Giorgio Viali - Regia Sceneggiatura

Archivio – Bozze, Sceneggiature, Sceneggiatura, Soggetti, Cinema, Fotografia

USO PERSONALE Bozza di Sceneggiatura per MiniSerie Autore: Giorgio Viali Bozza: 11 Aprile 2023

Bozza di Sceneggiatura MiniSerie Una Riflessione sul Mondo delle Immagini e del Cinema In occasione della Ottantesima Edizione della Mostra del Cinema di Venezia 2023

GENERE:

Distopia mediatica irregolare. Dramma.

SINOSSI:

In un presente distopico irregolare si muove Chiara (la Protagonista) che dice di essere figlia mediatica di Liliana Cavani e di Vitaliano Trevisan. La Protagonista dice di essere stata abbandonata dal padre Vitaliano prima della nascita. Sostiene di aver abbandonato la casa della mamma, Liliana Cavani, perchè vuole dedicarsi completamente alla Realtà. Prima di andarsene di casa, come san Francesco, si è spogliata di tutto, di tutte le sue immagini e video, della sua Identità mediatica. Non vuole più avere a che fare con Cinema Arte Finzione. Vuole solo Realtà. Ha fatto Voto di Povertà mediatica. Vuole vivere e aiutare gli Ultimi e gli Emarginati. Non accetta più la Morale Mediatica Mainstream. Coltiva una Visione mediatica mistica. Nel tempo sviluppa Le Stimmate. Una raccolta di Fotografie esclusive di Corpi di Giovani Suicidi e Suicide. Che hanno un potere di Conversione Personale.

DISTRIBUZIONE:

Social Serie Pensata per i Social Media. Per Instagram e Tiktok. Girata in Formato Verticale. Con Cellulare. Divisa in Micro Episodi.

TITOLO: Uso Personale

SOTTOTILO: Chiara/Antigone – Agiografia Mediatica

Episodio Primo – S01E01

Stanza di un Hotel economico. Uno zaino. Alcuni vecchi DVD su letto. La Protagonista compone un numero sul cellulare.

Protagonista: Buonasera Guardi ho appena ricevuto una mail. Mi è stato fatto un regalo. Il regalo consiste in due notti, il 6 e 7 settembre 2023, quindi in piena Mostra del Cinema di Venezia, presso il vostro Hotel. Può verificare se c'è la prenotazione e se è a nome mio? Trevisan Chiara (scandisce...) Trevisan Chiara

Bene A me non interessa venire alla Mostra del Cinema. E in questo momento dei soldi mi farebbero comodo. Siete interessati ad acquistare ad un qualche prezzo la prenotazione? E' una stanza singola? o una prenotazione per due persone? Pausa Lei non sà dirmi qualcosa? Va' bene allora domani telefono e chiedo direttamente al Direttore dell'Hotel. Grazie Buona serata

La Protagonista usa il telefono in camera: Reception? Buonasera E' possibile avere un ferro da stiro per cortesia?

Grazie

Fine scena.

Episodio Secondo – S01E02

Stanza di un Hotel economico. Uno zaino. Alcuni vecchi DVD su letto.

Bussano alla Porta. La protagonista và ad aprire. Una Cameriera giovane. Tatuata.

Cameriera: Ecco il ferro da stiro che ha chiesto. Non abbiamo l'asse da stiro. E posso lasciarle il ferro da stiro per un'ora. Che me l'ha chiesto un altro cliente.

Aspetta e guarda la protagonista.

Qualche spicciolo di mancia mi farebbe comodo. Non so come arrivare a fine mese altrimenti...

Protagonista: Scusa ho solo pochi euro. Li vuoi? Ho bisogno di mettere insieme qualche soldo anch'io. Hai qualche idea di come potrei fare qui in zona?

Cameriera: L'unica cosa che mi viene in mente... Conosco un Fotografo che ogni tanto mi chiede di posare. Paga 100 euro per delle foto e video in intimo/costume 200 euro per foto e video di nudo integrale. E' l'unica cosa che mi viene in mente

Protagonista: Si tratta solo di posare? O di scopare? Non che sia un problema. Usare il mio Corpo non è un problema. E quello che gli altri fanno delle immagini di me e del mio corpo non mi riguarda. Non mi riguarda più.

Cameriera: Foto e Video. Paga in contanti. Ti faccio vedere alcune foto che mi ha fatto.

Prende il cellulare. Apre la Galleria. E fa vedere alla protagonista delle Foto.

Protagonista: Va' bene.

Cameriera: Ti faccio due foto veloci e gliele mando.

La cameriera fa due foto al viso e due foto intere con il suo cellulare.

Cameriera: Potremmo fare foto insieme E guadagnare qualcosa di più. E' un problema?

Protagonista: No. Per niente

Fine scena

Episodio Terzo – S01E03

La Cameriera e la Protagonista escono da un Palazzo.

La Cameriera: Sono 200 per te e 200 per me. Come da accordi. Eccoti 200 (Apre il cellulare e guarda insieme alla protagonista un video che ha registrato durante lo shooting). Questo lo posso postare su OnlyFans Se riuscissi a far decollare il mio profilo Per quanto ti fermi?

Protagonista: Non lo so. Sono qui per incontrare una ragazza.

Cameriera: Non hai una famiglia? Una casa?

Protagonista: Sono figlia di una Regista e di uno Scrittore. Lo Scrittore mi ha abbandonata che non ero ancora nata. E un anno fa si è suicidato. Mia madre, è una regista, ed è una Cannibale. Se potesse mi mangerebbe... Non vuole che io faccia quello in cui credo. Me ne sono andata.

Protagonista: Vorrei anche io avere la forza di abbandonare tutto e vivere libera... Lasciami un tuo contatto. Se decido di venire con te... Mi sembri felice e soddisfatta...e realizzata. Ti invidio.

Protagonista: Vieni con me adesso. Mettiano online un Servizio di Aiuto per altre ragazze.

Cameriera: Sì. Di Pornografia sociale Ma dai...

Fine scena

Episodio Quarto – S01E04

Obitorio di un Ospedale. La protagonista ha un fiore in mano. La Protagonista cerca l'Addetto all'Obitorio. Lo trova che fuma una sigaretta. Un uomo sui 40 anni. Grosso. Faccia tonda animalesca.

Addetto: Salve. Spegne la sigaretta. Come è entrata a quest'ora? Non è orario di visite adesso. E' una parente di qualche persona conservata in obitorio?

Protagonista: No. Non sono una parente. Sono venuta a vedere il corpo della giovane ragazza suicida che è stata portata qui oggi.

Addetto: La studentessa di 23 anni che si è impiccata ieri?

Protagonista: Esatto.

Addetto: Possono entrare solo i parenti stretti. Nessun altro.

Protagonista: Possiamo trovare un qualche accordo penso O una transazione di qualche tipo Non di soldi. Non ne ho. Per il resto sono abbastanza disponibile...

L'Addetto guarda la protagonista. La spinge in un angolo.

La Protagonista entra nell'Obitorio. Con il fiore che ha ripreso in mano.

Fine scena

Episodio Quinto – S01E05

Protagonista e giovane Ragazza Siedono al tavolino di un Bar.

Protagonista: Quando sei stata ricoverata l'ultima volta?

Ragazza: Sono uscita tre giorni fa dal reparto di Psichiatria. Ennesimo ricovero preventivo. Ho accettato di incontrarti perchè ho letto di te. Non credo più in niente e nessuno. Mi sento abbandonata da tutti. Non mi aspetto poi niente neanche da te. E soprattutto non penso di essere più in grado di credere in niente. Sono semplicemente nel buio più completo e assoluto. Ho accettato di vederti solo per via delle foto che fai... Delle Stimmate.

Protagonista: Vieni con me.

Ragazza: E' troppo tardi. Non c'è più niente da fare. Sei arrivata troppo tardi.

Protagonista: Va bene. Ma se comunque sei vicina alla fine... vieni a finire la tua vita con me. Voglio tenerti la mano in caso...

Ragazza: Ma dove vuoi che ti segua? Hai una casa? Un mezzo per spostarti? Mi puoi dare ospitalità o garantirmi un pasto quotidiano?

Protagonista: No non posso garantirti niente. Ho due Progetti che posso proporti.

Un progetto si chiama Porno Sociale. Si realizza della Pornografia, semplice e cruda pornografia e la si pubblica online. I proventi, i guadagni, vengono usati per finalità sociali. Per aiutare Poveri ed Emarginati. Un secondo programma che si chiama Pane Vecchio. E' un servizio di raccolta informazioni su dove trovare Pane Vecchio a prezzo stracciato. Un Servizio sempre per Poveri ed Emarginati. Scegli tu a quale collaborare. Se vuoi.

Protagonista: Anche se il suicidio è inevitabile. Fino a che non lo mettiamo in atto vediamo di usare al meglio il nostro tempo.

Fine Scena

Episodio Sesto – S01E06

La Protagonista e sua Sorella

Sorella: Ciao Chiara.

Protagonista: Ciao. Che sorpresa.

Si abbracciano.

Protagonista: Mi sei mancata. E sei spesso nei miei pensieri. Come stai?

Sorella: Bene. Tra qualche mese mi sposo. Ma non è per questo che sono qui. E' per qualcosa che ti riguarda. Sono arrivate alcune Raccomandate dal Tribunale per un procedimento a tuo carico per Vilipendio di Cadavere. Articolo 410 del Codice Penale. Chiunque commette atti di vilipendio sopra un cadavere o sulle sue ceneri e' punito con la reclusione da uno a tre anni. Se il colpevole deturpa o mutila il cadavere, o commette, comunque, su questo atti di brutalita' o di oscenita', e' punito con la reclusione da tre a sei anni. Qualcuno ritiene che le foto che hai fatto ad alcuni dei morti suicidi che hai fotografato rientrino sotto la fattispecie del reato di vilipendio di cadavere.

Io non posso aiutarti. E non voglio. E non voglio che rovini la mia vita o il mio matrimonio. Sono venuta a portarti queste raccomandate e a chiederti di fare qualcosa.

Protagonista prende le Raccomandate. Le ripone nel suo zaino.

Protagonista: Mi spiace veramente di averti creato dei problemi. Mi spiace. Ti ringrazio d'aver fatto questo viaggio. Sono contenta daverti visto E ti auguro tutto il bene possibile.

Si abbracciano. La Sorella se ne va quasi piangendo.

Fine Scena

Episodio Settimo – S01E07

Giornalista: Buongiorno Chiara.

Protagonista: Buongiorno.

Giornalista: Sono una Giornalista.

Protagonista: Ah bene...

Giornalista: Perchè dice di essere figlia di Liliana Cavani e Vitaliano Trevisan. Cosa che non è, come lei ben sa, vera.

Giornalista: Cosa lega questi due personaggi. Così lontani e diversi. Anche anagraficamente?

Protagonista: Liliana Cavani e Vitaliano Trevisan sono legati da Corpi. Da Cadaveri. Da Corpi Morti. Da Suicidi e da Santità.

Ho scelto Vitaliano Trevisan perchè è lo scrittore per antomasia del Sucidio. E perchè racconta di un cadavere in putrefazione, un corpo femminile nudo abbandonato a bordo strada a cui nessuno fa caso, tranne lui. Accanto a questo corpo martoriato passano e si fermano diversi pulmini, da cui scendono tutte persone totalmente indifferenti. Questa indifferenza gli è incomprensibile, ne chiede conto ad Ade, la sua accompagnatrice nigeriana, e ottiene una risposta terribile: se è ancora lì significa che non aveva nessuno, e dunque, in un certo senso, vuol dire che era già morta. Non ci si ritrova da soli per caso. Questa conclusione è il segno dell’ inappartenenza.

Ho scelto come Mamma Liliana Cavani perchè ha a che fare anche lei con Corpi nudi maschili e femminili. Il che è abbastanza singolare. E con Cadaveri giustiziati. Con Antigone e con Creonte. Liliana racconta: Ho questa immagine salvata nella memoria: Corpi ammucchiati al suolo, gettati come sacchi di patate uno sull’altro. Alcuni perdevano copiosamente sangue che macchiava altri corpi, immobili, morti. Erano tutti giovanissimi, il più vecchio non aveva nemmeno 50 anni, il più giovane appena maggiorenne. Erano stati fucilati come rappresaglia. Per qualche motivo difensivo non ho ricordato questa scena fino alle riprese nel 1969 del mio film I Cannibali.

Giornalista Hai visto il Trailer del Film di Liliana Cavani che verrà presentato alla Prossima Mostra del Cinema di Venezia?

Protagonista: No. Non ancora

Giornalista Prende il cellulare e fa partire il Trailer/Teaser Lo fa guardare alla protagonista.

Fine Scena

Episodio Ottavo – S01E08

Una Curatrice di una Galleria d'Arte. La Protagonista.

Siamo, di nuovo, in una piccola stanza di un Hotel economico. Bussano alla porta. La Protagonista apre la porta.

Protagonista: Sì? Buongiorno

Curatrice: Posso entrare?

Protagonista: Prego

Curatrice entra e si siede dove può.

Curatrice: Sono settimane che sto cercando di incontrarla. Ho bisogno di parlarle. Sono una Curatrice di una Galleria d'Arte mediatica. E sono in contatto con una Galleria d'Arte di New York. Questa Galleria sta preparando una Mostra delle sue fotografie di giovani uomini e donne suicidi. Che come lei sa sono conosciute online con il termine “Stimmate”... Una Mostra intitolata “Le Stimmate di Chiara”

Protagonista: Le fotografie che faccio hanno un valore personale individuale. Per le singole persone che le vedono. Non hanno senso e significato in una Mostra. E non sono fotografie “mie” Non ne ho il possesso o la proprietà. Sono foto che io mi sento di dover fare e che condivido online. Una sorta di sepoltura visiva per proletari e sottoproletari mediatici. E' un atto di disobbedienza morale sociale e politica. Un atto di Fede e di Giustizia. Nient'altro. Quindi mi spiace ma non so come aiutarti.

