Giorgio Viali - Regia Sceneggiatura

Archivio – Bozze, Sceneggiature, Sceneggiatura, Soggetti, Cinema, Fotografia

Ask me Anything

Bozza di Ambiente Distopico Per un Video
Un Film o una Serie Tv

Autore: Giorgio Viali Data: 9 Dicembre 2022

Ambiente distopico in cui si sviluppa la Storia

Un Mondo in cui si comprano e vendono Interazioni umane e sociali

Una Società di Servizi di Interazione che si chiama Ask me Anything #AskmeAnything

Testo per Spot Pubblicitario

Sei insoddisfatta del tuo Lavoro? Pensi sia ingiusto passare tante ore a lavorare? Spesso in un lavoro insoddisfacente o ripetitivo o stressante?

Vuoi smettere di lavorare per tante ore al giorno? Vuoi smettere di essere uno Schiavo o una Schiava? Vuoi riavere indietro il tuo Tempo e la tua Vita?

Oggi hai un'alternativa concreta e semplice. 15 minuti della tua giornata in cambio di un compenso generoso. Che ti permetterà di vivere più che dignitosamente. E avrai di nuovo il pieno controllo della tua Vita e del tuo Tempo.

Il Servizio si chiama Ask me Anything #AskmeAnything

Un Cliente ti chiederà di fare qualcosa Tu dovrai fare quello che ti viene chiesto Riprendere il tutto con il Cellulare Passare il video al Cliente

15 minuti al giorno ti assicurano un guadagno rilevante

Ci sono due Livelli di Servizio: Ask me Anything Basic Ask me Anything Plus

Servizio Basic: quello che ti viene chiesto non coinvolge altre persone. Servizio Plus: quello che ti viene chiesto può coinvolgere altre persone.

Per ogni richiesta che soddisfi riceverai un compenso. Compenso fissato a: Servizio Basic: XXX euro Servizio Plus: XXX euro

Testo per Spot Pubblicitario – Marketing

Il Futuro non ha niente a che fare o a che vedere con i Soldi. Non l'hai ancora capito?

Il Futuro sarà un Futuro in cui avranno valore solo le Interazioni umane. Questo sarà il Futuro. Vendere e offrire Interazioni umane. Vendere o richiedere Interazioni umane. Pagare o scambiare Interazioni umane.

La Moneta del Futuro, quello che conterà veramente.. quello che muoverà il mondo ... saranno le Interazioni umane e sociali.

Non ci sarà più una Borsa dove si scambiano dollari o euro.

Ci sarà un Mercato e una Borsa in cui si scambiano Interazioni. Nasceranno Società che si occuperanno di Interazioni sociali e umane.

Una di queste si è appena affacciata al Mondo. Si chiama Ask me Anything #AskmeAnything

E' una Società che si occupa di offrire o scambiare Interazioni umane.

Testo per Spot Pubblicitario

Sei stanca di Interazioni finte e insincere? Sei delusa o insoddifatta della tua vita sociale? Della tua vita sentimentale? Vuoi delle Interazioni intense, reali e soddisfacenti? Che siano autentiche.

Il Servizio si chiama Ask me Anything #AskmeAnything

Il nostro Nuovo Servizio ti offre Interazioni sociali di facile consumo e di assoluta soddisfazione.

Puoi segliere all'interno del nostro bacino di Persone chi vuoi. E puoi chiedere a questa Persona (uomo, donna, giovane o adulto) di fare quello che tu vuoi. E questa persona farà tutto quello che tu le chiederai di fare.

Il Servizio prevede due Modalità. Ask me Anything Basic Ask me Anything Plus

Ma quanto costa questo servizio? Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti per il Servizio Basic Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti per il Servizio Plus

Testo per Spot Pubblicitario

Sei disperata? Non trovi un lavoro? Nessuno ti vuole assumere? Nessuno ti da' una possibilità? E non sai più cosa fare?

C'è un nuovo Servizio Online Che paga minimo XXX euro al giorno

Il Servizio si chiama Ask me Anything Un Cliente ti chiederà di fare qualcosa Tu dovrai fare quello che ti viene chiesto Riprendere il tutto con il cellulare Passare il video al Cliente

Ci sono due Livelli di Servizio: Ask me Anything Basic Ask me Anything Plus

Servizio Basic: quello che ti viene chiesto non coinvolge altre persone. Servizio Plus: quello che ti viene chiesto può coinvolgere altre persone.

Per ogni richiesta che soddisfi riceverai un compenso. Compenso fissato a: Servizio Basic: XXX euro Servizio Plus: XXX euro

Questo è un FINTO Messaggio Pubblicitario. E' una Bozza di Racconto per Realizzare un Film #AskmeAnything Produzione: @filmverticale

Testo per Spot Pubblicitario

Stanco del tuo animale da compagnia? Del tuo cane o del tuo gatto. Vorresti un umano da compagnia? Un uomo o una donna. Un giovane o una giovane. Che faranno quello che chiedi loro di fare. Qualsiasi cosa tu voglia.

Ask me Anything è un nuovo Servizio di Interazioni. Potrai scegliere tra molti Umani. Potrai avere il tuo Umano da compagnia fisso. O un Umano da compagnia occasionale. Potrai avere il loro servizio per un tempo di 5 minuti o per un'ora al giorno. E potrai chiedere loro qualsiasi cosa tu voglia.

Il Servizio prevede due Modalità. Ask me Anything Basic Ask me Anything Plus

Il Servizio Basic ti offre la possibilità di chiedere azioni che non coinvolgono terze persone.

Il Servizio Plus ti offre la possibilità di chiedere azioni che coinvolgono terze persone. Con il Servizio Plus puoi chiedere quindi anche interazioni dirette anche con te stesso.

Ma quanto mi costerà questo servizio? Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti. Per il Servizio Basic Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti. Per il Servizio Plus

Testo per Spot Pubblicitario

Hai dei desideri indicibili? Delle fantasie sociali o sensuali inconfessabili? Delle ossessioni profonde che difficilmente riesci ad ammettere? Noi possiamo soddisfare ogni tuo desiderio. Fantasia. Ossessione.

Ask me Anything è un nuovo Servizio di realizzazione personale. In una società in cui i rapporti e le interazioni sociali sono diventati sempre più rari e difficili. O semplicemente laboriosi e insoddisfacenti.... Il nostro Nuovo Servizio ti offre soddisfazioni sociali e interattive di facile consumo e di asosluta soddisfazione.

Puoi segliere all'interno del nostro bacino di Performer chi vuoi. E puoi chiedere a questa persona (uomo, donna, giovane o adulto) di fare quello che tu vuoi. E questa persona farà tutto quello che tu le chiederai di fare.

Il Servizio prevede due Modalità. Ask me Anything Basic Ask me Anything Plus

Il Servizio Basic ti offre la possibilità di chiedere interazioni che non coinvolgono terze persone.

Il Servizio Plus ti offre la possibilità di chiedere interazioni che coinvolgono terze persone.
Con il Servizio Plus puoi chiedere quindi anche interazioni dirette anche con te stesso.

Ma quanto mi costerà questo servizio? Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti. Per il Servizio Basic Sono XXX euro per ogni richiesta. Per un tempo di 10 minuti. Per il Servizio Plus

Vieni a Provare il nostro servizio. La prima interazione è in promozione. XXX euro per la tua prima richiesta.

Autore: Giorgio Viali Data: 9 Dicembre 2022

AntiStato Esercizi di Strategia Sociale Per una Sopravvivenza personale e familiare Dentro una Falsa ed Impropria Distopia

Bozza di Monologo – Sceneggiatura Performance – MonoTeatro – Autore: Giorgio Viali

Houellebecq e Macchiavelli. L'Antigone di Sofocle. Toni Negri e Liliana Cavani. Indymedia e Macao. Lotta Continua e Bottega Veneta. La Battaglia di Algeri e Black Mirror. Del Porco non si butta Nulla. Direbbe Vitaliano Trevisan. Ripartire dalla semplicità. Non buttare quello che rimane della nostra cultura contadina popolare.

Era una buona idea. Ne sono certo. Ed è una buona idea. Lo è ancora. L'ho sempre pensato. Bisogna sempre trovare dei metodi e delle strade per arrivare indirettamente alle menti e ai cuori delle persone. Un attacco diretto, una dimostrazione diretta, una franca conversazione non ottengono risultati. O molto raramente. Bisogna sempre parlare al cuore e alle menti per incisi. Bisogna educare e motivare sempre impropriamente. Inserendo affermazioni e emozioni dentro altre parole. Bisogna sempre mescolare le carte. Creare situazioni. Confondere lo spettatore. Usare l'arma del dubbio. Deve dubitare. Essere vigile. Attento ad ogni segno di finzione ed ad ogni segno di realtà. Pronto a recepire indirettamente e far propria l'anima del nostro dire. E soprattutto deve essere convinto di saper leggere tra le righe. Deve essere convinto di saper andare al di là delle parole. Deve esser convinto di arrivare alla soluzione o ad un'interpretazione solo grazie alle sue capacità. Solo grazie alla sua formazione, alla sua furbizia, astuzia. Ogni spettatore è un Ulisse. Un essere ingegnoso e scaltro, signore e padrone del proprio destino. Capace con solo le sue forza e intelligenza di ingannare anche anche gli Dei se servisse. Deve costruirsi la sua strada. Consapevolmente. Vederla o intravvederla dove altri non vedono che confusione. E intraprenderla perchè consci che sia la strada giusta. O l'unica strada sensata.

E allora devo obbligatoriamente fare una premessa. Per evitare ogni possibile fraintendimento.

Questo è uno spettacolo. Voi siete qui per assistere ad uno spettacolo. Questo è semplice intrattenimento. Questo è un testo, un mologo teatrale. Nient'altro.

Perchè a qualcuno potrebbe venire il dubbio che questo spettacolo sia un metodo di propaganda. A qualcuno potrebbe venire in mente che questo “spettacolo” sia un modo per reclutare persone. Cuori e menti. Mani. Qualcuno potrebbe pensare che la strategia qui in atto preveda che un semplice spettacolo sia un pulpito da cui parlare per trovare seguaci. Per formare coscienze e arruolare combattenti. O forse più semplicemente un modo per farvi conoscere una realtà che non avete considerato? O per farvi prendere coscienza della necessità di agire? Deporre gli indugi e sporcarsi le mani?

Fatta questa dovuta premessa: Che lo spettacolo abbia inizio!

Primo obiettivo di qualsiasi spettacolo? Far in modo di coinvolgere lo spettatore. Lo spettatore deve perdersi dentro la storia che ascolta. Allontanarsi da tutto e tutti. Immedesimarsi nei personaggi. Completamente.

Amo la distopia. I racconti i film gli spettacoli ambientati in un futuro o un presente riconoscibile ma astratto e immaginato. Amo perdermi dentro questi universi più o meno complessi dove l'uomo è al centro di tutto. E tutto il resto è contorno. Accessorio. Per una storia d'amore o d'avventura. Per un viaggio.

