, anche se gli ospiti ha elogiato la musica e lo spettacolo, un tema attraversa una serie di commentari. Parecchi critici rimarcare l'inadeguatezza del libretto. Per esempio, musicale La Francia dichiarò il 22 ottobre 1854:

Le sujet, il faut bien le terribili, ne présente nulle part les éléments organiques d'un drame musicale bien constitué; la vie parte est nulle.

[Si deve dire che il soggetto non offre ovunque gli elementi organici in un dramma musicale ben costruito; non esiste vita in esso.] (Gann 56)

17.Théophile Gautier era anche chiaramente incline a dare la colpa:

Le poème, combiné avec une maladresse et une négligence molto chez un homme d'une habilité aussi proverbiale que M. Scribe, contenait cependant deux ou trois situazioni de nature à tenter un musicien, et non M. Gounod a tiré le plus grand parti....

[La poesia, una combinazione di goffaggine e disattenzione sorprendente per qualcuno di bravura proverbiale di M. Scribe, contiene tuttavia due o tre situazioni che potrebbero tentare un musicista, e M. Gounod ha utilizzato la maggior parte di loro.] (Gann 58)

18.E un'anonima parodia dello stile Scribe/Delavigne overwrought comparve in Le Mousquetaire il 19 ottobre:

Eh bein! repentez-vous, ô Delavigne, ô Scribe! Ou bien craignez Dieu la vendetta terribile. Et si vous faites des opéras Ne les faites plus comme ça.

[Delavigne e Scribe, pentirsi!, o altro temere l'ira di Dio. Se Hai intenzione di fare opere, non farli come questo]. (Gann 65)

19.Si potrebbe tradurre schiacciante conclusione della critica, “La vie parte est nulle” come “Non c'è niente vero alla vita qui”, o semplicemente, “non è realistico”. Certamente Scribe aveva avuto difficoltà a collocare questo libretto con un compositore. [9] Sarebbe speculare che i librettisti sentiva che trasformando il segreto di famiglia di Lewis (un secolo o cinque generazioni vecchie) in uno sia immediati che orribilmente personali sarebbe intensificare l'effetto drammatico, renderebbe di Rodolphe più in conflitto psicologicamente realistici. Scribe e di Delavigne cambiamenti nella storia che potrebbe rendere anche a prima vista sembrano più “gotici” rispetto di Lewis. Condensa il dramma nello spazio di venti anni e facendo di Rodolphe proprio padre l'assassino, hanno intensificato il romanzo familiare freudiano così fondamentale per la narrativa gotica. Chiamando la persona amata di Rodolphe e la suora di sanguinamento con lo stesso nome, Agnès, hanno rinforzato le identità dei due personaggi come doppie. In effetti, la trama come è emerso dalle mani dei librettisti drammatizza una versione distorta della crisi edipica e tabù dell'incesto. Luddorf uccide la donna che avrebbe dovuto essere madre di Rodolphe e sta cercando di fare in modo che suo figlio non sposerà la donna che ama, che è il suo doppio e condivide il nome della “madre”. [10] Ma queste modifiche servono a confondere piuttosto che a intensificare il melodramma.

20.Il fallimento principale del libretto del realismo si trova in necessaria ma completamente demotivato cambiamento del cuore di conteggio Luddorf nelle ultime scene, quando improvvisamente decide di sacrificare se stesso per suo figlio. Lo spostamento verso il realismo psicologico sostenuto i librettisti in un angolo. Solo un deus ex machina potrebbe salvare Rodolphe dall'inseguimento omicida guerra le famiglie e riportarlo alla sua amata. Tale dispositivo era comodamente alloggiati in molti un opera barocca e sarebbero riapparsi in forma un po' diversa in Wagner. Ma in The Flying Dutchman, ad esempio, dalla prima apparizione di Senta, che sappiamo della sua ossessione piuttosto nevrotico con la leggenda dell'olandese, affinché non siamo completamente sorpresi quando lei scaglia se stessa nell'oceano. In La Nonne, tuttavia, Scribe e Delavigne hanno Luddorf semplicemente agire sul suo improvviso cambiamento di cuore, che lo porta a morire al posto di suo figlio. Ma fino a questo momento abbiamo visto (o sentito) non un barlume del sé interiore di questo personaggio. Quindi gli scrittori aggiungono un secondo intervento psicologico — improvviso abbandono di Nonne del suo desiderio di vendetta. E queste due conversioni sono premiate con un'altra modalità di salvataggio: i due ascendere al cielo accompagnata da un coro che canta della misericordia di Dio.

21.In canzone metafisica: An Essay on Opera Gary Tomlinson sostiene che cambiando convenzioni operistici riflettono cambiando idee culturali sulla soggettività e la relazione del sé verso l'invisibile. Certamente nel 1854 il momento cultura che diede vita a The Monk aveva passato. Romanzo di Lewis riflette, a volte molto direttamente, i disordini della rivoluzione francese, come quando, ad esempio, omicidio della sua calca della badessa crudele riecheggia la morte della principessa di Lamballe nel 1792. Gli orrori della rivoluzione erano, tuttavia, significativamente interna, all'interno del corpo politico francese. Il romanzo gotico di 1790 esprime più potentemente la rivolta fomentata all'interno delle paure indisciplinate e i desideri dell'inconscio individuale. Romanzo gotico iniziale era forse più efficaci per rendere tale privato, pubblico passioni inconsce, accessibile al lettore. Nella Revisione narrativa di Lewis per la scena lirica, tuttavia, Scribe e Delavigne provato a rendere pubblico il privato mappando un racconto patriottico su un dominio di segreti di famiglia e i conflitti nascosti. Si potrebbe immaginare, credo, una versione di verismo del racconto di Lewis in cui Luddorf è ossessionato dal primo all'ultimo di suo segreto colpevole, o forse un'opera espressionista, come il Castello di Barbablù di Bartok o di Schoenberg Ewartung, in cui il confini tra Psiche tormentata dell'eroe e il suo mondo non sono interamente discernable o distinti. Ma il racconto di Lewis della monaca sanguinamento non era un romanzo storico che potrebbe essere autenticamente resa come una favola patriottica in cinque atti e un balletto.

