Agente immobiliare

Marco Garbarino – Varazze (SV)

“C'è sempre di più l'esigenza di avere una terrazza, un pezzo di giardino, uno sfogo esterno.”

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Che lavoro fai? Faccio l'agente immobiliare a Varazze, in provincia di Savona.

Che impatto ha avuto la pandemia sul tuo lavoro? Hai dovuto chiudere a marzo? L'impatto è stato estremamente negativo. Ho chiuso a marzo e sono stato chiuso fino al 4 maggio, come prescritto dalle restrizioni del Presidente del Consiglio. Poi ho riaperto il 4 maggio, ma io lavoro in una piazza dove si vendono prettamente seconde case, quindi finché non aprono le regioni io sono fermo. E penso che anche dopo l'apertura del 3 giugno non farò grandi cose dal punto di vista lavorativo, perché c'è ancora troppa paura e le persone quando hanno timore non comprano e non vendono. Credo che sarò più o meno fermo fino a che le persone dal punto di vista psicologico non ritorneranno alla pseudo-normalità. Anche nelle crisi passate, indipendentemente da quanto la crisi fosse concreta, quello che blocca il mercato è la paura.

Non sei riuscito a lavorare un po' almeno via internet? Sì, in questi mesi di lockdown ho avuto delle richieste tramite i portali. Come sempre c'è il solito furbetto che vuol fare l'affare ma c'erano anche delle richieste come prima casa. Si sono mosse le persone di Varazze che, non essendo “disturbate” dalla concorrenza hanno iniziato a guardarsi intorno.

Cosa intendi per furbetto che vuol fare l'affare? Il classico personaggio speculatore che si approfitta della situazione attuale per trattare il prezzo, per usare la paura del cliente a suo favore. Per esempio, se vedi una casa proposta a 300.000 euro lui ti dice “io te la compro subito ma la mia offerta è di 200.000 euro”. Mi è capitato con un francese con cui ci siamo scambiati delle mail e in modo elegante l'ho mandato un po' a quel paese.

Ma quindi secondo te adesso ai prezzi delle case che succederà? C'è da fare una distinzione tra le piazze in cui si lavora: nelle maggiori città italiane si lavora su un mercato di prime case e lì potrebbe esserci anche una flessione dei prezzi, perché nella quantità trovi sempre la persona che ha più bisogno di vendere e c'è quello che, affacciandosi all'acquisto, può trovare delle buone opportunità e quindi fare trattative al ribasso del 10-15%. Ma comunque la vedo una cosa abbastanza temporanea. Per il mercato delle seconde case qui nel ponente ligure secondo me non ci sarà flessione, perché qui il venditore è uno che non ha bisogno di vendere, è uno che ha le spalle coperte: è uno che se gli arriva “l'offertaccia”, come la chiamiamo in gergo, non la prende nemmeno in considerazione. È tutta una questione psicologica: quando uscirà il vaccino, quando le persone si sentiranno più tranquille nel presente e nel futuro, riprenderanno a fare quello che facevano tre mesi fa.

Ci sono cambiamenti in vista per quanto riguarda le tipologie di casa che vanno per la maggiore? Penso al fatto che la gente ora ha la prospettiva di passare più tempo in casa di quanto ne passava prima. Sì, in questi mesi le richieste erano focalizzate su una casa più vivibile, soprattutto con spazi esterni, terrazzi, balconi. Il classico bilocale nel centro storico senza balconi secondo me potrebbe avere dei problemi di vendita nel prossimo futuro. Gran parte delle richieste via mail che ho ricevuto facevano richieste secondo questo canone. Mi è sempre capitato negli anni, ma non così concentrato in due mesi come adesso. Altro tipo di richiesta un po' diversa dal solito che ho avuto: i rustici. Secondo me questa esperienza può riportare il cliente a vedere la casa di nuovo come il bene rifugio: il classico investimento come è sempre stata vista negli anni ma negli ultimi tempi si stava un po' perdendo. Gli italiani stavano iniziando a ragionare un po' di più come gli anglosassoni, come quelli dei paesi nordici, dove non c'è il culto dell'acquisto della casa. Se non sbaglio in Italia l'87% degli immobili sono di proprietà, mentre per esempio in Germania non arrivano al 50%.

A proposito di rustici: se uno guarda i posti più colpiti, non solo in Italia ma un po' in tutto il mondo, sono tutte zone molto urbanizzate. La Lombardia da noi, Madrid e Barcellona in Spagna, poi Londra, Parigi, New York etc. Secondo te questo potrebbe essere una spinta a comprare case fuori città? E per fuori città non intendo Varazze o Alassio, perché noi siamo relativamente pochi, ma viviamo in una strisciolina di terra, da un certo punto di vista la costa ligure è ancora più urbanizzata della Lombardia. Mi chiedevo quindi se c'è (o ci sarà) una spinta ad andare verso l'entroterra. Nella campagna quella vera. Per rispondere a questa domanda devo dividerla in due. Nel mercato delle prime case potrebbe succedere quello che dici tu: la tendenza, per uno che la casa la vive tutto l'anno, a spostarsi dai centri urbanizzati per andare nell'entroterra. E un minimo riscontro già in questo periodo lo sto avendo. Per la seconda casa no. Io lavoro prettamente con la provincia di Milano e il basso Piemonte: queste persone acquistano a Varazze per andare al mare, vogliono la comodità per farsi un bagno, quindi un immobile a due-trecento metri dal mare. Quello che cambia è quanto ti dicevo prima: sempre di più l'esigenza di avere una terrazza, un pezzo di giardino, uno sfogo esterno.