Fine Scena

Episodio Nono – S01E09

Ancora da scrivere. In fase di elaborazione. Valutare come far finire la Serie.

Fine Scena

USO PERSONALE Bozza di Sceneggiatura per MiniSerie Autore: Giorgio Viali Bozza: 11 Aprile 2023

Crolli Vitali Piece Teatrale

Titolo: Crolli Vitali

SottoTitolo: Epigrafe involontaria

Autore: Giorgio Viali Bozza 20 Febbraio 2023

Personaggi: Liliana (Protagonista) Cecchin (Servitore) Un Attore (Visitatore) Una Attrice (Coinquilina)

Stanza di un Appartamento popolare Pareti bianche. Spoglie. Un Divano bianco a due posti consumato Una Poltrona Singola bianca Un Vaso di Fiori (tulipani bianchi) sfioriti

Protagonista: Non voglio scrivere un monologo. O un soliloquio. O mettere in scena un lavoro monoteatrale. Siamo già così soli al mondo che costringerci ad esserlo anche a Teatro o al Cinema mi pare una condanna insopportabile e ingiusta. Ma certo come recita il proverbio meglio soli che male accompagnati. Certo. Meglio Vivi che Morti. Non sempre. Non è sempre vero. Non voglio essere sola. Non voglio sentirmi sola. Non voglio attori e attrici in scena da soli. Che si sentono soli. Che parlano da soli. Che immaginano da soli. Che straparlano da soli. Non li voglio soli. Non voglio che gli altri li vedano soli. Siamo già tremendamente soli abbastanza. Non che mettere in scena più personaggi assicuri minore solitudine. Come, d'altra parte, mettere in scena un attore o attrice da solo o sola non implica necessariamente la loro solitudine. E non voglio che le Parole si sentano sole.

Abbandonata al momento l'idea di realizzare un Documentario di Interviste, provo a considerare il senso di tradire l'autore con più forza e determinazione. Provare a renderlo definitivamente personaggio e a metterlo in scena. Ma il primo nodo da affrontare, che mi si pone, in questo caso, si tratti di una performance, di uno spettacolo teatrale, di un film o solo di una visione terapeutica, è quello di nominare questo Scrittore, Attore, Sceneggiatore. Di dargli un Nome. Per tradirlo meglio. Per renderlo assente e quindi ancora più presente e definitivo. L'Autore che non ha ancora un Nome ha tradito più volte altri Autori. Ha rubato con tenacia e recidiva più e più volte. Con compiacimento a volte. A volte come tutti inconsapevolmente. A volte con violenza o per sfida. E' diventato dipendente anche da alcuni di loro per qualche tempo. Ed è l'unica dipendenza che ha sviluppato nella sua vita. Considerato che non è diventato dipendente dalla droga e non è diventato o meglio non ha voluto diventare dipendente dal successo. L'Autore, ricordiamolo, ha scritto una piece teatrale su un Uomo politico. E una su un Architetto famoso. Dalle piece si desume chiaramente chi sia l'Uomo politico e l'Architetto ma l'Autore non usa mai il loro Nome.

Autore. Lo chiamerò: Autore Sì potrei. Sì mi piace. Al momento mi pare possa essere una soluzione per tradirlo e sconfessarlo nel migliore dei modi. E Autore sia. Per il momento.

Non posso poi non inserire il Personaggio di Cecchin. Cecchin come sa bene chi conosce l'Autore è un Servitore. Il Servitore. Una Maschera. Cecchin veste in modo militare. Con pantaloni da lavoro non nuovi, usati e di vecchio taglio, con tasche e tasconi sia sui pantaloni sia sulla giacca. Di poche parole. In tasca ha un coltello. Mangia in modo ascetico. Perlopiù banane e latte. Socratico. Il suo compito è quello di far nascere negli altri pensieri e riflessioni. O di permettere a questi pensieri e riflessioni di diventare parole. Oppure il compito di stare vicino a qualcuno o qualcuna. Semplice vicinanza o convivenza asettica. Ma fisica. Cecchin sarà in scena con il protagonista o la protagonista.

Entra in scena Cecchin. Così come descritto.

Protagonista: Cecchin, per cortesia, prepari lo zaino con lo stretto indispensabile?

Cecchin: Certo

Protagonista: Ed il protagonista? Chi può essere? Non ho via di scampo. La protagonista di questa performance non posso che essere io. Se voglio seguire le tracce dell'Autore non posso tirarmi indietro. Nascondermi. Devo entrare in scena personalmente. Io. Non posso che essere io la protagonista di questa piece teatrale. L'Autore è Maschio. Io sono Femmina. Per quanto questo voglia dire. Si vedrà. Nella performance non posso che essere quello che sono. Non posso non portare in scena me stessa. Vivo. Scrivo. Dirigo. A volte Riprendo. A volte mi si chiede di scegliere un Punto di Vista.

Non posso e non voglio chiamarlo Maestro. Non posso e non voglio. Non c'è un legame emotivo. Non voglio che ci sia. Ma Maestro sarebbe un bel modo per metterlo ancora di più in scena. Il Maestro. Il mio Maestro. Quanti Maestri ho avuto nella mia vita? Quanti Maestri abbiamo tutti noi seppellito, dopo averli affrontati spesso con un corpo a corpo? E questo Maestro pretende ed esige più di altri un corpo a corpo definitivo. Ne ho ancora le forze? Ha ancora un senso un altro corpo a corpo? Per il momento teniamo Autore. Autore o Maestro, in ogni caso un Male Necessario.

Campanello

Protagonista: Cecchin per cortesia vada a vedere.

Cecchin esce di scena Rientrano l'Attore e Cecchin. L'Attore è vestito da Arlecchino. Cecchin ritorna a sistemare lo zaino.

Attore: Sono contento d'averti trovata. Non ti ho svegliata? Non stavi dormendo?

Protagonista: No. Dormo poco alla mattina.

Attore: Sono in scena in questo periodo. Arlecchino come vedi. Per tutto Carnevale. Dopo Carnevale dovrò interpretare Creonte.

Ho bisogno di te. Ho bisogno di qualche indicazione.

Musica che arriva da fuori scena. Se perdo te di Patty Pravo. Entra in scena l'Attrice coinquilina. Sta ascoltando la canzone sul cellulare. Mette in pausa la canzone.

Attrice: C'è qualcosa di commestibile in casa? O al solito non c'è niente? Hai dormito? Com'è andata la notte?

Rivolta a Cecchin: Buongiorno Cecchin Ha chiesto lo Zaino anche oggi?

Cecchin: Rivolta all'Attrice: Sì. Lo sto preparando. Ha dormito come sempre. Le solito quattro ore scarse. Non c'è niente da mangiare in casa. Come al solito.

Attrice esce di scena e rientra in scena con una tazzina con un infuso. Si siede accanto alla Protagonista. Sorseggia il suo Infuso. Fa partire di nuovo Se Perdo te. Solo l'inizio della canzone. Poi passa ad ascoltare l'inizio di Ragazzo Triste e l'inizio di La Bambola.

Attrice: Cecchin, per cortesia, chieda all'ospite se sta giocando ancora con le maschere?

Attore: Cecchin, per cortesia, chieda all'Attrice qui presente come ha fatto a passare dal Teatro sperimentale a Instagram Tiktok e OnlyFans?

Protagonista: Basta così! Sul Set o a Teatro faccio quello che mi dicono di fare. E sempre il meno possibile.

Cecchin esce di scena e rientra con un piano da stiro e un ferro da stiro. Inizia a stirare alcuni capi della Protagonista.

Attore si alza in piedi. Un foglio in mano.

Attore: Rivolto alla Protagonista: Ascolta. In base a questo io ho proclamato un giusto bando per di Edipo i figli: Eteocle che è caduto combattendo con valore a difesa della città, abbia un degno sepolcro ed onorato sia con i riti e con le devozioni che accompagnan sotto terra i migliori, ma Polinice di costui fratello...

Senti Non funziona Non ha un senso Non riesco a dargli un senso Non ha una sua forza O forse non è questione di Forza

L'Attore si siede

Protagonista: Ecco adesso dovrei cercare di ricordare le compagnie aeree con cui ho volato nella mia vita. Chiedere a Cecchin di ricordarmi con che compagnia ho volato quella volta che sono andata in Turchia? Oppure potrei elencare i Lavori che ho fatto. In omaggio all'Autore. Primo Lavoro? Ho lavorato in Conceria un paio di estati durante gli anni del Liceo. Solo che sono stato io a chiedere a mio padre di trovarmi un lavoro per l'estate. E non avevo una bicicletta da comprare. E di certo, anche avessi avuto una bicicletta da donna, mi sarebbe andata più che bene. Primo Lavoro vero e proprio? In una Cooperativa di disabili psichici. Di Matti. Non ho, al momento, sperimentato, come l'Autore, un Ricovero. Ma ci ho lavorato con i Matti. Poi. A caso. Ho lavorato come Grafica in una azienda Meccanica. Ho insegnato in un doposcuola di bambini extracomunitari. Ho lavorato come Portiere di notte in un Hotel di Vicenza. L'Hotel dove ha soggiornato la troupe di Matteo Garrone durante le riprese di Primo Amore. Dove ho incontrato il mio prima suicida. Un cliente impiccato in una stanza d'Hotel. Che ho trovato io. Una notte di molti anni fa. Ho scritto per una Rivista e collaborato per la Radio svizzera. Ho fatto la Rilevatrice per l'Istat per diversi anni e ho percorso e viaggiato per un territorio diffuso che ho conosciuto a fondo. All'aperto per giorni e giorni. Per lo più a piedi o in bicicletta. Ho lavorato come Informatica. Vari lavori occasionali per alcuni Comuni. Come raccogliere domande e formalizzare pratiche per l'assegnazione delle Case Popolari. Ho fatto la Fame. Per alcuni periodi della mia vita mi sono ritrovata completamente povera. Senza lavoro. Senza pane quotidiano. Una volta finite le riserve, quando non sarò più in grado di pagare le bollette, quanto resisterò in casa dopo che mi avranno tagliato luce, acqua e gas? Poi ho ripreso a fare la Portiere di notte. Una Stagione estiva al mare, Una stagione estiva in Montagna. Ho fatto la Fotografa in un villaggio turistico a Jesolo. Ho lavorato e lavoro nella Sicurezza. Per aziende private. Ho passato e passo notti e notti a guardare Monitor. A scandagliare Schermi di decine di telecamere di VideoSorveglianza. Dimenticavo. Ho fatto il Lavapiatti. In un paio di Ristoranti. La Cucina è l'ambiente più brutto e fascista che ho mai sperimentato. Il luogo in cui mi sono confrontata con il Potere assoluto del Monarca/Cuoco. In Cucina il Potere dello Chef è Assoluto. L’altra sera ero in un autogrill e pensavo che per un periodo potrei fare la barista di Autogrill. Un lavoro di quel tipo, senza grandi responsabilità.

Cecchin: Ricorderei anche che Lei è stata in Carcere. Tra le altre cose.

Protagonista: Non è un Lavoro Cecchin.

Cecchin: La macchina fotografica lo porta via? La metto nello Zaino?

Protagonista: Il Mondo delle immagini da anni è saturo. Il Mondo delle Parole è ancora vitale. Anche il Mondo del Cinema è in affanno. Mentre il Teatro sembra ancora voler sopravvivere. Dopo esser stato dato per morto per l'ennesima volta. Mi piace rubare. Impunemente. Sì Cecchin metta le batterie a caricare e poi metta batterie e macchina fotografica nello zaino. Grazie.

Protagonista: Inseguo l'Autore ormai da un anno. Da quando si è tolto la vita. Scrivendo una pagina scontata e prevedibile nella sua esistenza. Ma essere prevedibile non è in alcun modo un difetto. Forse più che prevedibile l'Autore ha dimostrato di essere coerente. Mi disturba innanzitutto non sapere e non conoscere i dettagli del Suicidio. L'Autore aveva iniziato anni fa una ricerca e una catalogazione dei Suicidi avvenuti in Veneto. Ricerca che aveva poi dovuto abbandonare per mancanza di dati. Dati che anche nel suo caso non abbiamo. Per una qualche sorta di pudore immotivata e morale. Come si è suicidato? Con dei farmaci? Degli psicofarmaci? E' stata una scelta consapevole? Il suicidio è stato lucido o un accadimento per accumulo momentaneo di desolazione? Vorrei sapere. In modo semplice e chiaro. Lo seguo come un fantasma. Anche se ormai è morto. Ho una predilezione per Compiti che vanno eseguiti e che nessuno si prende la briga di eseguire. Ho una predilezione per occupare solo spazi privati, sociali e politici, che nessun altro occupa e che rimangono vuoti. E dovrebbero invece essere riempiti.

Protagonista: La parte perfetta per l'Autore. Che non c'è più. So bene cosa direbbe l'Autore a questo Attore. Di fare un Viaggio. Non una vacanza. Un Viaggio. Di imparare a camminare. Non a passeggiare. A camminare. A camminare in viaggio. Magari in Nigeria. A novembre io vado in Africa. Lì mi trovo bene, ho degli amici: sono pragmatici, essenziali. Lì hanno problemi seri, non c’è tempo per masturbazioni mentali. Prima di accostarsi a parole come quelle di Creonte. Di fare esperienza dei Cannibali. Ma un Viaggio non ci può essere ordinato o consigliato.

Proviamo a partire dalle Parole. Il Viaggio, poi, in caso, arriverà.