Strategicamente dovendo pensare a degli scontri o semplicemente alla difesa la prima risorsa da individuare e il primo obiettivo da assicurare è quello di garantire delle cure efficaci e immediate ad eventuali feriti. Quindi nell'elenco di persone da “arruolare” ci sono per prima cosa medici, infermieri e luoghi e strumenti di cura. Prima di qualsiasi altra cosa. Prima anche di procurarsi delle armi. Strumenti di difesa e offesa. Partendo dal Veneto e dal Nordest l'obiettivo è assicurarci la collaborazione di un paio di medici per ogni provincia e di una decina di infermieri distribuiti nel territorio della provincia. Un paio di luoghi di cura operativi in ogni regione. Un paio di chirurghi e uno staff operativo per sala operatoria. Stabilito strategicamente questo primo obiettivo come fare per contattare medici e infermieri? Come spiegare loro la nostra associazione? La nostra missione? Il nostro compito? Il nostro scopo? “E' solo per merito dei disperati che ci è data speranza” Questo potrebbe essere un metodo d'approccio da sperimentare. Un metodo legato alla sensibilità (presunta) di Medici e Infermieri. Partire dai più poveri, dagli affamati e assetati, dagli orfani e dalle vedove cristianamente parlando. E dispiegare un'analisi della situazione attuale. Siamo alla vigilia di una rivolta sociale incontrollabile e incontrollata. Una polveriera sociale sta per esplodere. Lo Stato non sarà più in grado di garantire un benessere minimo ai suoi cittadini. E i cittadini dovranno ritirare il proprio mandato allo Stato per rivolgersi ad altre Forme Sociali che possano garantire la loro sopravvivenza. Per questo stiamo costruendo una Associazione di Persone, affidabili e rispettose, che possa, nel momento del bisogno, provvedere a garantire un benessere minimo. Se non dovesse funzionare questo approccio sentimentale e professionale si potrebbe optare per un approccio opportunistico semplice. Lo Stato sta per diventare incapace di assicurare ai propri cittadini qualsiasi minimo benessere. E' tempo di costituire un gruppo di persone che possano operare per provvedere a se' stesse e alle proprie famiglie un qualche benessere, nel caso in cui lo Stato appunto non sia più in grado di farlo. Le persone che cerchiamo sono persone affidabili e serie. Che sappiano condividere pensieri e azioni. Nella costruzione di una forma sociale alternativa o supplente allo Stato è fondamentale avere una struttura di cura disponibile per i nostri associati. Voi come operatori della salute siete i primi a cui ci rivolgiamo nel costruire il nostro progetto. Perchè la prima cosa che dobbiamo poter garantire è un'assistenza minima infermieristica e medica. La salute. Siamo alla ricerca di un paio di medici per ogni provincia. Una decina di infermieri per ogni provincia. Un paio di strutture di cura debitamente attrezzate. Anche una struttura per interventi di chirurgia. Voi siete i primi a cui ci rivolgiamo. Siete le risorse che stiamo cercando per prime. Siete anche un test per verificare se il nostro progetto ha un senso e può avere un seguito. Se non riusciremo a individuare queste risorse vuol dire che il nostro progetto non ha le basi per partire. O magari semplicemente non è ancora il momento per proporlo. Perchè le persone non si muovono fin che la situazione non è diventata estrema. Una polveriera sociale sta per esplodere in Europa. La Germania, probabilmente e inaspettatamente, sarà il primo Stato europeo a implodere. Se non la Germania qualche Stato del Nord. Questo è il Segno che arriverà. Ma molti in Italia aspetteranno ancora. Continueranno a pensare di essere al sicuro. In riva al mare. Al caldo. E se lo Stato dovesse fallire la Chiesa ci proteggerà anche questa volta. Siamo sotto il suo Manto protettivo. Una specie di preservativo sociale gigantesco. La Chiesa ci proteggerà, ci accudirà, ci sfamerà. E se avremo bisogno sapremo a che rivolgerci. Le porte delle Chiese saranno sempre aperte per i bisognosi, gli affamati, i derelitti, i disperati. Come è sempre stato. Come sarà sempre. Una mano sarà sempre pronta ad accoglierci e a soccorrerci. A sfamarci e a curarci. A darci speranza. A infondere luce nella nostra anima. “E' solo per merito dei disperati che ci è data speranza”

Ci sono infermieri in sala? Medici? Chirughi? No. Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

La seconda Risorsa da assicurarci in vista di una situazione catastrofica e apocalittica è il Cibo e quindi chi produce il Cibo ovvero i Contadini. Persone che abbiano a disposizione terre coltivabili che sappiano coltivare e assicurare Cibo agli associati. Quindi la nostra campagna di “arruolamento” si estende in secondo luogo ai Contadini. Ma i Contadini di certo non sono arruolabili tramite una mail o un DM su Instagram. I contadini debbono e possono essere contattati e associati solo direttamente con un contatto e un approccio fisico. I contadini vanno contatti direttamente e di persona. Quindi in questo caso, per ottenere questo risultato, dobbiamo fare un passo indietro e provvedere ad arruolare una serie di persone che siano bravi comunicatori, persone dirette e credibili, venditori e predicatori, santi o puttanieri. Puttane e belle ragazze in alternativa. Alternativa da non trascurare. Per raggiungere l'obiettivo di assicurarci del Cibo. E quindi di assicurarci chi lo produce ovvero i contadini. Dobbiamo indirettamente arruolare una gruppo di persone in grado di ottenere questo obiettivo. L'obiettivo è quello che vogliamo portare a casa. Garantire del Cibo a noi e ai nostri associati. Per ottenerlo dobbiamo agire indirettamente. Arruolando una banda di imbonitori uomini, abili con le parole. Ma non persone finte. I contadini non sono stupidi. Persone sincere, profondamente umane, sensibili, dirette e corrette. E un gruppo di donne, preferibilmente giovani, molto belle. E già qui siamo nell'ambito motivazionale. Come motivare una serie di donne a contattare maschi rozzi e animaleschi, incidentalmente contadini? Le nostre risorse, i due gruppi, dovranno agire contattando direttamente e personalmente i contadini. Partendo da contadini che hanno una propria e completa indipendenza nella lavorazione dei campi. Il loro compito sarà quindi quello di far visita personalmente ai contadini, spiegare loro personalmente lo scopo della nostra associazione e ottenere da loro una convinta adesione al progetto. In cambio del Cibo che forniremo a loro, come agli altri associati, sarà garantita un'assistenza sanitaria e una assistenza totale nel momento del bisogno. L'associazione si prenderà cura di loro in qualsiasi momento. E lo farà nel modo più completo e assoluto. Questo gruppo di uomini predicatori e donne generose. Dovranno e potranno essere arruolati in molteplici modi. Il gruppo di uomini predicatori potrà essere contattato direttamente sui social media. Stessa cosa per il gruppo di donne, aspiranti modelle o modelle, fotogeniche. Mescolando vantaggi e occasione di predicazione. E vantaggi e attività ludica e di ostentazione.

Ci sono contadini in sala? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Quali altre risorse dobbiamo poi asicurarci? Servono alla nostra Associazione delle persone esperte, tecnici, informatici, fisici, che sappiano garantirci canali e mezzi di comunicazione efficaci e affidabili, mezzi di trasporto efficaci, mezzi e strumenti anche di semplice riparazione e manutenzione. Giusto per non ritrovarci ad usare i colombi viaggiatori o i pony espress. Giusto per non dover buttare mezzi e strumenti solo perchè non sappiamo ripararli. Garantire alla nostra Associazione, in caso di black out, parziale o totale, deciso dallo Stato o incidentale, strumenti di comunicazione efficaci e affidabili. Strumenti di trasporto essenziali. Strumenti di assistenza tecnica di base. Certa e affidabile.

Ci sono tecnici in sala? Persone specializzate ed esperte? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Se non siete infermieri, medici, chirurghi o contadini o motivatori, persone che vedono l'assoluto o tecnici specializzati siete gregge. Plebaglia. Persone sacrificabili. Spendibili. Inutili. Di voi ci occuperemo per ultimi. Voi siete gli ultimi. Quelli che hanno tutto da perdere. E nulla da offrire. Se siete in questa situazione la vostra attenzione il vostro stare all'erta dovrebbe essere ancora più attivo.

Il quarto obiettivo da perseguire non è un obiettivo primario. Ma è importante e sarà importante per il dopo. E' quello di assicurare strutture e metodi educativi alle famiglie con figli.

Dopo la caduta e l'incapacità completa dello stato di garantire qualsiasi bene o servizio le famiglie con figli avranno bisogno di poter assicurare una educazione e formazione adeguata ai loro figli. Una famiglia si deve occupare dei figli. E per una famiglia assicurare una adeguata formazione alla prole non è una necessità ma un dovere morale assoluto e primario. Come e chi dovrà essere arruolato per provvedere alla formazione dei nostri figli? Del nostro futuro? Che cosa e come dovremmo insegnare ai nostri figli? Bella e non scontata domanda. Di certo non ci rivolgeremo agli insegnanti tradizionali. Ai professori liceali saccenti. O agli emeriti professori universitari.

Ci sono insegnati in sala? Professori delle superiori o dell'università? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Tutto nasce dalla paura. E la paura contempla la speranza. La paura che l'ordine costituito possa essere spazzato via improvvisamente da qualche tempesta sociale o dall'eccesso di potere che lo stato attuale gestisce. Tutto nasce dalla paura di ritrovarci soli. Senza uno stato. Senza un qualsiasi ordine. Senza mezzi per vivere. Senza giustizia. O umanità. Dalla paura di non aver nessuno su cui fare affidamento. Nessuno di cui tu ti possa fidare. E la speranza che l'essere umano sappia costruire qualcosa di più bello e migliore di quello che abbiamo. Alla bellezza non c'è mai fine.

L'idea è, per l'appunto, semplice. Creare un gruppo di persone a cui potersi affidare e poter contare nel momento del bisogno Un gruppo da cui aspettarsi aiuto e a cui esser pronti a prestare la propria opera e le proprie competenze o dedizione. Un dare e ricevere che è da sempre alla base di qualsiasi contratto sociale.

L'idea è di pensare adesso a questo stato o comunità. Prima dell'inevitabile. Prima della fine.

Non ci avete mai pensato? Nemmeno una volta? Non avete provato a chiedervi cosa fareste? Cosa sarebbe megio per voi fare? Non avete mai provato ad immaginare di dover progettare e pensare ad una strategia che possa assicurarvi un benessere minimo. Voi cosa fareste? Come vi muovereste? Con chi ne parlereste? Avete qualcuno su cui potete contare in caso di necessità? Di chi potrete fidarvi in caso di bisogno? Siete soli o pensate di avere una rete di sicurezza e di sostegno? Chi vorreste in un vostro gruppo?

Abbiamo scelto un Nome non corretto per questa nostra operazione. Antistato. L'abbiamo scelto per la sua semplicità. E' un nome facile da ricordare e facile da gestire. Non abbiamo intenzione di creare uno Stato che si opponga in questo momento allo Stato attuale. Ma un'embrione di Comunità e di Stato pronto ad operare se arrivasse la fine sociale dell'ordine attuale. Nessuna scelta di combattere lo Stato attuale o di operare in qualsiavoglia modo per accelerare o determinare la fine dello Stato e dell'Ordine attuale. Solo un Sogno per sedare la Paura di un Futuro incerto e buio. E insieme un esercizio teorico di strategia e di costruzione sociale per evadere da una inconsitenza politica e da un astensionismo mediatico.

