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sé, l’uscire da sé Nell’estasi da sé eventontology: estasisteresy estatica’estasi dal nulla è eventhyx c’è.

L’estasi è eventhyx metateoria dell’estasi, è evento dell’estasi spazio-tempora “essere in exstasyx”, già

Gödel eventy schema spazio-tempora schema spazio-tempo dell’essere in sé K. GÖDEL ontology dell’essere è al di là al di là evento di eventi; formalmente un evento è una quaterna di numeri (x,y,z,t) tre dei quali (x,y,z) rappresentano le coordinate spaziali dell’evento, mentre il quarto (t) indica l’istante di tempo in cui l’evento si è verificato. Un evento è uno spazio 3+1 dimensionale, detto appunto “spazio di Minkowski”19. Nella esposizione della teoria della relatività generale è possibile seguire questo sviluppo e affermare con una certa chiarezza che «i fenomeni fisici sono espressioni della metrica 3+1 e nello stesso tempo che il sogno cartesiano di una fisica puramente geometrica sembra realizzarsi in un modo così stupendo che lo stesso Descartes non avrebbe assolutamente saputo prevedere»20. Con ciò sembra risolta per via fisica una questione che ha occupato molto vivacemente la gnoseologia degli inizi del Novecento e per la quale si sono tentate le soluzioni più diverse. Ora la fisica dimostra non solo la possibilità, ma anche la realtà effettuale della geometria non-euclidea: mostra che

17 E. CASSIRER, Sulla teoria della relatività, La Nuova Italia, Firenze 1973, p. 594. 18 V. BARONE, Relatività, Bollati Boringhieri, Torino 2009, p.27. 19 Ibidem, p.34. 20 H. WEYL, Raum, Zeit, Materie, in E. CASSIRER, Sulla teoria della relatività, op. cit., p. 529. «Aretè», Vol. 2, 2017 – ISSN 2531-6249 279 possiamo intendere ed esporre teoreticamente i rapporti vigenti nello spazio reale effettivo soltanto se li traduciamo nel linguaggio di un molteplice a quattro dimensioni21 . Pensare queste quattro dimensioni in un sistema gnoseologico è il passo successivo; per quanto sia da sottolineare che – ben prima della teoria della relatività: ristretta e generale – a collegare in un modo così stretto l’ambito fisico a quello gnoseologico, è stata la rivoluzione attuata da Copernico. A chiarire tale connessione fu lo stesso Kant quando scrisse: «Quando Galilei fece rotolare le sue sfere su di un piano inclinato, con un peso scelto da lui stesso, e Torricelli fece sopportare all’aria un peso, che egli stesso sapeva di già uguale a quello di una colonna d’acqua conosciuta e più tardi Stahl trasformò i metalli in calce, e questa di nuovo in metallo, togliendovi o aggiungendo qualche cosa, fu una rivelazione luminosa per tutti gli investigatori della natura. Essi compresero che la ragione vede solo ciò che lei stessa produce secondo il proprio disegno, e che, con principi dei suoi giudizi secondo leggi immutabili, deve essa entrare innanzi e costringere la natura a rispondere alle sue domande; e non lasciarsi guidare da lei, per così dire, colle redini; perché altrimenti le nostre osservazioni, fatte a caso e senza un disegno prestabilito, non metterebbero capo a una legge necessaria, che pure la ragione cerca e di cui ha bisogno. È necessario dunque che la ragione si presenti alla natura avendo in mano i principi, secondo i quali soltanto è possibile che i fenomeni concordanti abbiano valore di legge, e nell’altra l’esperimento, che essa ha immaginato secondo questi principi: per venire, bensì, istruita da lei, ma non in qualità di scolaro che stia a sentire tutto ciò che piaccia al maestro, sebbene di giudice, che costringa i testimoni a rispondere alle domande che egli loro rivolge. La fisica pertanto è debitrice di così felice rivoluzione compiutasi nel suo metodo solo a questa idea, che la ragione deve cercare nella natura, conformemente a quello che essa stessa vi pone, ciò che deve apprenderne, e di cui nulla potrebbe da se stessa sapere. Così la fisica ha potuto per la prima volta esser posta sulla via sicura della scienza, laddove da tanti secoli essa non era stato altro che un semplice brancolamento»22 . Con tale passo, ormai divenuto celebre, Kant paragona il lavoro astronomico a quello gnoseologico puntualizzandone i parallelismi. Come Copernico aveva messo il Sole, e non la Terra, al centro dell'universo, così Kant intende ora collocare il soggetto umano al centro del processo conoscitivo. Contrariamente al senso comune – secondo cui l'uomo doveva adattare i propri schemi mentali agli oggetti da conoscere –, Kant si propone di dimostrare che il nostro intelletto gioca un ruolo fortemente attivo nel metodo conoscitivo. Se fino ad allora si era tentato di spiegare la conoscenza supponendo che fosse il soggetto a dover ruotare intorno all’oggetto, con Kant si invertono i ruoli. Fuor di metafora, Kant ritiene che non sia il soggetto conoscente a scoprire le leggi dell’oggetto, ma viceversa che sia l’oggetto ad adattarsi alle leggi del soggetto che lo riceve conoscitivamente; quindi che non sia la nostra intuizione sensibile a regolarsi sulla natura degli oggetti, ma che siano gli oggetti a regolarsi sulla natura

