Cursed Diaries

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Cursed Diaries – Passi

Non sopporto la nebbia. È quasi notte e ancora non sono arrivato. L’auto non fa alcun rumore, non riesco ad abituarmi a questo motore elettrico è così silenzioso che mi costringe ad ascoltare i miei pensieri. Forse un po’ di musica mi rilasserà.

La radio non prende nessuna stazione. “Ripensandoci… forse è un bene che oggi ci sia la nebbia, una giornata soleggiata sarebbe stata fuori luogo. Sai mi infastidisce il bel tempo quando devo fare qualcosa di sgradevole come oggi, invece il cielo grigio e cupo è perfetto, è come se l’universo avesse il mio stesso umore.” Non dovrei parlare, lei non mi risponderà perché non sopporta le chiacchiere di circostanza, specialmente quelle sul tempo, le ritiene inutili e false. Non capirò mai il perché sia così sgradevole. Cosa le costa essere un po’ accomodante?

“Non manca molto, presto saremo arrivati e vedrai che il lago ti piacerà.” Una vista bellissima per il nostro primo appuntamento, dieci anni fa’. Avevi gli occhi luminosi mentre guardavi le stelle nel cielo, lassù le luci della città non arrivano, nemmeno la linea del telefono. Il posto perfetto per non essere disturbati dal caos del lavoro.

Mi allontano dalla strada e parcheggio nei pressi del lago. Apro il bagagliaio e tiro fuori tutto l’occorrente. Teli di plastica, pala, lei. È una bella fatica scavare nella terra mentre si sta facendo buio, accendo una lanterna e penso al fatto che presto questa giornata sgradevole sarà finita. “Niente più chiacchiere vuote ora.”

Alzo lo sguardo e il cielo ora è limpido, le stelle e la luna illuminano tutto attorno a me. Mi sento osservato e più guardo quella moltitudine di luci più mi sento piccolo. “Era meglio la nebbia.”

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Cursed Diaries – Passi

Cammino lentamente, la sabbia si smuove sotto i miei piedi e piccoli sassi rendono il terreno instabile. Appoggio una mano sulla parete rocciosa, è umida e fredda, ricoperta di muschio. Un piede scivola e finisce nell'impetuoso ruscello. L'acqua è gelida, entra nella mia scarpa e il piede inizia a intorpidirsi. Cammino in salita, il cielo si annuvola e una pioggia leggera inizia a scendere; sento il rumore di milioni di foglie suonate dall’acqua. Sono stanca e tremo, l’umidità mi entra dentro. Passano poche ore e il rifugio è in vista, entro nella mia stanza e tolgo i vestiti bagnati.

Il vapore nel bagno mi avvolge e penso già alla cioccolata calda che mi berrò più tardi. Ho un nuovo shampoo che profuma di fiori primaverili, ne inspiro l’aroma per distrarre la mente dal tremore preoccupante che peggiora sempre di più. Entro velocemente nella doccia, lasciando che l’acqua calda mi avvolga e proprio in quel momento i miei muscoli si bloccano all’improvviso in uno spasmo incontrollabile. Cado a terra sbattendo la testa contro la parete di vetro e le vertigini mi costringono a restare seduta nella doccia. L’acqua calda cade e mi rendo conto di avere un dolore bruciante alla gamba, avvicino la mano alla caviglia e sento qualcosa di viscido che pulsa. Inorridita ritraggo la mano.

Per un attimo non ho il coraggio di guardare, poi mi faccio forza e vedo un verme scuro, una sanguisuga forse, attaccata alla mia gamba. È enorme e ogni volta che l’acqua calda le cade sopra è come se si spellasse e mordesse la mia gamba ancora più forte. Cerco di staccarla ma non ci riesco, temo che verrebbe via anche un pezzo della mia gamba, allora esco dalla doccia e metto la gamba nel lavandino, aprendo il rubinetto per far cadere un getto di acqua calda su quel mostro.

La gigantesca sanguisuga diventa rossa ed esplode, il mio sangue si sparge ovunque nel bagno rendendolo quasi una scena del crimine. Trionfo, ma la vertigine mi coglie impreparata e cado battendo di nuovo la testa. Tutto è buio.

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