Possa il Cielo aiutarci in questo Cammino periglioso. Alla ricerca di noi stessi e degli altri.

E' sempre stato difficile per la Sinistra pensare e realizzare modelli e gruppi operativi per immaginare il Potere. Ci si è sempre scontrati con delle difficolta insormontabili. Semplice invece è sempre stato per la destra realizzare e rendere operativo un modello concreto di conquista e di gestione del Potere. La Destra non ha problemi. Qualsiasi ordinamento gerarchico e semplicemente autoritario o anche semplicemente funzionale può dare buoni risultati ed essere implementato. Certo i dettagli poi possono fare la differenza. Ma di certo la Destra non ha mai avuto problemi a scegliere un qualche modello operativo. La Sinistra non ha mai accettato neanche teoricamente un qualche modello gerarchico o funzionale. O forse per l'esattezza la Sinistra ha sempre avuto dei problemi a gestire la “selezione” di una qualche gerarchia. E non è un problema da poco questa difficoltà ontologica e teorica della Sinistra. Quando poi la Sinistra è obbligata a resistere allora e solo allora sembra trovare l'accondiscendenza di scendere a dei compromessi. Per salvaguardare la propria libertà o dignità. Pensiamo alle resistenze e al loro bisogno di rendersi operative e quindi di cedere a una organizzazione e ad un sistema. O alla struttura operativa e decisionale delle Brigate Rosse. La Sinistra ha sempre avuto bisogno di una persona carismatica che non gestiva le folle, ma guidava e educava le folle. E questa necessità di avere un Messia o un Marx è sempre stata limitata dalla disponibilità concreta di avere una figura del genere a disposizione. Questa premessa per capire che non è facile, ma è indispensabile, affrontare questo ambito per pensare ad una Comunità o Associazione d'emergenza che abbia delle connotazioni sociali e di eguaglianza. Serve obbligatoriamente un leader scelto e mandato dall'alto dei cieli? O è possibile pensare una struttura che non mortifichi la dignità umana e l'identità e l'immaginazione umana?

Altro aspetto da valutare e considerare con attenzione è l'aspetto impersonale del Potere e dell'Amministrazione che dobbiamo poter garantire. Non ci devono essere personalismi nei meccanismi del potere e dell'amministrazione. Vogliamo, come cittadini, degli strumenti e un potere asettico e impersonale. Non vogliamo e non siamo abituati a gestire dei rapporti di potere che siano personali. Non vogliamo doverci rivolgere ad un singolo per delle richieste o delle lamentele o delle proposte. Il potere e l'amministrazione devon essere impersonali e asettici. Come ottenere questo risultato? Anche questa è una sfida importante. E da affrontare con maturità e consapevolezza. Nel strutturare, pensare e immaginare un Potere alternativo a misura d'uomo.

Allo spettatore comunque non possiamo chiedere di trovare soluzioni concrete. Non possiamo rivolgere domande operative. Lo spettatore ha diritto di coltivare il proprio sogno, la propria sospensione. Il proprio stato di sognatore in balia del narratore. Solo ma sicuro. In buone mani. Che lo porteranno a riva sano e salvo una volta finito il viaggio. Non possiamo tradire questa tradizione e regola. Avrà tempo poi per riflettere ed elaborare quanto ha visto. Adesso traghettiamolo sano e salvo a riva.

Bozza di Monologo – Sceneggiatura Performance – MonoTeatro – Autore: Giorgio Viali

L'eredità di Vitaliano Trevisan (Bozza)

Premessa

Ci sono sostanzialmente due “tipi” di persone che pretendono e reclamano l'eredità di Vitaliano Trevisan. E bussano con insistenza alle porte dell'Avvocato vicentino che gestisce i suoi Beni e le sue Opere.

Semplificando...

Da una parte Accademici, Politici, Burocrati, Scrittori che pensano di giustifare la loro modernità e un certo non conformismo parlando e usando le Opere e i Lavori di Vitaliano Trevisan (magari scrivono su Il Manifesto). Vitaliano: un disadattato squilibrato asociale stravagante minaccioso e violento ma anche sarcastico e moderno e lucido scrittore che ce l'ha fatta e ha sfidato il conformismo dilagante.

Dall'altra parte i ribelli, i trasgressivi, gli inadeguati e i disadattati (come me) che non vogliono che si spenga una labile fiammella (vedi la Piccola Fiammiferaia) che può tenerli in vita e dare un senso alla loro esistenza. Che vedono in Vitaliano un barlume di coscienza e consapevolezza che può illuminare un futuro catastrofico e disumano. E può riscattare la loro esistenza fatta di rifiuti, di fallimenti.

He's gone!

Vitaliano Trevisan se ne è andato. He's gone. Che cosa ci rimane? Se ci rimane qualcosa? Che cosa ci rimane? O meglio cosa val la pena di riprodurre o perseguire o riprodurre o coltivare di quanto ci ha lasciato? Qual'è la sua Eredità? C'è qualcosa che vale la pena di coltivare di quanto ci ha lasciato? E perchè dovremmo farlo? Vitaliano Trevisan ha segnato la formazione di molti. E' stato la (fragile e inadeguata) Coscienza del Nordest. Non un grillo parlante. Assolutamente no. Ma un protagonista di una critica feroce e continua e assoluta e straziante. E gli ambiti in cui ha cercato di inserire o inoculare degli elementi virali di destrutturazione sono diversi. Sociale, politico, letterario, recitativo, teatrale e consumistico. L'anticonformismo, la destrutturazione linguistica e sociale e politica forse sono il punto centrale della sua opera. Dei suoi lavori. Dei suoi Works. E del suo essere. Ma tutto questo è inquinato per così dire o aumentato da una componente psicologica o psichiatrica che neutralizza la loro forza e rende le sue opere non completamente usabili o del tutto funzionali ad una critica sociale, politica e filosofica.

Quali potrebbero essere i motivi per occuparcene adesso che he's gone? I motivi naturalmente non possono che essere personali e poco hanno a che fare con Vitaliano Trevisan. Parlare di qualcun altro è comunque, sempre e solo, parlare di noi stessi. Quindi questo non è il punto. A meno di non occuparsi di documentare la vita e le opere di Vitaliano Trevisan. Ma al momento non è quello che è più significativo. Agiograficamente, è stato già detto, la sua figura si presta facilmente ad una beatificazione sociale e artistica di alto profilo. Una sua agiografia? La difficoltà di documentare la sua vita e le sue opere sarebbe un compito veramente arduo e impari. Che coinvolgerebbe un grande numero di fonti ed elementi. Il suo Works ha una lunghezza considerevole già di suo. Ma certo l'opera di Vitaliano Trevisan ha un potenziale documentaristio o cinematografico notevole. Sia per documentari sia per film. Certo inevitabilmente smembrandolo e disossandolo.

Si potrebbe e dovrebbe naturalmente prendere in considerazione un lavoro sulla psichiatria in italia. Visto il suo recente accertamento obbligatorio in psichiatria. Questo è un lavoro che andrebbe fatto. E lo scopo dovrebbe essere quello di mettere in evidenza la assoluta resa del Sistema di fronte a qualsiasi difficoltà psicologica e psichiatrica. Con lo scopo di far nascere un dibattito e operare dei sostanziali cambiamenti sulla “cura” dei pazienti psichiatrici. Questo è indubbiamente un lavoro complesso che andrebbe fatto. Si tratta di definire modi e metodi e fini.

Cos'altro dobbiamo prendere in considerazione e preservare adesso che se ne è andato? Valutando anche se noi tecnicamente e umanamente siamo attrezzati per questo compito. La lucidità dei giudizi. La capacità di analisi. La assoluta indipendenza. La straziante coerenza. Questi naturalmente sono valori ed elementi che abbiamo perso con la diparture di Vitaliano Trevisan. Ed elementi che anche se vorremmo avere non sono facilmente repricabili e/o facilmente acquisibili. Elementi che poi portano inevitabilmente ad una qualche forma di martirio. A cui molti di noi probabilmente non vogliono certo consacrare la loro esistenza. Resta il rimpianto per la perdita subita. E ci vorrà del tempo per elaborare il dolore e la perdita. E bisognerà mettere in conto che questa perdita è una perdita sociale grave a cui bisogna trovare un rimedio.

Sicuramente le opere di Vitaliano dovrebbero essere usate per un processo formativo. Ogni evento e momento di ricordo dovrebbe avere un senso e uno scopo formativo. Non tanto per sperare che riproducendo i suoi modi e comportamenti si possa ottenere un risultato formativo. Ma per suscitare il desiderio. Gli studenti non sono vasi da riempire ma fuochi da suscitare (cit.). Ma poi quei fuochi bisogna accettarli e saperli comprendere e saperli dirigere.

L'obiettivo concreto di questa “formazione” quale dovrebbe essere? Bella domanda. Tutta ancora da definire e circoscrivere. Sempre che sia possibile? Ma i percorsi difficili o impossibili alimentano i tanti idealisti in circolazione.

Giorgio Viali – 9 Marzo 2022

Solo per i tuoi occhi (non blu) – Recensione

Cara Michela Cescon
Non scrivo spesso recensioni di film Consideralo un regalo e un ringraziamento Sei stata il mio Primo Amore

L'idea era perfetta. Un film diretto da una donna con una protagonista femminile. Quello di cui noi tutti da tempo abbiamo bisogno. Quello che noi tutti da tempo aspettiamo. Quello che noi tutti da tempo vogliamo. Un'autrice degna di questo nome che lavora con protagoniste femminili. Un'usurpatrice o una ribelle. Violenta o tenera non importa. Forte e decisa o indifesa e destrutturata. L'importante è che si metta in gioco completamente nelle sue ossessioni visive e relazionali. Immaginative o pulsionali. Psicologiche o fisiche. Ma quello che ne viene fuori è invece un doppio fallimento. E le aspettative vengono completamente deluse e mettono ancora più in difficoltà possibili nuove autrici donne e possibile protagoniste femminili. Il danno è incommensurabile. Il film a dire il vero ha una sua coerenza. Narrativa e visiva. Unico neo a volte è un audio non appropriato. Coerenza visiva e narrativa che non è poco nel panorama cinematografico italiano. Ma questo non basta. Queste sono solo gli elementi essenziali. Il resto poi manca completamente. Quindi è un film non riuscito. E' un aborto (femminile). Un fallimento (maschile).

Alla base di qualsiasi lavoro registico (sia esso di Cinema Fotografia Teatro Performance) c'è un'ossessione visiva o relazionale. Oppure c'è una motivazione economica o di prestigio. Che però non garantiscono un risultato artistico. Michela Cescon sicuramente ha delle ossessioni. Ma non le ha messe completamente in gioco. Oppure non ha ancora la capacità di metterle completamente in gioco.

Un film fatto da una regista donna con un personaggio femminile protagonista. Ma poi inavvertitamente il protagonista diventa uno dei personaggi maschili. La peggior sconfitta.