21 E. CASSIRER, Sulla teoria della relatività, op. cit., p.575. 22 I. KANT, Critica della ragion pura, Laterza, Roma-Bari 2000, prefazione alla seconda edizione, pp.15-16. «Aretè», Vol. 2, 2017 – ISSN 2531-6249 280 della nostra facoltà intuitiva. Analogamente egli suppone che non sia l’intelletto a regolarsi sugli oggetti per trarre i concetti, ma viceversa che siano gli oggetti a regolarsi sui concetti dell’intelletto e ad accordarsi con essi. Tuttavia, sulla base di prospettive gnoseologiche, la rivoluzione copernicana genera due interpretazioni che dovrebbero essere lette in modo complementare. Da un lato, abbiamo la prospettiva di Kant che interpretando questo ribaltamento in modo metaforico esige ritrovare nel soggetto pensante quel punto archimedeo – stando alla metafora, proprio della terra – che faccia da fondamento ai giudizi sintetici a priori e grazie ai quali metafisica e scienza coinciderebbero. Il fondamento a cui Kant tende è il soggetto stesso che sente e che pensa: è il soggetto con le leggi della sua sensibilità e del suo intelletto. L’esigenza di questo punto fondante nell’impianto trascendentale si spiega con la necessità kantiana di un sapere che fosse universale e necessario. Dall’altro lato, abbiamo un’interpretazione, a questa complementare, che negli ultimi tempi sta divenendo sempre più plausibile: quando Copernico ribaltò le posizioni del sole e della terra, intese in un sistema statico e simmetrico dove il punto archimedeo (quello proprio della terra) aveva il compito di sorreggere il tutto, aveva l’obiettivo di rivoluzionare il sistema tolemaico. Tuttavia il suo sistema astronomico ha conservato – almeno nell’immaginario comune – una certa staticità originaria, tanto che si è dovuto attendere Einstein perché venissero scardinati definitivamente i vecchi fissi punti di fuga. Dunque si potrebbe pensare la rivoluzione di Einstein assolutamente in linea con quella copernicana tanto da essere intesa come il prosieguo di questa stessa. Ad avallare tale idea vi sarebbe la rivoluzione copernicana attuata nell’ambito semantico da Peirce. Secondo accurate interpretazioni23 , la rivoluzione peirceana è quella che porta al centro del sistema – al posto dapprima dell’oggetto e poi del soggetto – l’enunciato semantico. Quest’ultimo non si riferisce però direttamente ad uno stato di cose “reale”, quanto alla cosiddetta ‘dissoluzione del dato’ in base alla quale si dissolve quella convinzione secondo la quale il nostro sapere sarebbe qualcosa di oggettivo. La rivoluzione peirceana pone il problema della coerenza semantica ormai non più garantita da un mondo esterno che si presumeva essere reale ed oggettivo. Ciò che ci si auspica è la coerenza semantica di rappresentazioni valide intersoggettivamente nelle quali gli oggetti diventino, a seconda degli interpretanti, oggetti designanti. L’esito di questi ulteriori cambi di prospettiva è l’affermarsi di una prospettiva costruttivista a proposito della costituzione della realtà nella conoscenza. E dal momento che non esiste una unica modalità di costituzione corretta, da questa prospettiva trae origine una ulteriore concezione: la conoscenza del mondo non ha connotati universali e necessari, sostanzialistici

23 Mi riferisco in modo particolare a quella data dal Prof. H.J. SANDKÜHLER in: Repräsentation – Die Fragwürdigkeit unserer Bilder von der Welt der Dinge, in La rappresentazione – ovvero cosa significa “rappresentare” la realtà nella conoscenza. Dagli atti di una conferenza svoltasi presso il dipartimento di Bioetica dell’Ateneo di Bari nel 2005; H.J. SANDKÜHLER, Pluralismus und die Erkenntniswelten der Kultur, in Naturalismo nella filosofia della mente? Per una critica e un’alternativa filosofica. Dagli atti di una conferenza svoltasi presso il dipartimento di Bioetica dell’Ateneo di Bari nel 2006. «Aretè», Vol. 2, 2017 – ISSN 2531-6249 281 ed ontologici. Ma per meglio comprendere ciò, è opportuno fare un piccolo passo indietro e ritornare sulla teoria della relatività: generale e ristretta. Con la teoria della relatività non è più necessario far ricorso allo spazio assoluto di Newton – il quale essendo per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, rimane sempre uguale e immobile – per garantire il fondamento della dinamica. Oltre allo spazio viene meno anche un altro caposaldo della meccanica newtoniana e cardine indiscusso della fisica ottocentesca: l’idea di tempo assoluto. Il merito di Einstein consiste nell’aver compreso che per eliminare l’asimmetria tra le descrizioni occorreva formulare una nuova dinamica, e che per far ciò bisognava partire da un ripensamento dei procedimenti di misura del tempo. Il salto dall’elettromagnetismo alla definizione operativa di tempo è un vero colpo di genio di Einstein e non può che lasciare sconcertati e ammirati, oggi come ieri, i lettori del suo articolo del 190524. L’audacia e l’alta portata filosofica del pensiero einsteiniano – ci ricorda Cassirer – sta precisamente nel suo fare tabula rasa del pregiudizio tradizionale di un tempo valido per tutti i sistemi25 . Misurare il tempo – sottolinea Einstein – vuol dire stabilire la simultaneità di due eventi 26 . Considerando che il secondo postulato della relatività speciale stabilisce l’indipendenza della velocità della luce dallo stato di moto della sorgente, tra le conseguenze più immediate di questo postulato ce ne sarà una di particolare importanza: la simultaneità tra due eventi non è assoluta. In altri termini, se due eventi sono simultanei in un dato sistema di riferimento, non lo sono più, in generale, in un altro sistema27. La relatività della simultaneità28, conseguenza immediata delle trasformazioni di Lorentz, fu uno degli aspetti più sorprendenti e più difficili da accettare della teoria di Einstein nei primi anni di diffusione di questa teoria29. L’aspetto formale della relatività, con i suoi due postulati e le conseguenze che da essi vengono dedotte, non deve infatti farci dimenticare che le leggi del moto si fondano sull’esperimento. Il principio di relatività è dunque una legge che per quanto vincoli fortemente la forma delle leggi dinamiche, non le determina30. Lo spazio in sé e il tempo in sé sono destinati a svanire come pure ombre, poiché solo un genere di unione tra i due conserverà una realtà indipendente31 . Minkowski ha compreso le profonde implicazioni della teoria einsteiniana e la rivoluzione che essa segnava nella concezione fisica dello spazio e del tempo. Non più di spazio e di tempo come entità