  • * *

Una nota sulla traduzione

22.Ho provato eseguire il rendering di Scribe e spesso melodrammatico francese di Delavigne in inglese idiomatico, non cercare di preservare il metro e rima per produrre un testo adatto per il canto. Poiché l'inglese moderno non fa una distinzione tra indirizzo familiare e formale, ho ignorato questa differenza in francese tranne in un caso. Nel tradurre gli scambi tra Rodolphe e la suora sanguinamento, ho usato le forme di inglese arcaiche del familiare come appropriato per la strana conversazione tra fantasma e mortale. (Mi sono anche chiesto se il mortale affrontare inavvertitamente le Nonne nel familiare può non hanno facilitato suo potere su di lui). Prendo atto con gratitudine i consigli e l'incoraggiamento del mio collega Marlyse Baptista nel fare questa traduzione. Un madrelingua di francese, lei è stata generosa nell'aiutarmi a non solo per evitare errori di vittoria finale, ma anche a discernere le sfumature e le sottigliezze della traduzione francese in inglese infinitamente affascinante. Desidero anche ringraziare la mia assistente di ricerca, Lance J. Wilder, che ha imparato Pagemaker al fine di dare il mio libretto un aspetto professionale e chi è stato infinitamente paziente a effettuare le numerose modifiche che ho richiesto.

Traduzione del Libretto di Scribe/Delavigne (. pdf)

Opere citate

Fulcher, Jane. L'immagine della nazione: francese liriche come politica e politicizzato Art. Cambridge: Cambridge University Press, 1987.

Gann, Andrew. “Théophile Gautier, Charles Gounod e il massacro di La Nonne sanglante.” Giornale di ricerca musicologica (1993): 1-2.

Hooker, Edward Niles, a cura di le opere critiche di John Dennis. Baltimore: Johns Hopkins University Press, 1939.

Huebner, Steven. Le opere di Charles Gounod. Oxford: Clarendon Press, 1991.

Joly, Jacques. “'La Nonne sanglante' tra Donizetti, Berlioz, Gounod e.” L'opera tra veneziano Parigi. Studi di Musica Veneta. Vol. 14. ed. Maria Teresa Muraro. Firenze: Leo S. Olschki Editore, 1998.

Matthew Gregory Lewis. Il Monaco. Oxford World Classics. New York: Oxford University Press, 1973.

Lindenberger, Herbert. Opera: la stravagante Art. Ithaca and London: Cornell University Press, 1984.

Mitchell, Jerome. Altre opere di Scott. Lanham, MD: University Press of America, 1996.

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The New Grove Dictionary of Opera. A cura di Stanley Sadie. New York: Macmillan, 1997.

Tomlinson, Gary. Canzone metafisica: un saggio sull'Opera. Princeton, New Jersey e Londra: Princeton UP, 1999.

Walpole, Horace. Il Castello di Otranto. A cura di W. S. Lewis. Londra: Oxford University Press, 1974.

Watt, James. Contestare il gotico: Fiction, genere e conflitto culturale, 1764-1832. New York: Cambridge University Press, 1999.

Williams, Anne. Art of Darkness: una poetica del gotico. Chicago e Londra: Univ. Of Chicago Press, 1995.

—–. “'Mostruosi piaceri': Horace Walpole, l'Opera e la concezione del gotico.” Studi di gotici (Aprile 2000).

Note

1 considerare, per esempio il vasto numero di opere basate sul lavoro di Sir Walter Scott. Per una rassegna Vedi due volumi di Jerome Mitchell, The opere di Walter Scotte Più opere di Scott. A volte librettisti omesso anche elementi “Gotici” nelle loro fonti letterarie. Di Rossini Elisabetta, regina d'Inghilterra (1815) è stato basato sulla The incavo (1786 di Sophia Lee). Ma essa si concentra il romanticismo storico piuttosto che suoi segreti di famiglia e le minacce dell'incesto.

2 anche se marginale, quest'opera rimane ai margini del repertorio. Due registrazioni del lavoro completo sono attualmente disponibili su CD.

3 se La Nonne sanglante chiuso dopo undici recite, conduce tuttavia un aldilà ombroso come un libretto a stampa, una partitura manoscritta nella Bibliothèque de l'Opéra e riduzione di Bizet dello spartito per voce e pianoforte. Ha attirato un certo interesse da studioso. Nel 1998 la partitura di Bizet è stato ristampato dalla musica-edizione Lucie Galland (Heilbronn, Germania), e nel 1999 un volume chiamato Charles Gounod: La Nonne sanglante. Dossier de presse parisenne (1854) è stato pubblicato dalla stessa azienda. Il quest'ultimo rende contemporaneo recensioni prontamente disponibili. Sono consapevole di una registrazione di un'aria dall'opera, un CD del 1994 (ora fuori stampa) chiamato Mélodies de Gounod (Ligia digitale). Francese Amazon.com elenca, ma lo descrive come “non disponibile”. Esso contiene un'aria, “Le calme,” che, direi, è aria di Rodolfe atto 3 scena 4, inizio “Un aria più pur. . . .”