Quello che non funziona in questo film è la protagonista. Valeria Golino non viene “usata” nel modo migliore. O se preferite questo non era un ruolo per Valeria Golino. Quindi si è sbagliato grossolanamente il casting. Oppure non si è risuciti a domare l'irrefrenabile e irrequieta Valeria. Non si è riusciti a farla uscire dai suoi panni. Che è quello che un attore chiede. Sempre chiede ad un regista. Che lui la porti al di là. La porti in territori che non conosce. Nell'inesplorato. Nel non mai prima valutato o conosciuto. L'attore vuole essere catturato e ammaliato. Deve essere condotto fuori dalla sua comfort zone. Oppure ... e' Valeria Golino che non è più capace di lasciarsi andare, di darsi completamente, di smettere i suoi metodi e movenze e esperienze acquisite e un suo stile definito rigido ormai. Quale che sia la risposta la responsabilità rimane della regista e sceneggiatrice. Il personaggio femminile protagonista non viene raccontato come si deve. E non ha uno sviluppo. Nessuno. Pur avendo una sua coerenza visiva non ha una coerenza narrativa o psicologica. Non avrà un cane che la aspetta a casa. Ma rimane incoerente e non accessibile allo spettatore.

Al di là del lavoro visivo fotografico autocompiaciuto e fine a se stesso il film non ha una sua personalità o una sua coerenza.

C'è un lavoro interessante di astrazione. Che forse proviene dall'esperienza teatrale della Cescon. Non ci sono computer. Non ci sono cellulari. Non ci sono divise. I personaggi sono astratti. Dicesi astrazione il lavoro di eliminare tutte gli elementi superflui e personali. Nel tentativo di arrivare all'essenziale. L'astrazione è diversa dalla distillazione. Pur essendoci un lavoro di astrazione interessante non c'è poi l'altro elemento indispensabile. Quando si lavora sull'astrazione lo si fa per far spazio e dare maggiore evidenza alla psicologia del personaggio o del protagonista. E qui non succede. Avremmo voluto innamorarci della protagonista. Avremmo voulto dare una parte di noi stessi alla protagonista. Avremmo voluto amarla e a tratti odiarla, comprenderla e poi non giustificarla o non comprenderla e giustificarla. Ma non c'è stata data questa possibilità. Ci è stato promesso qualcosa e poi non c'è stato dato niente di tutto quello che c'era stato promesso.

E poi un po' di rammarico. Certo Michela abita da più di tredici anni a Roma. Ma è (era) trevigiana. Veneta. Del Nordest. Anche Carlo Mazzacurati diceva di aver fatto un lungo “servizio militrae” a Roma prima di tornare in Veneto e alla sua Padova... C'è chi proprio non ritorna.

Speriamo cresca. E abbia più fiducia in se stessa. E abbia il coraggio di capire che puntare tutto sulle proprie ossessioni non è togliere spazio agli altri (con cui lavori) ma è una condizione per dare un senso anche al lavoro delle persone con cui lavori.

Perchè non cercare un'attrice in cui “la libertà dei suoi trent’anni le permettesse di potersi dedicare al ruolo con tutta sè stessa e senza altre distrazioni”

Citazioni varie...

“Una donna del 2021 all’interno di una città metropolitana come Roma” “In realtà questo lavoro fa parte anche del mio percorso teatrale e della mia passione per l’architettura” “Occhi blu ha volutamente dei grandi vuoti narrativi e spaziali, forse anche troppi” “Mentre giravo Occhi Blu lo percepivo come un prodotto onesto allo stesso modo in cui fin qui è stata onesta la mia carriera” “Mi chiedevano di farla tornare a casa e di mostrare un cane in attesa del suo arrivo”

Primo Amore di Matteo Garrone con Vitaliano Trevisan “Quando ripenso a questo film, emotivamente mi prendono delle sensazioni molto forti, e i segni che porto sul corpo me lo ricordano in continuazione” Michela Cescon e Vitaliano Trevisan “Devo dire sinceramente che ci siamo odiati a prima vista e come non mai. Non ci siamo sopportati per un bel pezzo....” Che è la più normale delle cose...

“Puoi usare tutto il nero, il controluce, lo “stilosismo” che vuoi ma se non hai una storia, una sceneggiatura coerente, dei personaggi credibili, un finale accettabile… Se non fai recitare gli “attori”...”

Occhi Blu Anno: 2021 Regia: Michela Cescon Attori: Valeria Golino, Ivano De Matteo, Jean-Hugues Anglade, Matteo Olivetti Sceneggiatura: Michela Cescon, Marco Lodoli, Heidrun Schleef Fotografia: Matteo Cocco Montaggio: Sara Petracca Musiche: Andrea Farri

Recensione di Giorgio Viali – 16 Febbraio 2022

Astratto e Concreto. Immagini e Parole Di: GIorgio Viali – 4 Agosto 2020

Nel Nordest i Fratelli D'Innocenzo potrebbero ambientare un loro Film? Spinaceto è una periferia che Vitaliano Trevisan potrebbe decidere di calpestare?

Cosa mai possono avere in comune i Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) e Vitaliano Trevisan? Cosa mai può accomunare il film “Favolacce” al libro “Arabeschi e Grotteschi” o “Works”? Ci sono analogie tra Spinaceto, la Periferia romana, e il Nordest e la Provincia Vicentina? Arzignano, Chiampo?

Sia i Fratelli D'Innocenzo che Trevisan hanno lavorato come sceneggiatori per Matteo Garrone. Sia “Favolacce” sia “Arabeschi e Grotteschi” e “Works” fanno riferimento, più o meno indirettamente, a Matteo Garrone. Sia Spinaceto (e la periferia romana) sia il Nordest (e la provincia vicentina) sono luoghi “ideali” per ambientare “frammenti” non narrativi e reali... cosa che sia i Fratelli D'Innocenzo che Trevisan professano di voler fare e voler continuare a Fare.

Non me ne vorrà spero nessuno di queste persone se mi sono permesso di accostarle.

I Fratelli D'Innocenzo hanno un'infatuazione profonda per “Primo Amore” e per la “recitazione” di Vitaliano Trevisan in quel Film. A loro dunque non dispiacerà certo questo accostamento. Non so invece se Vitaliano Trevisan abbia visto “Favolacce” il film dei Fratelli D'Innocenzo. E cosa ne pensi. Magari trova le immagini del loro film “perversamente affascinanti” ? Potrebbe cambiare idea sul fatto che il cinema italiano “lo gestiscono registi piccoloborghesi, naturalmente di sinistra, che rincorrono la cosidetta Realtà non avendone che una vaghissima idea”?

Come potrebbe essere una eventuale futura collaborazione tra questi due/tre soggetti ... meglio persone...? Non mi stupirei se non ci fosse già stato un qualche tentativo di contatto... Anche se a Vitaliano Trevisan il lavoro dello Sceneggiatore non piace. Implica lavorare con altre persone. E non è mai una cosa facile o semplice. I Fratelli D'Innocenzo invece proprio perchè gemelli e già “costretti” a lavorare con un altro (sè), teoricamente dovrebbero essere più disponibili ad una eventuale collaborazione.

Entrambi frequentano molto da vicino lo scrivere e le parole. I monologhi. Le autobiografie. Tanto che “Favolacce” più che un film è una Voce Fuori Campo. E' un testo che usa delle immagini e degli attori (in cui forse i registi credono, teoricamente, ma che non devono avere una personalità visiva o ideologica o caratteriale o identificabile). Non un film che crede nelle immagini. Ma un film dove le immagini servono per accompagnare un testo. Per renderlo più incisivo.

L'età e il tempo, l'intensità, con cui entrambi frequentano questi mondi rimane comunque non commensurabile. E anche le “qualifiche” che ognuno ha scelto per se stesso sono in qualche modo non accostabili. Sceneggiatori e Registi i Fratelli D'Innocenzo, Drammaturgo Vitaliano Trevisan. Che non disdegna la prosa ma che si sente a casa nella drammaturgia. Ognuno ha una sua Patria d'Elezione.

Ma magari Spinaceto come il Nordest sono luoghi astratti? Anche se Vitaliano Trevisan non scrive del Nordest. L'unico territorio di cui scrive e parla Vitaliano Trevisan è se stesso. Le sue parole, il suo corpo, le sue esperienze. Che sono Voce Narrante, Storia, Monologo, Narrazione (Oh Orrore), Fiction (Oh Orrore) e Luogo/Territorio in cui si svolge l'azione.

“La vera sfida è quella di riuscire a raccontare una storia rinunciando il più possibile a trama e personaggi” Chi l'ha detta? I Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) o Vitaliano Trevisan?

“Concentrarsi sulle parole, sezionarle, guardarci dentro, definirle e ridefinirle, è questo il compito, se ce n'è uno” I Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) o Vitaliano Trevisan?

“La Realtà non è uno scherzo” I Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) o Vitaliano Trevisan?

Ma i Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) e Vitaliano Trevisan hanno anche tratti caratteriali nettamente diversi. Amiconi e camerateschi i primi , cinico e spietato il secondo. Affabili i primi, crudo e indigesto il secondo.

Mi sono permesso una premessa spensierata e leggera per arrivare al motivo per cui scrivo di autori. Ho incrociato nello stesso momento, per caso, alcuni testi e interviste dei Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio) e di Vitaliano Trevisan che indirettamente “interferiscono” con una mia ricerca legata alle immagini (fisse e in movimento). E con la realizzazione di set fotografici e gallerie di foto che io definisco “Astratte” o “Astratta”. E un progetto di immagini in movimento con una Voce Narrante.

Vitaliano Trevisan: “Perché la lingua è sempre più astratta e si basa su temi astratti che non hanno un contrappeso reale. E lo vedi in un qualsiasi cosa. La gente parla, usa delle parole, non sa realmente a cosa queste parole si riferiscano. “Violenza”, per esempio, è una delle parole più astratte”

Vitaliano Trevisan: “Più ci si alza, più la realtà si fa astratta, va pensata, e pensare non è facile, specie se a influenzare il pensiero entrano in gioco altri fattori”

Vitaliano Trevisan: Quel che mi colpisce, abitandoci da un po’, è la distanza tra la cosiddetta “narrazione”, che è essenzialmente “urbana”, e la realtà di luoghi che dalle città sono lontani molto più di quanto non indichi la distanza chilometrica.

Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio): “Di solito ci sono queste voci fuori campo totalmente oggettive e secondo me veramente brutte mentre la nostra ambisce al gioco e al dubbio. Secondo noi questo mette in ballo un numero più alto di sentimenti. Quando una voce fuori campo diventa arbitraria dando allo spettatore la possibilità di agire con il proprio pensiero, con il proprio sguardo e con la propria vulnerabilità allora risulta interessante”

Fratelli d'Innocenzo (Damiano e Fabio): “Noi viviamo in un mondo che in questo momento è genere purissimo per questo l’acquitrino del film che ti strappa la lacrima anche in maniera seducente, un po’ ammiccante, e senza esporsi, quello che noi chiamiamo il Cinema Rachitico a noi fa schifo”

Vitaliano Trevisan: “Al giorno d’oggi l’immagine, fissa o in movimento, è ben più retorica della parola. In questo senso si corrono meno rischi descrivendo a parole, a patto di non trasformarsi in uno di quei professionisti della realtà di cui è pieno il mondo, e di cui certo è strapiena l’Italia, che volteggiano leggeri sulle periferie diffuse in cerca di cadaveri. Il tempo di spolparli e di cagare la relativa narrazione, e via di nuovo in volo, in cerca di un terremoto, di una guerra, di una qualsiasi sfiga, purché di mercato”.