24 V. BARONE, Relatività, op. cit., p.5. 25 E. CASSIRER, Sulla teoria della relatività, op. cit., p.550. 26 «Noi dobbiamo considerare che tutti i nostri giudizi nei quali il tempo ha un ruolo sono sempre giudizi su eventi simultanei. Se io per esempio dico: Quel treno arriva qui alle ore 7, voglio dire questo: il passaggio della lancetta del mio orologio sul 7 e l’arrivo del treno sono eventi simultanei». Cfr. V. BARONE, Relatività, op. cit., p.28. 27 Ibidem, p. 31. 28 Cioè il fatto che se due eventi sono simultaneamente in un certo sistema di riferimento inerziale, in generale non sono più tali in un altro sistema inerziale in moto rispetto al primo. 29 Ibidem, p. 44. 30 Ibidem, p. 112. 31 H. MINKOWSKI, trad. ingl. in H. LORENTZ, A. EINSTEIN, The Principle of relativity, a cura di A. Sommerfeld, Dover, New York 1952, pp.75-91. «Aretè», Vol. 2, 2017 – ISSN 2531-6249 282 separate si sarebbe dovuto parlare, bensì di qualcosa che unisce in maniera inscindibile lo spazio e il tempo. Il trattino che separa spazio e tempo indica dunque non un binomio ma un’unità. A rigore esso dovrebbe essere eliminato: specie se si considera che in tedesco i due termini sono fusi in un’unica parola, che meglio rappresenta la complessità del concetto 32 nonché l’elemento di novità nella concezione della fisica novecentesca. Le equazioni che permettono di calcolare la metrica dello spazio-tempo33 – le cosiddette equazioni di Einstein – allo stesso tempo ci permettono di dedurre quanto il campo gravitazionale sia generato non solo dalla materia, ma da qualunque distribuzione di energia e momento: la massa è soltanto una delle possibili forme di energia. Secondo la teoria einsteiniana una distribuzione di materia ed energia incurverebbe lo spazio-tempo, generando così un campo gravitazionale spiegabile con altre leggi rappresentato essenzialmente dalla metrica dello spazio-tempo 34 . Ad esempio, il campo elettromagnetico, che trasporta energia e momento ma non massa, incurva lo spazio-tempo ed è quindi sorgente di gravità. Anche il campo gravitazionale possiede energia e momento ed è perciò sorgente di se stesso35. Solo densità molto elevate di energia producono un’apprezzabile curvatura dello spaziotempo. Con Einstein vengono meno spazio e tempo assoluti, e allo stesso modo viene meno l’assolutezza dell’unicità del “punto fisso” intorno al quale far ruotare il tutto: che si tratti del sole o della terra, del soggetto o dell’oggetto. Nello scritto Sulla teoria della relatività, Cassirer affronta questa problematica al fine di mostrare come il punto archimedeo, al quale Newton ancora credeva di poter pensare, si fosse dissolto attraverso la nascita di una pluralità di sistemi geometrici. Cassirer ritiene che la teoria della relatività propria della fisica contemporanea sia contraddistinta da una “svolta” gnoseologica dalla teoria della ‘conoscenza come riproduzione’ alla teoria della ‘conoscenza come funzione’. Nell’analisi epistemologica della fisica moderna Cassirer offre la prova del fatto che quelle concezioni realistiche della conoscenza quale rappresentazione riproduttiva, un tempo legata alle scienze della natura, sono ormai divenute dubbie. Se “materia” e “forma” della conoscenza adesso non sono più pensabili come assolute “potenze dell’essere” e se in quanto “posizioni e costruzioni teoriche” esse servono piuttosto a caratterizzare un nuovo ordine di significati, allora acquista un rinnovato interesse il problema della costruzione e dell’articolazione della immagine teoretica del mondo. Ciò che Cassirer mostra è che conoscere scientificamente non vuol dire riprodurre una sostanza ma operare con simboli. Segni e simboli sono esentati da quell’obbligo ontologico-epistemologico di “corrispondenza con il reale” che

32 V. BARONE, Relatività, op. cit., p. 112. 33 L’equazione delle geodetiche, utile per identificare il campo gravitazionale, ha in sé un primo termine inerziale ed un secondo gravitazionale. Il fatto che questi termini non abbiano carattere tensoriale, e che cambiando sistema di coordinate si trasformino l’uno nell’altro, è un ulteriore manifestazione del principio di equivalenza: inerzia e gravitazione sono localmente indistinguibili. Cfr. ibidem, p. 486. 34 Ibidem, pp. 471-472. 35 Ibidem, p. 490. «Aretè», Vol. 2, 2017 – ISSN 2531-6249 283 invece potrebbero accollarsi i naturalisti. Da ciò segue che le “traduzioni simboliche” potranno essere molteplici36 . Per Cassirer la teoria della relatività segna il passaggio della fisica ad un piano chiaramente ametafisico e non-ontologico, ad un piano di più rarefatto simbolismo matematico. Il processo di allontanamento dall’intuizione e di trasferimento nel regno del simbolo – quindi di successiva formalizzazione-astrazione, di passaggio dal concetto-genere al concetto-funzione – si compie nelle due teorie della relatività. Anzi, secondo Cassirer, è questo il significato filosofico della rivoluzione einsteiniana. Ben lungi dal rappresentare una nuova intuizione della natura, la teoria della relatività segna un ulteriore distacco da ogni intuizione, e in concreto un superamento dei residui intuitivi che rimanevano nel meccanismo della fisica classica moderna. Soprattutto si tratta delle intuizioni di spazio e tempo – ancora intesi come res, come oggetti intuitivi – e dei rapporti metrici, metrico-spaziali e metrico-temporali – ancora intuizioni di rapporti reali fra parti o zone di enti reali. La critica einsteiniana alla nozione di simultaneità e con essa alle nozioni classiche di spazio e tempo assoluti come due entità funzionalmente collegate dalle formule del moto, ma ontologica cronotop-ontologia“spazio in sé” in sé”, è ’ontology Kaluza-Klein -spazio-tempora in sé

grammakademyalogy paradoxalogy gyalogy grammakademy vuotalogy metalogy katalogy ontalogy storyalogy 1 – BANDO D.D. 1532/2016 SETTORE CONCORSUALE 11/C1 FILOSOFIA TEORETICA CANDIDATO: PLESCIA Giacinto – FASCIA: I GIUDIZIO COLLEGIALE: GIUDIZIO: Il candidato Giacinto Plescia ha raggiunto gli indicatori 11/C1 (Filosofia Teoretica)”. GIUDIZI INDIVIDUALI:: Il candidato Giacinto Plescia raggiunge , dichiarato senz’altro idoneo e quindi abilitabile. ROBERTA LANFREDINI: Il candidato Giacinto Plescia ha raggiunto gli indicatori previsti per il settore concorsuale 11/C1 (Filosofia Teoretica) pertanto viene dichiarato abilitato in virtù della scelta fatta dalla commissione nella riunione del 19 dicembre 2016, verbale n. 1, che recita: “La commissione, laddove accerti che il candidato non abbia la valutazione positiva dell’impatto di produzione scientifica nei termini di cui sopra, ritiene opportuno decidere sin d’ora di adottare la facoltà prevista dall’art. 8, comma 6, del D.P.R. n. 95/2016 e dell’art. 5, comma 5, del D.D. n. 1532/2016, e conseguentemente motivare il diniego di Abilitazione limitatamente all’assenza dello stesso requisito senza procedere ad effettuare la valutazione delle pubblicazioni scientifiche”. Il candidato Giacinto Plescia ha raggiunto due indicatori su tre. Sulla base di quanto è stato deciso dalla Commissione nella prima seduta del 19 dicembre 2016 – “La Commissione, laddove accerti che il candidato non abbia la valutazione positiva dell’impatto di produzione scientifica nei termini di cui sopra, ritiene opportuno decidere sin da ora di adottare la facoltà prevista dall’articolo 8, comma 6, del D. P. R. n. 95/2016 e dell’art. 5, comma 5, del D.D. n. 1532/2016, e conseguentemente motivare il diniego di Abilitazione limitatamente all’assenza dello stesso requisito senza procedere ad effettuare la valutazione delle pubblicazioni scientifiche”- , il candidato Giacinto