Protagonista: Rivolta all'Attore Tutto inizia dalle parole. Dalla constatazione e dalla consapevolezza che le parole hanno una propria dignità. Non devono essere tradite, non devono essere sfruttate, non devono essere travisate, non devono essere evocate senza motivo, non devono essere maltrattate, non devono essere comprate e vendute, non devono essere usate, devono essere scritte o pronunciate con attenzione, con cura e rispetto. Devono essere lette con attenzione, cura e rispetto. Per uno scrittore il rispetto per se stesso , per gli altri, per una comunità, passa per il rispetto che lui per primo ha per i suoi strumenti di lavoro: le parole. Lo stesso per un Attore o un'Attrice. Le parole sanno ricambiare. Le parole possono tradire, abbandonare, sconvolgere, violare quando non rispettate. Le parole sanno risplendere e illuminare. Sanno consolare e abbracciare. Sanno accudire e riscaldare. Sanno starci vicino e prenderci per mano. Mostrarci la via. Indicarci il Bene. Aprirci la Mente e il Cuore. Quest'ultima parte decisamente non sarebbe piaciuta all'Autore. No. Decisamente no.

All'Attore: Riprova Libera la tua mente da qualsiasi pensiero Concentrati sulle singole parole che stai leggendo Dai attenzione e cura ad ogni singola parola Trova un ritmo e un tempo Non preoccuparti del Personaggio Ci sono le Parole. Le Parole bastano In piedi Posizione ferma e immobile Se ti è utile stringi una mano a pugno

Attore si alza in piedi. Fa vedere che stringe una mano a pugno. Posizione ferma e sicura. Legge:

In base a questo io ho proclamato un giusto bando per di Edipo i figli: Eteocle che è caduto combattendo con valore a difesa della città, abbia un degno sepolcro ed onorato sia con i riti e con le devozioni che accompagnan sotto terra i migliori, ma Polinice di costui fratello che, tornato dall'esilio, bruciare volle la patria e degli dèi gli altari, si dissetò con il fraterno sangue e in schiavitù cercò di assoggettarci, contro di lui il bando è proclamato: che nessuno di lui pianga la morte né onori il corpo, insepolto dovrà restare, preda di uccelli e di cani. Così ragiono. Mai avverrà che i probi ricevan onori dai giusti.

Bene. Meglio. Non ancora perfetto. Si siede e rimugina per conto suo.

Attrice: Come sta andando il tuo Corpo a Corpo? Il tuo Breakdown si avvicina? E' invitabile. Lo sai? Questi appunti cosa sono?

Attrice prende un foglio e legge:

Poi c’è F, 19 anni, biondo, occhi azzurri, frangia sugli occhi, rapper maledetto che ha tentato il suicidio, e ora è dentro per uso di sostanze stupefacenti e alcol, con cui lego, chiacchiero di musica, e mi metto d’accordo per una session post prigionia. E G., 23 anni, anche lei bionda, pelle bianchissima, alta, slanciata, bellissime mani che tremano, e bellissimo viso dell’est dagli zigomi alti, tipico di questi luoghi, fresca di tre giorni di rianimazione dopo un tentato suicidio.

Prende un altro foglio e legge: La cosa che resta da dire è che i ricoverati, tutti i ricoverati, a prescindere da sesso e religione, hanno in comune una cosa: sono tutti, ripeto tutti italiani, di classe proletaria e sottoproletaria. E sono bianchi. Perché c’è poco da fare o da dire: è il proletariato e il sottoproletariato italiano bianco, oggi, a rappresentare la classe sociale meno protetta di tutte, la meno vista di tutte. Agli italiani bianchi di classe sociale inferiore, l’assistenza sociale di stato può espropriare i bambini, mentre la psichiatria di stato, dal canto suo, può internare a colpi di Aso e Tso, e trattare ogni cosa a forza di psicofarmaci.

Ma come fai ad occuparti di questo Maiale? Proprio non lo capisco. Cosa ti affascina? O cosa ti spaventa? Qual'è il punto? Hai qualcosa in comune con questo Misogino, Violento, Fascista. Labile. Introverso. Asociale. Stronzo. Puttaniere. Una Bestia fuori tempo e fuori luogo. Fuori di testa. Venale. Scriveva sempre e solo se veniva pagato. Ha sfruttato anche il suo ricovero in Psichiatria per farsi pagare. Racconterà questa esperienza drammatica in un libro o in un testo teatrale? Pensavo a un articolo, se ben pagato. Sono passate un paio di settimane. Lo shock è riassorbito. Sto scrivendo un reportage, come fossi stato non un paziente, ma un inviato speciale in incognito. Inviato speciale? L'hanno lasciato andare. Dovevano tenerlo rinchiuso. Buttare la chiave. Tra l'altro sarebbe ancora vivo. La sua è una scrittura sintetica. Nel doppio senso di scrittura definita da psicofarmaci e nel senso di scrittura che non ha niente di umano. Spacciatore e Tossico. E' solo un caso che non sia morto per droga o che non sia diventato un assassino o un barbone. Le sue due possibili oscillazioni. Con le sue parole infettive. Ha ammorbato il nostro presente. Ipotecato parte del nostro futuro. Serve un antidoto e un vaccino per scardinare le barricate semantiche che questo impostore ha messo in atto. Farà danni. Molti danni. Con il lascito ingombrante di luoghi comuni che ci ha lasciato. Nordest Periferia Diffusa Congestione.

Dai non te la prendere. Esagero.

Protagonista: Sono stato a dei colloqui di lavoro per operatrice ecologica. Non mi hanno presa. Questo è un lavoro di pulizia? Mi devo occupare di riciclare o smaltire rifiuti ingombranti? O mi è chiesto di esprimere per l'ennesima volta una pietà che comincio a non avere più? Voglio un Colpo di Scena. Per l'Autore un Colpo di Scena è un Sacrilegio. Una profanazione. Ma noi siamo abituati ai nostri sconfinamenti. Siamo abituati a fallire. Vogliamo fallire. E l'Autore che è in noi dobbiamo metterlo alla prova. Capire quanto è forte. Quanto ci ha irretito. Quanto ci domina e ci sottomette. Fino a che punto. Se ci sarà un senso di colpa. Se ci rialzeremo dopo essersi inabissati in questo abisso perverso di amore assoluto per le parole e ossessioni paesaggistiche orgiastiche. Dionisiache e apollinee. Un Colpo di Scena narrativo. Drammatico. Edificante. Educativo. Eccolo.

La Scena all'improvviso si oscura completamente. Tutto buio. Buio e silenzio. Per una decina di secondi. La luce ritorna. La stanza in cui siamo si è rimpicciolita. La protagonista, cioè io, indossa una tuta da ginnastica un po' macchiata. Grigia. Tuta da ginnastica anche per la mia coinquilina. Ma rosa pallido. L'Attore, in tuta blu scura, recita ad alta voce parole sconnesse. Che sembrano uscite da una Tragedia. Cecchin (indica Cecchin) indossa un camice da infermiere e si avvicina con un vassoio in mano. Nel vassoio un bicchiere di plastica pieno d'acqua e un blister con dei farmaci. Prendo delle pillole e bevo un bicchiere d'acqua. La protagonista mima l'azione di prendere le pillole e di bere un bicchier d'acqua. Non siamo in un appartamento. In una abitazione privata. Siamo in un reparto di Psichiatria. Ed io vi sono rinchiusa. Potrebbe succedere. Ma se succederà sarà solo per evitare che ci vada qualcun altro. In fondo meglio io. Che potrei sopportare. Che qualche altra anima fragile. Non ho ancora trovato il tempo di andare sulla Tomba dell'Autore. Non ho trovato il tempo Sepolto e abbandonato in un piccolo loculo di un cimitero vicentino. Autore abituato ad abitare e scrivere di spazi architettonici anche sepolcrali di ben altro stampo e foggia. Il destino ci riserva quello che si spetta. E quell'umile loculo proletario sembra fatto su misura per lui. Lo lascino riposare dov'è.

Volenti o nolenti qualcosa ci sopravvive. Per quanta attenzione si faccia ad andarsene senza lasciare tracce ingombranti. E gli altri possono fare ciò che vogliono dei nostri resti. E gli altri faranno ciò che vogliono con i nostri resti. Non ci sono usi impropri. Non c'è appropriazione o furto. Si può essere anche fotografici, drammaturgici, addirittura cinematografici; ma l’essenziale, anche qui è un Non, nel senso di Non-Didascalici.

Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Adesso lo vedo. Tutto quello che ho detto e scritto non ha un senso. Devo prendere atto dell'ennesimo fallimento. E ricominciare. Sempre che invece la soluzione non stia nel sospendere questo insensato ricominciare. Sempre che invece la soluzione stia non nel compiacersi nello scrivere ma scrivere solo su richiesta. Solo su committenza. Mai scritto niente per me stesso, neanche la lista della spesa.

Attore: Grazie delle indicazioni. Adesso devo andare Ho le prove.

L'Attore sta per uscire. Si ferma prima di uscire di Scena. E dice: Devi scrivere qualcosa per me Mi piacerebbe che tu scrivessi qualcosa per me. Lo farai? Ti saluto

L'Attore esce di scena.

Protagonista: Ecco. Si riceve quel che si chiede. Pensare che possa scrivere un testo teatrale essendo andato al teatro solo una volta da adolescente. L'Autore, sì sempre l'Autore, in un'intervista: un Arlecchino Servitore di due Padroni potrebbe essere oggi un separato precario e povero che ha bisogno di guadagnare e un lavoro precario non gli è sufficiente. Partire da qui. Il nostro Arlecchino è uno scrittore separato precario. Questo nostro scrittore precario trova un lavoro precario per un uomo Politico di estrema Destra. Deve scriverne i testi durante la campagna elettorale. Ma i soldi che guadagna non gli bastano per pagare la ex moglie e il mantenimento dei figli. Il nostro Scrittore è in difficoltà. E quando un altro Politico, questa volta di estrema Sinistra, gli chiede se è disponibile a scrivere i testi per la sua campagna elettorale accetta. Il resto da sviluppare. Un Arlecchino servitore di due padroni. Di due Politici. L'Autore non ha mai scritto niente per la Politica. Ma immagino, rigoroso com'era, che se un Politico gli avesse chiesto di scrivere per lui, ben pagato, l'avrebbe presa come una sfida e l'avrebbe fatto. Devo trovare un Ruolo per Cecchin. Cecchin BodyGuard di entrambi i Politici.

L'Attrice: Prima che per Lui devi scrivere per Me Te l'ho chiesto per prima Ed io sono tua Amica Oltre che coinquilina Che ti sopporta Ti sono sempre stata vicina Sono stanca e umiliata di dover recitare sempre e solo come comparsa.

Protagonista: Io penso che la donna sia meschina, e io non faccio eccezione. E’ difficile essermi amica o amante, non a caso non ho nessun amico o amica o amante di lunga data. Io tengo nota di tutto. E non perdono niente. L'Autore deve esserci in questa piece. Senza nominarlo. L'Autore. E le sue Donne. L'Autore e un Libro ossessivo sulle Donne che ha frequentato Sul Sesso fatto con queste Donne Titolo: Fucks

Una piece femminile Con un solo personaggio maschile: Cecchin. Ambientato in un Hotel. Cecchin Portiere di Notte. Con un bel completo blu. Camicia bianca. Cravatta blu.

Una ex compagna dell'Autore, viene in possesso di un libro d'appunti dell'Autore. In questo libro l'Autore in modo preciso ed ossessivo ha preso nota di tutti i rapporti sessuali parziali o completi che ha avuto. In vista di scriverne un Libro dal titolo Fucks. E' venuta in possesso del libro in modo fortuito. L'autore avevo deciso di distruggerlo. La Donna ha letto il libro. Letto e riletto soprattutto la descrizione dei rapporti sessuali che lei ha avuto con l'Autore. Nella categoria Rapporti Ordinari. Nel libro non ci sono Nomi. Solo date e descrizioni accurate dei rapporti sessuali. Raramente dei preliminari. Non c'erano preliminari con l'Autore. Solo scopate. Di vario genere. La Donna contatta altre due donne che sa essere state compagne dell'Autore. Inserite nella Categoria Rapporti ExtraOrdinari. E chiede loro di incontrarle. In un Hotel. Discreto. Prenota a loro nome una stanza. La piece teatrale inizia con Tre Donne in scena in una stanza d'Hotel nel momento in cui si incontrano. Tre personaggi femminili. Un personaggio maschile: Cecchin Portiere di notte dell'Hotel dove le protagoniste soggiornano

Attrice: Vorrei stare in scena senza fare praticamente niente. Proprio niente. Un paio di battute. Per il resto Farmi i cazzi miei in scena. Ed essere comunque pagata. Bene. Magari, se me la sento, farmi un pianto. In scena. O dare di matto. O abbracciare uno dei personaggi. Non Recitare. Partecipare ad un happening. Si può fare?

Cecchin ha finito di preparare lo Zaino. Lo porge alla Protagonista che lo prende.

Cecchin: Tempo di andare al Lavoro.

La luce in scena si spegne.

L'Attrice nel Buio: Non Readings ma Opere Teatrali

Non mi è venuta bene... Riprovo

Non Readings ma Opere Teatrali

Scrivere per il Teatro mi viene naturale, è nelle mie corde. È meno pesante della prosa. E se un testo va in scena e fa una discreta tournée, ha un riscontro economico più rapido.

Crolli Vitali Piece Teatrale

Titolo: Crolli Vitali

SottoTitolo: Epigrafe involontaria

Autore: Giorgio Viali Bozza 20 Febbraio 2023

Titolo: TRE CONFESSIONI

SottoTitolo: Un Prologo, una Via Crucis, Un Epilogo

Dedica: A VITALIANO TREVISAN

Testo di: GIORGIO VIALI Prima Bozza 31 Gennaio 2023

Tre Piece Teatrali distinte A formare una Trilogia

I Personaggi di ogni singola Piece possono essere scelti dal Regista a sua descrizione tra le Varianti indicate nella Descrizione. Sono Tre Pieces distinte in cui si rappresenta una Confessione. La Scenografia è a discrezione del Regista. Tra: Un Confessionale settecentesco o barocco di legno massiccio aperto verso il pubblico in modo che si veda chiaramente il Confessore e la Persona che si confessa. Una sedia e un semplice inginocchiatoio. L'inginocchiatoio o genuflessorio o pregadio è un arredo liturgico e domestico, deputato ad accogliere una persona in posizione inginocchiata (doppia genuflessione), in atto di preghiera o di confessione.