Spunti utili da cui partire. O ripartire.

Seguirà (perchè mi è stata richiesta): Guida essenziale per chi deve incontrare Vitaliano Trevisan. Parole che si possono usare e parole che non si possono usare impunemente con lui.

Astratto e Concreto. Immagini e Parole Di: GIorgio Viali – 4 Agosto 2020

Monologo per Attore Maschile Bozza di Monologo per Sceneggiatura Per un Monologo o una Voce Fuori Campo Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

Titolo: MonoLineare

MonoLineare agg. [comp. di mono- e linea]. – In tipografia, di composizione a caratteri fusi a linee intere, come si ottiene con la linotype e simili.

Era cominciato tutto quella volta... al termine dello shooting l'avevo abbracciata. E non si era tirata indietro. Anzi aveva risposto all'abbraccio. Prendendomi tra le sue braccia, sostenendo e accettando il mio essere. Era la terza volta che la vedevo e la fotografavo. La prima volta l'avevo fotografata insieme ad una ragazza. Uno shooting di coppia. Una sua amica. Ex amica. Non so cosa fosse poi successo e perchè mai non si frequentassero più. Non lo so. E poi tornato a casa avevo a lungo pensato a quell'abbraccio. Alle sue braccia esili che avevano stretto, costretto, riempito, sentito, appreso, condiviso, respirato insieme a me per qualche attimo. Che non era stato un attimo. E che riempiva la mia vita. Sostanzialmente. Ma si era trattato solo di un abbraccio. Poi sarebbe accaduto l'evitabile. E quell'abbraccio si trasformò in una condivisione. Non solo di emozioni, ma anche di corpi e pelle e sesso e sguardi e silenzi e sorrisi e spinte e parole e canzoni e arrivederci e ti amo e ti voglio e mi manchi e vorrei che fossi qui e sei la mia vita e sei tutto per me e Stella e Amore...

Dovevo andar giù pesante con le parole. Non dovevo risparmiarmi. In alcun modo. Ricordarle tutto. E di più. Costringerla a ricordare, a rivivere ma anche farla sentire in colpa. Fare in modo soprattutto che non se ne andasse. Che non decidesse di lasciarmi. Ecco... oggi vedrà una psicologa. Inizierà un qualche percorso di riabilitazione e di consapevolezza. Ed io non voglio che mi lasci. Ed io devo scrivere qualcosa da farle leggere. Inventarmi un racconto, qualcosa che scrivo per qualche motivo. Meglio assurdo. Ma lei deve capire che parlo di lei. Che non la voglio perdere. Che non può lasciarmi. Ma deve anche rimanerle un dubbio. Che io possa usare la nostra storia solo a fini personali, per ricavarne qualcosa, che io possa usare anche la nostra storia per ottenere qualcos'altro, deve rimanerle il dubbio che io sia cinico, disumano, stronzo, abile, manipolatore, subdolo... Il racconto che devo scrivere deve contenere dei chiari riferimenti alla nostra storia ma anche contenere elementi che non rendano riconoscibili in modo univoco i protagonisti reali. Per cui dovrò inserire degli elementi che non le permettano di pensare che io sto scrivendo esattamente di me e di lei. Ma sto enfatizzando, sto scrivendo qualcosa che pur con degli spunti presi dal reale prende poi il volo per motivi ed esigenze editoriali, verso elementi di fantasia e di irrealtà. Ma il racconto deve toccarla nel profondo. Deve farle male. Deve fare in modo che lei si aggrappi ancora di più a me. Che anche se inizia questo percorso di riabilitazione... deve sentire che non può fare a meno di me. E anche se io sono qualcosa di profondamente sbagliato nella sua vita.. deve decidere di continuare a vedermi. Ed io devo suggerirle dei motivi per continuare a farlo o puntare sulla parte trasgressiva e anomala del suo carattere. Deve continuare ad alimentare i suoi demoni e le sue ferite. Non devono guarire. Perchè se guariscono .... è molto probabile che tra noi tutto possa finire. Ed io non solo non lo voglio. Ma non potrei reggere la fine di tutta questa bellezza. Ecco nel racconto... i due protagonisti non devono essere univocamente riconoscibili. Lui deve essere comunque vecchio e lei inevitabilmente molto giovane. Questo non lo posso cambiare. Ma lui potrebbe non essere sposato. Che ne so potrebbe essere stato sposato. Ed ora potrebbe essere separato. E in buoni rapporti con la ex moglie. Sì... ci sta. Mi raccomando: non correggere quello che scrivi. Lascia che le parole vengano e prendile come vengono. Deve sentirsi e percepirsi l'intensità emotiva che ti muove. Lei deve sentirlo. Annusarlo. Percepirlo. Più che capirlo. Devo puntare sulla sua parte malata istintiva e animalesca.

Era cominciato tutto quella volta... al termine dello shooting l'avevo abbracciata. E non si era tirata indietro. Anzi aveva risposto all'abbraccio. Prendendomi tra le sue braccia, sostenendo e accettando il mio essere. Era la terza volta che la vedevo e la fotografavo. La prima volta l'avevo fotografata insieme ad una ragazza. Uno shooting di coppia. Una sua amica. Ex amica. Non so cosa fosse poi successo e perchè mai non si frequentassero più. Non lo so. E poi tornato a casa avevo a lungo pensato a quell'abbraccio. Alle sue braccia esili che avevano stretto, costretto, riempito, sentito, appreso, condiviso, respirato insieme a me per qualche attimo. Che non era stato un attimo. E che riempiva la mia vita. Sostanzialmente. Ma si era trattato solo di un abbraccio. Poi sarebbe accaduto l'evitabile. E quell'abbraccio si trasformò in una condivisione. Non solo di emozioni, ma anche di corpi e pelle e sesso e sguardi e silenzi e sorrisi e spinte e parole e canzoni e arrivederci e ti amo e ti voglio e mi manchi e vorrei che fossi qui e sei la mia vita e sei tutto per me e Stella e Amore... Non sapevo perchè all'improvviso la mia vita si fosse riempita di tanto amore e di tanta bellezza. Non riuscivo a spiegarmelo. Di certo non avevo fatto niente per meritarmelo. Ma era, senza alcun dubbio, la cosa più bella che mi fosse mai capitata. E chi mi conosce sa che non sono un romanticone o un tenerone. Ricordo bene poi quando ci siamo rivisti. Per un altro shooting. Lei era splendente e raggiante nel suo malessere e nella sua apatia e distanza e insicurezza e indeterminazione e giovanezza e magrezza e inadeguatezza al ruolo di modella. Poi, alla fine, ci eravamo seduti e fin che passavamo le foto nel suo portatile mi ero avvicinato a lei. L'avevo presa. E baciata. E baciata ancora. E stretta a me. E baciata. E poi l'avevo sollevata. E poi l'avevo stretta e baciata ancora e ancora. Poi mi ero fermato... come stordito. Ero sazio. Completamente sazio. Per quel giorno non avrei potuto volere o pretendere di più. E lei apatica e indolente e schiva e ritrosa, quanto spavalda e trasgressiva quando era sballata, non aveva detto niente. Solo alla fine mi aveva accarezzato il viso. Nel momento in cui stavo per uscire da casa sua.

Devo sbrigrami a scriverlo e finirlo. Devo farglielo avere prima che vada dalla psicologa. Tarda mattinata. Al massimo primissimo pomeriggio. E poi devo confonderla ancora di più mandandole dei messaggi in cui le chiedo di aprirsi completamnete con la psicologa. Di fidarsi ciecamente. Di confidarle tutto. Che è importante per lei iniziare questo percorso. Che voglio che lei si riprenda. Non può continuare a sballarsi ogni volta che se ne presenta l'occasione. E soprattutto deve iniziare un percorso di riflessione in cui deve iniziare ad usare le parole. Lei. Che non ha mai amato le parole. Non le ha odiate. Ma semplicemente non ha mai imparato ad usarle. E per questo non parlava. Perchè non si fidava della sua capacità di usarle le parole. Di usarle correttamente. Quanto ne abbiamo parlato. Quanto ne abbiamo messaggiato. Su quanto sia importante parlare con qualcuno. Parlare. Esprimere a parole quello che si sente e si vive. Anche il dolore che si prova. O la propria inadeguatezza. Non c'è guarigione che non passi per le parole. E lei delle parole ancora non voleva fidarsi. O forse semplicemente... sentiva che le parole potevano essere un primo passo per un cambiamento. Forse, intelligente e sensitiva com'è... lo sentiva e lo sente che le parole sono pericolose per lei. Che iniziare ad usarle vorrebbe dire accettare che le cose possano cambiare. Che tutto possa mutare. Perchè le parole sono salvifiche e guaritrici. E lei non voleva essere salvata o guarita. In nessun modo. O forse è meglio che glielo dia quando torna dalla psicologa. Magari dopo che ha fatto un primo passo per aprirsi. Potrebbe essere il momento giusto per farle più male. Per costringerla a richiudersi questa volta definitivamente. O se non definitivamente... per molto altro tempo. Perchè io ho bisogno di tempo. Ma... non vogliamo... non voglio... prendere in considerazione la possibilità che magari questo cambiamento non sia la fine della nostra storia. Non sia l'inizio della fine. Ma che magari trovi una psicologa che usi la nostra storia per spronarla ad aprirsi, per fidarsi della vita, delle parole e di se stessa? Non voglio proprio prendere in considerazione questa possibilità? Che il cambiamento possa far diventare ancora più bello e più intenso e profondo quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo?

So solo che non voglio perdere quello che ho. Non voglio perdere quello che mi da. Non voglio assolutamente perdere quello che mi sta dando. Non voglio perdere il suo corpo, il sesso, gli occhi, il suo sguardo, i suoi capelli, le sue labbra, la sua pelle, il suo guardarmi, come la guardo io, come la tocco, l'intensità che provo, la profonda inadeguatezza che ci investe, la profonda amarezza che a volte ci perseguita, il senso del sbagliato insieme alla bellezza di un sentire inafferrabile e immenso. Non voglio perdere tutto questo. E altro. Perchè anch'io non le so usare compiutamente e perfettamente le parole. Anch'io ho dei limiti. Anch'io non so esprimere compiutamente con le parole l'inafferrabilità della vita reale.

Dovrei allora mandarle qualcosa che la sproni ad aprirsi? Un racconto che parli di noi ma che le serva come scusa per fare un tentativo? O invece... potrei, dovrei scriverle qualcosa che la ferisce profondamente? In modo da deluderla ancora e fare in modo che si aggrappi alla prima scialuppa che incontra... che sia anche una psicologa... per dirsi e raccontarsi? Le strategie lineari non hanno mai funzionato. Non funzionano. Quindi una lettera o qualcosa che la sproni ad aprirsi e confidarsi non servirebbe a niente. Anzi potrebbe essere addirittura controproducente. Le persone e le motivazioni non sono mai lineari. Interviene sempre qualche altro elemento emotivo che è più forte e più potente e più subdolo a definire le nostre scelte e la nostra esistenza. Quindi qualcosa che la sproni ad aprirsi non servirebbe. Ed è da escludersi. Punto. Un racconto o qualcosa che la ferisca invece potrebbe servire? Ma non sarebbe giusto ferirla ancora. La vita l'ha già fatto abbastanza. E un'altra delusione non le spetta proprio. Non è tanto che non se la merita. Un'altra delusione se la meriterebbe. E' quello che cerca costantemente nella sua vita. La sua vita è un continuo tentativo di dimostrare che non può fidarsi di nessuno. Che tutti tradiscono tutto e tutti prima o poi. E si aspetta che lo faccia anch'io. Lo sa che lo farò. E' solo questione di tempo.