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Gödel, Heidegger. Gödel e Heidegger è nulla. È ontology essere-lì evento. Già essere-lì evento Gödel, Heidegger evento Gödel, Heidegger “curvare” lo spazio-tempo. Ovviamente, è impossibile visualizzare il concetto di curvatura in uno spazio-tempo quadridimensionale . In questo caso, anche una proiezione in uno spazio tridimensionale è inutile: non potendo osservare lo spazio dall'esterno, non possiamo immaginare come potrebbe essere curvato in qualsiasi direzione. Stephen Hawking ci aiuta a comprendere questo sorprendente risultato, opponendo il concetto di forza di attrazione alla nuova idea del campo gravitazionale: «Einstein fece la suggestione rivoluzionaria che la gravità non è una forza come le altre forze, ma è una conseguenza del fatto che lo spazio- il tempo non è piatto,come era stato precedentemente assunto: è curvo, o “deformato”, dalla distribuzione della massa e dell'energia in esso. Corpi come la Terra non sono fatti per muoversi su orbite curve da una forza chiamata gravità; invece, seguono la cosa più vicina a un percorso rettilineo in uno spazio curvo, curvatura dello spazio-tempo attorno ad esso, e il grado di questa curvatura dipende proprio dalla sua massa. thLa relazione tra la curvatura dello spazio-tempo “distorsioni” dello spazio-tempo è 'Lo spazio non è nulla in sé; non c'è spazio assoluto. Esiste solo attraverso i corpi e le energie in esso contenuti. ' (: «'Il tempo è event event eventi

GÖDEL spaziotempo “curve tempora pathematema eventi nel mondo, e quindi un senso significativo in cui questi eventi scadono, o scorrono. L'interesse di Gödel è se la relatività generale supporti tale nozione. Altrimenti, allora un mondo descritto dalla relatività generale è uno in cui il tempo è “ideale”. 1 È interessante notare che Gödel afferma che lo spaziotempo associato alla relatività speciale è ostile alla nozione di passaggio temporale. Il problema sorge perché l'appartamento, lo spaziotempo di Minkowski della relatività speciale, non ammette no Scomposizione unica o privilegiata nello spazio e nel tempo, in altre parole, in una serie di momenti. Due osservatori inerziali con velocità diverse non saranno d'accordo su quali eventi siano simultanei con quali altri eventi (almeno se usano la convenzione di simultaneità di Einstein). Quindi Gödel pensa che il tempo non possa essere detto a “crollare” in un mondo relativistico speciale, perché il decadimento (la serie di momenti) sarebbe osservatore-relativa. Ciò significa che non c'è tempo perché, – [e] un osservatore ha il suo insieme di “nows”, e nessuno di questi vari sistemi di strati può rivendicare la prerogativa di rappresentare il decadimento oggettivo di tempo “(Gödel 1949a, 203). Gödel pensa che l'esistenza del tempo richieda l'arrivo di eventi successivi esistenza e scomparire, e questo deve essere un processo “obiettivo”. 1 Come spesso accade, “ideale” è inteso come un concetto negativo – l'ideale apparentemente significa – non reale “e -Non obiettivo. “Come Schlesinger (1993) sottolinea nella sua recensione della prima edizione, questa è una modalità comune di caratterizzazione, ma potrebbe piacere qualcosa di più. Pagina 2 Se uno concede quel passaggio oggettivo, nel senso di un lasso di tempo indipendente dall'osservatore, è richiesto per a il mondo per mostrare la temporalità, allora sembrerebbe davvero che l'interpretazione convenzionale di speciale la relatività è in contrasto con la temporalità nel senso richiesto. Tuttavia, si può prendere il punto di vista di Lorentz , e forse Bell (1976), per cui esiste un lasso di tempo oggettivo, associato ad alcuni famiglia privilegiata di osservatori inerziali. 2 Questo quadro di riferimento privilegiato è empiricamente inaccessibile ma ontologicamente significativo, a meno che non si sia una sorta di verificatore, a cui Yourgrau è dispiaciuto di dirlo Gödel no . Yourgrau menziona questa visione alternativa in diversi punti del libro, ma sembra indecisa come se considerarlo un'interpretazione alternativa della relatività speciale (Gödel era molto interessato a) la questione del Lorentz contro l'interpretazione di Einstein del formalismo della STR “(109), o piuttosto come una teoria alternativa seppur empiricamente indistinguibile (-la STR nega con precisione che ci è permesso prendere qualsiasi fotogramma di riferimento (o punto in un fotogramma di riferimento), come privilegiato “(56). 3 Se Gödel sentisse, come sembra suggerire Yourgrau in gran parte del libro, quella relatività speciale è completamente Inospitale a tempo intuitivo, quindi è difficile capire perché è stato necessario costruire l'universo di Gödel, per sebbene l'universo di Gödel sia un modello relativistico generale, lo è anche lo spazio-tempo piatto e vuoto di speciale relatività. Nessuno dei due corrisponde alla struttura dell'universo in cui viviamo, e apparentemente nessuno dei due è ospitale all'idea che il tempo è qualcosa che decade. Che cosa, poi, viene aggiunto discutendo il Gödel universo? Yourgrau non dice, anche se si potrebbe supporre che Gödel fosse, dopo tutto, non pienamente convinto quella relatività speciale precludeva un quadro di riferimento preferito. L'argomento per l'idealità del tempo nella relatività speciale è, ancora una volta, che lo spazio-tempo può essere scomposto in -instants “in molti modi diversi (in altre parole, ammette molte funzioni temporali globali), ma singoli nessuno escluso come privilegiato. Gödel ammette che questo logjam potrebbe essere rotto nella relatività generale , dove il la struttura dello spaziotempo è influenzata dalla disposizione della materia. (Anche se si può certamente concepire la materia rompe anche la simmetria nello spazio-tempo piatto della relatività speciale). Come osserva Yourgrau, il nostro i discorsi ordinari sull'età dell'universo presuppongono proprio un momento così preferito. Ma la soluzione di Gödel offre un universo alternativo e rotante, pieno di materia, che non ammette funzioni temporali globali. C'è, a fortiori , nessun analogo alla reinterpretazione di Lorentz / Bell della teoria che introduce una cornice preferita . 4 D'altra parte, la rilevanza della soluzione di Gödel all'ideale del tempo nel nostro universo è piuttosto sospetta, e Yourgrau fornisce poco in termini di difesa. Il problema, in sostanza, è che non è chiaro perché il l'inesistenza (quindi l'idealità) del tempo intuitivo nell'universo di Gödel implica l'idealità del tempo nel universo che abitiamo. Earman (1995) tenta una ricostruzione caritatevole dell'argomento di Gödel dal possibile (universo di Gödel) al reale (il nostro universo), ma conclude dicendo: “Non sono stato in grado di farlo individuare qualsiasi argomento plausibile che parta dalle considerazioni di Gödel e conduca alla conclusione che il tempo è l'ideale. “Come sottolinea Savitt (2001), Yourgrau non affronta mai il punto cruciale di Earman argomento, che è che il passo modale è immotivato. Che cosa, quindi, del viaggio nel tempo? Yourgrau offre una discussione compatta su cosa sia il viaggio nel tempo a Gödel l'universo equivarrebbe a, avendo cura di sottolineare che le curve chiuse del tempo presenti in quell'universo rappresentano una sorta di tempo circolare, se rappresentano il tempo a tutti, piuttosto che un ciclico (che si ripete all'infinito) tempo. Questo è tutto per il bene, anche se ci si potrebbe aspettare un po 'più di discussione sulle questioni filosofiche a puntare su un libro sottotitolato -Time Travel nell'universo di Gödel. ” D'altra parte, si potrebbe scusare Yourgrau per non aver discusso più ampiamente sui viaggi nel tempo, per Gödel a lui non sembra essere molto interessato. Infatti, Gödel sembra suggerire che la possibilità di contraddizione (il cosiddetto “paradosso del nonno”) sollevato dal viaggio nel tempo sarebbe una vera preoccupazione, se non fosse 2 Tooley (1997), come Bell (1976), invoca anche considerazioni dalla meccanica quantistica per argomentare plausibilità di un quadro di riferimento privilegiato. 3 Gödel fa alcune osservazioni suggestive su questo argomento nell'ultimo paragrafo del suo inedito -Alcune Osservazioni sul rapporto tra teoria della relatività e filosofia kantiana “(Gödel Singularity