Facoltativa la Presenza di un Coro in Scena. Minimo o allargato. Coro di voci maschili e femminili che provano Canti per la Via Crucis imminente.

PRIMA CONFESSIONE

Personaggi:

Primo Personaggio: Confessore Un Vescovo vestito con i paramenti da Cerimonia Un semplice Monaco Una Suora Una Laica

Secondo Personaggio: Persona che si Confessa Un Conciario (di Arzignano) Una Conciaria (di Arzignano)

Terzo Personaggio: Cecchin Assistente del Vescovo o Sacrestano
Personaggio Maschile

SINOSSI

Il Vescovo di Vicenza riceve e confessa il primo Venerdì pomeriggio del Mese alcune persone “casuali” scelte tra le Anime della sua Diocesi. Il Vescovo in abito da Cerimonia entra in scena. Si accomoda nel Confessionale. Entra un Conciario o una Conciaria e inizia la Confessione. Le Domande che pone il Vescovo riguardano il Lavoro, la Famiglia e la vita personale. Il Conciario o Conciaria inizia riportando (in modo ossessivo...) numeri di Bilancio dettagliati. Dettagli formali. Da commercialista. Alla richiesta di “Apri il tuo Cuore....” Il Conciario inizia a parlare della situazione difficile della sua Azienda Della sua incapacità di proseguire... Stessa dinamica per la domanda riguardante la Famiglia e la propria Vita Personale.

Ad un certo punto la scena viena interrotta da Cecchin che entra in scena perchè deve comunicare con il Vescovo.

E' appena uscita la Notizia che Piazzale della Vittoria (la Piazza antistante il Santuario di Monte Berico a Vicenza) sarà rinominata e intitolata a Vitaliano Trevisan. Un Giornalista ha telefonato per avere una dichiarazione del Vescovo. Il Vescovo chiede a Cecchin chi sia questo Vitaliano Trevisan. Cecchin risponde di non sapere chi sia. Cecchin va ad informarsi. Cecchin ritorna e informa il Vescovo che appena uscita la Notizia del cambio di nome della Piazza un gruppo di Donne di Cavazzale ha iniziato spontaneamente una Processione in direzione del Santuario di Monte Berico perchè indignate da quanto sta succedendo.

La Confessione continua.

Bozza Esempio di Testo:

Il Vescovo di Vicenza riceve e confessa il primo Venerdì pomeriggio del Mese alcune persone “casuali” scelte tra le anime della sua Diocesi. Il Vescovo in abito da cerimonia entra in scena cantando “Santa Madre de voi fate che le Piaghe del Signore siano impresse nel mio Cuore” Ritornello della Via Crucis. Si accomoda nel presiozo confessionale. Aspetta. Entra Cecchin (assistente del Vescovo) che accompagna il Conciario. Cecchin lo fa inginocchiare e poi esce di scena.

Vescovo: Nel mome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo...

Figliolo o Figliola Da quanto tempo non ti confessi?

Conciario: Da un paio d'anni

Vescovo: Come va il Lavoro?

Conciario: ...

Vescovo: Figliolo apri il tuo Cuore...

Vescovo: Come va la Famiglia?

Conciario: ...

Vescovo: Figliolo apri il tuo Cuore...

Vescovo: Come va la tua vita?

Conciario: ...

Vescovo: Figliolo apri il tuo Cuore...

SECONDA CONFESSIONE

Personaggi:

Primo Personaggio: Confessore Un Vescovo vestito con i paramenti da Cerimonia Un semplice Monaco Una Suora Una Laica

Secondo Personaggio: Persona che si Confessa Un Attore Una Attrice

Terzo Personaggio: Cecchin Assistente dell'Attore o dell'Attrice Personaggio Maschile

SINOSSI

Il Vescovo di Vicenza riceve e confessa il primo Venerdì pomeriggio del Mese alcune persone “casuali” scelte tra le Anime della sua Diocesi. Il Vescovo in abito da Cerimonia entra in scena. Si accomoda nel Confessionale. Entra un Attore o una Attrice e inizia la Confessione. Le Domande che pone il Vescovo riguardano il Lavoro, la Famiglia e la vita personale. L'Attore o Attrice inizia riportando gli ultimi spettacoli teatrali che ha fatto. Dettagli formali. Nomi degli Autori. Dei Registi. Dei Teatri. Dei Successi. Alla richiesta di “Apri il tuo Cuore....” L'Attore o Attrice inizia a parlare del suo schifo per i Personaggi che ha dovuto interpretare. Il suo Schifo per dover fare Intrattenimento. Della sua incapacità di proseguire... Stessa dinamica per la domanda riguardante la Famiglia e la propria Vita Personale.

Ad un certo punto la scena viena interrotta da Cecchin che entra in scena perchè deve comunicare con L'Attore o Attrice.

Hanno appena chiamato per chiedere all'Attore o Attrice la disponibilità a recitare in una mega Produzione teatrale ... seguono dettagli. Cecchin entra poi in scena una seconda volta per fornire dettagli su cachet previsto per l'Attore o Attrice.

La Confessione continua.

TERZA CONFESSIONE

Personaggi:

Primo Personaggio: Confessore Un Vescovo vestito con i paramenti da Cerimonia Un semplice Monaco Una Suora Una Laica

Secondo Personaggio: Persona che si Confessa Un Architetto Una Architetta

Terzo Personaggio: Cecchin Assistente dell'Architetto o Architetta Personaggio Maschile

SINOSSI

Il Vescovo di Vicenza riceve e confessa il primo Venerdì pomeriggio del Mese alcune persone “casuali” scelte tra le Anime della sua Diocesi. Il Vescovo in abito da Cerimonia entra in scena. Si accomoda nel Confessionale. Entra un Architetto o una Architetta e inizia la Confessione. Le Domande che pone il Vescovo riguardano il Lavoro, la Famiglia e la vita personale. L'Architetto o Architetta inizia riportando le ultime Opere realizzate. Dettagli formali. Quantità di Cemento. Nomi dei Committenti. Luoghi delle Opere. Alla richiesta di “Apri il tuo Cuore....” L'Architetto o Architetta inizia a parlare della suo sentirsi un predatore nel consumare il suolo, nel assecondare le voglie capitaliste di clienti che vogliono solo opere sfarzose... Della sua incapacità di proseguire... Stessa dinamica per la domanda riguardante la Famiglia e la propria Vita Personale.

Ad un certo punto la scena viena interrotta da Cecchin che entra in scena perchè deve comunicare con L'Architetto o Architetta.

Hanno appena chiamato per chiedere all'Architetto o Architetta la disponibilità a progettare in un Grattacielo ... seguono dettagli. Cecchin entra poi in scena una seconda volta per fornire dettagli su cachet previsto per l'Architetto o Architetta. Con dati sulla quantità di Cemento e sulla durata dei lavori...

La Confessione continua.

Titolo: TRE CONFESSIONI

SottoTitolo: Un Prologo, una Via Crucis, Un Epilogo

Dedica: A VITALIANO TREVISAN

Testo di: GIORGIO VIALI Prima Bozza 31 Gennaio 2023

Tre Piece Teatrali

Ask me Anything

Bozza di Ambiente Distopico Per un Video
Un Film o una Serie Tv

Autore: Giorgio Viali Data: 9 Dicembre 2022

Ambiente distopico in cui si sviluppa la Storia

Un Mondo in cui si comprano e vendono Interazioni umane e sociali

Una Società di Servizi di Interazione che si chiama Ask me Anything #AskmeAnything

Testo per Spot Pubblicitario

Sei insoddisfatta del tuo Lavoro? Pensi sia ingiusto passare tante ore a lavorare? Spesso in un lavoro insoddisfacente o ripetitivo o stressante?

Vuoi smettere di lavorare per tante ore al giorno? Vuoi smettere di essere uno Schiavo o una Schiava? Vuoi riavere indietro il tuo Tempo e la tua Vita?

Oggi hai un'alternativa concreta e semplice. 15 minuti della tua giornata in cambio di un compenso generoso. Che ti permetterà di vivere più che dignitosamente. E avrai di nuovo il pieno controllo della tua Vita e del tuo Tempo.

Il Servizio si chiama Ask me Anything #AskmeAnything

Un Cliente ti chiederà di fare qualcosa Tu dovrai fare quello che ti viene chiesto Riprendere il tutto con il Cellulare Passare il video al Cliente

15 minuti al giorno ti assicurano un guadagno rilevante

Ci sono due Livelli di Servizio: Ask me Anything Basic Ask me Anything Plus

Servizio Basic: quello che ti viene chiesto non coinvolge altre persone. Servizio Plus: quello che ti viene chiesto può coinvolgere altre persone.

Per ogni richiesta che soddisfi riceverai un compenso. Compenso fissato a: Servizio Basic: XXX euro Servizio Plus: XXX euro

Testo per Spot Pubblicitario – Marketing

Il Futuro non ha niente a che fare o a che vedere con i Soldi. Non l'hai ancora capito?

Il Futuro sarà un Futuro in cui avranno valore solo le Interazioni umane. Questo sarà il Futuro. Vendere e offrire Interazioni umane. Vendere o richiedere Interazioni umane. Pagare o scambiare Interazioni umane.

La Moneta del Futuro, quello che conterà veramente.. quello che muoverà il mondo ... saranno le Interazioni umane e sociali.

Non ci sarà più una Borsa dove si scambiano dollari o euro.

Ci sarà un Mercato e una Borsa in cui si scambiano Interazioni. Nasceranno Società che si occuperanno di Interazioni sociali e umane.

Una di queste si è appena affacciata al Mondo. Si chiama Ask me Anything #AskmeAnything

E' una Società che si occupa di offrire o scambiare Interazioni umane.

Testo per Spot Pubblicitario

Sei stanca di Interazioni finte e insincere? Sei delusa o insoddifatta della tua vita sociale? Della tua vita sentimentale? Vuoi delle Interazioni intense, reali e soddisfacenti? Che siano autentiche.

Il Servizio si chiama Ask me Anything #AskmeAnything

Il nostro Nuovo Servizio ti offre Interazioni sociali di facile consumo e di assoluta soddisfazione.

Puoi segliere all'interno del nostro bacino di Persone chi vuoi. E puoi chiedere a questa Persona (uomo, donna, giovane o adulto) di fare quello che tu vuoi. E questa persona farà tutto quello che tu le chiederai di fare.

Il Servizio prevede due Modalità. Ask me Anything Basic Ask me Anything Plus

Ma quanto costa questo servizio? Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti per il Servizio Basic Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti per il Servizio Plus

Testo per Spot Pubblicitario

Sei disperata? Non trovi un lavoro? Nessuno ti vuole assumere? Nessuno ti da' una possibilità? E non sai più cosa fare?

C'è un nuovo Servizio Online Che paga minimo XXX euro al giorno

Il Servizio si chiama Ask me Anything Un Cliente ti chiederà di fare qualcosa Tu dovrai fare quello che ti viene chiesto Riprendere il tutto con il cellulare Passare il video al Cliente

Ci sono due Livelli di Servizio: Ask me Anything Basic Ask me Anything Plus

Servizio Basic: quello che ti viene chiesto non coinvolge altre persone. Servizio Plus: quello che ti viene chiesto può coinvolgere altre persone.

Per ogni richiesta che soddisfi riceverai un compenso. Compenso fissato a: Servizio Basic: XXX euro Servizio Plus: XXX euro

Questo è un FINTO Messaggio Pubblicitario. E' una Bozza di Racconto per Realizzare un Film #AskmeAnything Produzione: @filmverticale

Testo per Spot Pubblicitario

Stanco del tuo animale da compagnia? Del tuo cane o del tuo gatto. Vorresti un umano da compagnia? Un uomo o una donna. Un giovane o una giovane. Che faranno quello che chiedi loro di fare. Qualsiasi cosa tu voglia.

Ask me Anything è un nuovo Servizio di Interazioni. Potrai scegliere tra molti Umani. Potrai avere il tuo Umano da compagnia fisso. O un Umano da compagnia occasionale. Potrai avere il loro servizio per un tempo di 5 minuti o per un'ora al giorno. E potrai chiedere loro qualsiasi cosa tu voglia.

Il Servizio prevede due Modalità. Ask me Anything Basic Ask me Anything Plus

Il Servizio Basic ti offre la possibilità di chiedere azioni che non coinvolgono terze persone.

Il Servizio Plus ti offre la possibilità di chiedere azioni che coinvolgono terze persone. Con il Servizio Plus puoi chiedere quindi anche interazioni dirette anche con te stesso.

Ma quanto mi costerà questo servizio? Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti. Per il Servizio Basic Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti. Per il Servizio Plus

Testo per Spot Pubblicitario

Hai dei desideri indicibili? Delle fantasie sociali o sensuali inconfessabili? Delle ossessioni profonde che difficilmente riesci ad ammettere? Noi possiamo soddisfare ogni tuo desiderio. Fantasia. Ossessione.

Ask me Anything è un nuovo Servizio di realizzazione personale. In una società in cui i rapporti e le interazioni sociali sono diventati sempre più rari e difficili. O semplicemente laboriosi e insoddisfacenti.... Il nostro Nuovo Servizio ti offre soddisfazioni sociali e interattive di facile consumo e di asosluta soddisfazione.

