Giorgio Viali - Regia Sceneggiatura

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Astratto e Concreto. Immagini e Parole Di: GIorgio Viali – 4 Agosto 2020

Nel Nordest i Fratelli D'Innocenzo potrebbero ambientare un loro Film? Spinaceto è una periferia che Vitaliano Trevisan potrebbe decidere di calpestare?

Cosa mai possono avere in comune i Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) e Vitaliano Trevisan? Cosa mai può accomunare il film “Favolacce” al libro “Arabeschi e Grotteschi” o “Works”? Ci sono analogie tra Spinaceto, la Periferia romana, e il Nordest e la Provincia Vicentina? Arzignano, Chiampo?

Sia i Fratelli D'Innocenzo che Trevisan hanno lavorato come sceneggiatori per Matteo Garrone. Sia “Favolacce” sia “Arabeschi e Grotteschi” e “Works” fanno riferimento, più o meno indirettamente, a Matteo Garrone. Sia Spinaceto (e la periferia romana) sia il Nordest (e la provincia vicentina) sono luoghi “ideali” per ambientare “frammenti” non narrativi e reali... cosa che sia i Fratelli D'Innocenzo che Trevisan professano di voler fare e voler continuare a Fare.

Non me ne vorrà spero nessuno di queste persone se mi sono permesso di accostarle.

I Fratelli D'Innocenzo hanno un'infatuazione profonda per “Primo Amore” e per la “recitazione” di Vitaliano Trevisan in quel Film. A loro dunque non dispiacerà certo questo accostamento. Non so invece se Vitaliano Trevisan abbia visto “Favolacce” il film dei Fratelli D'Innocenzo. E cosa ne pensi. Magari trova le immagini del loro film “perversamente affascinanti” ? Potrebbe cambiare idea sul fatto che il cinema italiano “lo gestiscono registi piccoloborghesi, naturalmente di sinistra, che rincorrono la cosidetta Realtà non avendone che una vaghissima idea”?

Come potrebbe essere una eventuale futura collaborazione tra questi due/tre soggetti ... meglio persone...? Non mi stupirei se non ci fosse già stato un qualche tentativo di contatto... Anche se a Vitaliano Trevisan il lavoro dello Sceneggiatore non piace. Implica lavorare con altre persone. E non è mai una cosa facile o semplice. I Fratelli D'Innocenzo invece proprio perchè gemelli e già “costretti” a lavorare con un altro (sè), teoricamente dovrebbero essere più disponibili ad una eventuale collaborazione.

Entrambi frequentano molto da vicino lo scrivere e le parole. I monologhi. Le autobiografie. Tanto che “Favolacce” più che un film è una Voce Fuori Campo. E' un testo che usa delle immagini e degli attori (in cui forse i registi credono, teoricamente, ma che non devono avere una personalità visiva o ideologica o caratteriale o identificabile). Non un film che crede nelle immagini. Ma un film dove le immagini servono per accompagnare un testo. Per renderlo più incisivo.

L'età e il tempo, l'intensità, con cui entrambi frequentano questi mondi rimane comunque non commensurabile. E anche le “qualifiche” che ognuno ha scelto per se stesso sono in qualche modo non accostabili. Sceneggiatori e Registi i Fratelli D'Innocenzo, Drammaturgo Vitaliano Trevisan. Che non disdegna la prosa ma che si sente a casa nella drammaturgia. Ognuno ha una sua Patria d'Elezione.

Ma magari Spinaceto come il Nordest sono luoghi astratti? Anche se Vitaliano Trevisan non scrive del Nordest. L'unico territorio di cui scrive e parla Vitaliano Trevisan è se stesso. Le sue parole, il suo corpo, le sue esperienze. Che sono Voce Narrante, Storia, Monologo, Narrazione (Oh Orrore), Fiction (Oh Orrore) e Luogo/Territorio in cui si svolge l'azione.

“La vera sfida è quella di riuscire a raccontare una storia rinunciando il più possibile a trama e personaggi” Chi l'ha detta? I Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) o Vitaliano Trevisan?

“Concentrarsi sulle parole, sezionarle, guardarci dentro, definirle e ridefinirle, è questo il compito, se ce n'è uno” I Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) o Vitaliano Trevisan?

“La Realtà non è uno scherzo” I Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) o Vitaliano Trevisan?

Ma i Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) e Vitaliano Trevisan hanno anche tratti caratteriali nettamente diversi. Amiconi e camerateschi i primi , cinico e spietato il secondo. Affabili i primi, crudo e indigesto il secondo.

Mi sono permesso una premessa spensierata e leggera per arrivare al motivo per cui scrivo di autori. Ho incrociato nello stesso momento, per caso, alcuni testi e interviste dei Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) e di Vitaliano Trevisan che indirettamente “interferiscono” con una mia ricerca legata alle immagini (fisse e in movimento). E con la realizzazione di set fotografici e gallerie di foto che io definisco “Astratte” o “Astratta”. E un progetto di immagini in movimento con una Voce Narrante.

Vitaliano Trevisan: “Perché la lingua è sempre più astratta e si basa su temi astratti che non hanno un contrappeso reale. E lo vedi in un qualsiasi cosa. La gente parla, usa delle parole, non sa realmente a cosa queste parole si riferiscano. “Violenza”, per esempio, è una delle parole più astratte”

Vitaliano Trevisan: “Più ci si alza, più la realtà si fa astratta, va pensata, e pensare non è facile, specie se a influenzare il pensiero entrano in gioco altri fattori”

Vitaliano Trevisan: Quel che mi colpisce, abitandoci da un po’, è la distanza tra la cosiddetta “narrazione”, che è essenzialmente “urbana”, e la realtà di luoghi che dalle città sono lontani molto più di quanto non indichi la distanza chilometrica.

Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio): “Di solito ci sono queste voci fuori campo totalmente oggettive e secondo me veramente brutte mentre la nostra ambisce al gioco e al dubbio. Secondo noi questo mette in ballo un numero più alto di sentimenti. Quando una voce fuori campo diventa arbitraria dando allo spettatore la possibilità di agire con il proprio pensiero, con il proprio sguardo e con la propria vulnerabilità allora risulta interessante”

Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio): “Noi viviamo in un mondo che in questo momento è genere purissimo per questo l’acquitrino del film che ti strappa la lacrima anche in maniera seducente, un po’ ammiccante, e senza esporsi, quello che noi chiamiamo il Cinema Rachitico a noi fa schifo”

Vitaliano Trevisan: “Al giorno d’oggi l’immagine, fissa o in movimento, è ben più retorica della parola. In questo senso si corrono meno rischi descrivendo a parole, a patto di non trasformarsi in uno di quei professionisti della realtà di cui è pieno il mondo, e di cui certo è strapiena l’Italia, che volteggiano leggeri sulle periferie diffuse in cerca di cadaveri. Il tempo di spolparli e di cagare la relativa narrazione, e via di nuovo in volo, in cerca di un terremoto, di una guerra, di una qualsiasi sfiga, purché di mercato”.

Spunti utili da cui partire. O ripartire.

Seguirà (perchè mi è stata richiesta): Guida essenziale per chi deve incontrare Vitaliano Trevisan. Parole che si possono usare e parole che non si possono usare impunemente con lui.

Astratto e Concreto. Immagini e Parole Di: GIorgio Viali – 4 Agosto 2020

Monologo per Attore Maschile Bozza di Monologo per Sceneggiatura Per un Monologo o una Voce Fuori Campo Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

Titolo: MonoLineare

MonoLineare agg. [comp. di mono- e linea]. – In tipografia, di composizione a caratteri fusi a linee intere, come si ottiene con la linotype e simili.

Era cominciato tutto quella volta... al termine dello shooting l'avevo abbracciata. E non si era tirata indietro. Anzi aveva risposto all'abbraccio. Prendendomi tra le sue braccia, sostenendo e accettando il mio essere. Era la terza volta che la vedevo e la fotografavo. La prima volta l'avevo fotografata insieme ad una ragazza. Uno shooting di coppia. Una sua amica. Ex amica. Non so cosa fosse poi successo e perchè mai non si frequentassero più. Non lo so. E poi tornato a casa avevo a lungo pensato a quell'abbraccio. Alle sue braccia esili che avevano stretto, costretto, riempito, sentito, appreso, condiviso, respirato insieme a me per qualche attimo. Che non era stato un attimo. E che riempiva la mia vita. Sostanzialmente. Ma si era trattato solo di un abbraccio. Poi sarebbe accaduto l'evitabile. E quell'abbraccio si trasformò in una condivisione. Non solo di emozioni, ma anche di corpi e pelle e sesso e sguardi e silenzi e sorrisi e spinte e parole e canzoni e arrivederci e ti amo e ti voglio e mi manchi e vorrei che fossi qui e sei la mia vita e sei tutto per me e Stella e Amore...