Gödel essere già eventy trascendentali kantiane su spazio e tempo (ma lui

menzionò anche Parmenid e McTaggard) (Gödel, 1990b, p. 202).

Nel 1949 Gödel propose soluzioni piuttosto insolite all'equità di Einstein

di relatività generale. Le soluzioni note prima erano il sollievo di Einstein

zione, che stabiliva un universo immutabile ed eterno, lo spazio piatto di de Sitter

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soluzione e soluzione di Friedman, che ha permesso l'espansione (o

ing) universo nato in un certo momento nel passato finito, in seguito conosciuto come il

Modello Big Bang (Torretti, 1999, pag. 301-302). La soluzione successiva divenne presto

ampiamente accettato perché era coerente con i noti dati astronomici,

specialmente con la scoperta di Hubble del redshift degli spettri di luce per i lontani

galassie (suggeriva l'espansione dello spazio). Le soluzioni di Gödel consentono ai

universo In questo modello la forza centrifuga derivante dalla rotazione è

in equilibrio con la forza di gravità che preme i corpi celesti verso il

crollo. Un osservatore in questo universo vedrebbe tutte le galassie girare lentamente

intorno a lui. Non sentiva vertigini e questo dimostra che l'universo

e non sta facendo girare. Questo sembra un po 'strano. Gödel ne ha proposti due

varianti di questo modello, un modello statico (l'universo ruota solo con un

stant angular velocity) e una dinamica, che consente l'universo in espansione.

In questi modelli non esiste una linea temporale comune per tutto l'universo

che si adatterebbe tutti gli osservatori possibili e le loro ore locali in un unico mondo

tempo. Nell'universo di Einstein e Friedman è possibile determinare

tale tempo, vale a dire attraverso il movimento medio della materia. Nel nostro universo abbiamo

considerare alcune grandi regioni dell'universo e determinare la media

zione della materia in questa regione. Ad esempio, possiamo determinare il movimento medio

di molti sistemi galattici intorno a noi e supponiamo che il 'vero significato'

movimento 'non è molto diverso da questo valore medio misurato. Gödel ha affermato

che in alcuni dei suoi “universi” (nell'universo “statico”) esiste una simile simmetria

esiste e quello per ogni possibile concetto di simultaneità e successione lì

esistono altri che non possono essere distinti da esso da alcuna proprietà intrinseca,

ma solo per riferimento a singoli oggetti, come, ad esempio, un particolare

sistema galattico (Gödel, 1990b, 204). Di conseguenza non possiamo dare un obiet-

senso fisico al concetto stesso di cambiamento.

Nell'universo statico di Gödel esiste anche la possibilità di alcuni chiusi

curve temporali. Quando qualcuno progredisce in avanti nel tempo (cioè, nel suo

ture) lungo una curva geodetica, si ritorna al proprio punto di partenza. rigorosamente

parlando, viaggia sempre verso il futuro ma finisce nel passato! Lì esiste,

almeno in linea di principio, la possibilità di “viaggi rotondi” su una nave razzo nel

presente, futuro o passato e ritorno ancora, lo stesso che è possibile in

il nostro mondo per viaggiare in parti distanti dello spazio.