4 USA di Lewis la parola “bleeding” è interessante, dato che il fantasma semplicemente indossa un abito macchiato di sangue. Ma probabilmente potrebbe non avere chiamò “la monaca sanguinante,” l'evento del Sublime

DeakreationTy......

evento sublime o imago sublime , evento suora dell'Essere sublime.

La bellezza sublime è la forma dell'eventuarsi dell'essersi purezza dell’evento sublime,o incompletezza della bellezza ideale o libertà dell’evento del sublime nella bellezza fenomenica, categoriale, noumenica, quale Gegenstand sublime o singolarità sublime.

L’esteticità dell'imago di Friedrich é la sublime libertà dell’evento sublime della sublatione sublime nella bellezza. L’evento sublime nella bellezza è la purezza dell'imago : è la vaga erranza e naufraganza nel mondo, è la singolarità sublime dell'evento nella bellezza, è il nulla o l'abnegarsi dell'essersi. L’evento sublime è la differenza ontologica dal fenomeno o noumeno del sublime. La sublime bellezza dell'imago di Friedrich è l’al di là del fenomeno e del noumeno, è l’al di là della temporalità, transinstabile equilibrio del nulla sublime senza fine e senza perché, o solo epigenesi dell'Ereignis sublime Singolarità. La sublime bellezza si dà nella singolarità o nella transcordanza, quale concordanza dell’evidenza del sublime nella bellezza. La bellezza sublime è il mostrarsi dell'evento dell'essersi quale evento del sublime nella bellezza estetica, o singolarità sublime nella bellezza quale enigma dell'essersi: esteticità della imago della singolarità sublime.

La singolarità sublime si dà nella bellezza quale evento dell'essersi senza fine, senza nulla, senza tempo. È fondamento dell' eterno ritorno del sublime nella bellezza. La sua singolarità a-temporale non rappresenta più nulla, è solo se stessa, pura apparenza o evento della singolarità sublime: aldilà del fenomeno della purezza o noumeno. È la singolarità che eventua se stessa, fonda la sublimità dell'evento dell'essere. Qui è la singolarità sublime a gettarsi o abnegarsi nella dispieganza dell' eidos, o evidenziarsi o mostrarsi nella bellezza ideale. L’eidos dell'imago sublime di Friedrich,o della singolarità iconica è la sublime bellezza che si eventua aldilà della purezza fenomenica o noumenica, quale evento sublime di-fronte, o Gegen-stand-sublime infondatezza. Nella Recherche Proust disvelò il pensiero poetante della bellezza sublime:è l’essersi-com-presi dal sublime nella bellezza o dell' essere sublime che c'è o si eventua dal nulla, così che è la bellezza sublime a pensarsi e a farci pensare. La bellezza ideale Platonica svelò la sua essenza nell’apparire, nell’essere la più apparente o apparenza ideale, evidenza della purezza, invece Proust dis-velò la verità sublime nella bellezza,aldilà dell'adeguatezza ideale. La verità sublime non è più la Platonica visione ideale,fenomenica o noumenica purezza ma la singolarità dell'evento sublime nella bellezza: l’essere è l'evento sublime nella sua singolarità o alterezza o sublatione sublime.

E' il pensiero icona sublime nella bellezza non più ideale, ma singolarità dell'evento della dissonanza nella consonanza, quale transonanza sublime, o discordanza nella concordanza quale transcordanza sublime.

Rimbaud è l'archegete sublime della singolarità sublime della transpoiesis o Silesius con la sua bellezza sublime che si dà senza perchè, quale Gegenstand sublime dell'eventuanza, o Proust con lo stile come visione sublime: l'alterezza o la sublazione sublime Proustiana svelò l'evidenza dolorosa, quale verità sublime inedita che dischiude l'evento sublime dell'esserci: e adesso, guardate!

Ed ecco che il mondo, il quale non è stato creato una volta per tutte, ma lo è ogniqualvolta sorge un nuovo evento sublime ci appare nella sua differenza ontologica perfettamente sublime. È proprio la sublime differenza che crea l’evidenza della verità sublime, capace di vedere e sentire più profondamente le differenze.

La sublime bellezza dello stile è il segnale che il pensiero si eleva, che ha scoperto e stabilito i nessi tra eventi sublimi e fenomeni sublimi e noumeni sublimi che la contingenza lasciò separati. Una imago o una icona o un quadro di Friedrich è nella sublime bellezza un evento sublime del pensiero poetante: tra il transvisibile sublime il pensare sublime c'è l'evento sublime dell'essere luce del pensiero, la luce si pensa o si eventua nel pensiero poetante dell'esserci.

L’immagine dell'imago di Friedrich non è una simulazione del mondo sensibile o simulazione dell’idea Platonica, è essa stessa un’idea sublime o l'idea del sublime quale estetica excstatica, o meglio il pensiero della sublazione sublime oltre la categorialità fenomenica o noumenica o epistemica. Nel colore sublime di Friederich c’è il pensiero sublime. La pittura sublime di Friedrich, per l'archegete dell'ontopologia sublime Proust, non solo pensa, ma è l'eventuanza dell'essere sublime. Nel sublime gli infiniti vortici viventi abitano il caos, l'invisibile,l'indicibile. Il pensiero sublime abita il colore o abita il suono quale translogos estetico exstatico, i colori pensano, i profumi raccontano mondi e idee, il colore pensa da sé. L’esserci sublime di Friedrich non è altro che il suo essere evento sublime, o della sublatione creata dal sublime. La sublime imago di Friedrich si dà come evento sublime del sublime. È la singolarità sublime che crea se stessa ed è la verità della singolarità sublime, quale estetica estatica dell’evento sublime o il rivelarsi o mostrarsi o abnegarsi o manifestarsi dell'Estetica della Transcendenza sublime.