Dovevo andar giù pesante con le parole. Non dovevo risparmiarmi. In alcun modo. Ricordarle tutto. E di più. Costringerla a ricordare, a rivivere ma anche farla sentire in colpa. Fare in modo soprattutto che non se ne andasse. Che non decidesse di lasciarmi. Ecco... oggi vedrà una psicologa. Inizierà un qualche percorso di riabilitazione e di consapevolezza. Ed io non voglio che mi lasci. Ed io devo scrivere qualcosa da farle leggere. Inventarmi un racconto, qualcosa che scrivo per qualche motivo. Meglio assurdo. Ma lei deve capire che parlo di lei. Che non la voglio perdere. Che non può lasciarmi. Ma deve anche rimanerle un dubbio. Che io possa usare la nostra storia solo a fini personali, per ricavarne qualcosa, che io possa usare anche la nostra storia per ottenere qualcos'altro, deve rimanerle il dubbio che io sia cinico, disumano, stronzo, abile, manipolatore, subdolo... Il racconto che devo scrivere deve contenere dei chiari riferimenti alla nostra storia ma anche contenere elementi che non rendano riconoscibili in modo univoco i protagonisti reali. Per cui dovrò inserire degli elementi che non le permettano di pensare che io sto scrivendo esattamente di me e di lei. Ma sto enfatizzando, sto scrivendo qualcosa che pur con degli spunti presi dal reale prende poi il volo per motivi ed esigenze editoriali, verso elementi di fantasia e di irrealtà. Ma il racconto deve toccarla nel profondo. Deve farle male. Deve fare in modo che lei si aggrappi ancora di più a me. Che anche se inizia questo percorso di riabilitazione... deve sentire che non può fare a meno di me. E anche se io sono qualcosa di profondamente sbagliato nella sua vita.. deve decidere di continuare a vedermi. Ed io devo suggerirle dei motivi per continuare a farlo o puntare sulla parte trasgressiva e anomala del suo carattere. Deve continuare ad alimentare i suoi demoni e le sue ferite. Non devono guarire. Perchè se guariscono .... è molto probabile che tra noi tutto possa finire. Ed io non solo non lo voglio. Ma non potrei reggere la fine di tutta questa bellezza. Ecco nel racconto... i due protagonisti non devono essere univocamente riconoscibili. Lui deve essere comunque vecchio e lei inevitabilmente molto giovane. Questo non lo posso cambiare. Ma lui potrebbe non essere sposato. Che ne so potrebbe essere stato sposato. Ed ora potrebbe essere separato. E in buoni rapporti con la ex moglie. Sì... ci sta. Mi raccomando: non correggere quello che scrivi. Lascia che le parole vengano e prendile come vengono. Deve sentirsi e percepirsi l'intensità emotiva che ti muove. Lei deve sentirlo. Annusarlo. Percepirlo. Più che capirlo. Devo puntare sulla sua parte malata istintiva e animalesca.

Era cominciato tutto quella volta... al termine dello shooting l'avevo abbracciata. E non si era tirata indietro. Anzi aveva risposto all'abbraccio. Prendendomi tra le sue braccia, sostenendo e accettando il mio essere. Era la terza volta che la vedevo e la fotografavo. La prima volta l'avevo fotografata insieme ad una ragazza. Uno shooting di coppia. Una sua amica. Ex amica. Non so cosa fosse poi successo e perchè mai non si frequentassero più. Non lo so. E poi tornato a casa avevo a lungo pensato a quell'abbraccio. Alle sue braccia esili che avevano stretto, costretto, riempito, sentito, appreso, condiviso, respirato insieme a me per qualche attimo. Che non era stato un attimo. E che riempiva la mia vita. Sostanzialmente. Ma si era trattato solo di un abbraccio. Poi sarebbe accaduto l'evitabile. E quell'abbraccio si trasformò in una condivisione. Non solo di emozioni, ma anche di corpi e pelle e sesso e sguardi e silenzi e sorrisi e spinte e parole e canzoni e arrivederci e ti amo e ti voglio e mi manchi e vorrei che fossi qui e sei la mia vita e sei tutto per me e Stella e Amore... Non sapevo perchè all'improvviso la mia vita si fosse riempita di tanto amore e di tanta bellezza. Non riuscivo a spiegarmelo. Di certo non avevo fatto niente per meritarmelo. Ma era, senza alcun dubbio, la cosa più bella che mi fosse mai capitata. E chi mi conosce sa che non sono un romanticone o un tenerone. Ricordo bene poi quando ci siamo rivisti. Per un altro shooting. Lei era splendente e raggiante nel suo malessere e nella sua apatia e distanza e insicurezza e indeterminazione e giovanezza e magrezza e inadeguatezza al ruolo di modella. Poi, alla fine, ci eravamo seduti e fin che passavamo le foto nel suo portatile mi ero avvicinato a lei. L'avevo presa. E baciata. E baciata ancora. E stretta a me. E baciata. E poi l'avevo sollevata. E poi l'avevo stretta e baciata ancora e ancora. Poi mi ero fermato... come stordito. Ero sazio. Completamente sazio. Per quel giorno non avrei potuto volere o pretendere di più. E lei apatica e indolente e schiva e ritrosa, quanto spavalda e trasgressiva quando era sballata, non aveva detto niente. Solo alla fine mi aveva accarezzato il viso. Nel momento in cui stavo per uscire da casa sua.

Devo sbrigrami a scriverlo e finirlo. Devo farglielo avere prima che vada dalla psicologa. Tarda mattinata. Al massimo primissimo pomeriggio. E poi devo confonderla ancora di più mandandole dei messaggi in cui le chiedo di aprirsi completamnete con la psicologa. Di fidarsi ciecamente. Di confidarle tutto. Che è importante per lei iniziare questo percorso. Che voglio che lei si riprenda. Non può continuare a sballarsi ogni volta che se ne presenta l'occasione. E soprattutto deve iniziare un percorso di riflessione in cui deve iniziare ad usare le parole. Lei. Che non ha mai amato le parole. Non le ha odiate. Ma semplicemente non ha mai imparato ad usarle. E per questo non parlava. Perchè non si fidava della sua capacità di usarle le parole. Di usarle correttamente. Quanto ne abbiamo parlato. Quanto ne abbiamo messaggiato. Su quanto sia importante parlare con qualcuno. Parlare. Esprimere a parole quello che si sente e si vive. Anche il dolore che si prova. O la propria inadeguatezza. Non c'è guarigione che non passi per le parole. E lei delle parole ancora non voleva fidarsi. O forse semplicemente... sentiva che le parole potevano essere un primo passo per un cambiamento. Forse, intelligente e sensitiva com'è... lo sentiva e lo sente che le parole sono pericolose per lei. Che iniziare ad usarle vorrebbe dire accettare che le cose possano cambiare. Che tutto possa mutare. Perchè le parole sono salvifiche e guaritrici. E lei non voleva essere salvata o guarita. In nessun modo. O forse è meglio che glielo dia quando torna dalla psicologa. Magari dopo che ha fatto un primo passo per aprirsi. Potrebbe essere il momento giusto per farle più male. Per costringerla a richiudersi questa volta definitivamente. O se non definitivamente... per molto altro tempo. Perchè io ho bisogno di tempo. Ma... non vogliamo... non voglio... prendere in considerazione la possibilità che magari questo cambiamento non sia la fine della nostra storia. Non sia l'inizio della fine. Ma che magari trovi una psicologa che usi la nostra storia per spronarla ad aprirsi, per fidarsi della vita, delle parole e di se stessa? Non voglio proprio prendere in considerazione questa possibilità? Che il cambiamento possa far diventare ancora più bello e più intenso e profondo quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo?

So solo che non voglio perdere quello che ho. Non voglio perdere quello che mi da. Non voglio assolutamente perdere quello che mi sta dando. Non voglio perdere il suo corpo, il sesso, gli occhi, il suo sguardo, i suoi capelli, le sue labbra, la sua pelle, il suo guardarmi, come la guardo io, come la tocco, l'intensità che provo, la profonda inadeguatezza che ci investe, la profonda amarezza che a volte ci perseguita, il senso del sbagliato insieme alla bellezza di un sentire inafferrabile e immenso. Non voglio perdere tutto questo. E altro. Perchè anch'io non le so usare compiutamente e perfettamente le parole. Anch'io ho dei limiti. Anch'io non so esprimere compiutamente con le parole l'inafferrabilità della vita reale.