Gödel ha indicato alcuni paradossi del viaggio verso il passato di qualcuno, per esempio

ple, il caso che qualcuno faccia qualcosa a se stesso in qualche periodo precedente

la sua vita quello che per la sua memoria non gli è successo. È vero che questa posizione

la possibilità esiste solo in linea di principio a causa delle difficoltà tecniche coinvolte

(la velocità vicina alla velocità della luce, un'accelerazione molto elevata e un

enorme quantità di carburante). Tuttavia, per un viaggio in un'altra regione del passato

dell'universo avremmo bisogno anche di molta meno velocità ed energia (ibid.). Nel

in ogni caso, almeno in alcuni degli universi di Gödel, il significato di un obiettivo

un lasso di tempo perderebbe ogni giustificazione. In qualunque modo si possa-

il tempo che sta per scadere, ci saranno sempre possibili osservatori ai quali

il lasso di tempo sperimentato non corrisponde ad alcun lasso di obiettivi. Inoltre, il significato

di simultaneità perde un significato oggettivo. Abbiamo l'esperienza del

tempo trascorso senza un correlato oggettivo nell'universo.

Gödel ha concluso che ciò dimostra che non può esserci un lasso di obiettivi

tempo (Gödel, 1990a, pagina 191). Secondo Gödel, questo tratto rafforza il

punto di vista “idealistico” sull'irrealtà del tempo e la sua dipendenza dall'umano

modalità di percezione dell'uomo e il suo tipo di movimento (Gödel, 1990b, 205).

Questo significa “scomparsa del tempo”.

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Qualcuno direbbe che ha provato solo a dare una nuova prova dell'irrealtà di

la cosiddetta serie A di eventi (secondo McTaggart), cioè la serie

di Nows che 'appaiono' dal futuro e svaniscono nel passato, e quello

Serie B, ovvero l'ordinamento lineare degli eventi temporali secondo prima-dopo

relazione, sono ancora OK Ma veramente parlando, a causa della possibilità di

“viaggiando al passato”, ha attaccato anche il concetto di ordinamento lineare del tempo,

questa è la serie B. L'impossibilità della linea temporale cosmica media in Gödel

universi e corsi a tempo chiuso minacciano anche l' oggettività delle serie b.

Qualcuno potrebbe obiettare che molto probabilmente l'universo statico di Gödel non è il nostro

universo, a causa della stranezza delle sue condizioni fisiche. È solo un

strana possibilità fisica, quindi non possiamo concludere che il lasso di tempo in

il nostro universo è irreale. Gödel conosceva questa obiezione e rispose a breve.

Prima ha risposto che le sue soluzioni delle equazioni di Einstein permettono anche di

esistenza di alcuni universi rotanti più realistici, ovvero l'espansione

universi rotanti (conoscono il redshift della luce per oggetti distanti) che lo fanno

Non ho la possibilità di viaggiare nel passato ma anche loro non ne conoscono uno

'tempo assoluto' nel senso descritto. Non esiste un tempo medio

linea definita per quanto riguarda i movimenti medi della materia per gran parte di

universo. Non è impossibile che il nostro mondo sia un universo di questo tipo (Gödel,

1990b, p. 206, 1990c, 212-213). La sua seconda risposta breve all'obiezione è

che l'esistenza di un lasso di tempo oggettivo dipende dal modo particolare

in cui la materia e il suo movimento sono disposti nel mondo, cioè sullo spe-

le condizioni di Gödel per un universo in circolazione. Questo non è semplice

contraddizione ma ha ancora alcune conseguenze filosofiche insoddisfacenti

(ibid., p 207). La seconda risposta è un po 'enigmatica. Si può dire che il nostro

il mondo è in linea di principio indistinguibile da un universo in cui l'obiettivo

il lasso di tempo è manifestamente assente. L'esperienza del lasso di tempo e il

le leggi fisiche sono le stesse in entrambi i casi. Questo significa che il lasso di tempo è

neanche vero nel nostro mondo. Gödel sembra dire “sì”.

Sarebbe più corretto dire che Gödel intendeva dire che, in senso stretto, lui

provato la relatività radicale del lasso di tempo che ci porta all'irreale

della durata del tempo. Non significa solo il solito significato relativistico

di 'presenta' e 'Nows' rispetto ai frame di riferimento di diversi 'ob-

server, 'ma una relatività più profonda in merito all'accordo' accidentale 'di

la materia nel nostro universo. Qualcuno direbbe che questo non prova il

irrealtà di tempo, ma in una precedente osservazione al suo testo Gödel ha detto che un parente

il lasso di tempo sarebbe certamente qualcosa di completamente diverso dalla caduta

di tempo nel senso ordinario, il che significa un cambiamento nell'attuale (Gödel,

1990b, p. 203, rem. 5). Tuttavia, secondo Gödel, il concetto di esistenza

non può essere relativizzato perché in tal caso perde il suo significato

pletamente. L'esistenza e il lasso di tempo sono concetti assoluti, se si riferiscono a

qualcosa di reale.

Anche una seconda obiezione non è valida. Questa obiezione afferma che l'argomentazione di Gödel

mostra solo che il tempo scade in modi diversi per diversi osservatori, o,

come nel nostro caso, cade in modi diversi per universi diversi mentre il

il lasso di tempo stesso può tuttavia essere una proprietà intrinseca o assoluta

del tempo o della realtà. ma ciò annullerebbe ancora la definitività della perdita

di tempo. Gödel ha respinto questo contatore con la dichiarazione che un intervallo di tempo,

che non è un decadimento in qualche modo definito, a lui sembra assurdo come un colore

oggetto che non ha colori definiti. Anche se una cosa del genere fosse concepibile, lo è

di nuovo sarebbe qualcosa di totalmente diverso dall'idea intuitiva della caduta

di tempo nel senso usuale o filosofico (idealistico) (ibid.).

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Nel suo libro molto interessante su Gödel e Einstein, Palle Yourgrau lo scrive

La prova di Gödel sull'irrealtà del tempo presenta una sorta di ontologia negativa

prova, usando la possibilità di irrealtà del tempo (in un universo fisicamente possibile

versetto) per dimostrare l'irrealtà del tempo nell'universo attuale (Yourgrau, 2005, p.

130-131). Non sono sicuro che sia corretto, ma è un'idea interessante.

Le premesse fondamentali di questo ragionamento sono le premesse del

il tempo deve essere qualcosa di definito (come l'esistenza), e che il lasso di tempo

è definito se e solo se esiste in tutti gli universi possibili e nello stesso modo

(cioè, come qualcosa di non-relativo). Questo assomiglia alla premessa nascosta del

più famosa prova ontologica di Dio, cioè che Dio è l'essere perfetto

è qualcosa di definito se e solo se esiste in tutti i mondi possibili e in alcuni

modo non relativo. È interessante che Gödel abbia anche provato a formulare il suo

versione molto sottile della prova ontologica di Dio (Sobel, 1987).

