Codec19

Decodificare la pandemia

“soprattutto all'inizio, quando c'era solo l'Italia in lockdown, spesso capitava di dare assistenza o collaborare con perfetti sconosciuti che ti chiedevano come state, com'è la vostra vita, stay safe ecc ecc. Di un paio ho salvato gli screenshot perché mi hanno commossa.”

It Crowd

Che lavoro fai? Sono tecnico IT di una grande multinazionale. Più nello specifico: mi occupo del settore informatico di un Customer Service. Questo include supporto informatico ai colleghi, alla struttura (sala server, infrastruttura) ma anche organizzazione logistica e procedurale di tutto l'hardware e il software che entra o esce dalla sede. Faccio sia il tecnico che il coordinamento, per riassumere.

Tutta questa vicenda che impatto ha avuto sul tuo lavoro? Beh, prima eravamo una squadra che lavorava in locale sulla struttura, le persone venivano in ufficio se avevano un problema o facevamo interventi in sede. Da metà marzo siamo tutti a casa, sia il dipartimento IT che il resto dei colleghi. Questo ha cambiato radicalmente il lavoro: abbiamo dovuto studiare soluzioni per permettere a tutti di lavorare da casa, l'assistenza si è spostata tutta sul remoto (penso che ormai metà dei miei colleghi abbia il mio numero) ma soprattutto abbiamo dovuto studiare una serie di soluzioni a distanza per fornire ai neo assunti strumenti per lavorare o per sostituire eventuali cose difettose, utilizzando le uniche persone rimaste nelle sedi fisiche: gli operatori delle pulizie e la security. Spedizioni, consegne, tutto organizzato e coordinato a distanza: il delirio. In più l'azienda ci ha fornito delle soluzioni software per alcune tipologie di clienti e abbiamo dovuto imparare a gestirle e soprattutto insegnare a utilizzarle da un giorno all'altro, letteralmente.

Il problema pratico principale qual è stato? Devo dire che da un punto di vista di salute e sicurezza tutto sta funzionando molto bene, ma per noi è diventato tutto estremamente difficile, dato che la maggior parte dei colleghi ha un livello informatico a dir poco di base e guidarli sulle nuove procedure è veramente complesso. Il problema pratico principale sarebbe stato un guasto in sala server: non avremmo saputo come fare. Ma non c'è stato quindi Yay!

Perché non avreste saputo come fare? Immagino che normalmente abbiate dei tecnici in grado di intervenire, come mai non avrebbero potuto?

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Moira Caracciolo – Arianna & Friends – Terricciola (PI)

“Io sono pronta a fare una sagra anche da sola!”

Terricciola

Eccoci Guarda, ho anche aperto una birra.

Io mi sono dimenticato di metterla in frigo :–(, mi verso un bicchiere di bianco. Che lavoro fai? Lavoro in un piccolo tour operator locale, in cui sono entrata nel 2013 occupandomi dell'ufficio turistico di zona e di pacchetti per i clienti italiani, poi nel 2014 ho preso il patentino come guida turistica e ho continuato facendo la guida sempre come dipendente dello stesso tour operator.

La mia prima domanda è sempre la stessa: parlami dell'impatto che ha avuto questa vicenda sul tuo lavoro. Naturalmente per me, e per le colleghe che fanno lo stesso lavoro, è stata la fine del mondo. Soprattutto a partire da fine febbraio, quando abbiamo iniziato a ricevere le prime cancellazioni per la stagione che stava arrivando, e soprattutto dal 29 febbraio che è quando il Cdc americano ha iniziato a sconsigliare tutti i viaggi non necessari in italia. Noi lavoriamo prevalentemente con americani, lì abbiamo capito che per noi la stagione era finita.

E il lavoro si è azzerato del tutto? O almeno qualcosina è rimasto?

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Claudio Torre – Niusci (GE)

“Restiamo in attesa spasmodica del decreto rinascita”

cappelletta

Che impatto ha avuto la pandemia sul tuo lavoro? Beh direi abbastanza pesante. Ho avuto un calo di oltre il 50%

Hai dovuto abbandonare dei lavori a metà? Uno sì ma dal 15 aprile l'ho ripreso e finito. Ma ci sono altri problemi, nel senso che i magazzini edili e i fornitori hanno riaperto da pochi giorni. Si spera che andando avanti questi problemi diminuiranno.

Ma il calo è dovuto al fatto che hai dovuto chiudere per legge oppure il tuo era uno di quei lavori che potevano continuare anche durante il lockdown?

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F.F. – Bologna “nel mio piccolo ho aiutato in videochat amici e parenti, e anche qualche cliente, a non fare troppi danni”

erba

A quanto ne so, direi che il tuo mestiere è stato uno dei più duramente colpiti dalla pandemia, no? Cioè, vi hanno chiuso per legge e bon. È così? Si, ho lavorato fino all'11 marzo e la sera abbiamo avuto dai tg la notizia che il giorno dopo non potevamo lavorare e in attesa di nuovi aggiornamenti siamo arrivati ad oggi, e se tutto procede il 1 giugno dovremmo ripartire.