Dovrei allora mandarle qualcosa che la sproni ad aprirsi? Un racconto che parli di noi ma che le serva come scusa per fare un tentativo? O invece... potrei, dovrei scriverle qualcosa che la ferisce profondamente? In modo da deluderla ancora e fare in modo che si aggrappi alla prima scialuppa che incontra... che sia anche una psicologa... per dirsi e raccontarsi? Le strategie lineari non hanno mai funzionato. Non funzionano. Quindi una lettera o qualcosa che la sproni ad aprirsi e confidarsi non servirebbe a niente. Anzi potrebbe essere addirittura controproducente. Le persone e le motivazioni non sono mai lineari. Interviene sempre qualche altro elemento emotivo che è più forte e più potente e più subdolo a definire le nostre scelte e la nostra esistenza. Quindi qualcosa che la sproni ad aprirsi non servirebbe. Ed è da escludersi. Punto. Un racconto o qualcosa che la ferisca invece potrebbe servire? Ma non sarebbe giusto ferirla ancora. La vita l'ha già fatto abbastanza. E un'altra delusione non le spetta proprio. Non è tanto che non se la merita. Un'altra delusione se la meriterebbe. E' quello che cerca costantemente nella sua vita. La sua vita è un continuo tentativo di dimostrare che non può fidarsi di nessuno. Che tutti tradiscono tutto e tutti prima o poi. E si aspetta che lo faccia anch'io. Lo sa che lo farò. E' solo questione di tempo.

Ecco la capacità di noi umani di infilarci in storie insensate e senza via d'uscita e direttamente proporzionale alla nostra capacità d'amare e alla nostra sensibilità umana. Le storie senza vie di scampo sono da sempre le preferite delle persone più sensibili e profonde. Non siamo mai stati dei ragionieri o dei commercialisti dei sentimenti. Tutt'altro. Il dare deve esempre essere molto più grande del ricevere. In un gioco che si riproduce e si rinnova all'infinito. Perchè noi siamo delle persone che credono. Non delle persone che contano. E rimane il fatto che oggi non posso vederla e toccarla e quindi non ci sono che le parole che posso usare e che posso farle avere. Non so cosa fare.

Monologo per Attore Maschile Bozza di sceneggiatura Per un Monologo o una Voce Fuori Campo Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

Titolo: MonoLineare Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

MonoLineare agg. [comp. di mono- e linea]. – In tipografia, di composizione a caratteri fusi a linee intere, come si ottiene con la linotype e simili.

#Sceneggiatura #Sceneggiatore #Sceneggiastorie #Monologo #Attore #Casting #Cinema #VoceNarrante

MonoModella Monologo per una Modella Autore: Giorgio Viali – 2 Agosto 2020 Prima Bozza per un Monologo VideoMonologo Voce Narrante di un Prodotto Visivo

Modella:

La prossima settimana festeggio, se così posso dire, un anno d'attività ed esperienza come Modella. Ho iniziato per caso. E ho incontrato, in questo spazio di tempo, persone più o meno interessanti, più o meno definitive. E' il momento giusto per provare a farne un resoconto. Il momento giusto per lasciar scritto qualcosa.

Potrebbe essere o diventare un Manuale? Una Guida per Modelli e Modelle? Non lo so. Per me è semplicemente un Resoconto.

Alcuni shooting hanno segnato la mia vita. Altri, la maggior parte, sono stati insignificanti perdite di tempo, inutili e ripetitive sessioni fotografiche mainstrean e banali.

Sono una persona coraggiosa? Spericolata? Non penso. E non penso sia questo il punto. Il pericolo, o meglio... una specie di possibilità teorica di pericolo, hanno, da sempre, un valore nel mio immaginario. La componente di pericolo e di rischio, insita in questa attività, è sicuramente un elemento, tra altri, che me l'ha fatta scegliere. Oltre ad una componente trasgressiva e di non conformità sociale.

Ho iniziato in modo spavaldo. Senza nessuna regola. Accettando tutte le proposte che mi arrivavano. Senza nessuna selezione. Mi arrivava una richiesta di shooting non retribuita? L'accettavo. Mi arrivava una richiesta di foto in esterni? Bene. Mi si chiedeva di posare nuda? Bene. Mi contattava un fotografo alle primissime armi? Ok. Accettavo semplicemente. Le richieste che mi arrivavano. Le accettavo. Compatibilmente con il tempo che avevo. Rifiutavo solo le proposte che prevedevano spostamenti di più di due ore di auto o di treno.

Il mio modo di approcciarmi al posare era semplice. E lo dicevo e lo scrivevo chiaramente a che mi contattava. Sono una modella. Poso per delle foto. Posso anche decidere di andare oltre e di far diventare uno shooting un momento di conoscenza reciproca emotiva o fisica. Ma lo decido io. Qualsiasi contatto fisico, qualsiasi richiesta o situazione per ottenere una qualche soddisfazione emotiva, sessuale o di piacere non sarà accettata e comporterà la fine della sessione fotografica. Detto in modo semplice. Ci si vede per delle foto. Io poso come modella. Magari deciderò di condividere con te delle emozioni. Magari si scopa insieme. Ma la decisione la prendo io. Vorrei che tu comprendessi e accettassi questo semplice dato di fatto. Siamo d'accordo?

Lo scrivevo ai fotografi e alle fotografe. Indistintamente. E la maggior parte rispondeva d'essere d'accordo. Considerando che... per qualcuno/a... una possibilità, anche solo teorica, di scopare... era comunque sempre meglio di niente.

Non ho mai scopato con nessuno dei fotografi o delle fotografe che ho incontrato. Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto sessuale con nessuno di loro. Ho aumentato, ma di poco, il mio bagaglio visivo di cazzi e fighe. Di pochissimo. Alcuni fotografi (indistintamente tra maschi e femmine) hanno comunque a volte cercato di usare lo shooting fotografico per ottenere una qualche soddisfazione emotiva, fisica o sessuale. In quei casi ho sempre trovato un modo per abbandonare prima possibile lo shooting. Non ho mai dovuto, per fortuna, difendermi da comportamenti violenti.

Ho sempre accettato ci potesse essere un qualche rischio. E per chi se lo chiedesse...
Non mi sono mai fatta accompagnare ad uno shooting. Mi sono sempre presentata da sola. La maggior parte dei fotografi e delle fotografe non gradisce, lo sapete bene, accompagnatori o guardiani o angeli custodi.

Ho collaborato in questo modo (cioè senza fare alcuna selezione) con fotografi e fotografe per quattro mesi. Poi mi sono resa conto che molti shooting erano ripetitivi e non portavano a niente. Nè a me nè al fotografo o alla fotografa. Erano semplicemente una perdita di tempo.

Nel frattempo però avevo imparato alcune cose. I fotografi (e le fotografe) si dividono per lo più in varie categorie. A volte sovrapponibili. A volte esclusive.

Fotografi Bulimici. A questi fotografi interessa fare shooting. Molti shooting. Il numero maggiore possibile di shooting. Per loro il numero di shooting rappresenta un valore. Dimostrare di fare e continuare a fare shooting è una pubblicità notevole per attrarre e coinvolgere altri modelli, modelle e aziende. Avere un portfolio continuamente aggiornato per loro è fondamentale. Un obiettivo importante che perseguono con dedizione.

Fotografi Lenti. La lentezza in questo caso ha a che vedere con il fatto che questi fotografi hanno una visione e dei gusti (estetici e stilistici) datati, vecchi, obsoleti... in una parola una visione da aggiornare. Fotografi e Fotografe che producono immagini superate e non più attuali. Lenti per il fatto che non sono riusciti a modificare i loro stili e il genere di foto che producono.

Post Fotografi. Fotografi che contano sulla Post Produzione della foto che hanno realizzato. La fotografia che realizzano per loro è semplicemente un materiale da stravolgere e modificare per ottenere un risultato spesso contrastato ed eccedente. Photoshop, Filtri, Preset sono gli strumenti che fanno parte integrante del loro modo di operare. La fotografia non è, per loro, che un primo passaggio anonimo e anafettivo. Il “bello” viene nei passaggi successivi.

Fotografi Oggetto. Fotografi e fotografe che non gradiscono e non richiedono nessun tipo di relazione umana o emotiva con la modella. Considerano per lo più la modella o il modello un semplice oggetto fotografico. Appunto da fotografare. Senza bisogno di interagire con loro se non con indicazioni su dove e come mettersi. E su come atteggiarsi. La modella o il modello è, per loro, una specie di manichino. Che indossa qualcosa. O si atteggia in qualche altro modo.