Yourgrau ha scritto che Gödel ha scoperto che possiamo avere un mondo in cui esiste

tempo o un mondo in cui c'è esistenza, ma non entrambi. Gödel ha fatto l'unico

Scelta razionale: un mondo senza tempo perché l'esistenza è un concetto assoluto

(Yourgrau, 2005, pagina 132).

La prova di Gödel sull'irrealtà del tempo presuppone quella relatività generale e

i suoi modelli cosmologici, ma non i nostri concetti intuitivi di spazio e tempo,

rappresentano equamente l'esistenza o la realtà. Tuttavia, dobbiamo stare attenti quando

parlando dell'irrealtà o della scomparsa del tempo perché significa

irrealtà del concetto intuitivo e filosofico del tempo (tempo come aspetto o a

misura dell'esistenza reale), ma non l'irrealtà delle cosiddette dimensioni del tempo

nella teoria generale della relatività (vedi Yourgrau, 2005, pagina 135). Il t vari-

capace nella fisica della relatività deve avere un'altra interpretazione; per esempio,

per Gödel ha un certo senso spaziale astratto. L'identificazione di relativistica

la dimensione temporale con il concetto ordinario di tempo è ragionevole nel solito, ogni

condizioni diurne ma non in un ambiente geometrico estremo o nel complesso

universo.

Yourgrau ha paragonato questa scoperta di Gödel con la sua famosa prova del

completezza dell'aritmetica formale. Gödel ha dimostrato la differenza essenziale

tra provabilità e verità, e allo stesso modo ha dimostrato la differenza essenziale

tra la t- dimensionale relativistica e il concetto intuitivo e l'esperienza

di tempo (t) (ibid.). In entrambi i casi, è riuscito a dimostrare le sue tesi

strutturare alcuni casi estremi (un caso estremo di formalizzazione, un estremo

soluzione delle equazioni della relatività generale). Yourgau si confronta ulteriormente

I tentativi di Hilbert di evitare le conseguenze dell'incompletezza di Gödel

rem e i tentativi di Hawking di aggirare le imbarazzanti conseguenze

troduce dall'universo di Gödel. Hawking ha introdotto la cosiddetta “cronologia”

congettura di protezione “che proponeva una modifica della relatività generale

il cui obiettivo principale era quello di escludere la possibilità di universi che lo consentano

loop temporali e irregolarità causali (Hawking, 1992).

Yourgrau crede che sia qualcosa di uno scandalo che questa somiglianza tra il

due risultati di Gödel sono passati inosservati per così tanto tempo, e che i filosofi hanno fatto

non riconoscere il significato profondo e le conseguenze dei risultati fisici di Gödel

(Yourgrau, 2005, 136-137). Secondo Yourgrau, c'è un importante

differenza tra i due risultati di Gödel. La prova dell'incompletezza lo fa

mostrare che i dispositivi di prova formale sono troppo settimane per acquisire tutta l'aritmetica

verità. La dimostrazione relativistica mostra allo stesso modo il concetto intuitivo del tempo

è troppo debole per essere catturato dalla relatività generale. Il concetto intuitivo del tempo

semplicemente non è d'accordo con i fatti, e questo indica la sua irrealtà. Per Gödel,

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il termine “tempo soggettivo” è anche solo un eufemismo, il tempo soggettivo è semplicemente

un'illusione (ibid., p 137).

Sarebbe falso concludere che Gödel difenda qualche forma di Kantian

idealismo. In un certo senso, la sua opinione non è opposta a quella di Kant. Per Kant, tutti gli

la realtà pirica (che significa spazio e tempo) dipende in modo cruciale da alcuni “mentali”

facoltà della coscienza umana (cioè, sulla pura intuizione, sullo spazio puro e

tempo, e sulla ragione pura, categorie di ragioni). Queste forme trascendentali

costituiscono un quadro universale per tutte le conoscenze scientifiche oggettive. Per

Gödel, la realtà empirica e l'obiettività della scienza non dipendono da nessuno

cosa come pura intuizione o pura ragione. Proprio l'opposto! Gödel cerca di mostrare

la partenza radicale del concetto relativistico di tempo da qualsiasi idea intuitiva

di tempo e nel tempo (Stein, 1990, 200). Stein si riferisce a Gödel

manoscritto inedito sul rapporto tra teoria della relatività e

Filosofia kantiana Gödel ha scritto lì che Kant ha enfatizzato la dipendenza

una struttura spaziotemporale sulla nostra facoltà di rappresentazione, e così via

questo lo ha portato a fare due errori. Il primo è che ha concluso, erroneamente,

che le proprietà temporali delle cose (eventi) devono essere le stesse per tutti gli umani

esseri, e il secondo è che non è riuscito a vedere che la geometria è almeno in uno

percepire una scienza empirica (riferimento a Stein, 1990, 200).

C'è una certa somiglianza tra Kant e Gödel riguardo alla dipendenza

di proprietà empiriche temporali sulla sensibilità dell'osservatore; in Kant,

è la dipendenza da alcune forme trascendentali della percezione umana, e

a Gödel, la dipendenza dalle linee del mondo dei corpi umani (Stein, 1990,

p. 201). Stein riferisce che Gödel ha scritto in una lettera in cui credeva di avere

alcuni percepiscono una “intuizione fisica” a priori della struttura spaziale “nel piccolo”

(ibid.) Sembra che lui creda che questa intuizione sia fondamentalmente corretta, ma noi

non hanno un'intuizione fisica similmente corretta della struttura temporale. È re-

è un peccato che non abbiamo più documenti sull'evoluzione di Gödel

idee filosofiche su spazio e tempo.

Quali erano le risposte di Einstein alla sfida di Gödel? Sappiamo dal suo corto

commenta il lavoro di Gödel nel volume di Schilpp che Einstein credeva in quello di Gödel

carta costituiva un importante contributo alla teoria generale della relatività

soprattutto all'analisi del concetto di tempo (Einstein, 1970, 478).