Ma è una cosa decisa a livello nazionale uguale per tutti o ci sono deroghe regionali o comunali? È nazionale, e da quello che leggo ad oggi nessuna regione ha dato possibilità di aperture, poi dopo l'ultimo decreto ci sono state associazioni artigiane, CNA, e gruppi vari che si sono arrabbiati parecchio e hanno scritto alle regioni, comuni, governo etc. cercando di anticipare l'apertura almeno al 18 Maggio. Almeno ci stanno provando, in questi giorni anche Bonaccini sta facendo proposte per aprire prima, chiaramente in tutta sicurezza.

A proposito di sicurezza: avete già delle linee guida per quando riaprirete? Cosa dovrete fare? Come cambierà il vostro mestiere e cosa cambierà per i clienti?

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A.M.D.V. – Venezia “All'inizio si posticipava, si provava ad illudersi che in un mese sarebbe tutto rientrato. Per chi ha investito tutto sui live è stata una catastrofe.”

Flauto

Che lavoro fai? Sono una musicista. Flautista, cantante, compositore, docente. Da una ventina d'anni ho messo a lato la classica per il jazz (dicevano che pagavano meglio, era una balla).

E che tipo di musicista sei? Ovvero: fino a gennaio 2020 qual era la tua attività prevalente? Concerti, vendita di dischi (è una domanda del secolo scorso o va ancora bene?), musica su richiesta (colonne sonore, pubblicità, cose così), insegnamento, altro? Ecco, bravo. I concerti, in teoria. I dischi li incidi ormai rimettendoci, l'online e lo streaming ti fan rientrare di poco (tu ad esempio, tu, mica l'hai comprato mai un mio disco no?), quindi concerti, incisioni per altri, arrangiamenti. Ma poi uno fa una scelta: o suona tutto o suona le cose belle e il resto delle bollette le paga con altro. Tipo l'insegnamento. Io, tipo, insegno da quando avevo 16 anni, anche per tradizione familiare. Ed è la mia salvezza, al momento, come per molti altri musicisti .

Veniamo alla pandemia. Come ha colpito il tuo lavoro? Ha iniziato a febbraio, son cadute le date una dietro l'altra. Ovunque, per tutti, in ogni luogo, ogni occasione. Me le hanno annullate tutte, anche quelle estive. Come per tutti. E' stato uno choc. All'inizio si posticipava, si provava ad illudersi che in un mese sarebbe tutto rientrato. Per chi ha investito tutto sui live è stata una catastrofe. Di mio avevo investito in un bel live con al seguito studio mobile, videomaker, location perfetta, pubblico selezionato, quelle menate che servono a lanciarti per la stagione estiva. Vado mai a pensare che mi arrivava una pandemia a rendere tutto completamente grottesco ed inutile. Chi come me e il mio compagno ha comunque l'insegnamento è riuscito a non affondare. Ma chi ha investito solo sui live, come tanti miei colleghi ed amici, ora sta disperatamente cercando una via d'uscita mandando curriculum in fabbrica o come manovalanza agricola.

Ad aiuti statali come siete messi?

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G.I. – Napoli “non so se lavorare così è fattibile in futuro”

Bardatura

La tua professione non ha bisogno di particolari introduzioni, quindi passo subito a chiederti: come ha colpito la pandemia il tuo mestiere? L'impatto che i miei colleghi ed io abbiamo avuto lo possiamo paragonare a quello che l'aviazione civile ha avuto dopo l'undici settembre. Quindi direi devastante.

Ellamadonna. Cioè? Partiamo dai rilievi oggettivi. Noi non siamo addestrati ad affrontare un virus che si trasmette per via aerea. Per noi intendo tutta la categoria, dall'Italia all'America passando per, che ne so, il Burundi. Seconda cosa, siamo la categoria più a rischio infezione, vedi il grafico qui sotto a cura del New York Times. Detto questo, il nostro codice ATECO non è mai stato chiuso e abbiamo dovuto lavorare senza linee guida: una bozza è uscita solo ieri. NYT: i rischi delle varie professioni Come mai non siete addestrati? Cioè, è chiaro che questo specifico virus è una novità, però non è la prima malattia che si trasmette per via aerea, no? Non ti saprei rispondere, la nostra formazione non ha mai contemplato una situazione del genere, combattiamo con epatite, aids, legionella e mille altri virus e batteri ma mai con un virus a trasmissione aerea. Per intenderci, il mio studio è aperto da 35 anni quello di mia moglie da oltre 100 e non abbiamo mai acquistato una mascherina ffp2 o ffp3. E come noi tutti gli altri studi.