Scoprii, poi, anche, che ci sono altre categorie minori e particolari...

Fotografi Monogami. Fotografi e fotografe che ti propongono di lavorare o collaborare solo con loro. Chiedendo una specie di Monogamia Visiva che prevede che tu collabori solo con loro. Mentre loro comunque possono collaborare e lavorare con altre modelle e modelli.

Fotografi Possessivi. Fotografi e Fotografe che hanno bisogno di “marchiare” con il loro nome o logo la foto realizzata e pubblicata. Fotografi per lo più insicuri. Che sporcano la foto ottenuta, o la “posseggono” inserendo direttamente nel campo visivo della foto elementi esterni e inopportuni. Sacrileghi.

Fotografi Cartolina. Fotografi interessati a realizzare per lo più singole foto d'effetto. Fotografie Cartolina. Fotografie da far vedere, d'impatto, che potrebbero effettivamente diventare foto cartoline. Da vendere o da usare come segnalibro. O da appendere in salotto. Preferibilmente (ma non obbligatoriamente) in Bianco e Nero.

E altre varie categorie...

Dopo quattro mesi, e numerosi shooting realizzati, decisi che era il caso di modificare qualcosa. Decisi di continuare ad accettare indistintamente tutte le proposte che prevedevano un compenso. E di operare invece una selezione delle proposte che non prevedevano compenso.

Non mi sono mai fatta domande “filosofiche” o “estetiche” su cosa sia la “Fotografia” o su cosa sia una “Bella Foto” o cosa sia “Artistico” o meno. Non me lo sono mai chiesta. Non era, e non è, a mio avviso, un mio compito. Posare era, ed è, per me, un modo per incrociare persone e idee. Conoscere queste persone. Vedere come lavorano. Vedere e percepire l'intensità con cui operano. Verificare e definire ossessioni e anomalie artistiche sincere o artefatte. Partecipare a momenti di una sincera intensità, a momenti di creazione, interagire con persone che cercano con onestà, a volte ossessivamente (non c'è per loro altra modalità possibile), cercano una qualche “bellezza” o uno squarcio per vedere ed entrare nell'anima di qualcuno o qualcuna. Un' “operazione” che non ha niente a che fare con una qualsivoglia componente fisica umana. Era ed è un modo per incontrare “altri”. Persone diverse da me. In un contesto asettico. In un ambito non convenzionale. In un set dove qualsiasi regola e legge sociale può, per comune accordo, essere violata o disertata.

E' anche un modo concreto per dare la possibilità a fotografi e fotografe di esprimere se stessi compiutamente. Senza che nessuno di loro potesse o avesse da lamentarsi di non poter fare o di non poter ottenere quello di cui avevano bisogno perchè non c'erano modelli o modelle disponibili. Nessuna scusa. Non dovevano avere scuse. Se non riuscivano ad ottenere “qualcosa” a quel punto era “colpa” loro.

Una volta deciso di continuare ad accettare tutte le proposte retribuite e invece di fare una selezione delle proposte non retribuite... rimaneva da definire come operare questa selezione. Con quali criteri? In base a quali elementi decidere? Andai naturalmente per tentativi. Spesso sbagliando e ricadendo ancora e ancora in shooting inutili e ripetitivi.

Capii, ad un certo punto, che c'era una qualche relazione tra “qualità” dello shooting e la fase preliminare precedente alla sessione fotografica. Se i contatti preliminari erano semplici, chiari e veloci... la certezza di vedersi per uno shooting e la qualità di quello shooting erano certi e sicuri. D'altro canto quando i contatti preliminari erano incerti, faticosi, lenti e lunghi... la possibilità di vedersi per lo shooting era pressochè inesistente e la “qualità” dello shooting, in caso ci si fosse arrivati, sarebbe stata completamente insoddisfacente. Questo diventò un primo elemento per capire cosa mi aspettava. Per avere da subito chiaro a cosa andavo incontro.

Non avevo il tempo o, semplicemente, non volevo perdere tempo, a guardare e analizzare i PortFolio dei fotografi e delle fotografe che mi contattavano. I portfolio sono qualcosa di estremamente ingannevole e parziale. E' come valutare una persona guardando una foto in cui è ben pettinato, rasato, ben vestito, con una bella macchina sportiva alle spalle. Quella foto non mi dice niente di lui. D'altra parte non volevo e non intendevo perdere del tempo a contattare altre modelle e modelli con cui quei fotografi e fotografe avevano in precedenza lavorato. Cosa che molte altre modelle e modelli regolarmente fanno. Ma che comunque con garantisce risultati certi. Può capitare di contattare la modella snob che è scontenta perchè il fotografo ha poi pubblicato una foto in cui il suo viso non le piace, o la modella invece contentissima, ma magari è una modella che ha poca esperienza e non sa valutare. Insomma questo metodo non assicurava e non assicura risultati efficienti e utili.

Oltre al fare attenzione alla fase preliminare... che dava delle indicazioni chiare... iniziai ad adottare questo metodo. Guardavo velocemente la produzione del fotografo o della fotografa. Valutavo se online c'erano solo singole foto o se c'erano gallerie dei vari shooting. I fotografi e le fotografe che avevano gallerie “complete” di ogni shooting definivano e denotavano una persona attenta e interessata ad un percorso di ricerca. Erano dunque fotografi e fotografe con cui valeva la pena collaborare. E poi guardavo come i fotografi e le fotografe lavoravano sui ritratti e sui primi piani. Erano da “scartare” i fotografi e le fotografe che puntavano sulla PostProduzione (i Post Fotografi) e i Fotografi e le Fotografe Oggetto (quelli nelle cui foto di ritratto e primi piani non c'era nessuna ricerca e tentativo di “vedere” la modella e il Modello. Ma solo di ottenere una “bella foto”).

Questi tre elementi, scoprii, mi potevano aiutare con efficacia a fare una selezione. A decidere chi incontrare e chi invece non incontrare. Fase preliminare, Gallerie Complete, Primi Piani Personali. E dovevo comunque, questi elementi, farmeli bastare. Devo, ancora oggi, farmeli bastare. Perchè non ho trovati altri.

Delegare la decisione su chi vedere o meno ad altre persone, al giudizio o al consiglio di altre persone (altre modelle o modelli, altri fotografi o fotografe, altri “esperti” del settore) è sempre stato qualcosa che non ho voluto prendere in considerazione. Convinta che non sia per niente un possibile elemento di scelta e di decisione. Ma solo un abdicare perchè incapaci di decidere. Abdicare ad una decisione, che pur supportata da alcuni elementi, rimane sempre personale e rimane sempre casuale e fortuita.

Ho avuto modo poi anche di capire negli ultimi mesi quanto possa essere importante una collaborazione continuativa con un fotografo o una fotografa. Non necessariamente in un rapporto stretto di Monogamia Visiva o di esclusività. Ma in un rapporto sincero di collaborazione dove la conoscenza reciproca, l'aver già lavorato insieme, diventa un valore aggiunto per proseguire un percorso che per definizione non ha un inizio e non ha una fine.

Negli ultimi mesi ho iniziato a collaborare con un paio di fotografi. Non c'è una modalità di relazione predefinita. Ognuno ha dei tempi diversi che devono essere compatibili anche con i tuoi tempi, con la velocità di elaborare quanto è successo e valutare un possibile step successivo sensato. E bisogna esser in grado di gestire una “relazione visiva” che si dilata nel tempo. Non è semplice. A volte è più semplice spendersi in “una botta e via”.

Ho continuato a collaborare con altri fotografi e fotografe che mi contattano. Ho deciso di non accettare indistintamente tutte le proposte retribuite che mi arrivano. Ho iniziato a fare una qualche selezione anche in questo ambito. E il criterio in questo caso è semplicemente economico. Se devo scegliere tra due shooting retribuiti scelgo quello più ben pagato. Se il compenso è relativamente simile... naturalmente entrano in campo altri elementi.

Negli ultimi tre mesi ho dunque continuato ad accettare proposte retribuite di shooting, ho iniziato un paio di collaborazione “estese” e continuo a valutare, con i criteri che ho definto, le nuove proposte che mi arrivano.

E fra una settimana, come vi dicevo, festeggio, in qualche modo, un anno di attività di Modella. Auguri Cara! Altri Cento Anni!