Ecco la capacità di noi umani di infilarci in storie insensate e senza via d'uscita e direttamente proporzionale alla nostra capacità d'amare e alla nostra sensibilità umana. Le storie senza vie di scampo sono da sempre le preferite delle persone più sensibili e profonde. Non siamo mai stati dei ragionieri o dei commercialisti dei sentimenti. Tutt'altro. Il dare deve esempre essere molto più grande del ricevere. In un gioco che si riproduce e si rinnova all'infinito. Perchè noi siamo delle persone che credono. Non delle persone che contano. E rimane il fatto che oggi non posso vederla e toccarla e quindi non ci sono che le parole che posso usare e che posso farle avere. Non so cosa fare.

Monologo per Attore Maschile Bozza di sceneggiatura Per un Monologo o una Voce Fuori Campo Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

Titolo: MonoLineare Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020

MonoLineare agg. [comp. di mono- e linea]. – In tipografia, di composizione a caratteri fusi a linee intere, come si ottiene con la linotype e simili.

#Sceneggiatura #Sceneggiatore #Sceneggiastorie #Monologo #Attore #Casting #Cinema #VoceNarrante

MonoModella Monologo per una Modella Autore: Giorgio Viali – 2 Agosto 2020 Prima Bozza per un Monologo VideoMonologo Voce Narrante di un Prodotto Visivo

Modella:

La prossima settimana festeggio, se così posso dire, un anno d'attività ed esperienza come Modella. Ho iniziato per caso. E ho incontrato, in questo spazio di tempo, persone più o meno interessanti, più o meno definitive. E' il momento giusto per provare a farne un resoconto. Il momento giusto per lasciar scritto qualcosa.

Potrebbe essere o diventare un Manuale? Una Guida per Modelli e Modelle? Non lo so. Per me è semplicemente un Resoconto.

Alcuni shooting hanno segnato la mia vita. Altri, la maggior parte, sono stati insignificanti perdite di tempo, inutili e ripetitive sessioni fotografiche mainstrean e banali.

Sono una persona coraggiosa? Spericolata? Non penso. E non penso sia questo il punto. Il pericolo, o meglio... una specie di possibilità teorica di pericolo, hanno, da sempre, un valore nel mio immaginario. La componente di pericolo e di rischio, insita in questa attività, è sicuramente un elemento, tra altri, che me l'ha fatta scegliere. Oltre ad una componente trasgressiva e di non conformità sociale.

Ho iniziato in modo spavaldo. Senza nessuna regola. Accettando tutte le proposte che mi arrivavano. Senza nessuna selezione. Mi arrivava una richiesta di shooting non retribuita? L'accettavo. Mi arrivava una richiesta di foto in esterni? Bene. Mi si chiedeva di posare nuda? Bene. Mi contattava un fotografo alle primissime armi? Ok. Accettavo semplicemente. Le richieste che mi arrivavano. Le accettavo. Compatibilmente con il tempo che avevo. Rifiutavo solo le proposte che prevedevano spostamenti di più di due ore di auto o di treno.

Il mio modo di approcciarmi al posare era semplice. E lo dicevo e lo scrivevo chiaramente a che mi contattava. Sono una modella. Poso per delle foto. Posso anche decidere di andare oltre e di far diventare uno shooting un momento di conoscenza reciproca emotiva o fisica. Ma lo decido io. Qualsiasi contatto fisico, qualsiasi richiesta o situazione per ottenere una qualche soddisfazione emotiva, sessuale o di piacere non sarà accettata e comporterà la fine della sessione fotografica. Detto in modo semplice. Ci si vede per delle foto. Io poso come modella. Magari deciderò di condividere con te delle emozioni. Magari si scopa insieme. Ma la decisione la prendo io. Vorrei che tu comprendessi e accettassi questo semplice dato di fatto. Siamo d'accordo?

Lo scrivevo ai fotografi e alle fotografe. Indistintamente. E la maggior parte rispondeva d'essere d'accordo. Considerando che... per qualcuno/a... una possibilità, anche solo teorica, di scopare... era comunque sempre meglio di niente.

Non ho mai scopato con nessuno dei fotografi o delle fotografe che ho incontrato. Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto sessuale con nessuno di loro. Ho aumentato, ma di poco, il mio bagaglio visivo di cazzi e fighe. Di pochissimo. Alcuni fotografi (indistintamente tra maschi e femmine) hanno comunque a volte cercato di usare lo shooting fotografico per ottenere una qualche soddisfazione emotiva, fisica o sessuale. In quei casi ho sempre trovato un modo per abbandonare prima possibile lo shooting. Non ho mai dovuto, per fortuna, difendermi da comportamenti violenti.

Ho sempre accettato ci potesse essere un qualche rischio. E per chi se lo chiedesse...
Non mi sono mai fatta accompagnare ad uno shooting. Mi sono sempre presentata da sola. La maggior parte dei fotografi e delle fotografe non gradisce, lo sapete bene, accompagnatori o guardiani o angeli custodi.

Ho collaborato in questo modo (cioè senza fare alcuna selezione) con fotografi e fotografe per quattro mesi. Poi mi sono resa conto che molti shooting erano ripetitivi e non portavano a niente. Nè a me nè al fotografo o alla fotografa. Erano semplicemente una perdita di tempo.

Nel frattempo però avevo imparato alcune cose. I fotografi (e le fotografe) si dividono per lo più in varie categorie. A volte sovrapponibili. A volte esclusive.

Fotografi Bulimici. A questi fotografi interessa fare shooting. Molti shooting. Il numero maggiore possibile di shooting. Per loro il numero di shooting rappresenta un valore. Dimostrare di fare e continuare a fare shooting è una pubblicità notevole per attrarre e coinvolgere altri modelli, modelle e aziende. Avere un portfolio continuamente aggiornato per loro è fondamentale. Un obiettivo importante che perseguono con dedizione.

Fotografi Lenti. La lentezza in questo caso ha a che vedere con il fatto che questi fotografi hanno una visione e dei gusti (estetici e stilistici) datati, vecchi, obsoleti... in una parola una visione da aggiornare. Fotografi e Fotografe che producono immagini superate e non più attuali. Lenti per il fatto che non sono riusciti a modificare i loro stili e il genere di foto che producono.

Post Fotografi. Fotografi che contano sulla Post Produzione della foto che hanno realizzato. La fotografia che realizzano per loro è semplicemente un materiale da stravolgere e modificare per ottenere un risultato spesso contrastato ed eccedente. Photoshop, Filtri, Preset sono gli strumenti che fanno parte integrante del loro modo di operare. La fotografia non è, per loro, che un primo passaggio anonimo e anafettivo. Il “bello” viene nei passaggi successivi.

Fotografi Oggetto. Fotografi e fotografe che non gradiscono e non richiedono nessun tipo di relazione umana o emotiva con la modella. Considerano per lo più la modella o il modello un semplice oggetto fotografico. Appunto da fotografare. Senza bisogno di interagire con loro se non con indicazioni su dove e come mettersi. E su come atteggiarsi. La modella o il modello è, per loro, una specie di manichino. Che indossa qualcosa. O si atteggia in qualche altro modo.

Scoprii, poi, anche, che ci sono altre categorie minori e particolari...

Fotografi Monogami. Fotografi e fotografe che ti propongono di lavorare o collaborare solo con loro. Chiedendo una specie di Monogamia Visiva che prevede che tu collabori solo con loro. Mentre loro comunque possono collaborare e lavorare con altre modelle e modelli.

Fotografi Possessivi. Fotografi e Fotografe che hanno bisogno di “marchiare” con il loro nome o logo la foto realizzata e pubblicata. Fotografi per lo più insicuri. Che sporcano la foto ottenuta, o la “posseggono” inserendo direttamente nel campo visivo della foto elementi esterni e inopportuni. Sacrileghi.

Fotografi Cartolina. Fotografi interessati a realizzare per lo più singole foto d'effetto. Fotografie Cartolina. Fotografie da far vedere, d'impatto, che potrebbero effettivamente diventare foto cartoline. Da vendere o da usare come segnalibro. O da appendere in salotto. Preferibilmente (ma non obbligatoriamente) in Bianco e Nero.

E altre varie categorie...

Dopo quattro mesi, e numerosi shooting realizzati, decisi che era il caso di modificare qualcosa. Decisi di continuare ad accettare indistintamente tutte le proposte che prevedevano un compenso. E di operare invece una selezione delle proposte che non prevedevano compenso.

Non mi sono mai fatta domande “filosofiche” o “estetiche” su cosa sia la “Fotografia” o su cosa sia una “Bella Foto” o cosa sia “Artistico” o meno. Non me lo sono mai chiesta. Non era, e non è, a mio avviso, un mio compito. Posare era, ed è, per me, un modo per incrociare persone e idee. Conoscere queste persone. Vedere come lavorano. Vedere e percepire l'intensità con cui operano. Verificare e definire ossessioni e anomalie artistiche sincere o artefatte. Partecipare a momenti di una sincera intensità, a momenti di creazione, interagire con persone che cercano con onestà, a volte ossessivamente (non c'è per loro altra modalità possibile), cercano una qualche “bellezza” o uno squarcio per vedere ed entrare nell'anima di qualcuno o qualcuna. Un' “operazione” che non ha niente a che fare con una qualsivoglia componente fisica umana. Era ed è un modo per incontrare “altri”. Persone diverse da me. In un contesto asettico. In un ambito non convenzionale. In un set dove qualsiasi regola e legge sociale può, per comune accordo, essere violata o disertata.

E' anche un modo concreto per dare la possibilità a fotografi e fotografe di esprimere se stessi compiutamente. Senza che nessuno di loro potesse o avesse da lamentarsi di non poter fare o di non poter ottenere quello di cui avevano bisogno perchè non c'erano modelli o modelle disponibili. Nessuna scusa. Non dovevano avere scuse. Se non riuscivano ad ottenere “qualcosa” a quel punto era “colpa” loro.

Una volta deciso di continuare ad accettare tutte le proposte retribuite e invece di fare una selezione delle proposte non retribuite... rimaneva da definire come operare questa selezione. Con quali criteri? In base a quali elementi decidere? Andai naturalmente per tentativi. Spesso sbagliando e ricadendo ancora e ancora in shooting inutili e ripetitivi.