Puoi segliere all'interno del nostro bacino di Performer chi vuoi. E puoi chiedere a questa persona (uomo, donna, giovane o adulto) di fare quello che tu vuoi. E questa persona farà tutto quello che tu le chiederai di fare.

Il Servizio prevede due Modalità. Ask me Anything Basic Ask me Anything Plus

Il Servizio Basic ti offre la possibilità di chiedere interazioni che non coinvolgono terze persone.

Il Servizio Plus ti offre la possibilità di chiedere interazioni che coinvolgono terze persone.
Con il Servizio Plus puoi chiedere quindi anche interazioni dirette anche con te stesso.

Ma quanto mi costerà questo servizio? Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti. Per il Servizio Basic Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti. Per il Servizio Plus

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Autore: Giorgio Viali Data: 9 Dicembre 2022

AntiStato Esercizi di Strategia Sociale Per una Sopravvivenza personale e familiare Dentro una Falsa ed Impropria Distopia

Bozza di Monologo – Sceneggiatura Performance – MonoTeatro – Autore: Giorgio Viali

Houellebecq e Macchiavelli. L'Antigone di Sofocle. Toni Negri e Liliana Cavani. Indymedia e Macao. Lotta Continua e Bottega Veneta. La Battaglia di Algeri e Black Mirror. Del Porco non si butta Nulla. Direbbe Vitaliano Trevisan. Ripartire dalla semplicità. Non buttare quello che rimane della nostra cultura contadina popolare.

Era una buona idea. Ne sono certo. Ed è una buona idea. Lo è ancora. L'ho sempre pensato. Bisogna sempre trovare dei metodi e delle strade per arrivare indirettamente alle menti e ai cuori delle persone. Un attacco diretto, una dimostrazione diretta, una franca conversazione non ottengono risultati. O molto raramente. Bisogna sempre parlare al cuore e alle menti per incisi. Bisogna educare e motivare sempre impropriamente. Inserendo affermazioni e emozioni dentro altre parole. Bisogna sempre mescolare le carte. Creare situazioni. Confondere lo spettatore. Usare l'arma del dubbio. Deve dubitare. Essere vigile. Attento ad ogni segno di finzione ed ad ogni segno di realtà. Pronto a recepire indirettamente e far propria l'anima del nostro dire. E soprattutto deve essere convinto di saper leggere tra le righe. Deve essere convinto di saper andare al di là delle parole. Deve esser convinto di arrivare alla soluzione o ad un'interpretazione solo grazie alle sue capacità. Solo grazie alla sua formazione, alla sua furbizia, astuzia. Ogni spettatore è un Ulisse. Un essere ingegnoso e scaltro, signore e padrone del proprio destino. Capace con solo le sue forza e intelligenza di ingannare anche anche gli Dei se servisse. Deve costruirsi la sua strada. Consapevolmente. Vederla o intravvederla dove altri non vedono che confusione. E intraprenderla perchè consci che sia la strada giusta. O l'unica strada sensata.

E allora devo obbligatoriamente fare una premessa. Per evitare ogni possibile fraintendimento.

Questo è uno spettacolo. Voi siete qui per assistere ad uno spettacolo. Questo è semplice intrattenimento. Questo è un testo, un mologo teatrale. Nient'altro.

Perchè a qualcuno potrebbe venire il dubbio che questo spettacolo sia un metodo di propaganda. A qualcuno potrebbe venire in mente che questo “spettacolo” sia un modo per reclutare persone. Cuori e menti. Mani. Qualcuno potrebbe pensare che la strategia qui in atto preveda che un semplice spettacolo sia un pulpito da cui parlare per trovare seguaci. Per formare coscienze e arruolare combattenti. O forse più semplicemente un modo per farvi conoscere una realtà che non avete considerato? O per farvi prendere coscienza della necessità di agire? Deporre gli indugi e sporcarsi le mani?

Fatta questa dovuta premessa: Che lo spettacolo abbia inizio!

Primo obiettivo di qualsiasi spettacolo? Far in modo di coinvolgere lo spettatore. Lo spettatore deve perdersi dentro la storia che ascolta. Allontanarsi da tutto e tutti. Immedesimarsi nei personaggi. Completamente.

Amo la distopia. I racconti i film gli spettacoli ambientati in un futuro o un presente riconoscibile ma astratto e immaginato. Amo perdermi dentro questi universi più o meno complessi dove l'uomo è al centro di tutto. E tutto il resto è contorno. Accessorio. Per una storia d'amore o d'avventura. Per un viaggio.

Strategicamente dovendo pensare a degli scontri o semplicemente alla difesa la prima risorsa da individuare e il primo obiettivo da assicurare è quello di garantire delle cure efficaci e immediate ad eventuali feriti. Quindi nell'elenco di persone da “arruolare” ci sono per prima cosa medici, infermieri e luoghi e strumenti di cura. Prima di qualsiasi altra cosa. Prima anche di procurarsi delle armi. Strumenti di difesa e offesa. Partendo dal Veneto e dal Nordest l'obiettivo è assicurarci la collaborazione di un paio di medici per ogni provincia e di una decina di infermieri distribuiti nel territorio della provincia. Un paio di luoghi di cura operativi in ogni regione. Un paio di chirurghi e uno staff operativo per sala operatoria. Stabilito strategicamente questo primo obiettivo come fare per contattare medici e infermieri? Come spiegare loro la nostra associazione? La nostra missione? Il nostro compito? Il nostro scopo? “E' solo per merito dei disperati che ci è data speranza” Questo potrebbe essere un metodo d'approccio da sperimentare. Un metodo legato alla sensibilità (presunta) di Medici e Infermieri. Partire dai più poveri, dagli affamati e assetati, dagli orfani e dalle vedove cristianamente parlando. E dispiegare un'analisi della situazione attuale. Siamo alla vigilia di una rivolta sociale incontrollabile e incontrollata. Una polveriera sociale sta per esplodere. Lo Stato non sarà più in grado di garantire un benessere minimo ai suoi cittadini. E i cittadini dovranno ritirare il proprio mandato allo Stato per rivolgersi ad altre Forme Sociali che possano garantire la loro sopravvivenza. Per questo stiamo costruendo una Associazione di Persone, affidabili e rispettose, che possa, nel momento del bisogno, provvedere a garantire un benessere minimo. Se non dovesse funzionare questo approccio sentimentale e professionale si potrebbe optare per un approccio opportunistico semplice. Lo Stato sta per diventare incapace di assicurare ai propri cittadini qualsiasi minimo benessere. E' tempo di costituire un gruppo di persone che possano operare per provvedere a se' stesse e alle proprie famiglie un qualche benessere, nel caso in cui lo Stato appunto non sia più in grado di farlo. Le persone che cerchiamo sono persone affidabili e serie. Che sappiano condividere pensieri e azioni. Nella costruzione di una forma sociale alternativa o supplente allo Stato è fondamentale avere una struttura di cura disponibile per i nostri associati. Voi come operatori della salute siete i primi a cui ci rivolgiamo nel costruire il nostro progetto. Perchè la prima cosa che dobbiamo poter garantire è un'assistenza minima infermieristica e medica. La salute. Siamo alla ricerca di un paio di medici per ogni provincia. Una decina di infermieri per ogni provincia. Un paio di strutture di cura debitamente attrezzate. Anche una struttura per interventi di chirurgia. Voi siete i primi a cui ci rivolgiamo. Siete le risorse che stiamo cercando per prime. Siete anche un test per verificare se il nostro progetto ha un senso e può avere un seguito. Se non riusciremo a individuare queste risorse vuol dire che il nostro progetto non ha le basi per partire. O magari semplicemente non è ancora il momento per proporlo. Perchè le persone non si muovono fin che la situazione non è diventata estrema. Una polveriera sociale sta per esplodere in Europa. La Germania, probabilmente e inaspettatamente, sarà il primo Stato europeo a implodere. Se non la Germania qualche Stato del Nord. Questo è il Segno che arriverà. Ma molti in Italia aspetteranno ancora. Continueranno a pensare di essere al sicuro. In riva al mare. Al caldo. E se lo Stato dovesse fallire la Chiesa ci proteggerà anche questa volta. Siamo sotto il suo Manto protettivo. Una specie di preservativo sociale gigantesco. La Chiesa ci proteggerà, ci accudirà, ci sfamerà. E se avremo bisogno sapremo a che rivolgerci. Le porte delle Chiese saranno sempre aperte per i bisognosi, gli affamati, i derelitti, i disperati. Come è sempre stato. Come sarà sempre. Una mano sarà sempre pronta ad accoglierci e a soccorrerci. A sfamarci e a curarci. A darci speranza. A infondere luce nella nostra anima. “E' solo per merito dei disperati che ci è data speranza”

Ci sono infermieri in sala? Medici? Chirughi? No. Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

La seconda Risorsa da assicurarci in vista di una situazione catastrofica e apocalittica è il Cibo e quindi chi produce il Cibo ovvero i Contadini. Persone che abbiano a disposizione terre coltivabili che sappiano coltivare e assicurare Cibo agli associati. Quindi la nostra campagna di “arruolamento” si estende in secondo luogo ai Contadini. Ma i Contadini di certo non sono arruolabili tramite una mail o un DM su Instagram. I contadini debbono e possono essere contattati e associati solo direttamente con un contatto e un approccio fisico. I contadini vanno contatti direttamente e di persona. Quindi in questo caso, per ottenere questo risultato, dobbiamo fare un passo indietro e provvedere ad arruolare una serie di persone che siano bravi comunicatori, persone dirette e credibili, venditori e predicatori, santi o puttanieri. Puttane e belle ragazze in alternativa. Alternativa da non trascurare. Per raggiungere l'obiettivo di assicurarci del Cibo. E quindi di assicurarci chi lo produce ovvero i contadini. Dobbiamo indirettamente arruolare una gruppo di persone in grado di ottenere questo obiettivo. L'obiettivo è quello che vogliamo portare a casa. Garantire del Cibo a noi e ai nostri associati. Per ottenerlo dobbiamo agire indirettamente. Arruolando una banda di imbonitori uomini, abili con le parole. Ma non persone finte. I contadini non sono stupidi. Persone sincere, profondamente umane, sensibili, dirette e corrette. E un gruppo di donne, preferibilmente giovani, molto belle. E già qui siamo nell'ambito motivazionale. Come motivare una serie di donne a contattare maschi rozzi e animaleschi, incidentalmente contadini? Le nostre risorse, i due gruppi, dovranno agire contattando direttamente e personalmente i contadini. Partendo da contadini che hanno una propria e completa indipendenza nella lavorazione dei campi. Il loro compito sarà quindi quello di far visita personalmente ai contadini, spiegare loro personalmente lo scopo della nostra associazione e ottenere da loro una convinta adesione al progetto. In cambio del Cibo che forniremo a loro, come agli altri associati, sarà garantita un'assistenza sanitaria e una assistenza totale nel momento del bisogno. L'associazione si prenderà cura di loro in qualsiasi momento. E lo farà nel modo più completo e assoluto. Questo gruppo di uomini predicatori e donne generose. Dovranno e potranno essere arruolati in molteplici modi. Il gruppo di uomini predicatori potrà essere contattato direttamente sui social media. Stessa cosa per il gruppo di donne, aspiranti modelle o modelle, fotogeniche. Mescolando vantaggi e occasione di predicazione. E vantaggi e attività ludica e di ostentazione.

Ci sono contadini in sala? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Quali altre risorse dobbiamo poi asicurarci? Servono alla nostra Associazione delle persone esperte, tecnici, informatici, fisici, che sappiano garantirci canali e mezzi di comunicazione efficaci e affidabili, mezzi di trasporto efficaci, mezzi e strumenti anche di semplice riparazione e manutenzione. Giusto per non ritrovarci ad usare i colombi viaggiatori o i pony espress. Giusto per non dover buttare mezzi e strumenti solo perchè non sappiamo ripararli. Garantire alla nostra Associazione, in caso di black out, parziale o totale, deciso dallo Stato o incidentale, strumenti di comunicazione efficaci e affidabili. Strumenti di trasporto essenziali. Strumenti di assistenza tecnica di base. Certa e affidabile.

Ci sono tecnici in sala? Persone specializzate ed esperte? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Se non siete infermieri, medici, chirurghi o contadini o motivatori, persone che vedono l'assoluto o tecnici specializzati siete gregge. Plebaglia. Persone sacrificabili. Spendibili. Inutili. Di voi ci occuperemo per ultimi. Voi siete gli ultimi. Quelli che hanno tutto da perdere. E nulla da offrire. Se siete in questa situazione la vostra attenzione il vostro stare all'erta dovrebbe essere ancora più attivo.

Il quarto obiettivo da perseguire non è un obiettivo primario. Ma è importante e sarà importante per il dopo. E' quello di assicurare strutture e metodi educativi alle famiglie con figli.

Dopo la caduta e l'incapacità completa dello stato di garantire qualsiasi bene o servizio le famiglie con figli avranno bisogno di poter assicurare una educazione e formazione adeguata ai loro figli. Una famiglia si deve occupare dei figli. E per una famiglia assicurare una adeguata formazione alla prole non è una necessità ma un dovere morale assoluto e primario. Come e chi dovrà essere arruolato per provvedere alla formazione dei nostri figli? Del nostro futuro? Che cosa e come dovremmo insegnare ai nostri figli? Bella e non scontata domanda. Di certo non ci rivolgeremo agli insegnanti tradizionali. Ai professori liceali saccenti. O agli emeriti professori universitari.

Ci sono insegnati in sala? Professori delle superiori o dell'università? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Tutto nasce dalla paura. E la paura contempla la speranza. La paura che l'ordine costituito possa essere spazzato via improvvisamente da qualche tempesta sociale o dall'eccesso di potere che lo stato attuale gestisce. Tutto nasce dalla paura di ritrovarci soli. Senza uno stato. Senza un qualsiasi ordine. Senza mezzi per vivere. Senza giustizia. O umanità. Dalla paura di non aver nessuno su cui fare affidamento. Nessuno di cui tu ti possa fidare. E la speranza che l'essere umano sappia costruire qualcosa di più bello e migliore di quello che abbiamo. Alla bellezza non c'è mai fine.