MonoModella Monologo per una Modella Autore: Giorgio Viali – 2 Agosto 2020 Prima Bozza per un Monologo VideoMonologo Voce Narrante di un Prodotto Visivo

Sceneggiatura Cinema Sceneggiatore Sceneggiastorie Attrice Monologo

Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020

Storie Torbide di Desiderio Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile Trilogia delle Immagini Femminili – InstaTrilogia

Tra Vecchi Media (Fotografia e Cinema) e Nuovo Mondo (Instagram e Social Media). Per una Trilogia Tragica e Drammatica Femminile.

Titolo Provvisorio: MinimaGraziaPh Quasi il nome di un Profilo instagram

Sinossi Giovane aspirante fotografa ha lavorato in varie occasioni con un modello. L'ha fotografato in vari shooting. Ma da quando, durante uno shooting, la fotografa ha cercato di abbracciare il modello e ne è stata respinta, il modello si rifiuta di posare per la fotografa. La fotografa è distrutta e non sa farsene una ragione. Si rende conto che quello che la intriga e la attrae e la eccita non ha a che fare solo con un contatto fisico diretto personale... Contatta una giovane modella e scatta delle foto con lei. Poi ricontatta il modello proponedogli uno shooting con la modella. Il desiderio e l'immaginazione legate al nuovo shooting le permettono di esplorare a fondo il suo immaginario... Vuole far perdere ogni controllo al Modello grazie alla Modella. Fotografare il Modello nel momento in cui è vulnerabile. Magari toccarlo quando è preso completamente dalla modella.

Il Desiderio deve essere perseguito in ogni modo. Il Desiderio trova strade e forme per espandersi.

Titolo: MinimaGraziaPh Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti

Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche

Un gruppo di Modelle e Modelli giovanissimi con vestiti sgargianti, in uno studio fotografico (ma senza nessun fotografo), si muovono e cantano una specie di cantilena:

Il Desiderio è un Dio E gli uomini non possono offenderlo. Non possono nascondersi quando compare. Non possono rifiutarsi di seguirlo e abbandonarsi a Lui. Questa è la storia di una donna. Che viveva nel mondo delle immagini. Una donna coraggiosa. Che esplorò con onestà il suo desiderio. Uomini e Donne venite ad ascoltare questa Storia. Qualcosa sicuramente potrà dirvi sulla natura umana Qualcosa vi racconterà anche di Voi stessi.

La cantilena viene ripetuta varie volte. A volte cantata da un singolo modello o modella in modo indipendente e scoordinato.

L'azione sfuma.

La giovane Fotografa/Protagonista da sola in piedi nello studio fotografico

Giovane Fotografa:

O Dei perchè? O Desiderio perchè? Perchè? Perchè me? Perchè mi avete scelta? Perchè mi avete fatto avvicinare alla bellezza? E poi la avete allontanata da me? Come ho osato sperare di possedere quella bellezza? Come? Che farò adesso? Che farò? Accolgo quest'immensa tristezza nel profondo della mia anima. La cullerò. La ciberò. La farò crescere. Fino a che se ne andrà...

Inizio del Film Dopo la prima parte “teatrale” inizia il film “tradizionale”...

Atto Primo SottoTitolo: Il Dolore non è un'Immagine

La giovane aspirante fotografa è seduta davanti ad un computer. In mano il telefonino. Capelli neri lunghi. Sguardo deciso. Guarda qualcosa al computer Guarda e riguarda. Ma noi non vediamo cosa sta guardando.

Un beep sul cellulare Prende il cellulare Un messaggio Quando ci si potrebbe vedere per delle foto? Apre il profilo del modello che le ha scritto. Scorre svogliatamente le foto del profilo del modello. Un ragazzo giovane, palestrato. Appoggia il cellulare senza rispondere.

Il telefono suona. Ma lei non risponde. Risuona. E lei non risponde. Si stende su un divano. Guarda il soffitto. Se ne sta distesa. sul divano. A tratti piangendo.

L'azione sfuma

Mattina del giorno seguente. Il cellulare suona. E' la sveglia. La giovane fotografa si sveglia e malvolentieri si alza. Entra in bagno. Esce dal bagno. Entra in camera Esce dalla camera vestita in modo ordinario. Esce di casa. Dopo aver preso il suo computer.

Riunione con la Direttrice dell'Agenzia presso cui svolge un tirocinio. Ufficio della Direttrice. Una bella stanza arredata con gusto. Fotografie alle pareti. In bianco e nero. La giovane fotografa entra e si siede. La direttrice finisce una telefonata e si siede...

Direttrice: Che succede? Silenzio La fotografa non risponde. Direttrice: Che succede? Dovevi consegnarmi delle foto la settimana scorsa...? E non l'hai fatto. Ed è la seconda volta in questo mese che succede

Silenzio La fotografa non parla.

Direttrice: Per non parlare di quello che hai fatto con quel modello. Ma non sei capace di controllarti? Sei un'animale? Una Porca senza controllo? Ma lo sai che danno di immagine hai fatto alla mia Agenzia?

Direttrice: Se vuoi confidarti con me... Ti ascolto... Cosa succede? Con un tono di voce materno.

Nessuna risposta. Silenzio.

Direttrice: Sei una aspirante fotografa brava e talentuosa. Lo capisci che mi metti in difficoltà? I tuoi servizi fotografici.... proprio quelli con quel modello... erano belli. Promettenti. Come faccio adesso?

Direttrice: Non mi dai scelta. Prenditi una pausa. Ci sentiamo tra due tre mesi. Quando ti sarai ripresa e inizierai a parlarmi. Ed io... se nel frattempo trovo qualcuno di bravo o brava... lo prendo. Al posto tuo.

La giovane fotografa si alza ed esce.

L'azione sfuma.

E' sera. Una festa, un party in una casa o uno studio. Molte persone di vario genere. Gruppetti che parlano. Un party tranquillo. La giovane fotografa ha due bicchieri in mano e beve.

Si siede su un divano e inizia a parlare da sola. Sicura del fatto che nessuno la ascolta E se anche qualcuno la ascoltasse non la capirebbe. Vicino a lei una ragazza e un ragazzo che si baciano. Non c'è musica di sottofondo.

Possibilità di scegliere Tra un Monologo o una Voce Narrante. Una Voice Over. Sempre la voce della Fotografa.

Testo (Monologo o Voce Narrante)

Che cazzo mi succede? Bella rogna si è abbattuta su di me... Non voglio subirla. Non voglio comportarmi da vittima Non voglio Se questa sventura mi è stata data è perchè sicuramente ho le capacità per affrontarla... Non posso averlo? Bene. Non posso averlo. Ma il mio desiderio troverà un modo. Troverò un modo per averlo di nuovo vicino. Per fotografarlo di nuovo Per fare in modo che possa dare un senso alle mie giornate Che la sua bellezza mi tocchi di nuovo e illumini la mia vita.

La coppia di ragazzi che si baciano, seduti accanto alla protagonista, se ne vanno. Dopo un po arriva una seconda coppia di ragazzi. Che iniziano anche loro a baciarsi e toccarsi.

Ma che cosa avete da toccarvi e da baciarvi? Non lo sapete? Il sesso è sopravvalutato. Lo è sempre stato. Non c'è desiderio nel sesso. Quello intenso, quello profondo. Un corpo non da felicità Un corpo e una scopata non illuminano e danno un senso a una vita. Un orgasmo è solo un involontario momento di piacere. Perchè mai vi toccate? Perchè mai vi baciate? E' perchè non riuscite a gestire la vostra vita da soli? Avete paura di restare soli? Non lo sapete? Stiamo andando verso una società di single. Sareme e vivremo sempre più da soli. Saranno sempre meno le persone che vorranno un corpo e una persona vicini. Gli orgasmi saranno ancora i benvenuti naturalmente.

La coppia di ragazzi che si baciano si alza e se ne va. Arriva un ragazzo e si siede accanto alla protagonista visibilmente ubriaca. Cominciano a baciarsi e a toccarsi.

Atto Secondo SottoTitolo: Il Desiderio non ha Forma

Mattina del giorno seguente. La giovane protagonista si sveglia e si trova un corpo nudo maschile al suo fianco. Con i piedi lo spinge giù dal letto. L'uomo si sveglia e la guarda.

Fotografa: Ma chi cazzo sei? Chi sei? Non mi interessa minimamente cosa fai nel mio letto e cosa abbiamo fatto. Vattene. Vestiti e sparisci. Non voglio sapere niente. Per cortesia... Per cortesia vestiti e vattene!

L'uomo si veste e se ne va. La fotografa rimane a letto.