Capii, ad un certo punto, che c'era una qualche relazione tra “qualità” dello shooting e la fase preliminare precedente alla sessione fotografica. Se i contatti preliminari erano semplici, chiari e veloci... la certezza di vedersi per uno shooting e la qualità di quello shooting erano certi e sicuri. D'altro canto quando i contatti preliminari erano incerti, faticosi, lenti e lunghi... la possibilità di vedersi per lo shooting era pressochè inesistente e la “qualità” dello shooting, in caso ci si fosse arrivati, sarebbe stata completamente insoddisfacente. Questo diventò un primo elemento per capire cosa mi aspettava. Per avere da subito chiaro a cosa andavo incontro.

Non avevo il tempo o, semplicemente, non volevo perdere tempo, a guardare e analizzare i PortFolio dei fotografi e delle fotografe che mi contattavano. I portfolio sono qualcosa di estremamente ingannevole e parziale. E' come valutare una persona guardando una foto in cui è ben pettinato, rasato, ben vestito, con una bella macchina sportiva alle spalle. Quella foto non mi dice niente di lui. D'altra parte non volevo e non intendevo perdere del tempo a contattare altre modelle e modelli con cui quei fotografi e fotografe avevano in precedenza lavorato. Cosa che molte altre modelle e modelli regolarmente fanno. Ma che comunque con garantisce risultati certi. Può capitare di contattare la modella snob che è scontenta perchè il fotografo ha poi pubblicato una foto in cui il suo viso non le piace, o la modella invece contentissima, ma magari è una modella che ha poca esperienza e non sa valutare. Insomma questo metodo non assicurava e non assicura risultati efficienti e utili.

Oltre al fare attenzione alla fase preliminare... che dava delle indicazioni chiare... iniziai ad adottare questo metodo. Guardavo velocemente la produzione del fotografo o della fotografa. Valutavo se online c'erano solo singole foto o se c'erano gallerie dei vari shooting. I fotografi e le fotografe che avevano gallerie “complete” di ogni shooting definivano e denotavano una persona attenta e interessata ad un percorso di ricerca. Erano dunque fotografi e fotografe con cui valeva la pena collaborare. E poi guardavo come i fotografi e le fotografe lavoravano sui ritratti e sui primi piani. Erano da “scartare” i fotografi e le fotografe che puntavano sulla PostProduzione (i Post Fotografi) e i Fotografi e le Fotografe Oggetto (quelli nelle cui foto di ritratto e primi piani non c'era nessuna ricerca e tentativo di “vedere” la modella e il Modello. Ma solo di ottenere una “bella foto”).

Questi tre elementi, scoprii, mi potevano aiutare con efficacia a fare una selezione. A decidere chi incontrare e chi invece non incontrare. Fase preliminare, Gallerie Complete, Primi Piani Personali. E dovevo comunque, questi elementi, farmeli bastare. Devo, ancora oggi, farmeli bastare. Perchè non ho trovati altri.

Delegare la decisione su chi vedere o meno ad altre persone, al giudizio o al consiglio di altre persone (altre modelle o modelli, altri fotografi o fotografe, altri “esperti” del settore) è sempre stato qualcosa che non ho voluto prendere in considerazione. Convinta che non sia per niente un possibile elemento di scelta e di decisione. Ma solo un abdicare perchè incapaci di decidere. Abdicare ad una decisione, che pur supportata da alcuni elementi, rimane sempre personale e rimane sempre casuale e fortuita.

Ho avuto modo poi anche di capire negli ultimi mesi quanto possa essere importante una collaborazione continuativa con un fotografo o una fotografa. Non necessariamente in un rapporto stretto di Monogamia Visiva o di esclusività. Ma in un rapporto sincero di collaborazione dove la conoscenza reciproca, l'aver già lavorato insieme, diventa un valore aggiunto per proseguire un percorso che per definizione non ha un inizio e non ha una fine.

Negli ultimi mesi ho iniziato a collaborare con un paio di fotografi. Non c'è una modalità di relazione predefinita. Ognuno ha dei tempi diversi che devono essere compatibili anche con i tuoi tempi, con la velocità di elaborare quanto è successo e valutare un possibile step successivo sensato. E bisogna esser in grado di gestire una “relazione visiva” che si dilata nel tempo. Non è semplice. A volte è più semplice spendersi in “una botta e via”.

Ho continuato a collaborare con altri fotografi e fotografe che mi contattano. Ho deciso di non accettare indistintamente tutte le proposte retribuite che mi arrivano. Ho iniziato a fare una qualche selezione anche in questo ambito. E il criterio in questo caso è semplicemente economico. Se devo scegliere tra due shooting retribuiti scelgo quello più ben pagato. Se il compenso è relativamente simile... naturalmente entrano in campo altri elementi.

Negli ultimi tre mesi ho dunque continuato ad accettare proposte retribuite di shooting, ho iniziato un paio di collaborazione “estese” e continuo a valutare, con i criteri che ho definto, le nuove proposte che mi arrivano.

E fra una settimana, come vi dicevo, festeggio, in qualche modo, un anno di attività di Modella. Auguri Cara! Altri Cento Anni!

MonoModella Monologo per una Modella Autore: Giorgio Viali – 2 Agosto 2020 Prima Bozza per un Monologo VideoMonologo Voce Narrante di un Prodotto Visivo

Sceneggiatura Cinema Sceneggiatore Sceneggiastorie Attrice Monologo

Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020

Storie Torbide di Desiderio Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile Trilogia delle Immagini Femminili – InstaTrilogia

Tra Vecchi Media (Fotografia e Cinema) e Nuovo Mondo (Instagram e Social Media). Per una Trilogia Tragica e Drammatica Femminile.

Titolo Provvisorio: MinimaGraziaPh Quasi il nome di un Profilo instagram

Sinossi Giovane aspirante fotografa ha lavorato in varie occasioni con un modello. L'ha fotografato in vari shooting. Ma da quando, durante uno shooting, la fotografa ha cercato di abbracciare il modello e ne è stata respinta, il modello si rifiuta di posare per la fotografa. La fotografa è distrutta e non sa farsene una ragione. Si rende conto che quello che la intriga e la attrae e la eccita non ha a che fare solo con un contatto fisico diretto personale... Contatta una giovane modella e scatta delle foto con lei. Poi ricontatta il modello proponedogli uno shooting con la modella. Il desiderio e l'immaginazione legate al nuovo shooting le permettono di esplorare a fondo il suo immaginario... Vuole far perdere ogni controllo al Modello grazie alla Modella. Fotografare il Modello nel momento in cui è vulnerabile. Magari toccarlo quando è preso completamente dalla modella.

Il Desiderio deve essere perseguito in ogni modo. Il Desiderio trova strade e forme per espandersi.

Titolo: MinimaGraziaPh Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti

Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche

Un gruppo di Modelle e Modelli giovanissimi con vestiti sgargianti, in uno studio fotografico (ma senza nessun fotografo), si muovono e cantano una specie di cantilena:

Il Desiderio è un Dio E gli uomini non possono offenderlo. Non possono nascondersi quando compare. Non possono rifiutarsi di seguirlo e abbandonarsi a Lui. Questa è la storia di una donna. Che viveva nel mondo delle immagini. Una donna coraggiosa. Che esplorò con onestà il suo desiderio. Uomini e Donne venite ad ascoltare questa Storia. Qualcosa sicuramente potrà dirvi sulla natura umana Qualcosa vi racconterà anche di Voi stessi.

La cantilena viene ripetuta varie volte. A volte cantata da un singolo modello o modella in modo indipendente e scoordinato.

L'azione sfuma.

La giovane Fotografa/Protagonista da sola in piedi nello studio fotografico

Giovane Fotografa:

O Dei perchè? O Desiderio perchè? Perchè? Perchè me? Perchè mi avete scelta? Perchè mi avete fatto avvicinare alla bellezza? E poi la avete allontanata da me? Come ho osato sperare di possedere quella bellezza? Come? Che farò adesso? Che farò? Accolgo quest'immensa tristezza nel profondo della mia anima. La cullerò. La ciberò. La farò crescere. Fino a che se ne andrà...

Inizio del Film Dopo la prima parte “teatrale” inizia il film “tradizionale”...

Atto Primo SottoTitolo: Il Dolore non è un'Immagine

La giovane aspirante fotografa è seduta davanti ad un computer. In mano il telefonino. Capelli neri lunghi. Sguardo deciso. Guarda qualcosa al computer Guarda e riguarda. Ma noi non vediamo cosa sta guardando.

Un beep sul cellulare Prende il cellulare Un messaggio Quando ci si potrebbe vedere per delle foto? Apre il profilo del modello che le ha scritto. Scorre svogliatamente le foto del profilo del modello. Un ragazzo giovane, palestrato. Appoggia il cellulare senza rispondere.

Il telefono suona. Ma lei non risponde. Risuona. E lei non risponde. Si stende su un divano. Guarda il soffitto. Se ne sta distesa. sul divano. A tratti piangendo.

L'azione sfuma

Mattina del giorno seguente. Il cellulare suona. E' la sveglia. La giovane fotografa si sveglia e malvolentieri si alza. Entra in bagno. Esce dal bagno. Entra in camera Esce dalla camera vestita in modo ordinario. Esce di casa. Dopo aver preso il suo computer.

Riunione con la Direttrice dell'Agenzia presso cui svolge un tirocinio. Ufficio della Direttrice. Una bella stanza arredata con gusto. Fotografie alle pareti. In bianco e nero. La giovane fotografa entra e si siede. La direttrice finisce una telefonata e si siede...

Direttrice: Che succede? Silenzio La fotografa non risponde. Direttrice: Che succede? Dovevi consegnarmi delle foto la settimana scorsa...? E non l'hai fatto. Ed è la seconda volta in questo mese che succede

Silenzio La fotografa non parla.

Direttrice: Per non parlare di quello che hai fatto con quel modello. Ma non sei capace di controllarti? Sei un'animale? Una Porca senza controllo? Ma lo sai che danno di immagine hai fatto alla mia Agenzia?

Direttrice: Se vuoi confidarti con me... Ti ascolto... Cosa succede? Con un tono di voce materno.

Nessuna risposta. Silenzio.

Direttrice: Sei una aspirante fotografa brava e talentuosa. Lo capisci che mi metti in difficoltà? I tuoi servizi fotografici.... proprio quelli con quel modello... erano belli. Promettenti. Come faccio adesso?

Direttrice: Non mi dai scelta. Prenditi una pausa. Ci sentiamo tra due tre mesi. Quando ti sarai ripresa e inizierai a parlarmi. Ed io... se nel frattempo trovo qualcuno di bravo o brava... lo prendo. Al posto tuo.

La giovane fotografa si alza ed esce.

L'azione sfuma.

E' sera. Una festa, un party in una casa o uno studio. Molte persone di vario genere. Gruppetti che parlano. Un party tranquillo. La giovane fotografa ha due bicchieri in mano e beve.

Si siede su un divano e inizia a parlare da sola. Sicura del fatto che nessuno la ascolta E se anche qualcuno la ascoltasse non la capirebbe. Vicino a lei una ragazza e un ragazzo che si baciano. Non c'è musica di sottofondo.

Possibilità di scegliere Tra un Monologo o una Voce Narrante. Una Voice Over. Sempre la voce della Fotografa.