Musica e filosofia: Plotino-Platone

La bellezza sublime ha sempre avuto una relatività con la verità, Platone ne svelò la visibilità o luminosità o splendezza. Platone ideò la bellezza della verità nell’apparenza. L’adaequatio di res e intellectus, nella bellezza, è un’intuizione eidetica libera della presenza fenomenica o noumenica.

La bellezza sublime è invece sempre eccedente, è l'excstasi della sublatione nel suo esserci. La bellezza sublime è nel luogo in cui non ha luogo nulla, nulla che non sia l’aver-luogo del luogo stesso, una figura che si configura e si costella, quando sono sospesi significato, causalità,cronologia e intenzionalità. La bellezza sublime è il Gegen-stand della transpazialità: un di fronte o rivelarsi senza Grund, o senza fondo o senza fondatezza.

Per Friedrich la sublime bellezza è l’eccedenza excstatica dell'eventuanza. Non è mai una semplice presenza ideale, o fenomenica o noumenica o epistemica. Friedrich è l’evento sublime della singolarità del sublime, o la Differenza ontologica del pensiero sublime poetante, è l'Essere sublime.

L'essere Differenza è l'evento dell'ontopologia sublime,è l’Essere sublime che si dà, quale eventuanza sublime. C’è un’apertura, una fessura, una piega ontologica che lascia dispiegare l’essere sublime. In tali eventi sublimi l’essere è la stessa Differenza,l’essere è l’essere dell'eventuarsi del sublime. Il sublime è l’aldilà ontologico dell’eventuanza dell'essersi. In Friedrich la bellezza è il ‘caos’ ed è singolarità:o meglio è il kaosmos o l'indeterminatezza quale transapeiron nell'archè prioritaria o caos nell’assenza del fondamento o nella singolarità della bellezza sublime della transphysis come l’al di là di ogni principio del pi****e.

La singolarità sublime si dà e si immagina senza alcun modello, esprime l'evento sublime. Friedrich nelle singolarità e nelle differenze, dispiega la curvatura della sublatione sublime dell'ab-Grund excstatico, ove c'è la dispieganza degli eventi sublimi. Friedrich è la singolarità dell’evento sublime nella bellezza, la singolarità della differenza dell'eventuanza. Ma nessuno si è mai chiesto del perchè esista una musa della bellezza e non ci sia una transmusa dell'eventuarsi del sublime. Forse il pensiero Plotino ci viene in aiuto . Plotino iniziò con il rifiutare la tradizionale classicità della bellezza come armonia e proporzione, e sostenne che quella pare riferirsi o situarsi esclusivamente alla simmetria. Al contrario, la bellezza risiede innanzi tutto negli oggetti e nelle qualità , in quanto ogni allontanarsi dalla transmonade verso la molteplicità equivale a un perdersi in perfezione.

Epigenesi della bellezza-sublime è l’imprimersi di una forma o l'evidenziarsi dell’idea pervasa da sublazione spirituale soprasensibile o svelatenza del sublime-nella-bellezza. Plotino ripresentò la tematica dell' anagogica della bellezza platonica, là ove l'eterno ritorno dell’anima verso la transfera delle idee si evidenzi con la contemplanza e sublanza, rivolta a forme di bellezza spirituali e immateriali o sublazioni ideali.

Platone situò la contemplanza della bellezza in sé, divina e monade quale forma della bellezza quale armonia invisibile o armonizzarsi musica della natura stessa o svelatenza o sublatione della physis o essere estatico-nel-mondo dell'essere. L'evidenziarsi del fenomeno musicale ontologico, coniugato a lla struttura temporale del suono, o alle specificità estetiche e recettive, o al percepirsi dimensionale dell’ascolto è il mettersi in luce o il costituirsi dei nessi che coniugano le categorie concettuali tradizionalmente impiegate dalla fenomenologia della musica in sublationi estetiche del suono sublime. La musica o un suono? All’origine, la musica pare risolversi tutta nella filosofia, come modello dell’attività del relazionarsi o dell' armonizzarsi dei suoni dall'acuto al grave, all’intonazione del modello scalare: il filosofo è già musicista, come narrò Platone, Fedone nel sogno fa già musica altissima o sublatione sublime.

Nel Sofista la filosofia è musica, perché evidenzia le modalità dell' accordarsi e dispiegarsi nella completezza. Musica e filosofia sono l’interpretazione pitagorica dei paradigmi di relatività del fondarsi, al di là del relazionarsi mondano ma quale sublime sublatione. Filosofo e musicista sono una destinanza nell’oblio:hanno una vocazione per la musica ma si dedicano alla filosofia o viceversa. Sono persi o presi in una naufraganza che sfugge:le relazioni fra musica e filosofia si svelano nell'eventuarsi della transpoiesis sublime, o nel crearsi della sublatione estetica estatica. Lì la filosofia è musica o la musica è il mondo che canta, e la musica è il sublimarsi nella filosofia, ma con profonda asimmetria sublime.

Quel situarsi sublime in sublatione estatica è l'eventuarsi di una tragicità immanente, quasi una destinanza che ancora è in attesa di una risposta che non si è data e non si darà mai. Problematica o interpretazione che viene in luce o è l'eventuarsi della musica sublime all’interno della bellezza estetica della musica stessa. Lì c'è l'evento sublime che si eventua in trascendenza ontologica, è l'evento che dispiega la verità sublime ed è il fondamento del sublime o autosvelamento dell'essere che è senza fine.