Fotografa Monologo o Voce Narrante

Un messaggero questa mattina è venuto a trovarmi E il desiderio ha ricominciato a bruciare Con forza e violenza Con determinazione Un angelo? Un inviato degli Dei? Un sogno? Una premonizione? So solo che ho visto e ho desiderato di nuovo e più di prima. Devo trovare una modella. E poi troverò il modo per riavere anche il mio modello.

Incontro con la Direttrice dell'Agenzia. Stanza della Direttrice. Sempre una bella stanza arredata con gusto. Fotografie alle pareti. In bianco e nero. Alcune fotografie sono cambiate rispetto alla scena in cui la fotografa e la direttrice si sono incontrate in precedenza. La fotografa entra e si siede. La direttrice finisce una telefonata e si siede...

Direttrice: Bene Bel lavoro. L'ultimo servizio con la modella è bello. Bel lavoro ! Bene Sono soddisfatta

Atto Terzo SottoTitolo: Le Immagini desiderano Corpi “Il complotto femminile”

Mattina. La fotografa si sveglia per il suono del cellulare. Risponde.

Fotografa: Certo la Direttrice ha visto il servizio. E' soddisfatta. Contenta. Mi ha fatto i complimenti. E li ha fatti a te. Certo. Tutto confermato. Lo shooting è oggi pomeriggio. Allora come ti dicevo... ho già scritto al modello Gli ho fatto credere che nello shooting deve fare in modo che tu perda il controllo. Invece... dovrai esser tu a far perdere il controllo a lui. E quando avrà perso il controllo.... Dovrai prendermi... portarmi vicino al modello e dovrai prendere la mia mano e far in modo che la mia mano accarezzi il Corpo del Modello. Ma questo solo... e solo se... sarò io ad avvicinarmi. Se non mi avvicino si continua lo shooting. Ok? Bene.

Ufficio della Direttrice:

Direttrice: Ho visto le foto che hai fatto oggi. Molto belle. Quella coppia. Il modello e la modella... Sono veramente molto bravi e fotogenici.

Fotografa: Grazie

Sera. Una bar. La fotografa è desuta da sola. Beve una birra.

Fotografa Monologo o Voce Narrante

Vogliamo essere parte esclusiva della vita di qualcuno. Non ci interessano relazioni o rapporti superficiali. Occasionali. Insignificanti. Vogliamo essere indispensabili. Vogliamo Relazioni Esclusive. Altri tipi di Relazioni non ci interessano.

Una ragazza completamente ubriaca si muove tra i tavoli del bar. Sale su un tavolo e finge mosse da modella. Un gruppetto di ragazzi e uomini sventolano dei soldi e glieli lanciano. Come se fosse uno spettacolo di streap tease.

Continua il Monologo della Fotografa: ....

La Ragazza ubriaca cade per terra. Gli altri, i ragazzi e gli uomini, se ne vanno. La fotografa le si avvicina. La fa' sedere per terra. Le parla dolcemente. Poi la prende sotto le spalle e esce con lei dal bar.

Epilogo – Canto Finale Il Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche

Un gruppo di Modelle e Modelli giovanissimi con vestiti sgargianti, in uno studio fotografico (ma senza nessun fotografo), si muovono e cantano una specie di cantilena:

Il Desiderio impera prepotente sulla terra. E l'uomo e la donna possono solo sottostare al suo potere. Una Donna ha guardato l'abisso dei suoi desideri con onestà E si è rialzata con dignità da una colpa umana e mortale. Anche gli umani possono, se coraggiosi, sfidare il desiderio ed uscirne vincitori. Dei e Uomini riposate ora. La tragedia è conclusa. Altre storie ci attendono domani.

Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020

Storie Torbide di Desiderio Femminile Per una Trilogia Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile

Titolo: MinimaGraziaPh Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti

Sceneggiatura Sceneggiature Sceneggiatore Sceneggiastorie Cinema Casting Produzione

Bozza Sceneggiatura Sinossi e Possibile Schema narrativo Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020

Storie Torbide di Desiderio Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile Trilogia delle Immagini Femminili – InstaTrilogia

Tra Vecchi Media (Fotografia e Cinema) e Nuovo Mondo (Instagram e Social Media). Per una Trilogia Tragica e Drammatica Femminile.

Titolo Provvisorio: BetsyBarbieCam Quasi il nome di un Profilo di una Chat Online

Sinossi

Una giovane donna vive da anni da sola con il Padre. La sua cultura e i suoi modi si sono sviluppati secondo uno stile di vita prettamente maschile. Consumo giornaliero di Pornografia. Masturbazione. Linguaggio diretto e Volgare. Nessuna censura nel linguaggio e nei modi. Lavora e si esibisce una chat online. A volte da sola, a volte con il padre. Il padre improvvisamente muore. E lei scopre di avere una Madre e un Fratello “normali”. Che non sapeva di avere. Il passaggio da uno stile di vita all'altro non sarà indolore e semplice.

L'idea parte da “Taxi Driver”. Nel film il protagonista Travis invita Betsy al Cinema. La porta, sconsideratamente, a vedere un film a luci rosse. Betsy se ne va. Ho provato ad immaginare una situazione in cui una protagonista femminile metta in imbarazzo personaggi maschili o femminili. Con comportamenti eccessivi.

Titolo Provvisorio: BetsyBarbieCam Quasi il nome di un Profilo di una Chat Online

Bozza Sceneggiatura Sinossi e Semplice Schema narrativo Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti

Il Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche

Un gruppo di attori e attrici pornografici con vestiti sgargianti e provocanti, in una stanza da letto, si muovono e cantano una specie di cantilena:

Desiderio e Fede Sono la nostra Vita Quello per cui viviamo Non siamo semplici attori o attrici Non siamo semplici performer Siamo mistici e mistiche dei Corpi, del Sesso, della Libertà. Lascia quel mondo falso e ipocrita in cui ti muovi Non c'è verità e libertà dove vivi Solo con noi puoi essere veramente te stesso e te stessa. Desiderio e Fede Sono la nostra Vita

Atto Primo SottoTitolo:

Atto Secondo Sottotitolo:

Atto Terzo Sottotitolo:

Epilogo – Canto Finale Il Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche

Un gruppo di attori e attrici pornografici con vestiti sgargianti e provocanti, in una stanza da letto, si muovono e cantano una specie di cantilena:

Desiderio e Fede Sono la nostra Vita Quello per cui viviamo Non siamo semplici attori o attrici Non siamo semplici performer Siamo mistici e mistiche dei Corpi, del Sesso, della Libertà. Lascia quel mondo falso e ipocrita in cui ti muovi Non c'è verità e libertà dove vivi Solo con noi puoi essere veramente te stesso e te stessa. Desiderio e Fede Sono la nostra Vita

Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020

Storie Torbide di Desiderio Femminile Per una Trilogia Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile

Titolo: BetsyBarbieCam Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti

Sceneggiatura Sceneggiature Sceneggiatore Sceneggiastorie Cinema Casting Produzione

Bozza – Dialogo/Monologo – Sceneggiatura (2020) Testo di: Giorgio Viali

From: “He Died with a Felafel in His Hand” (2001) “Enter me hard, enter me deep. I want you inside me. Yes, yes! I want you now, entering hard, entering deep, yes, now, oh”.

Bozza – Testo – Dialogo

“Vuoi leccarmi la fi ga? Vuoi leccarmela? Eh? O vuoi che ti lecchi il il ca zzo? Vuoi che te lo prenda in bocca?