In vista del ritorno della clientela, proveniente appunto da Piemonte e Lombardia, ti doterai di qualche protezione e precauzione particolare? Sei preoccupato per la tua salute? Ho fatto sanificare l'ufficio come da protocollo emanato dal Presidente del Consiglio, ho dei dispositivi tipo guanti e mascherine, liquido disinfettante per le mani, cartelli che indicano che l'accesso è consentito solo con mascherine e a un metro di distanza, ho messo barriere protettive sulle scrivanie, e ho sostituito le poltroncine in tessuto con delle sedie in plastica molto meno belle ma più funzionali e lavabili. Per me personalmente no, non ho paura, forse sono incosciente. Ma comunque avrei preferito, e lo dico contro il mio lavoro, che avessero aperto Lombardia e Piemonte a fine giugno, per capire un po' meglio questa situazione, ho paura che il 3 sia ancora presto. Mi auguro fortemente, sia dal punto di vista della salute che dal lavoro, che non ci sia un'impennata dei contagi, perché se ci fosse un secondo lockdown le cose si metterebbero male.

Tu ti occupi solo di compravendita o anche di affitti? Negli ultimi anni mi occupo solo più di compravendita. Mi occupavo di affitti, ma è un lavoro particolare e la qualità del prodotto offerto era veramente bassa. Nel senso che ci sono case in affitto che a volte mi vergognavo ad accompagnare il cliente e chiedergli 2500 euro per il mese di luglio o agosto, con un arredamento vergognoso, di recupero anni '70, cose che quando entravi nelle case ti veniva la tristezza.

Raccontami un aspetto del tuo lavoro che pochi conoscono, che sorprende le persone quando lo dici. Ci sono delle cose che mi fanno pensare “belin, ma 'sto qua è fuori!”. Mi capita di trattare case per importi alti, trecento-cinquecentomila euro, e il cliente (che può essere sia il venditore sia l'acquirente) spesso non ha la visione globale della situazione. Ovvero: stiamo facendo una transazione da mezzo milione di euro e magari si fissa sul lampadario da cinquanta euro, e non perché c'è un valore affettivo, ma così. E portano la trattativa su una strada sdrucciolevole, per cosa? Per cinquanta – cento euro. E lì faccio molta fatica e devo stare attento a non perdere le staffe.

Ma non è che magari sono delle scuse che ti dicono perché non hanno il coraggio di dire che hanno cambiato idea? No, no, è proprio la mancanza di visione d'insieme. Guarda, è successo anche a me quando ho venduto una casa (che di solito io vendo tutta arredata). Abbiamo litigato per una tenda che ci siamo portati nell'altra casa e poi manco mi ricordo che fine ha fatto, forse è andata a finire nel box arrotolata. E mia moglie aveva in testa quella tenda e una placca del Geberit e io ho dovuto mediare coi clienti per due sciocchezze.

Ti è successo qualcosa di buffo, bizzarro, curioso, insomma non negativo, in questi tre mesi? In questi tre mesi purtroppo no, perché come dicevo il lavoro è completamente azzerato. E invece nei vent'anni e più ovviamente sì, una di quelle che mi è rimasta più impressa era ancora ai tempi delle lire: ho venduto una bella casa ai Piani di Invrea e la proprietaria era un tipo un po' particolare. Aveva un pendolo e diceva “sarà la casa a scegliere l'acquirente e non l'acquirente a scegliere la casa” e lì ero un po' spiazzato. Però devo dire che coi clienti si è comportata benissimo.

Un'altra domanda che faccio a tutti: c'è un cambiamento causato dalla pandemia che tutto sommato ritieni positivo e speri di tenere anche in futuro? Direi che i mezzi informatici saranno ancora più utili per la mia professione. Una cosa che ho sempre cercato di fare è quella di essere molto preciso nelle informazioni, cosa che nel mio lavoro non è così scontata. Prima dell'appuntamento preferisco sempre dire i pro e i contro della casa, fare una descrizione dettagliata, mandare una piantina, inviare anche l'indirizzo (anche perché nella stragrande maggioranza dei casi tratto l'immobile in esclusiva, il che mi dà la possibilità di parlare liberamente con l'acquirente). In questo senso, mi piacerebbe poter fare “appuntamenti virtuali”: usare una videocamera per entrare nell'appartamento, con il cliente comodamente seduto a casa sua; io entro nell'appartamento, glielo mostro e gli spiego tutte le caratteristiche. L'idea è questa, sto valutando la fattibilità e i costi.


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