Dici che non siete mai stati chiusi. Ma questo vuol dire che eravate obbligati a essere aperti o la cosa è stata lasciata alla vostra volontà? Cioè, se io ero un tuo cliente e volevo venire da te, tu potevi dirmi di no?

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G.D. – Vercelli “Mi sa che ho fatto male a non fare i contratti di vendita a prezzo fisso a gennaio per novembre”

l'inizio della sommersione delle risaie

Che lavoro fai? Sono agricoltore, per l'esattezza risicoltore, visto che qui c'è praticamente una sola coltura ed è un po' diversa dalle altre.

Mi rendo conto che il mestiere dell'agricoltore moderno in pratica non ho idea di come funzioni. Potresti descrivere in breve cosa comportava in epoca pre-covid e cosa comporta adesso? Non c'è molta differenza tra l'agricoltura moderna e quella più antica, se non la meccanizzazione molto spinta. Nella produzione di riso, in particolare, ormai le aziende medie e piccole sono gestite da 1, massimo 2 addetti, quindi l'interazione umana è poca. A livello di covid, quindi, è molto più semplice da gestire rispetto ad altri lavori e anche rispetto all'agricoltura o all'allevamento in altre zone, dove c'è più manodopera e i contatti sono più facili. Inoltre l'uso di DPI è già ampiamente prescritto, anche se non si tratta di protezioni per virus, ma per polveri e sostanze chimiche nocive. Nota però che le mascherine sono le antipolvere o quelle coi filtri intercambiabili che per il covid o non servono o sono anche eccessive (però non so se si trovano i filtri antivirus), infatti al momento per andare a fare la spesa uso quelle chirurgiche in tnt che ha regalato il comune.

Ma quindi una tua giornata lavorativa tipo com'è? In questo periodo si stanno preparando i campi per la semina, quindi si tratta di giornate interamente passate sul trattore a trainare i vari attrezzi durante le fasi delle lavorazioni. Quindi al mattino si prepara l'attrezzatura (rifornimento di gasolio, controllo dei livelli) e ci si sposta nei campi. Io, da quel punto di vista, ho maggiore comodità perché ho i campi accentrati rispetto all'azienda, mentre altri colleghi devono fare anche molta strada per raggiungere i vari campi. Il lavoro è abbastanza monotono perché bisogna percorrere fisicamente tutta la superficie del campo andando avanti e indietro parallelamente, per quanto è possibile, quindi si passa in un altro campo e così via. La fase di concimazione (e poi di semina) è meno monotona, perché ci sono più spostamenti per andare a rifornirsi di concime in azienda.

E in tutto questo sei solo? Sì, più raramente ci si aiuta tra colleghi, quando è necessario fare spostamenti con più trattori, tipo per la semina o gli altri lavori che si fanno in acqua.

La pandemia come ha impattato sul tuo lavoro, dal punto di vista pratico?

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“Nessuno, nessuno, era pronto a una situazione del genere”

maestra Foto di Nenad Stojkovic

Raccontami come si svolge il tuo lavoro oggi Giornata tipo: apro gli occhi e leggo i 200 messaggi che trovo puntualmente nel gruppo di lavoro, con comunicazioni, istruzioni e lamentele varie. Accendo il pc e inizia la preparazione del materiale didattico, l’invio agli studenti, le conference call. La frase che sento più spesso è “come si fa”, a pari merito con “non ho capito”. Quello che amavo di più del mio lavoro, ovvero il contatto con i bambini, è svanito. Principalmente ci si rapporta con le famiglie e i colleghi. C’è una grande responsabilità e disponibilità da parte di tutti, personalmente non ho visto nessuno tirarsi indietro. La prima volta che li ho rivisti mi sono commossa. Può sembrare un’esagerazione ma il mio lavoro si è completamente snaturato, il pensiero dei loro faccini sorridenti quando ci vediamo resta l’unico vero stimolo al momento.

Del gruppo di lavoro chi fa parte? Solo maestre/i o anche altre figure? Solo maestri. È un’organizzazione piramidale che procede per piccoli gruppi con un rappresentante che si interfaccia a un livello sempre superiore. Il referente finale è il dirigente, che prende le decisioni in base alle indicazioni ministeriali. Indicazioni e direttive non mancano, forse sono anche troppe e spesso contraddittorie tra di loro, ma del resto si naviga a vista e si cerca di adattare il lavoro alle esigenze di studenti e famiglie. Si impara mentre si fa. Nessuno, nessuno, era pronto a una situazione del genere. Il supporto invece mi sembra scarso, c’è tanto nervosismo dettato anche dal dito perennemente puntato contro la scuola (già da prima, intendo).

Torno a una delle prime cose che hai scritto: “Accendo il pc e inizia la preparazione del materiale didattico”. Mi fai qualche esempio di materiale didattico?

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