L'idea è, per l'appunto, semplice. Creare un gruppo di persone a cui potersi affidare e poter contare nel momento del bisogno Un gruppo da cui aspettarsi aiuto e a cui esser pronti a prestare la propria opera e le proprie competenze o dedizione. Un dare e ricevere che è da sempre alla base di qualsiasi contratto sociale.

L'idea è di pensare adesso a questo stato o comunità. Prima dell'inevitabile. Prima della fine.

Non ci avete mai pensato? Nemmeno una volta? Non avete provato a chiedervi cosa fareste? Cosa sarebbe megio per voi fare? Non avete mai provato ad immaginare di dover progettare e pensare ad una strategia che possa assicurarvi un benessere minimo. Voi cosa fareste? Come vi muovereste? Con chi ne parlereste? Avete qualcuno su cui potete contare in caso di necessità? Di chi potrete fidarvi in caso di bisogno? Siete soli o pensate di avere una rete di sicurezza e di sostegno? Chi vorreste in un vostro gruppo?

Abbiamo scelto un Nome non corretto per questa nostra operazione. Antistato. L'abbiamo scelto per la sua semplicità. E' un nome facile da ricordare e facile da gestire. Non abbiamo intenzione di creare uno Stato che si opponga in questo momento allo Stato attuale. Ma un'embrione di Comunità e di Stato pronto ad operare se arrivasse la fine sociale dell'ordine attuale. Nessuna scelta di combattere lo Stato attuale o di operare in qualsiavoglia modo per accelerare o determinare la fine dello Stato e dell'Ordine attuale. Solo un Sogno per sedare la Paura di un Futuro incerto e buio. E insieme un esercizio teorico di strategia e di costruzione sociale per evadere da una inconsitenza politica e da un astensionismo mediatico.

Possa il Cielo aiutarci in questo Cammino periglioso. Alla ricerca di noi stessi e degli altri.

E' sempre stato difficile per la Sinistra pensare e realizzare modelli e gruppi operativi per immaginare il Potere. Ci si è sempre scontrati con delle difficolta insormontabili. Semplice invece è sempre stato per la destra realizzare e rendere operativo un modello concreto di conquista e di gestione del Potere. La Destra non ha problemi. Qualsiasi ordinamento gerarchico e semplicemente autoritario o anche semplicemente funzionale può dare buoni risultati ed essere implementato. Certo i dettagli poi possono fare la differenza. Ma di certo la Destra non ha mai avuto problemi a scegliere un qualche modello operativo. La Sinistra non ha mai accettato neanche teoricamente un qualche modello gerarchico o funzionale. O forse per l'esattezza la Sinistra ha sempre avuto dei problemi a gestire la “selezione” di una qualche gerarchia. E non è un problema da poco questa difficoltà ontologica e teorica della Sinistra. Quando poi la Sinistra è obbligata a resistere allora e solo allora sembra trovare l'accondiscendenza di scendere a dei compromessi. Per salvaguardare la propria libertà o dignità. Pensiamo alle resistenze e al loro bisogno di rendersi operative e quindi di cedere a una organizzazione e ad un sistema. O alla struttura operativa e decisionale delle Brigate Rosse. La Sinistra ha sempre avuto bisogno di una persona carismatica che non gestiva le folle, ma guidava e educava le folle. E questa necessità di avere un Messia o un Marx è sempre stata limitata dalla disponibilità concreta di avere una figura del genere a disposizione. Questa premessa per capire che non è facile, ma è indispensabile, affrontare questo ambito per pensare ad una Comunità o Associazione d'emergenza che abbia delle connotazioni sociali e di eguaglianza. Serve obbligatoriamente un leader scelto e mandato dall'alto dei cieli? O è possibile pensare una struttura che non mortifichi la dignità umana e l'identità e l'immaginazione umana?

Altro aspetto da valutare e considerare con attenzione è l'aspetto impersonale del Potere e dell'Amministrazione che dobbiamo poter garantire. Non ci devono essere personalismi nei meccanismi del potere e dell'amministrazione. Vogliamo, come cittadini, degli strumenti e un potere asettico e impersonale. Non vogliamo e non siamo abituati a gestire dei rapporti di potere che siano personali. Non vogliamo doverci rivolgere ad un singolo per delle richieste o delle lamentele o delle proposte. Il potere e l'amministrazione devon essere impersonali e asettici. Come ottenere questo risultato? Anche questa è una sfida importante. E da affrontare con maturità e consapevolezza. Nel strutturare, pensare e immaginare un Potere alternativo a misura d'uomo.

Allo spettatore comunque non possiamo chiedere di trovare soluzioni concrete. Non possiamo rivolgere domande operative. Lo spettatore ha diritto di coltivare il proprio sogno, la propria sospensione. Il proprio stato di sognatore in balia del narratore. Solo ma sicuro. In buone mani. Che lo porteranno a riva sano e salvo una volta finito il viaggio. Non possiamo tradire questa tradizione e regola. Avrà tempo poi per riflettere ed elaborare quanto ha visto. Adesso traghettiamolo sano e salvo a riva.

Bozza di Monologo – Sceneggiatura Performance – MonoTeatro – Autore: Giorgio Viali

L'eredità di Vitaliano Trevisan (Bozza)

Premessa

Ci sono sostanzialmente due “tipi” di persone che pretendono e reclamano l'eredità di Vitaliano Trevisan. E bussano con insistenza alle porte dell'Avvocato vicentino che gestisce i suoi Beni e le sue Opere.

Semplificando...

Da una parte Accademici, Politici, Burocrati, Scrittori che pensano di giustifare la loro modernità e un certo non conformismo parlando e usando le Opere e i Lavori di Vitaliano Trevisan (magari scrivono su Il Manifesto). Vitaliano: un disadattato squilibrato asociale stravagante minaccioso e violento ma anche sarcastico e moderno e lucido scrittore che ce l'ha fatta e ha sfidato il conformismo dilagante.

Dall'altra parte i ribelli, i trasgressivi, gli inadeguati e i disadattati (come me) che non vogliono che si spenga una labile fiammella (vedi la Piccola Fiammiferaia) che può tenerli in vita e dare un senso alla loro esistenza. Che vedono in Vitaliano un barlume di coscienza e consapevolezza che può illuminare un futuro catastrofico e disumano. E può riscattare la loro esistenza fatta di rifiuti, di fallimenti.

He's gone!

Vitaliano Trevisan se ne è andato. He's gone. Che cosa ci rimane? Se ci rimane qualcosa? Che cosa ci rimane? O meglio cosa val la pena di riprodurre o perseguire o riprodurre o coltivare di quanto ci ha lasciato? Qual'è la sua Eredità? C'è qualcosa che vale la pena di coltivare di quanto ci ha lasciato? E perchè dovremmo farlo? Vitaliano Trevisan ha segnato la formazione di molti. E' stato la (fragile e inadeguata) Coscienza del Nordest. Non un grillo parlante. Assolutamente no. Ma un protagonista di una critica feroce e continua e assoluta e straziante. E gli ambiti in cui ha cercato di inserire o inoculare degli elementi virali di destrutturazione sono diversi. Sociale, politico, letterario, recitativo, teatrale e consumistico. L'anticonformismo, la destrutturazione linguistica e sociale e politica forse sono il punto centrale della sua opera. Dei suoi lavori. Dei suoi Works. E del suo essere. Ma tutto questo è inquinato per così dire o aumentato da una componente psicologica o psichiatrica che neutralizza la loro forza e rende le sue opere non completamente usabili o del tutto funzionali ad una critica sociale, politica e filosofica.

Quali potrebbero essere i motivi per occuparcene adesso che he's gone? I motivi naturalmente non possono che essere personali e poco hanno a che fare con Vitaliano Trevisan. Parlare di qualcun altro è comunque, sempre e solo, parlare di noi stessi. Quindi questo non è il punto. A meno di non occuparsi di documentare la vita e le opere di Vitaliano Trevisan. Ma al momento non è quello che è più significativo. Agiograficamente, è stato già detto, la sua figura si presta facilmente ad una beatificazione sociale e artistica di alto profilo. Una sua agiografia? La difficoltà di documentare la sua vita e le sue opere sarebbe un compito veramente arduo e impari. Che coinvolgerebbe un grande numero di fonti ed elementi. Il suo Works ha una lunghezza considerevole già di suo. Ma certo l'opera di Vitaliano Trevisan ha un potenziale documentaristio o cinematografico notevole. Sia per documentari sia per film. Certo inevitabilmente smembrandolo e disossandolo.

Si potrebbe e dovrebbe naturalmente prendere in considerazione un lavoro sulla psichiatria in italia. Visto il suo recente accertamento obbligatorio in psichiatria. Questo è un lavoro che andrebbe fatto. E lo scopo dovrebbe essere quello di mettere in evidenza la assoluta resa del Sistema di fronte a qualsiasi difficoltà psicologica e psichiatrica. Con lo scopo di far nascere un dibattito e operare dei sostanziali cambiamenti sulla “cura” dei pazienti psichiatrici. Questo è indubbiamente un lavoro complesso che andrebbe fatto. Si tratta di definire modi e metodi e fini.

Cos'altro dobbiamo prendere in considerazione e preservare adesso che se ne è andato? Valutando anche se noi tecnicamente e umanamente siamo attrezzati per questo compito. La lucidità dei giudizi. La capacità di analisi. La assoluta indipendenza. La straziante coerenza. Questi naturalmente sono valori ed elementi che abbiamo perso con la diparture di Vitaliano Trevisan. Ed elementi che anche se vorremmo avere non sono facilmente repricabili e/o facilmente acquisibili. Elementi che poi portano inevitabilmente ad una qualche forma di martirio. A cui molti di noi probabilmente non vogliono certo consacrare la loro esistenza. Resta il rimpianto per la perdita subita. E ci vorrà del tempo per elaborare il dolore e la perdita. E bisognerà mettere in conto che questa perdita è una perdita sociale grave a cui bisogna trovare un rimedio.

Sicuramente le opere di Vitaliano dovrebbero essere usate per un processo formativo. Ogni evento e momento di ricordo dovrebbe avere un senso e uno scopo formativo. Non tanto per sperare che riproducendo i suoi modi e comportamenti si possa ottenere un risultato formativo. Ma per suscitare il desiderio. Gli studenti non sono vasi da riempire ma fuochi da suscitare (cit.). Ma poi quei fuochi bisogna accettarli e saperli comprendere e saperli dirigere.

L'obiettivo concreto di questa “formazione” quale dovrebbe essere? Bella domanda. Tutta ancora da definire e circoscrivere. Sempre che sia possibile? Ma i percorsi difficili o impossibili alimentano i tanti idealisti in circolazione.

Giorgio Viali – 9 Marzo 2022

Solo per i tuoi occhi (non blu) – Recensione

Cara Michela Cescon
Non scrivo spesso recensioni di film Consideralo un regalo e un ringraziamento Sei stata il mio Primo Amore

L'idea era perfetta. Un film diretto da una donna con una protagonista femminile. Quello di cui noi tutti da tempo abbiamo bisogno. Quello che noi tutti da tempo aspettiamo. Quello che noi tutti da tempo vogliamo. Un'autrice degna di questo nome che lavora con protagoniste femminili. Un'usurpatrice o una ribelle. Violenta o tenera non importa. Forte e decisa o indifesa e destrutturata. L'importante è che si metta in gioco completamente nelle sue ossessioni visive e relazionali. Immaginative o pulsionali. Psicologiche o fisiche. Ma quello che ne viene fuori è invece un doppio fallimento. E le aspettative vengono completamente deluse e mettono ancora più in difficoltà possibili nuove autrici donne e possibile protagoniste femminili. Il danno è incommensurabile. Il film a dire il vero ha una sua coerenza. Narrativa e visiva. Unico neo a volte è un audio non appropriato. Coerenza visiva e narrativa che non è poco nel panorama cinematografico italiano. Ma questo non basta. Queste sono solo gli elementi essenziali. Il resto poi manca completamente. Quindi è un film non riuscito. E' un aborto (femminile). Un fallimento (maschile).

Alla base di qualsiasi lavoro registico (sia esso di Cinema Fotografia Teatro Performance) c'è un'ossessione visiva o relazionale. Oppure c'è una motivazione economica o di prestigio. Che però non garantiscono un risultato artistico. Michela Cescon sicuramente ha delle ossessioni. Ma non le ha messe completamente in gioco. Oppure non ha ancora la capacità di metterle completamente in gioco.

Un film fatto da una regista donna con un personaggio femminile protagonista. Ma poi inavvertitamente il protagonista diventa uno dei personaggi maschili. La peggior sconfitta.

Quello che non funziona in questo film è la protagonista. Valeria Golino non viene “usata” nel modo migliore. O se preferite questo non era un ruolo per Valeria Golino. Quindi si è sbagliato grossolanamente il casting. Oppure non si è risuciti a domare l'irrefrenabile e irrequieta Valeria. Non si è riusciti a farla uscire dai suoi panni. Che è quello che un attore chiede. Sempre chiede ad un regista. Che lui la porti al di là. La porti in territori che non conosce. Nell'inesplorato. Nel non mai prima valutato o conosciuto. L'attore vuole essere catturato e ammaliato. Deve essere condotto fuori dalla sua comfort zone. Oppure ... e' Valeria Golino che non è più capace di lasciarsi andare, di darsi completamente, di smettere i suoi metodi e movenze e esperienze acquisite e un suo stile definito rigido ormai. Quale che sia la risposta la responsabilità rimane della regista e sceneggiatrice. Il personaggio femminile protagonista non viene raccontato come si deve. E non ha uno sviluppo. Nessuno. Pur avendo una sua coerenza visiva non ha una coerenza narrativa o psicologica. Non avrà un cane che la aspetta a casa. Ma rimane incoerente e non accessibile allo spettatore.