Ti vedo, ca zzo, che sei in tiro? Ce l'hai duro? Sei pronto? Sei pronto per sco parmi? Cosa vuoi da me? Vuoi che sia la tua po rca tro ia? Una pu ttana? Un animale? Una zo ccola stronza e senza sentimenti? Vuoi solo sbattermi? Prendermi? Avere il controllo, il potere su di me? Un controllo assoluto? Vuoi poter fare quello che vuoi? Vuoi fare le cose più indicibili e vergognose? Con me? Cosa vorresti fare? Hai almeno il coraggio di dirlo? Di dirmelo? Vuoi sco parmi? Vuoi incu larmi? Vuoi fo ttermi? Vuoi mettermelo in bocca? Vuoi che ti lecchi il cu lo? Vuoi vedermi godere? O vuoi vedermi implorare pietà? Vuoi sottomettermi o vuoi farmi godere? Lo sai almeno cosa ti farebbe piacere? Perchè molti non lo sanno E molti non hanno il coraggio di confessare a se stessi o agli altri quello che vogliono Sei un maschio Sei cresciuto con mille pregiudizi e mille desideri inconfessati Sei fondamentalmente un fallito Un represso Prova almeno a capire cosa vuoi da me Perchè io posso dartelo Posso darti quello che vuoi Posso farti godere Se sai quello che vuoi Se lo vuoi veramente Se pensi che quello che vuoi debba essere soddisfatto? O debba solo, ancora una volta, rimanere non confessato? E se quindi vuoi rimanere ancora e ancora un fallito Uno sfigato

Lo so' che hai paura di me Paura di non essere in grado di farmi godere Paura di non saper soddisfare il mio corpo Lo sai che io posso fingere e ingannarti e farti credere che tu sia bravo e maschio quando invece magari sei solo una mezza sega Perchè voi maschi questo siete Questo sapete fare Farvi delle se ghe Questa è l'unica cosa che sapete fare E la fate bene Una vita passata a farvi se ghe Avete imparato bene come fare Quante se ghe ti fai? Tre quattro volte la settimana? Due tre volte ogni giorno? Una due volte al giorno? E lo sai fare bene? A cosa pensi quando ti fai le se ghe? Quale siti po rno visiti? Quali solo le categorie che cerchi? Te en, A nal, Blonde, Ca sting, Auditions? O sei un “utente avanzato” e hai sviluppato desideri più definiti e precisi? Me ne vuoi parlare? Ne parliamo? Parliamone...

O vuoi che ti dica io cosa voglio? Quali sono le mie voglie inconfessate? Vuoi sapere cosa voglio? Del tuo ca zzo sinceramente non mi frega niente Un ca zzo lo trovo dove voglio E quando voglio Non ho bisogno di un ca zzo Voglio qualcuno che sappia allo stesso tempo dirmi quello che vuole, quello che è, e insieme nascondermi una parte di sè stesso. Ma non con cattiveria. Solo perchè è inevitabile. Non si può non nascondere qualcosa di sè stessi. Ma deve essere sincero con me e dirmi chiaramente quello che vuole, deve raccontarmi i suoi sogni, quello che desidera, quello che immagina quando si fa una se ga. Voglio qualcuno che me ne parli e non se ne vergogni. Che abbia il coraggio di quello che vuole E non si nasconda E non nasconda la parte sporca di se stesso. Anche io ho la mia parte di desideri inconfessati. Naturalmente”

“He Died with a Felafel in His Hand” (2001)

“We're expecting a big check at the end of the month”. “I'm a writer. I write for Penthouse magazine”.

“Enter me hard, enter me deep. I want you inside me. Yes, yes! I want you now, entering hard, entering deep, yes, now, oh”.

Bozza – Dialogo/Monologo – Sceneggiatura (2020) Testo di: Giorgio Viali Sceneggiatura

#Sceneggiatura #Sceneggiatore #Sceneggiastorie #Monologo #Dialogo #Cinema

Monologo – Bozza – Spunti (2020) Bozza – Dialogo/Monologo – Sceneggiatura (2020) Testo di: Giorgio Viali

Un materasso sul pavimento. Un lenzuolo sporco. Una ragazza scomposta che dorme seminuda a pancia in giù. Una stanza sgabuzzino...

Ca zzo vuoi? E' presto ! Ca zzo ! Mamma Lasciami stare Lasciami dormire Ca zzo Fottiti stronza Non sei mia mamma Sei solo la stronza che mi ha partorito.

E si ripete...

La ragazza parla da sola. Farnetica. Non c'è nessuno nella stanza E' da sola.

A me piace solo bere Ca zzo Bere! Bere! E ancora Bere!

Ubriacarmi Perdermi Stordirmi Fino a diventare incosciente Fino a tirar fuori la parte stronza e animale di me La parte vera Non ne posso più di questo mondo di merda Falso Che non capisco e non sò gestire Ca zzo. E' semplice Voglio solo Bere. Nient'altro.

Non mi frega un ca zzo di nient'altro. Non mi frega un ca zzo di nessuno. Neanche il sesso mi interessa Al massimo solo se sono ubriaca. Solo per esibizionismo Da sbronza non sento e non provo niente

La maggior parte delle volte poi non ricordo cosa ho fatto o detto. Non ricordo niente Voglio sparire dalla faccia di questa merda di terra Da questa merda di realtà Voglio sparire Voglio che tutto finisca Voglio svegliarmi da questa specie di incubo Ca zzo...

Fanculo ! Mamma! (pausa) Ca zzo Ca zzo Adesso mi ricordo che non ci sei più Sei morta Ca zzo

E non è cambiato niente Ero sola prima Sono sola adesso E bere è ancora l'unica cosa che mi interessa Ca zzo E adesso è troppo presto per iniziare a bere. Ca zzo Devo aspettare

Meglio se vado a farmi una doccia Puzzo Ca zzo

Ma non si alza Rimane ferma, distesa. Farfuglia qualcosa di incomprensibile L'azione sfuma

Monologo – Bozza – Spunti (2020) Testo di Giorgio Viali Sceneggiatura Bozza – Dialogo/Monologo – Sceneggiatura (2020) Testo di: Giorgio Viali

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CORSO BASE Bozza Idea per Sceneggiatura – Per un “Prodotto” commerciale “italiano” di Intrattenimento Di Giorgio Viali – 2 Luglio 2020

“CORSO BASE”

Sinossi: Una giovane ragazza, dopo la morte del padre, organizza un Corso di Autostop. In un'epoca di Social Media e interazioni virtuali e digitali scopre che relazioni e interazioni concrete e reali possono avere un senso. Incontra una donna giornalista un po' delusa dalla vita con cui stringe amicizia. E poi... inaugura il suo Corso Base di Autostop.

Sceneggiatura:

Un Cimitero. Film si apre con un Funerale. Una giovane ragazza riceve le condoglianze da parenti e amici. Piange. Voce fuori campo della ragazza. “Mio padre se ne è andato! E adesso sono sola. Sono sola. Come un cane. Non siamo sempre andati d'accordo con mio padre. Che per gran parte della sua vita che ha fatto? Non ha fatto... che dire... niente. Niente di niente. L'unica cosa di cui andava fiero... che rimpiangeva... erano viaggi che aveva fatto in gioventù. Perlopiù in autostop. Poi il vuoto. Il nulla”. Una vita passata forse a nascondersi...

L'azione sfuma

La ragazza è in un semplice appartamento. Sta riempiendo una serie di scatoloni di varie forme con cose del padre. Da portare in discarica. Vestiti buttati dentro in fretta. Scarpe. Vecchie fotografie del padre nei suoi viaggi. Riceve una telefonata da un'amica.

“Ci vediamo alle nove. Stasera. Mangiamo qualcosa insieme”

Una semplice ristorante pizzeria. Le due amiche sedute. Bevono una birra e mangiano qualcosa. “Dove andiamo quest'anno?” “Metà luglio? O aspettiamo inizio settembre?”

“No! “ Mi sa che quest'anno passo...! Voglio metter via i soldi per l'auto...”

“Ma per viaggiare non servono i soldi... Non diceva sempre così... tuo padre? Si può viaggiare in autostop... Anche se non si usa più Nessuno lo fa più...”

“Sei divertente. Spassosa. Saresti stata la figlia perfetta per mio padre. Tu hai mai viaggiato in autostop? Una volta in vita tua? Una?”

“Posso imparare! Non penso sia poi una cosa che non si possa imparare...”

“Certo ! Per il tuo compleanno ti regalo un Corso su Come fare l'Autostop! Così impari”

“A che mi serve un corso? Sei tu l'esperta ! Tuo padre ti ha portato in viaggio con lui in autostop quando avevi... quanti anni avevi?”

“Non me lo ricordare.... Avevo 5 o 6 anni. E' stata una delle poche volte che ho fatto autostop. Ed è stata una cosa così imbarazzante. Mi ha segnato per tutta la vita. Grazie che me l'hai ricordato”.

“In un'epoca in cui nessuno fa più autostop... sei una persona con competenze ed esperienza... Merce rara... Potresti insegnare tu... Come fare l'autostop... Corso Base e Corso Avanzato...”

Descrizione due personaggi: La protagonista è una ragazza (25/26 anni). Un bel viso. Capelli lunghi. Veste in modo anonimo ma ricercato. Ha un lavoro come commessa in un negozio di abbigliamento in un qualche centro commerciale. L'amica della protagonista ha più o meno la stessa età (25/26 anni). Veste anche lei in modo curato. Capelli scuri anche lei. Taglio capelli: caschetto. Potrebbero essere sorelle.