Testo (Monologo o Voce Narrante)

Che cazzo mi succede? Bella rogna si è abbattuta su di me... Non voglio subirla. Non voglio comportarmi da vittima Non voglio Se questa sventura mi è stata data è perchè sicuramente ho le capacità per affrontarla... Non posso averlo? Bene. Non posso averlo. Ma il mio desiderio troverà un modo. Troverò un modo per averlo di nuovo vicino. Per fotografarlo di nuovo Per fare in modo che possa dare un senso alle mie giornate Che la sua bellezza mi tocchi di nuovo e illumini la mia vita.

La coppia di ragazzi che si baciano, seduti accanto alla protagonista, se ne vanno. Dopo un po arriva una seconda coppia di ragazzi. Che iniziano anche loro a baciarsi e toccarsi.

Ma che cosa avete da toccarvi e da baciarvi? Non lo sapete? Il sesso è sopravvalutato. Lo è sempre stato. Non c'è desiderio nel sesso. Quello intenso, quello profondo. Un corpo non da felicità Un corpo e una scopata non illuminano e danno un senso a una vita. Un orgasmo è solo un involontario momento di piacere. Perchè mai vi toccate? Perchè mai vi baciate? E' perchè non riuscite a gestire la vostra vita da soli? Avete paura di restare soli? Non lo sapete? Stiamo andando verso una società di single. Sareme e vivremo sempre più da soli. Saranno sempre meno le persone che vorranno un corpo e una persona vicini. Gli orgasmi saranno ancora i benvenuti naturalmente.

La coppia di ragazzi che si baciano si alza e se ne va. Arriva un ragazzo e si siede accanto alla protagonista visibilmente ubriaca. Cominciano a baciarsi e a toccarsi.

Atto Secondo SottoTitolo: Il Desiderio non ha Forma

Mattina del giorno seguente. La giovane protagonista si sveglia e si trova un corpo nudo maschile al suo fianco. Con i piedi lo spinge giù dal letto. L'uomo si sveglia e la guarda.

Fotografa: Ma chi cazzo sei? Chi sei? Non mi interessa minimamente cosa fai nel mio letto e cosa abbiamo fatto. Vattene. Vestiti e sparisci. Non voglio sapere niente. Per cortesia... Per cortesia vestiti e vattene!

L'uomo si veste e se ne va. La fotografa rimane a letto.

Fotografa Monologo o Voce Narrante

Un messaggero questa mattina è venuto a trovarmi E il desiderio ha ricominciato a bruciare Con forza e violenza Con determinazione Un angelo? Un inviato degli Dei? Un sogno? Una premonizione? So solo che ho visto e ho desiderato di nuovo e più di prima. Devo trovare una modella. E poi troverò il modo per riavere anche il mio modello.

Incontro con la Direttrice dell'Agenzia. Stanza della Direttrice. Sempre una bella stanza arredata con gusto. Fotografie alle pareti. In bianco e nero. Alcune fotografie sono cambiate rispetto alla scena in cui la fotografa e la direttrice si sono incontrate in precedenza. La fotografa entra e si siede. La direttrice finisce una telefonata e si siede...

Direttrice: Bene Bel lavoro. L'ultimo servizio con la modella è bello. Bel lavoro ! Bene Sono soddisfatta

Atto Terzo SottoTitolo: Le Immagini desiderano Corpi “Il complotto femminile”

Mattina. La fotografa si sveglia per il suono del cellulare. Risponde.

Fotografa: Certo la Direttrice ha visto il servizio. E' soddisfatta. Contenta. Mi ha fatto i complimenti. E li ha fatti a te. Certo. Tutto confermato. Lo shooting è oggi pomeriggio. Allora come ti dicevo... ho già scritto al modello Gli ho fatto credere che nello shooting deve fare in modo che tu perda il controllo. Invece... dovrai esser tu a far perdere il controllo a lui. E quando avrà perso il controllo.... Dovrai prendermi... portarmi vicino al modello e dovrai prendere la mia mano e far in modo che la mia mano accarezzi il Corpo del Modello. Ma questo solo... e solo se... sarò io ad avvicinarmi. Se non mi avvicino si continua lo shooting. Ok? Bene.

Ufficio della Direttrice:

Direttrice: Ho visto le foto che hai fatto oggi. Molto belle. Quella coppia. Il modello e la modella... Sono veramente molto bravi e fotogenici.

Fotografa: Grazie

Sera. Una bar. La fotografa è desuta da sola. Beve una birra.

Fotografa Monologo o Voce Narrante

Vogliamo essere parte esclusiva della vita di qualcuno. Non ci interessano relazioni o rapporti superficiali. Occasionali. Insignificanti. Vogliamo essere indispensabili. Vogliamo Relazioni Esclusive. Altri tipi di Relazioni non ci interessano.

Una ragazza completamente ubriaca si muove tra i tavoli del bar. Sale su un tavolo e finge mosse da modella. Un gruppetto di ragazzi e uomini sventolano dei soldi e glieli lanciano. Come se fosse uno spettacolo di streap tease.

Continua il Monologo della Fotografa: ....

La Ragazza ubriaca cade per terra. Gli altri, i ragazzi e gli uomini, se ne vanno. La fotografa le si avvicina. La fa' sedere per terra. Le parla dolcemente. Poi la prende sotto le spalle e esce con lei dal bar.

Epilogo – Canto Finale Il Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche

Un gruppo di Modelle e Modelli giovanissimi con vestiti sgargianti, in uno studio fotografico (ma senza nessun fotografo), si muovono e cantano una specie di cantilena:

Il Desiderio impera prepotente sulla terra. E l'uomo e la donna possono solo sottostare al suo potere. Una Donna ha guardato l'abisso dei suoi desideri con onestà E si è rialzata con dignità da una colpa umana e mortale. Anche gli umani possono, se coraggiosi, sfidare il desiderio ed uscirne vincitori. Dei e Uomini riposate ora. La tragedia è conclusa. Altre storie ci attendono domani.

Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020

Storie Torbide di Desiderio Femminile Per una Trilogia Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile

Titolo: MinimaGraziaPh Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti

Sceneggiatura Sceneggiature Sceneggiatore Sceneggiastorie Cinema Casting Produzione

Bozza Sceneggiatura Sinossi e Possibile Schema narrativo Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020

Storie Torbide di Desiderio Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile Trilogia delle Immagini Femminili – InstaTrilogia

Tra Vecchi Media (Fotografia e Cinema) e Nuovo Mondo (Instagram e Social Media). Per una Trilogia Tragica e Drammatica Femminile.

Titolo Provvisorio: BetsyBarbieCam Quasi il nome di un Profilo di una Chat Online

Sinossi

Una giovane donna vive da anni da sola con il Padre. La sua cultura e i suoi modi si sono sviluppati secondo uno stile di vita prettamente maschile. Consumo giornaliero di Pornografia. Masturbazione. Linguaggio diretto e Volgare. Nessuna censura nel linguaggio e nei modi. Lavora e si esibisce una chat online. A volte da sola, a volte con il padre. Il padre improvvisamente muore. E lei scopre di avere una Madre e un Fratello “normali”. Che non sapeva di avere. Il passaggio da uno stile di vita all'altro non sarà indolore e semplice.

L'idea parte da “Taxi Driver”. Nel film il protagonista Travis invita Betsy al Cinema. La porta, sconsideratamente, a vedere un film a luci rosse. Betsy se ne va. Ho provato ad immaginare una situazione in cui una protagonista femminile metta in imbarazzo personaggi maschili o femminili. Con comportamenti eccessivi.

Titolo Provvisorio: BetsyBarbieCam Quasi il nome di un Profilo di una Chat Online

Bozza Sceneggiatura Sinossi e Semplice Schema narrativo Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti

Il Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche

Un gruppo di attori e attrici pornografici con vestiti sgargianti e provocanti, in una stanza da letto, si muovono e cantano una specie di cantilena:

Desiderio e Fede Sono la nostra Vita Quello per cui viviamo Non siamo semplici attori o attrici Non siamo semplici performer Siamo mistici e mistiche dei Corpi, del Sesso, della Libertà. Lascia quel mondo falso e ipocrita in cui ti muovi Non c'è verità e libertà dove vivi Solo con noi puoi essere veramente te stesso e te stessa. Desiderio e Fede Sono la nostra Vita

Atto Primo SottoTitolo:

Atto Secondo Sottotitolo:

Atto Terzo Sottotitolo:

Epilogo – Canto Finale Il Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche

Un gruppo di attori e attrici pornografici con vestiti sgargianti e provocanti, in una stanza da letto, si muovono e cantano una specie di cantilena:

Desiderio e Fede Sono la nostra Vita Quello per cui viviamo Non siamo semplici attori o attrici Non siamo semplici performer Siamo mistici e mistiche dei Corpi, del Sesso, della Libertà. Lascia quel mondo falso e ipocrita in cui ti muovi Non c'è verità e libertà dove vivi Solo con noi puoi essere veramente te stesso e te stessa. Desiderio e Fede Sono la nostra Vita

Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020

Storie Torbide di Desiderio Femminile Per una Trilogia Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile

Titolo: BetsyBarbieCam Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti

Sceneggiatura Sceneggiature Sceneggiatore Sceneggiastorie Cinema Casting Produzione

Monologo – Bozza – Spunti (2020) Bozza – Dialogo/Monologo – Sceneggiatura (2020) Testo di: Giorgio Viali

Un materasso sul pavimento. Un lenzuolo sporco. Una ragazza scomposta che dorme seminuda a pancia in giù. Una stanza sgabuzzino...

Ca zzo vuoi? E' presto ! Ca zzo ! Mamma Lasciami stare Lasciami dormire Ca zzo Fottiti stronza Non sei mia mamma Sei solo la stronza che mi ha partorito.

E si ripete...

La ragazza parla da sola. Farnetica. Non c'è nessuno nella stanza E' da sola.

A me piace solo bere Ca zzo Bere! Bere! E ancora Bere!

Ubriacarmi Perdermi Stordirmi Fino a diventare incosciente Fino a tirar fuori la parte stronza e animale di me La parte vera Non ne posso più di questo mondo di merda Falso Che non capisco e non sò gestire Ca zzo. E' semplice Voglio solo Bere. Nient'altro.

Non mi frega un ca zzo di nient'altro. Non mi frega un ca zzo di nessuno. Neanche il sesso mi interessa Al massimo solo se sono ubriaca. Solo per esibizionismo Da sbronza non sento e non provo niente

La maggior parte delle volte poi non ricordo cosa ho fatto o detto. Non ricordo niente Voglio sparire dalla faccia di questa merda di terra Da questa merda di realtà Voglio sparire Voglio che tutto finisca Voglio svegliarmi da questa specie di incubo Ca zzo...

Fanculo ! Mamma! (pausa) Ca zzo Ca zzo Adesso mi ricordo che non ci sei più Sei morta Ca zzo

E non è cambiato niente Ero sola prima Sono sola adesso E bere è ancora l'unica cosa che mi interessa Ca zzo E adesso è troppo presto per iniziare a bere. Ca zzo Devo aspettare

Meglio se vado a farmi una doccia Puzzo Ca zzo

Ma non si alza Rimane ferma, distesa. Farfuglia qualcosa di incomprensibile L'azione sfuma

Monologo – Bozza – Spunti (2020) Testo di Giorgio Viali Sceneggiatura Bozza – Dialogo/Monologo – Sceneggiatura (2020) Testo di: Giorgio Viali

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