L'accadere della verità sublime è l'evento dell'essere sublime, è l'evento che si eventua, è l'increspatura dell'onda, l'abisso di cui non si può mai trovare il fondamento. C'è Friedrich dietro l'immagine del sublime o nell'abisso del non-fondamento sublime o la stabilità strutturale dell'archegete dell'ontopologia René Thom. L'ì c' è un continuo abnegarsi nell'abisso del non-fondamento, la vertigine del sublime, Niente sublime, destinanza sublime insensata, atroce, inafferrabile, vuota abissalità della sublatione sublime vertigine dell'Abisso.

Il darsi sublime ed abissale del suono, al di là della bellezza musicale quale sublazione estatica del sublime nella transonanza sfugge ad ogni semplificazione logica, ed è irriducibile ad una sistemica formale o adeguatezza ideale.

Gli aspetti udibili, quali ritmo, forma, densità o rarefazione di eventi sonori, sono la morfologia del suono estetico-musicale in evidenza spaziale ideale o eventuarsi ontologica, quale opera transpoietica, mistica e fisica, tattile e riflessiva in evidenza o un eventuarsi sublime dell'indeterminata sublatione.

La fenomenica è il mostrarsi del sonoro quale purezza del suono.

Un suono non possiede nulla,nè ha il suo essere nel fenomeno sonoro. La struttura ontologica della musica è la transonanza sublime dell'eventuarsi dell'essere.

L’indeterminatezza sublime si eventua nelle consonanza dell' altezza, durata, timbro, intensità per eventuare dissonanze o transonanze quale s-fondatezza dell’eventuarsi excstatico dell'estetica della bellezza musicale, o l’idea della bellezza o la fine dell’estetica o l’essenza estetica, o il suo essere-per-i-sensi o estetica del fenomeno creativo.

Gli eventi sonori sublimi sono la disvelanza del sublime nella bellezza , o è l’eventuarsi del sublime essere dispieganza della singolarità.

La transtemporalità nella musica sublime è la transonanza sublime dell'eventuarsi o abnegarsi, sistole e diastole, dell'essersi, o insorgenza di fenomeni o noumeni, è immanenza di presenza e assenza, o eventi sublimi assentemente presenti o presentemente assenti, oltre la simmetrica bellezza ideale; è il vuoto abissale sublime che accoglie l’eventualità del mostrarsi.

La bellezza sublime risiede nelle composizioni timbriche in assenza di strutture di referenza;nell’accadere discontinuo di suoni e silenzi sublimi. Il tempo musicale della bellezza ideale si disvela così quale misura vuota, come se fosse bolla fullerenica che scoppia sulla superficie del silenzio: il centro attorno a cui gravitano tutte le forze, le diramazioni, le infinite possibilità, è sublime silenzio.

Il silenzio è transcentro abissale immobile, é spinta ad agire, impulso, motore immobile della dynamis sublime: il silenzio sublime è il fondamento abissale, principio o priorità della musica sublime, il suono sublime esiste, si manifesta, si espande e si esaurisce è il mostrarsi della dinamica sublime o cromodinamica sublime.

La dinamica sublime del mostrarsi ed abnegarsi dell'evento musicale, o manifestarsi del fenomeno o noumeno sonoro è l'eventuarsi dell' essere e non è altro che il sublime.

Il suono sublime ha una eccedenza excstatica che non si lascia imbrigliare nelle simmetrie matematiche: l’evento della transonanza sublime è la dispieganza degli eventi sonori sublimi misteriosi, il suono si eventua in latenze cromodinamiche che consentono all'esserci di ascoltarsi, di scoprirsi, di incontrare se stesso, attraverso le dispieganze che il suono dell’evento sonoro sublima aldilà della parola, della semantica di referenza.

La musica è il dispiegarsi dell'evento dell'essersi sublime, o struttura ontologica della temporalità sublime. Il tempo della musica sublime è la temporalità musicale dell'eventuarsi ed abnegarsi dell'essersi sublime:la musica sublime è la disvelanza della bellezza al di fuori della purezza quale sublime bellezza che vola lontano dall’ideale apparenza fenomenica o noumenica per eventuarsi in excstatica catarsi sublime, o l’idea di un sublime musicale.

.ah la notte lì là in prossimità della mondità con la velocità della destinanza....più rapida d'un uccello da preda....mi prenda...prenda...predante la preda fuggitiva lì là, che al fine si dà, giacchè non ce la fa...................................................................... .... ..........................farò ancora in tempo ! a spengere le luci prima del sonno dell'attesa e del r! iposo: d enso di sogni ed incubi e vuoti di mente.....................è ancora giorno e il sole tarda a lasciarci, sarà ancora preda della nostalgia della bella estate che si svela alla sera con l'abito delle stelle fisse, mobili, cangianti ma senza tanti allori per piangere e per sognare: con la sorte oltre la morte................................................................... .... .......................ah ho ancora sogni da vendere e gioie da acquistare...ma non so più se fare il mercante o il ludico creativo o se la luce segua ancora il destino dei viventi o la nostalgia dei morti. Proverò ad essere un fuggiasco con la sera dietro le spalle e la notte buia quale vivenza......ma sarà una nube nera come l'incanto della morte ad avvisare le ultime speranze con il fascino del nulla................................................................... .... .......................ah udrò ancora ! il sole cantarmi le melodie dell'amore che lascia al mondo il mistero dell'evento....ma all'ultima ora la destinanza ci sorprenderà con la fantasia dei fiori e la luna da sola apparirà all'orizzonte degli eventi: ci lascerà sognare senza farci del male: con la follia negli occhi................................................................... .... ...............................................ah come è vuota la notte senza i sogni dell'impredicibile. Ora son trascorsi millenni luce e dell'attimo del cosmo e dell'universo non c'è traccia: nulla, né del nostro destino, né della nostra vita così densa, così tersa, così casta, così vicina al nulla e senza fasti..........correrò ancora un'altra volta per raggiungerla con le ali del destino........e........l'ultimo raggio che provenga dall'aldilà......e.........insegua senza sosta una luce misteriosa e senza senso......................poi mi ! volterò ancora una volta per vedere gli occhi di chi ! decise la sorte del mondo.........prima che sia fuori per sempre e senta l'inaudibile con la musica delle note del nulla....o....con i sogni abitati dagli occhi dell''essere.................................................. ............ ........................................................................ .... ........................................................................ .... .........................................................sub-lime......l ei è sublime.....amante del disordine..in lei c'è la leggerezza ma anche la tristezza d'una nuvola a primavera.....lei è sublime amante del di-venire ...in lei c'è la luce...ma anche il buio atroce d'una nebbia siberiana....lei è sublime nemica delle tenebre....è caotica come il sole...ma le piace il perielio di venere.....non saprei bene se le piace la nostalgia della pace o l'ira della vittima che tace.....ma sublime lei è e sarà...................!