Due mesi dopo

L'incontro. Nella ricerca di una qualche donna che abbia viaggiato molto in autostop... la nostra protagonista “insegue” e poi incontra una giornalista (una donna che ha circa 50 anni) disillusa e apatica. Tra le due nasce una bella amicizia.

Descrizione della Giornalista: Una donna sui 50 anni. Un po' trasandata. Vive sola. Non ha famiglia o figli. Un po' acida. Con tanta esperienza di viaggi e di lavori.

Un mese dopo Una saletta convegni anonima di un Hotel Una stanza allestita con sedie per una cinquantina di persone. Sono presenti e sedute una quindicina di persone. Tutte donne.

Fuori della saletta. Un tavolino dove cui si accredita con le nostre due protagoniste. “Ci sono tutte Questa ha telefonato che non può venire Hanno tutte versato la quota Possiamo cominciare” Raccolgono le cose... Le due protagoniste entrano in sala. Si siedono sul tavolo riservato ai relatori. Già seduta al tavola la Giornalista. Provano il microfono.

“Mi sentite tutte? E' troppo alto? Troppo basso? il Volume?”

“Benvenute. Questa è l'unica lezione teorica del Corso. Come da programma questa lezione sarà di un'ora circa. Le altre 5 lezioni del corso saranno, come sicuramente saprete, delle lezioni pratiche. Sono state diverse le richieste che abbiamo avuto di iscrizione. Ma abbiamo deciso di non fare un Corso troppo affollato Le partecipanti al corso sono quindici. Una è assente”.

“Spero abbiate avuto tutte il tempo di leggere il materiale che vi è stato inviato...”

“Rivediamo comunque alcune cose... Le cose che si devono sapere. Le cose da cui partire”.

Lascio la parola alla nostra Ospite

“Autostop vuol dire essenzialmente aspettare. Aspettare e aspettare. A volte si è fortunate e si trova un passaggio velocemente a volte l'attesa è infinita.”

“E' importante sape scegliere con attenzione il luogo dove fare l'autostop. Vi ricordo che in Italia non si può fare l'autostop in autostrada. In altri paesi europei è possibile”.

“Scegliere il posto è importante. Deve essere un posto trafficato. Dove passano molte auto. E bisogna mettersi in una posizione in cui sia agevole per le auto fermarsi senza avere problemi o creare problemi alle auto che le seguono”.

....

CORSO BASE Bozza Idea per Sceneggiatura – Cinema di Intrattenimento Di Giorgio Viali – 2 Luglio 2020

“CORSO BASE”

ARCHIVIO – IDEA PER SCENEGGIATURA – 2013 GIORGIO VIALI

CONTROCINEMA Spunti per una Sceneggiatura – Bozza di Sceneggiatura Progetto Cinema – Lido di Venezia – Mostra del Cinema di Giorgio Viali – Novembre 2013

SINOSSI

La Direttrice della Mostra del Cinema di Venezia viene sequestrata da un gruppo di Rivoluzionarie dell'immagine. Un Gruppo di sole Donne. In un mondo collassato dentro una Crisi Definitiva e Completa, partita dalla Grecia ed estesasi velocemente, non ci sono più Poteri, Autorità, Monete condivise. Le immagini sono diventate, incredibilmente, unica valuta accettata e unica moneta di scambio. La Direttrice della Mostra, sequestrata in un piccolo appartamento del Lido di Venezia, viene sottoposta ad un interrogatorio quotidiano. E ogni giorno viene allestito un nuovo Set Cinematografico all'interno del quale la Direttrice deve interagire. Gli attivisti ne ricavano quotidianamente delle immagini o dei filmati con i quali si autofinanziano.

Quando L'Immagine diventa Realtà.

Non ci sono più Monete valide. Le Immagini sono diventate l'unica moneta di scambio.

Contro il Sistema Cinema Omologato della Mostra del Cinema di Venezia

Contro il Sistema dei Festival dei Cinema che hanno distrutto il Cinema indipendente

Contro ogni Forma di Gerarchia dentro il Mondo delle Immagini

Contro il Cinema Commerciale e Mainstream

Per un Cinema , Rivoluzionario e Libero

L'immagine è Donna. Solo le Donne hanno il diritto di Produrre Immagini. Qualsiasi immagine prodotta dagli Uomini deve essere distrutta. Gli uomini possono essere solo Oggetto delle Immagini. Agli Uomini deve essere tolta la facoltà di produrre immagini, dopo l'uso improprio che ne hanno fatto per decenni.

Alcuni Fotografi e Cineasti maschi sono stati giustiziati, altri lo saranno.

SCENEGGIATURA

PROVA DEL SEQUESTRO

Tre donne ripassano compiti e consegne per il Rapimento della Direttrice della Mostra del Cinema di Venezia Provano e riprovano come muoversi e come agire. Non hanno armi. Una di loro ha solo il compito di filmare il rapimento.

SCENA DEL RAPIMENTO

La Direttrice viene bloccata e spinta a salire su un motoscafo.

SCENA DELLA PRIGIONIA

La Direttrice sola in una stanza. Un letto semplice Luce che arriva dall'alto.

SCENA DELL'INTERROGATORIO

Un'attivista con una maschera di una attrice parla con la Direttrice Le spiega il motivo del sequestro. La informa che ogni giorno dovrà essere la protagonista di fotografie o riprese video. In questo modo il gruppo intende autofinanziarsi e far conoscere la propria causa.

SCENA RIUNIONE ATTIVISTE Da scrivere

SCENA PRIMO SET CINEMA Da scrivere

SCENA SECONDO SET CINEMA Da scrivere

SCENA TERZO SET CINEMA Da scrivere

SCENA LIBERAZIONE DELLA DIRETTIRCE La Direttrice viene rilasciata. La Mostra del Cinema può iniziare regolarmente.

CONTROCINEMA Spunti per una Sceneggiatura – Bozza di Sceneggiatura Progetto Cinema – Lido di Venezia – Mostra del Cinema di Giorgio Viali – Novembre 2013

Archivio Testi

Spunti per un VideoRacconto di Giorgio Viali 9 febbraio 2020

Allegra si svegliava sempre presto la mattina. E mentre si preparava una tazza di te si metteva al portatile. La mattina e la sera erano i momenti in cui arrivavano le richieste. Di fotografi o videomaker che la contattavano. Aveva sempre pensato come “ingiustamente” si mettesse in evidenza e si raccontasse il lavoro dei fotografi, registi e casting director nel selezionare una modella o un'attrice. Nessuno sembrava prendere in considerazione il “lavoro” di una modella e/o attrice nel selezionare i progetti che le venivano proposti. Una specie di casting inverso. Un compito impegnativo e difficile. Non si trattava di scegliere un viso, un volto (un'anima). Ma di vagliare il lavoro di fotografi e videomaker per capire se avessero qualcosa da dire, qualcosa da raccontare, qualcosa che valesse la pena. Se avessero uno stile. Una loro visione del mondo. Una loro estetica visiva. Il suo “lavoro” aveva ormai una sequenza di operazioni definita. Collaudata. Metteva intanto da parte tutti i lavori e le proposte di lavori commerciali e retribuiti. Certo non li scartava. Ma li metteva intanto da una parte. Poi iniziava il suo vero lavoro. Delle altre proposte andava con cura a vedere i lavori, le foto, i video dei fotografi e videomaker che l'avevano contattata. Le proposte non erano tante. Ma erano quotidiane e continue. E il lavoro di guardare i loro lavori era impegnativo e non semplice.

Come capire se vale la pena lavorare o collaborare con un fotografo o un videomaker/regista? Come scegliere un fotografo o un videomaker? Cosa deve avere? Come deve essere il suo Sguardo? Con quanta passione e/o intensità racconta o riprende o costruisce o destruttura la realtà per costruire finzione? Oltre alla passione e all'intensità ha la capacità di guardare con distacco e imparzialità? Senza che il suo sguardo si faccia prendere nel gioco di realtà e finzione? Sa guardare il Viso, il Volto di una Modella o di un Modello? Sa innamorarsene perdutamente e sa mettere in evidenza la bellezza di quel viso/volto? I suoi lavori sono socialmedia indipendenti? I suoi lavori possono risaltare anche sui Social Media? Quanto è importante per quel fotografo/videomaker un Viso o un Corpo? Le fotografie e i video di quel fotografo/videomaker sono resistenti al tempo? Guardano lontano o hanno il fiato corto? E la domanda conclusiva e finale: Dopo quello che ho visto... Voglio lavorare con questo Fotografo/Videomaker? Lo voglio?