Al di là del lavoro visivo fotografico autocompiaciuto e fine a se stesso il film non ha una sua personalità o una sua coerenza.

C'è un lavoro interessante di astrazione. Che forse proviene dall'esperienza teatrale della Cescon. Non ci sono computer. Non ci sono cellulari. Non ci sono divise. I personaggi sono astratti. Dicesi astrazione il lavoro di eliminare tutte gli elementi superflui e personali. Nel tentativo di arrivare all'essenziale. L'astrazione è diversa dalla distillazione. Pur essendoci un lavoro di astrazione interessante non c'è poi l'altro elemento indispensabile. Quando si lavora sull'astrazione lo si fa per far spazio e dare maggiore evidenza alla psicologia del personaggio o del protagonista. E qui non succede. Avremmo voluto innamorarci della protagonista. Avremmo voulto dare una parte di noi stessi alla protagonista. Avremmo voluto amarla e a tratti odiarla, comprenderla e poi non giustificarla o non comprenderla e giustificarla. Ma non c'è stata data questa possibilità. Ci è stato promesso qualcosa e poi non c'è stato dato niente di tutto quello che c'era stato promesso.

E poi un po' di rammarico. Certo Michela abita da più di tredici anni a Roma. Ma è (era) trevigiana. Veneta. Del Nordest. Anche Carlo Mazzacurati diceva di aver fatto un lungo “servizio militrae” a Roma prima di tornare in Veneto e alla sua Padova... C'è chi proprio non ritorna.

Speriamo cresca. E abbia più fiducia in se stessa. E abbia il coraggio di capire che puntare tutto sulle proprie ossessioni non è togliere spazio agli altri (con cui lavori) ma è una condizione per dare un senso anche al lavoro delle persone con cui lavori.

Perchè non cercare un'attrice in cui “la libertà dei suoi trent’anni le permettesse di potersi dedicare al ruolo con tutta sè stessa e senza altre distrazioni”

Citazioni varie...

“Una donna del 2021 all’interno di una città metropolitana come Roma” “In realtà questo lavoro fa parte anche del mio percorso teatrale e della mia passione per l’architettura” “Occhi blu ha volutamente dei grandi vuoti narrativi e spaziali, forse anche troppi” “Mentre giravo Occhi Blu lo percepivo come un prodotto onesto allo stesso modo in cui fin qui è stata onesta la mia carriera” “Mi chiedevano di farla tornare a casa e di mostrare un cane in attesa del suo arrivo”

Primo Amore di Matteo Garrone con Vitaliano Trevisan “Quando ripenso a questo film, emotivamente mi prendono delle sensazioni molto forti, e i segni che porto sul corpo me lo ricordano in continuazione” Michela Cescon e Vitaliano Trevisan “Devo dire sinceramente che ci siamo odiati a prima vista e come non mai. Non ci siamo sopportati per un bel pezzo....” Che è la più normale delle cose...

“Puoi usare tutto il nero, il controluce, lo “stilosismo” che vuoi ma se non hai una storia, una sceneggiatura coerente, dei personaggi credibili, un finale accettabile… Se non fai recitare gli “attori”...”

Occhi Blu Anno: 2021 Regia: Michela Cescon Attori: Valeria Golino, Ivano De Matteo, Jean-Hugues Anglade, Matteo Olivetti Sceneggiatura: Michela Cescon, Marco Lodoli, Heidrun Schleef Fotografia: Matteo Cocco Montaggio: Sara Petracca Musiche: Andrea Farri

Recensione di Giorgio Viali – 16 Febbraio 2022

Per una Serialità Performativa Bozza

La Serialità “televisiva” regna indiscussa. Perchè non pensare ad una Serialità di Performance?

Elaborare una Serialità Performativa (per Teatro, Musica, Danza, Cinema, Documentario) non legata alla produzione univoca e mainstream di un unico prodotto visivo, ma alla produzione di performance seriali live per un pubblico che è anche produttore (maker) di immagini, produttore di punti di vista che diventano a loro volta Performance Visive (Fotografiche o Video). Considerati i nuovi e mutati spazi mediatici di produzione e di fruizione della produzione visiva.

Queste considerazioni partono dalla presa d'atto della quantità di produzione seriale presente che consumiamo. Dal dominio incontrastato che questa produzione visiva seriale ha sul nostro immaginario personale e sociale. Si ricerca una forma sperimentale di produzione di performance che si svolgano dal vivo e siano seriali. Quindi prevedano una serie di episodi. Una performance quindi che si sviluppa in una serie di episodi dal vivo. Ad esempio per tre sabati consecutivi alla stessa ora. E queste considerazioni partono anche dalla considerazione che lo spettatore “passivo” che guarda solamente lo spettacolo non è più attuale e lo spettatore è diventato anche produttore e maker di immagini e video. Queste Performance quindi prevedono uno “spettatore” che è anche produttore e maker di immagini e video. E prevedono dei Performer che mettono in atto la Performance e a loro volta possono interagire e produrre immagini e video che vengono pubblicati.

Dalla interazione di una Serie di Performance, di un Performer e di uno Spettatore che è anche maker di immagini nascono questi progetti sperimentali per Performance Seriali.

Definiamo i termini che usiamo. Cos'è una Performance? Una Performance è un'azione artistica dal vivo. Un Performer è qualcuno che mette in atto una Performance.

Elaboriamo una struttura minima. Una MicroPerfomance Seriale Adatta anche a questo specifico momento storico

Struttura di Base – Minima Struttura Elementare di una Serie performativa Tre Episodi

Elementi Minimi: Uno/a Sceneggiatore Sceneggiatrice Una Sceneggiatura Un/una Regista Un/a Performer Tre Luoghi Tre Giorni Un VideoMaker o un Fotografo

Operativamente:

Scrittura e ideazione dei Tre episodi. Di una Storia o di un'idea o di una situazione. Individuazione Performer. Individuazione Luoghi. Definizione di quando si svolgeranno i Tre episodi/performance. Individuazione di un fotografo o di un videomaker. Pubblicizzazione delle date delle Tre Performance. Lavoro di preparazione tra Regista e Performer. Performance Il Performer mette in scena le Performance. Il Performer viene ripreso live dal Videomaker. Il Performer interagisce anche lui direttamente sui social media postando immagini e brevi video.

Elaborata una struttura minima poi le Varianti possono essere molte. Le Variazioni possono riguardare il numero dei performer, gli episodi, gli spettatori....

Una possibile Variante Un Esempio di Variazione

Serie Performativa – Tre Per Tre – #TrePerTre

Uno/a Sceneggiatore/Sceneggiatrice Un/una Regista Tre Performer Tre Episodi Tre VideoMaker Tre Performance

Uno/a Sceneggiatore/Sceneggiatrice scrive una Sceneggiatura per una Performance in tre Episodi. Si individuano tre Performer Si individuano tre Videomaker. Il/la Regista prepara la Performance con i tre Performer singolarmente. Anche a distanza. Tre Performer mettono in scena contemporaneamente la stessa Performance. In tre momenti diversi e tre luoghi diversi. Tre Episodi Live e in contemporanea. Con tre Videomaker che riprendono la Performance. Un Videomaker per ogni Performer Le Performance vengono messe online e interagiscono tra di loro. Creando una interazione “casuale” e una possibilità di fruizione multipla delle Performance messe in scena.

Serialità Performativa Serie di Performance #PerfomanceSerie #MicroPerformance Micro Performance Uscite Performative #UscitePerformative Micro Performer #MicroPerformer Serie Impropria #SerieImpropria Mono Seriale #MonoSeriale Micro Tragedia #MicroTragedia #MicroTragedy Micro Serie #MicroSerie Sceneggiatore di Storie #SceneggiaStorie Instagram Performance #InstaPerformance Social Media Dogma #MediaDogma #SocialMediaDogma #SocialDogma

Ideazione, Sceneggiatura, Messa in Scena, Regia, Riprese, Video Fotografia, Pubblicazione. Sceneggiatore, Sceneggiatrice, Attore, Attrice, Regista, Fotografo, Fotografa, VideoMaker

Astratto e Concreto. Immagini e Parole Di: GIorgio Viali – 4 Agosto 2020

Nel Nordest i Fratelli D'Innocenzo potrebbero ambientare un loro Film? Spinaceto è una periferia che Vitaliano Trevisan potrebbe decidere di calpestare?

Cosa mai possono avere in comune i Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) e Vitaliano Trevisan? Cosa mai può accomunare il film “Favolacce” al libro “Arabeschi e Grotteschi” o “Works”? Ci sono analogie tra Spinaceto, la Periferia romana, e il Nordest e la Provincia Vicentina? Arzignano, Chiampo?

Sia i Fratelli D'Innocenzo che Trevisan hanno lavorato come sceneggiatori per Matteo Garrone. Sia “Favolacce” sia “Arabeschi e Grotteschi” e “Works” fanno riferimento, più o meno indirettamente, a Matteo Garrone. Sia Spinaceto (e la periferia romana) sia il Nordest (e la provincia vicentina) sono luoghi “ideali” per ambientare “frammenti” non narrativi e reali... cosa che sia i Fratelli D'Innocenzo che Trevisan professano di voler fare e voler continuare a Fare.

Non me ne vorrà spero nessuno di queste persone se mi sono permesso di accostarle.

I Fratelli D'Innocenzo hanno un'infatuazione profonda per “Primo Amore” e per la “recitazione” di Vitaliano Trevisan in quel Film. A loro dunque non dispiacerà certo questo accostamento. Non so invece se Vitaliano Trevisan abbia visto “Favolacce” il film dei Fratelli D'Innocenzo. E cosa ne pensi. Magari trova le immagini del loro film “perversamente affascinanti” ? Potrebbe cambiare idea sul fatto che il cinema italiano “lo gestiscono registi piccoloborghesi, naturalmente di sinistra, che rincorrono la cosidetta Realtà non avendone che una vaghissima idea”?

Come potrebbe essere una eventuale futura collaborazione tra questi due/tre soggetti ... meglio persone...? Non mi stupirei se non ci fosse già stato un qualche tentativo di contatto... Anche se a Vitaliano Trevisan il lavoro dello Sceneggiatore non piace. Implica lavorare con altre persone. E non è mai una cosa facile o semplice. I Fratelli D'Innocenzo invece proprio perchè gemelli e già “costretti” a lavorare con un altro (sè), teoricamente dovrebbero essere più disponibili ad una eventuale collaborazione.

Entrambi frequentano molto da vicino lo scrivere e le parole. I monologhi. Le autobiografie. Tanto che “Favolacce” più che un film è una Voce Fuori Campo. E' un testo che usa delle immagini e degli attori (in cui forse i registi credono, teoricamente, ma che non devono avere una personalità visiva o ideologica o caratteriale o identificabile). Non un film che crede nelle immagini. Ma un film dove le immagini servono per accompagnare un testo. Per renderlo più incisivo.

L'età e il tempo, l'intensità, con cui entrambi frequentano questi mondi rimane comunque non commensurabile. E anche le “qualifiche” che ognuno ha scelto per se stesso sono in qualche modo non accostabili. Sceneggiatori e Registi i Fratelli D'Innocenzo, Drammaturgo Vitaliano Trevisan. Che non disdegna la prosa ma che si sente a casa nella drammaturgia. Ognuno ha una sua Patria d'Elezione.

Ma magari Spinaceto come il Nordest sono luoghi astratti? Anche se Vitaliano Trevisan non scrive del Nordest. L'unico territorio di cui scrive e parla Vitaliano Trevisan è se stesso. Le sue parole, il suo corpo, le sue esperienze. Che sono Voce Narrante, Storia, Monologo, Narrazione (Oh Orrore), Fiction (Oh Orrore) e Luogo/Territorio in cui si svolge l'azione.

“La vera sfida è quella di riuscire a raccontare una storia rinunciando il più possibile a trama e personaggi” Chi l'ha detta? I Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) o Vitaliano Trevisan?

“Concentrarsi sulle parole, sezionarle, guardarci dentro, definirle e ridefinirle, è questo il compito, se ce n'è uno” I Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) o Vitaliano Trevisan?

“La Realtà non è uno scherzo” I Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) o Vitaliano Trevisan?

Ma i Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) e Vitaliano Trevisan hanno anche tratti caratteriali nettamente diversi. Amiconi e camerateschi i primi , cinico e spietato il secondo. Affabili i primi, crudo e indigesto il secondo.

Mi sono permesso una premessa spensierata e leggera per arrivare al motivo per cui scrivo di autori. Ho incrociato nello stesso momento, per caso, alcuni testi e interviste dei Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) e di Vitaliano Trevisan che indirettamente “interferiscono” con una mia ricerca legata alle immagini (fisse e in movimento). E con la realizzazione di set fotografici e gallerie di foto che io definisco “Astratte” o “Astratta”. E un progetto di immagini in movimento con una Voce Narrante.

Vitaliano Trevisan: “Perché la lingua è sempre più astratta e si basa su temi astratti che non hanno un contrappeso reale. E lo vedi in un qualsiasi cosa. La gente parla, usa delle parole, non sa realmente a cosa queste parole si riferiscano. “Violenza”, per esempio, è una delle parole più astratte”

Vitaliano Trevisan: “Più ci si alza, più la realtà si fa astratta, va pensata, e pensare non è facile, specie se a influenzare il pensiero entrano in gioco altri fattori”

Vitaliano Trevisan: Quel che mi colpisce, abitandoci da un po’, è la distanza tra la cosiddetta “narrazione”, che è essenzialmente “urbana”, e la realtà di luoghi che dalle città sono lontani molto più di quanto non indichi la distanza chilometrica.

Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio): “Di solito ci sono queste voci fuori campo totalmente oggettive e secondo me veramente brutte mentre la nostra ambisce al gioco e al dubbio. Secondo noi questo mette in ballo un numero più alto di sentimenti. Quando una voce fuori campo diventa arbitraria dando allo spettatore la possibilità di agire con il proprio pensiero, con il proprio sguardo e con la propria vulnerabilità allora risulta interessante”

Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio): “Noi viviamo in un mondo che in questo momento è genere purissimo per questo l’acquitrino del film che ti strappa la lacrima anche in maniera seducente, un po’ ammiccante, e senza esporsi, quello che noi chiamiamo il Cinema Rachitico a noi fa schifo”

Vitaliano Trevisan: “Al giorno d’oggi l’immagine, fissa o in movimento, è ben più retorica della parola. In questo senso si corrono meno rischi descrivendo a parole, a patto di non trasformarsi in uno di quei professionisti della realtà di cui è pieno il mondo, e di cui certo è strapiena l’Italia, che volteggiano leggeri sulle periferie diffuse in cerca di cadaveri. Il tempo di spolparli e di cagare la relativa narrazione, e via di nuovo in volo, in cerca di un terremoto, di una guerra, di una qualsiasi sfiga, purché di mercato”.

Spunti utili da cui partire. O ripartire.

Seguirà (perchè mi è stata richiesta): Guida essenziale per chi deve incontrare Vitaliano Trevisan. Parole che si possono usare e parole che non si possono usare impunemente con lui.

Astratto e Concreto. Immagini e Parole Di: GIorgio Viali – 4 Agosto 2020

Monologo per Attore Maschile Bozza di Monologo per Sceneggiatura Per un Monologo o una Voce Fuori Campo Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

Titolo: MonoLineare

MonoLineare agg. [comp. di mono- e linea]. – In tipografia, di composizione a caratteri fusi a linee intere, come si ottiene con la linotype e simili.

Era cominciato tutto quella volta... al termine dello shooting l'avevo abbracciata. E non si era tirata indietro. Anzi aveva risposto all'abbraccio. Prendendomi tra le sue braccia, sostenendo e accettando il mio essere. Era la terza volta che la vedevo e la fotografavo. La prima volta l'avevo fotografata insieme ad una ragazza. Uno shooting di coppia. Una sua amica. Ex amica. Non so cosa fosse poi successo e perchè mai non si frequentassero più. Non lo so. E poi tornato a casa avevo a lungo pensato a quell'abbraccio. Alle sue braccia esili che avevano stretto, costretto, riempito, sentito, appreso, condiviso, respirato insieme a me per qualche attimo. Che non era stato un attimo. E che riempiva la mia vita. Sostanzialmente. Ma si era trattato solo di un abbraccio. Poi sarebbe accaduto l'evitabile. E quell'abbraccio si trasformò in una condivisione. Non solo di emozioni, ma anche di corpi e pelle e sesso e sguardi e silenzi e sorrisi e spinte e parole e canzoni e arrivederci e ti amo e ti voglio e mi manchi e vorrei che fossi qui e sei la mia vita e sei tutto per me e Stella e Amore...

Dovevo andar giù pesante con le parole. Non dovevo risparmiarmi. In alcun modo. Ricordarle tutto. E di più. Costringerla a ricordare, a rivivere ma anche farla sentire in colpa. Fare in modo soprattutto che non se ne andasse. Che non decidesse di lasciarmi. Ecco... oggi vedrà una psicologa. Inizierà un qualche percorso di riabilitazione e di consapevolezza. Ed io non voglio che mi lasci. Ed io devo scrivere qualcosa da farle leggere. Inventarmi un racconto, qualcosa che scrivo per qualche motivo. Meglio assurdo. Ma lei deve capire che parlo di lei. Che non la voglio perdere. Che non può lasciarmi. Ma deve anche rimanerle un dubbio. Che io possa usare la nostra storia solo a fini personali, per ricavarne qualcosa, che io possa usare anche la nostra storia per ottenere qualcos'altro, deve rimanerle il dubbio che io sia cinico, disumano, stronzo, abile, manipolatore, subdolo... Il racconto che devo scrivere deve contenere dei chiari riferimenti alla nostra storia ma anche contenere elementi che non rendano riconoscibili in modo univoco i protagonisti reali. Per cui dovrò inserire degli elementi che non le permettano di pensare che io sto scrivendo esattamente di me e di lei. Ma sto enfatizzando, sto scrivendo qualcosa che pur con degli spunti presi dal reale prende poi il volo per motivi ed esigenze editoriali, verso elementi di fantasia e di irrealtà. Ma il racconto deve toccarla nel profondo. Deve farle male. Deve fare in modo che lei si aggrappi ancora di più a me. Che anche se inizia questo percorso di riabilitazione... deve sentire che non può fare a meno di me. E anche se io sono qualcosa di profondamente sbagliato nella sua vita.. deve decidere di continuare a vedermi. Ed io devo suggerirle dei motivi per continuare a farlo o puntare sulla parte trasgressiva e anomala del suo carattere. Deve continuare ad alimentare i suoi demoni e le sue ferite. Non devono guarire. Perchè se guariscono .... è molto probabile che tra noi tutto possa finire. Ed io non solo non lo voglio. Ma non potrei reggere la fine di tutta questa bellezza. Ecco nel racconto... i due protagonisti non devono essere univocamente riconoscibili. Lui deve essere comunque vecchio e lei inevitabilmente molto giovane. Questo non lo posso cambiare. Ma lui potrebbe non essere sposato. Che ne so potrebbe essere stato sposato. Ed ora potrebbe essere separato. E in buoni rapporti con la ex moglie. Sì... ci sta. Mi raccomando: non correggere quello che scrivi. Lascia che le parole vengano e prendile come vengono. Deve sentirsi e percepirsi l'intensità emotiva che ti muove. Lei deve sentirlo. Annusarlo. Percepirlo. Più che capirlo. Devo puntare sulla sua parte malata istintiva e animalesca.

Era cominciato tutto quella volta... al termine dello shooting l'avevo abbracciata. E non si era tirata indietro. Anzi aveva risposto all'abbraccio. Prendendomi tra le sue braccia, sostenendo e accettando il mio essere. Era la terza volta che la vedevo e la fotografavo. La prima volta l'avevo fotografata insieme ad una ragazza. Uno shooting di coppia. Una sua amica. Ex amica. Non so cosa fosse poi successo e perchè mai non si frequentassero più. Non lo so. E poi tornato a casa avevo a lungo pensato a quell'abbraccio. Alle sue braccia esili che avevano stretto, costretto, riempito, sentito, appreso, condiviso, respirato insieme a me per qualche attimo. Che non era stato un attimo. E che riempiva la mia vita. Sostanzialmente. Ma si era trattato solo di un abbraccio. Poi sarebbe accaduto l'evitabile. E quell'abbraccio si trasformò in una condivisione. Non solo di emozioni, ma anche di corpi e pelle e sesso e sguardi e silenzi e sorrisi e spinte e parole e canzoni e arrivederci e ti amo e ti voglio e mi manchi e vorrei che fossi qui e sei la mia vita e sei tutto per me e Stella e Amore... Non sapevo perchè all'improvviso la mia vita si fosse riempita di tanto amore e di tanta bellezza. Non riuscivo a spiegarmelo. Di certo non avevo fatto niente per meritarmelo. Ma era, senza alcun dubbio, la cosa più bella che mi fosse mai capitata. E chi mi conosce sa che non sono un romanticone o un tenerone. Ricordo bene poi quando ci siamo rivisti. Per un altro shooting. Lei era splendente e raggiante nel suo malessere e nella sua apatia e distanza e insicurezza e indeterminazione e giovanezza e magrezza e inadeguatezza al ruolo di modella. Poi, alla fine, ci eravamo seduti e fin che passavamo le foto nel suo portatile mi ero avvicinato a lei. L'avevo presa. E baciata. E baciata ancora. E stretta a me. E baciata. E poi l'avevo sollevata. E poi l'avevo stretta e baciata ancora e ancora. Poi mi ero fermato... come stordito. Ero sazio. Completamente sazio. Per quel giorno non avrei potuto volere o pretendere di più. E lei apatica e indolente e schiva e ritrosa, quanto spavalda e trasgressiva quando era sballata, non aveva detto niente. Solo alla fine mi aveva accarezzato il viso. Nel momento in cui stavo per uscire da casa sua.

Devo sbrigrami a scriverlo e finirlo. Devo farglielo avere prima che vada dalla psicologa. Tarda mattinata. Al massimo primissimo pomeriggio. E poi devo confonderla ancora di più mandandole dei messaggi in cui le chiedo di aprirsi completamnete con la psicologa. Di fidarsi ciecamente. Di confidarle tutto. Che è importante per lei iniziare questo percorso. Che voglio che lei si riprenda. Non può continuare a sballarsi ogni volta che se ne presenta l'occasione. E soprattutto deve iniziare un percorso di riflessione in cui deve iniziare ad usare le parole. Lei. Che non ha mai amato le parole. Non le ha odiate. Ma semplicemente non ha mai imparato ad usarle. E per questo non parlava. Perchè non si fidava della sua capacità di usarle le parole. Di usarle correttamente. Quanto ne abbiamo parlato. Quanto ne abbiamo messaggiato. Su quanto sia importante parlare con qualcuno. Parlare. Esprimere a parole quello che si sente e si vive. Anche il dolore che si prova. O la propria inadeguatezza. Non c'è guarigione che non passi per le parole. E lei delle parole ancora non voleva fidarsi. O forse semplicemente... sentiva che le parole potevano essere un primo passo per un cambiamento. Forse, intelligente e sensitiva com'è... lo sentiva e lo sente che le parole sono pericolose per lei. Che iniziare ad usarle vorrebbe dire accettare che le cose possano cambiare. Che tutto possa mutare. Perchè le parole sono salvifiche e guaritrici. E lei non voleva essere salvata o guarita. In nessun modo. O forse è meglio che glielo dia quando torna dalla psicologa. Magari dopo che ha fatto un primo passo per aprirsi. Potrebbe essere il momento giusto per farle più male. Per costringerla a richiudersi questa volta definitivamente. O se non definitivamente... per molto altro tempo. Perchè io ho bisogno di tempo. Ma... non vogliamo... non voglio... prendere in considerazione la possibilità che magari questo cambiamento non sia la fine della nostra storia. Non sia l'inizio della fine. Ma che magari trovi una psicologa che usi la nostra storia per spronarla ad aprirsi, per fidarsi della vita, delle parole e di se stessa? Non voglio proprio prendere in considerazione questa possibilità? Che il cambiamento possa far diventare ancora più bello e più intenso e profondo quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo?

So solo che non voglio perdere quello che ho. Non voglio perdere quello che mi da. Non voglio assolutamente perdere quello che mi sta dando. Non voglio perdere il suo corpo, il sesso, gli occhi, il suo sguardo, i suoi capelli, le sue labbra, la sua pelle, il suo guardarmi, come la guardo io, come la tocco, l'intensità che provo, la profonda inadeguatezza che ci investe, la profonda amarezza che a volte ci perseguita, il senso del sbagliato insieme alla bellezza di un sentire inafferrabile e immenso. Non voglio perdere tutto questo. E altro. Perchè anch'io non le so usare compiutamente e perfettamente le parole. Anch'io ho dei limiti. Anch'io non so esprimere compiutamente con le parole l'inafferrabilità della vita reale.

Dovrei allora mandarle qualcosa che la sproni ad aprirsi? Un racconto che parli di noi ma che le serva come scusa per fare un tentativo? O invece... potrei, dovrei scriverle qualcosa che la ferisce profondamente? In modo da deluderla ancora e fare in modo che si aggrappi alla prima scialuppa che incontra... che sia anche una psicologa... per dirsi e raccontarsi? Le strategie lineari non hanno mai funzionato. Non funzionano. Quindi una lettera o qualcosa che la sproni ad aprirsi e confidarsi non servirebbe a niente. Anzi potrebbe essere addirittura controproducente. Le persone e le motivazioni non sono mai lineari. Interviene sempre qualche altro elemento emotivo che è più forte e più potente e più subdolo a definire le nostre scelte e la nostra esistenza. Quindi qualcosa che la sproni ad aprirsi non servirebbe. Ed è da escludersi. Punto. Un racconto o qualcosa che la ferisca invece potrebbe servire? Ma non sarebbe giusto ferirla ancora. La vita l'ha già fatto abbastanza. E un'altra delusione non le spetta proprio. Non è tanto che non se la merita. Un'altra delusione se la meriterebbe. E' quello che cerca costantemente nella sua vita. La sua vita è un continuo tentativo di dimostrare che non può fidarsi di nessuno. Che tutti tradiscono tutto e tutti prima o poi. E si aspetta che lo faccia anch'io. Lo sa che lo farò. E' solo questione di tempo.

Ecco la capacità di noi umani di infilarci in storie insensate e senza via d'uscita e direttamente proporzionale alla nostra capacità d'amare e alla nostra sensibilità umana. Le storie senza vie di scampo sono da sempre le preferite delle persone più sensibili e profonde. Non siamo mai stati dei ragionieri o dei commercialisti dei sentimenti. Tutt'altro. Il dare deve esempre essere molto più grande del ricevere. In un gioco che si riproduce e si rinnova all'infinito. Perchè noi siamo delle persone che credono. Non delle persone che contano. E rimane il fatto che oggi non posso vederla e toccarla e quindi non ci sono che le parole che posso usare e che posso farle avere. Non so cosa fare.

Monologo per Attore Maschile Bozza di sceneggiatura Per un Monologo o una Voce Fuori Campo Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

Titolo: MonoLineare Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

MonoLineare agg. [comp. di mono- e linea]. – In tipografia, di composizione a caratteri fusi a linee intere, come si ottiene con la linotype e simili.

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