........................................................................ .... ........................................................................ .... ............................non mi sognare............ho le labbra grosse da attraversare, la sera o al mattino: non fa differenza, tanto ci sarà sempre chi avrà gli occhi per ridere e lo sguardo finto metallo con la pelle di coccodrillo. Ogni sera al tramonto alza gli occhi al cielo e pensa: quando era nera la mia giornata....tant'è che non riuscivo mai a sapere quando il lunedì venisse...il tre o l'otto o il sei....sono? Sì, sì, ancora un altro poco ed andrò a dormire....sognerò gli occhi tristi della sera e la luna mi farà compagnia, col raggio blu dell'estate e col raggio rosa dell'autunno....ma non mi sognare..........non ti farà bene sostare sulle piazze di notte e cantare come i grilli dei conventi...e...le sere p! assate ad urlare: dio, dio, non molestare gli organi e i ! letti e le strane passioni dei gatti.....AH gli occhi di metallo lucido li ho visti una domenica pomeriggio in vitro...in vetro...dietro le vetrate virtuali....ma non mi sognare...mai più.....o i sogni non ti lasceranno più..................................................................... .... ........................................................................ .... ........................................................................ .... .........il tramonto dei sogni.............io li guardavo e lei con il fare incessante delle lepri apriva i cassetti dei sogni....non ti destare...mi sorrise l'alba: è il tramonto dei tuoi sogni. Fra un poco verrà la sera ed uscirai di qui libero come gli uccelli del mare che vanno a pescare di notte il sangue blu, ma lei non ci sarà più. Adoro ancora la sera restare a guardare la notte più buia, con le stelle annoiate d'essere fisse e il creato che è! lì che attende i desideri dei nostri sogni. Ancora una volta e tutto sarà scomparso sulla faccia della terra...non c'è più pioggia, non c'è più luce, non c'è più un santo che ti produce un miracolo stanco o appena più in linea con l'orizzonte e l'universo....ah io mi sentii persa tra le sue braccia forti come una gru a primavera....ma c'era il sole e c'era il mare e a me veniva voglia di cantare le nenie da bambina, quando l'età incrina e la soglia tra la vita e la morte torna a vacillare....ti manderò un bacio postale...quelli con i timbri di fresco, con le scale attorno e le scorie del tempo appese come coriandoli a carnevale. Ancora un solo attimo e poi potrai morire: mi guardò con gli occhi più lucenti della semisfera del circolo polare artico , ma non si smosse dal suo destino. Subì ancora una volta la sorte avversa: aveva un diad! ema con la gonna più vaporosa della serata, di quelle ! che qua ndo ballano fanno vacillare il mondo e il cuore...e si inizia a tremare come se si fosse sottozero all'equatore. Oh la musica era bella sì, ma si cantava da folli....con l'orchestra che suonava il rock dell'infanzia maledetta e le gonne che volavano senza pantaloni e senza senso....ma quella notte non si lasciò alla sorte il privilegio di fare le scarpe. Capii all'improvviso che il tempo della giovinezza era pallido e il tempo del sorriso già dietro le spalle dei vecchi platani d'un giardino verde e rosa, blu e glicine, lillà...lì....là...quando sorgerà ancora il tempo della pazienza fuggitiva e secolare, quando la sorte guarirà gli incubi che accompagnano la luce del giorno. Quando verrà? Ora che non ci sarò più? Oh spinga, spinga forte: il pedale dovrà tremare con la forza d'urto delle navi da crociera e la bellezza degli sguardi di fan! ciulle prima che per loro sia già sera o notte fonda....addio, addio, affonda pure negli abissi del tempo...tanto non ci sarà mai più chi le darà la luce dell'inverno a sole spento.................................................................. .... ........................................................................ .... .......................................................nau-fragranze.... .... .............................................................oh mare.....mare....non mi lasciare di notte a naufragare...con le stelle di notte che guardano le volte del creato tutte le volte che il loro sorriso si volge al passato.....oh non gridare invano....tanto gli astri sono tutti folli....oggi ti dicono che potrai trovare i tuoi sogni nel cassetto, domani nel letto e un altro giorno ancora non si sa dove o si speri o si spara....attenda pure un altro anno, tanto dovrà arrivare ancora ! con lingue piene di vento e la chioma nera e china e! bianca ...come l'alba......ah ci sono giorni in cui la sera non arrivi mai e il tramonto duri il tempo infinito che serve per morire, nascere e rivivere in altri luoghi, in altri mari, in altri universi....senza sentirsi persi, né tremanti di gioia o di paura, ma solo vuoti....soli....come il sole nella radura della foresta nera, nel cuore del continente più antico d'ansie e di timori....come quando pare che non ci sia più niente da fare per restare ancora in vita...oh non mi sogni più con la gioia del cuore e il sorriso perso per strada mentre si cercavano le viole. Non è ancora giunto il tempo in cui la notte avrà lasciato le sue spoglie alle stelle e vestirà la corolla con i fiori roridi di pianto. No , non mi sento stanco: è solo il soffio della vita che mi lascia.....accompagna la notte con il dolore della morte e al mattino fugge via ....con la ! velocità dei sogni................................................................... .... ........................................................................ .... ..................................................sogni ad occhi chiusi e ad occhi aperti.................................................................. E' sveglio? sono le otto del mattino e la sua sorte sta partendo...non so più dove andare ed ho una gran voglia di morire....ma fra poco sognerò di entrare in quella luce che fin allora mi uccise...tutti i sogni...a occhi chiusi e a occhi aperti. Ma, la prego, non apra...perchè è la morte che mi attende con l'arma bianca e nera vicino al mare...oh no, no, non so soffrire...ma fra poco morirò e mai più la rivedrò...io la sogno sempre, sempre, oh come è dolce il tempo, oh come è forte il vento....ma lei fermare non si può e dove andrà...non lo so...ma non si volti mai, non si giri e ri-giri mai...giammai vorrò che i suoi sogni siano spenti come i miei...non ! si fermi più. Sento già suonare. Quella porta è già aperta e i! l sole d ell'infinito già splende in altomare...mi vien voglia di gridare, ma la mia voce non suona più, le mani e i piedi sono immobili..come il respiro...il mio povero cuore non mi batte e ri-batte più ed il mitico corpo giù si sente giù...giù, giù fin nell'abisso...da dove non non si sale più su...sussù non mi lasciare...non mi lasci, ma non si fermi...continui almeno lei a sognare...ad occhi chiusi o ad occhi aperti...tanto per sognare non serve guardare................................................................ .... ........................................................................ .... ........................................................................ ..on de fuggitive..............................................oh lei mi spinge oltre quel tempo della vita mortale, lì ove le onde fuggitive e stanche varcano le soglie dei sogni e sostano un istante infinito per contemplare le bellezze lunari...l-un-a-ti-ke? Oh si lasci guardare...è bella! solo come il sole all'alba ....che non guardo mai, perchè mi piace di più sognare il sole tramontante, con i suoi raggi ultraviolentiviola che volano da qui a lì senza il timore delle distanze o degli ostacoli o delle remore o dei dinieghi o delle maldicenze o delle fatture magiche o tragiche o sadiche....sadomasy? massì..ma che sia solo virtuale. Lei farò soffrire..ci ri-penserà ...si dà? si darà ? si sottrae...si kripta...eh...si dekrypta...si vela e si disvela...è la verità bellezza...la legge dura della dolcezza del sublime....un nobile fenomeno della seducenza astrale...le stelle son lì solo per farsi...con-templare.....guai a chi pro-getti la prossimità nella loro intimità ....ikaro-docet...caro....karo? non mi ha mai chiamato così cara....kara? ecco sarà più cara delle stelle...anzi la più cara delle stars...così la finirà ...di farsi del male da soli...soli? sì, sì...lei ! e tutti quei maledetti genii che abitano il suo corpo...cos! ì parlò prima del diluvio universale....niente male...aldilà delle stelle e non solo quelle....ma di sola bellezza non si salva il mondo.... Oh..non è¨ così? Oh si lasci amare...è dolce come il mare salato...ma di dolcezza si vive una sola volta....Oh...ci regali un sogno...vuoto come la grazia pregnante dell'universo denso d'incubi e di orrorose tragicità.....Oh si faccia spogliare per irradiare l'intermittenza aurorale del miraggio boreale quale brillanza astrale, ma di luci soffuse e terse si può anche perire o svenire, o sbranare dall'eroina versus semidei...Ohh..oh si lasci affondare... è sublime come le stelle, ma quelle non se ne stanno lì a guardare: son fisse, mai fesse, ma fissate...replicanti, klonanti la medesima melodia armoniosa e tediosa mormorante: domani....domani? sì, sissì ....domani...potrà annegare o volare, o morire o soffrire ....ma non mi lasciare....non mi lasci mai più....le stelle amano! essere viste a distanza siderale...guai a toccare il fondale universale, si può s-pro-fondare nell'abisso, senza mai più tornare tra l'aurora e l'infinito...finito? è già tutto irreversibilmente terminale? Oohh...non mi lasciare....non mi lasci più, anzi si lasci attraversare senza fiatare, come già si lasciano oltrepassare i suoi occhi dalle intermittenze delle desideranze....ke danze...con il sorriso sornione della perfida albione, appena baciata dalla fortuna bendata, anzi cieca come la sua anima dis-animata, che corre e fugge via, per non tornare mai alla deriva...strane onde fuggenti...saranno le superonde della stranezza...che spezzano e frantumano la spazialità -temporale...ma così difficili da catturare dai sincrotoni superquantici? Quanti quanti ancora? Chissà....è l'indeterminatezza della stranezza bellezza................................................................ .... .......! ..............................................................! ........ ........................................................................ .... ..................................................spro-fondatezza....... .... ...non ha più senso ascoltare le voci degli abissi della memoria dei ricordi deiii....non ha più senso alleviare con il miele eterno.. con la desideranza della morte...ah si inveisce ogni volta , quando appare il suo sguardo....................................non ha più senso spendere le lacrime della noia senza ascoltare la voce dell'aurora: che sale saliente ogni volta che l'esserci muore....ho anche io lasciato alle luci della notte il vago sopore dell'anima morente, in mente....ah verrà la morte ed avrà gli occhi dell'eternità ..............................ho sempe ascoltato la voce dell'anima: in silenzio: senza il clamore dell'eternità...non ho più i sogni da vendere, nè vendette da sognare, nè ricordi da regalare a chi viene e và soltanto per mostrare il volto del bene o il volto del male o ambedue anfibologici..! ...........................................la sapienza mi consiglia di sorridere, sempre, o per lo più ogni tanto: almeno quando la presenza della vivenza sfiora il fiore del tramonto............................................ah chi rimpiangerà mai più i giorni lontani dell'infinito ritorno del bene nel male? ho sognato anche io un giorno di maggio l'inizio della fine della noia....ma una sola volta vidi volare la luce dell'eternità , quando la sera mi svelò lo sguardo della morte, con gli occhi sublimi della divinità ...non c'è più quella sera rischiarata dalla voce luminosa della tempesta perfetta................................................................ .... .......................non c'è più tempo per sognare una luce antica e amica che ci ri-veli il senso dell'essere e, o, la deriva dell'infinito infinitesimo ritorno che mai, se mai, verrà ....ho soltanto avvertito nelle essenze kryptate del creato la luce della vicinanza lontana della morte vivente in pr! oxymità dell'exsystenza..senza arrivi e senza partenza, ma s! olo una vaga presenza...come la luce dei suoi occhi di là , dall'abysso infinito che mai mi lascerà libero d'essere simile ai sogni pensati nel buio della notte animata................................................................. .... ......................non ha più senso ascoltare il colore dei suoi occhi, se la sera la noia ci assale ed invade la memoria sognante....nel vuoto spazio della notte c'è il nulla che canta con la voce della seducenza astrale: solo la vocalità della morte ci può salvare...nel vuoto eterno del nulla, una sola fonè che canti: una canzone virtuale: su, sussù...non tremare...le stelle non stanno lì solo a guardare.....gli dei non ci hanno abbandonato abitano lì là in un campo di giacinti, lillà ...in un campo di giacinti abitano gli dei...lì là gli dei si gettano in un campo...in una radura fiorita di lillà , di giacinti...scendono in campo insieme agli eroi...in una radura luminosa di giacinti lillà ........................................! ...............................................................l'e ssere divino si getta sul campo di giacinti, lì là la ricamata seducenza degli dei si svela e disvela il rytmos divino che seduce le dee lillà , in una radura divina fiorente di giacinti...lì là ove l'essenza degli dei si getta, si dà , sì, sissì, la rugiadosa radura sanguigna, ruggiosa, brillosa, luminosa, imaginosa, seduce gli dei in un campo di giacinti lillà ..............................lì là si disvela l'aletheia, la verità si svela in una radura di lillà , l' essenza degli dei si svela sul campo, si dà in campo lì là ....sì in quella divina radura il padre o la madre sono figli dell'essere...o sono figli di se stessi...la madre è figlia dell'essere, o la madre è figlia di sè, così come iddio è figlio di se stesso o il dio è figlio dell'essere o la dea madre è figlia di se stessa o la madredea madreperlacea è figlia dell'essere...la natura della dea è figlia dell'essere, la physis divina è fig! lia di sè e si dà da sè , sì, si svela da sè , si getta da s! è, si pr o-getta da sè in un campo di lillà , si fonda da sè in una radura radiosa di giacinti lì là ........................................................................ .... ...........................ah essere figli della radura vuota, sgombra, libera, disertata, annullata,annichilita, svuotata, diradata, in eterna diradanza...figli della pregnanza divina...figli della sua desideranza...figli della sua ontogenesi o dell'essere pregnante che si dà da sè o dà sè o dà la pregnanza all'essere......................................................... ........ ..................................ah la fanciulla pregnante dell'essere che dà luce e dà alla luce figli dell'essere pregnante o dell'essere creante in estasi in un campo di giacinti lillà... ...lì...là.... ...solo la dea ci può creare ........................................................ah..essere disvelanza della monadea vuota in exstasy, quale deliranza che danza nella diradanza sublime del! l'aletheia dell'essere, senza il nulla, senza dei, né eroi, né entità o superentità, solo il suo evento che si dà. Mi viene in sogno l'evento della dea che si dà nella diradanza che danza con l'imago dell'eternità imaginaria. Mi viene in sogno con la luce dell'eterno ritorno imaginario, all'alba di un altro giorno....ho solo un ultimo desiderio nei pensieri ma non mi viene mai in mente, né oggi né mai. Né svenderò i sogni a chi si svela con lo sguardo del bell'esserci o a chi dissimuli l'origine del male con la luccicanza dell'exystenza senza presenza, o solo con l'assenza, mentre sussurra sempre ai miei sensi di svelare solo l'imago sorrydente: tanto per la ricerca del tempo dell'eventuale ritorno c'è sempre innanzi l'infinito. Ho solo un sogno da raccontare, ma non lo svenderò per qualche virtù virtuale, ho troppi sensi nascosti e! silenti e inauditi e indicibili: forse un giorno alegg! erà nel la mondità la sua eterna presenza, ma è già sera, è già troppo tardy per credere ancora alle fabule con o senza dormienty, senza sogni. Una sola volta, se mai ci sarà, forse verrà la dea con in seno un sogno senza senno, insensato, ma non ci sarà più il tempo per sognare l'imago imaginaria degli eventy....giacchè non c'è più il tempo imaginario dell'imago eventuale. A nulla pensa il nulla che sogna o immagini l'evento del suo infinito ritorno dall'abisso animato, ove la luccicanza dell'evento si dà, senza nulla chiedere...sino al terminale dei nostri sogni insonni salienty abyssaly, come una kuspyde imaginaria che attrae il chiasma eventuale...ahhh l'evento dell'essere chiasmale...interattanza dell'interagenza kuspydale