Riconobbe che questo problema lo disturbava sempre, anche se non lo fece mai

riuscito a chiarirlo. Va per la domanda di cosa rende asimmetrico

metrica del tempo. È sempre così che il punto temporale b che si trova nella parte “passata” di

diagramma minkowsky per un punto P del mondo deve essere prima di qualsiasi punto A che

giace nella parte 'futura' del diagramma? Sembra ovviamente così perché lo è

possibile inviare un segnale da b a A ma non da A a b. L'invio di a

il segnale è un processo termodinamico irreversibile che è collegato con il

crescita di entropia. L'asimmetria rispetto al tempo non è un tratto generale del fisico

processi. Sappiamo che i processi elementari in microfisica sono reversibili.

Einstein si è chiesto cosa sarebbe successo se la distanza tra b e A

erano molto separati l'uno dall'altro. L'affermazione “b è prima di A”

ha ancora senso? Einstein ha detto “certamente no, se esistono delle serie puntuali

identificabile da linee temporali in modo tale che ogni punto preceda temporalmente

il precedente, e se la serie è chiusa in se stessa “(ibid., p. 688). In ciò

caso la distinzione 'prima-dopo' perde il suo significato, almeno per i punti del mondo

che si trovano distanti in senso cosmologico. Einstein non voleva parlare

conseguenze filosofiche dei risultati di Gödel ma credeva che i suoi risultati

erano importanti Ha chiesto alla fine se ci fossero dei motivi fisici

escludeva le soluzioni di Gödel delle equazioni gravitazionali (con non zero

costante cosmologica).

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Einstein non ha menzionato le conclusioni più “filosofiche” di Gödel

l'irrealtà del tempo. È certo che nel caso di alcuni motivi fisici

che escluderebbe le soluzioni di Gödel, le sue conclusioni sarebbero del tutto vuote.

Alcuni fisici hanno cercato di dimostrare alcuni errori nel ragionamento di Gödel e

tutte queste tentazioni sono fallite (Yourgrau, 2005, 119-121). Come io

ho menzionato sopra, Gödel ha attaccato il concetto di lasso di tempo con il

esperienza “fluente” di Ora come qualcosa di reale, e non l'idea del tempo

mension e le metriche del tempo nella fisica della relatività. La dimensione temporale non lo è

necessariamente legato allo scorrere del tempo per alcuni possibili osservatori. All'inizio

vista, sembra che sia qualcosa di banale perché almeno la fisica (e

cosmologia) dovrebbe essere libero da tutte le particolarità sul lato del reale o

potenziali osservatori. Ma Gödel vuole qualcosa di più, vale a dire l'incorporamento

del tempo fisico nello spazio, e scaricandolo dal tempo 'esperto'. Sicuro,

in un certo senso questa era anche l'ambizione di Einstein e la fisica della relatività

presenta, almeno nelle sue formulazioni matematiche, una sorta di “distanziamento”

di tempo. Sappiamo con quanta forza bergson protestò contro di esso e infelicemente

ha cercato di difendere il tempo vissuto (vissuto) come l'unica vera volta prima del

tempo fisico (Bergson, 1965). Ma, per quanto ne so, Einstein non ha mai negato

la realtà del tempo vissuto, né ha negato il significato fisico del si-

la multaneità e gli intervalli di tempo esperti per l'osservatore. Però,

realtà fisica della simultaneità e degli intervalli di tempo non implica la

realtà reale di esperienza ora e il lasso di tempo.

È interessante il fatto che Einstein stesso si sentisse un po 'a disagio per quanto riguarda

tus of “Now” in fisica. Carnap riferì nella sua autobiografia intellettuale

che Einstein gli disse una volta che il problema dell'Ora lo preoccupava seriamente

neamente. Per lui, l'esperienza dell'Ora significava qualcosa di speciale per l'uomo,

qualcosa di diverso dal passato e dal futuro, ma questa importante differenza

non si verifica all'interno della fisica (Carnap, 1963, 37). Questa situazione era

che dolore per lui Carnap ha risposto all'osservazione di Einstein dicendo questo

tutto ciò che accadeva oggettivamente poteva essere descritto nella scienza; da una parte,

la sequenza temporale degli eventi è descritta in fisica; e dall'altra,

si possono descrivere le peculiarità delle esperienze umane rispetto al tempo,

e in linea di principio spiegato, in psicologia. Einstein rispose che questi

descrizioni significative non potrebbero soddisfare i nostri bisogni umani; che c'era

qualcosa di essenziale sull'Ora che è appena al di fuori del regno della scienza.

Carnap pensava che la scienza in linea di principio possa dire tutto ciò che si può dire, e quello

non è rimasta nessuna domanda irrisolvibile. Ma mentre pensavo che ci fosse

non è rimasta alcuna domanda teorica, c'era ancora l'esperienza emotiva comune,

che era per lui qualcosa di inquietante per speciali motivi psicologici

(ibid., pagina 38). Qui dobbiamo distinguere tra la simultaneità di

eventi con un dato evento nella nostra linea del tempo e il 'vivere ora'. Teoria di

la relatività e la fisica generalmente considerano il primo ma non il secondo. Questo dif-

ference indica la possibile distinzione tra un Now come parte costitutiva

della nostra esperienza temporale e della realtà fisica della simultaneità.

Possiamo vedere l'importante differenza tra Einstein e Carnap. Einstein

era in qualche modo interessato alla realtà di Now, mentre Carnap cercava di affondarlo

nell'oggettività degli eventi, scientificamente descritti e spiegati. Steven

Savitt commenta la differenza tra Einstein e Carnap come la differenza

tra l'attitudine eraclitea e parmenidea verso il tempo e il cambiamento

(Savitt, 2005). È interessante che questa impressione vada contro il popolare

idea delle concezioni del tempo di Einstein. Di solito è rappresentato come abbastanza

'Parmenidian', anzi come una specie di eternalismo. Nella teoria della relatività generale,

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il tempo è rappresentato come una dimensione nella totalità quadridimensionale del

realtà spazio-temporale in cui “tutti i tempi” sono in qualche modo simultaneamente inclusi

e tutti gli eventi su una linea temporale (passato, presente e futuro) valgono come reali e pari

dato atemporalmente. Certo, è solo una rappresentazione matematica, che noi

non devi capire direttamente, ma ancora, ha sottolineato il Parmenidian

prospettiva in tempo.

Lasciatemi ora procedere ad alcune considerazioni finali. Piuttosto che proporre alcuni

tesi positive o negative, preferisco esprimere questi pensieri nella forma di

domande stimolanti .

Gödel e alcuni altri importanti critici della percezione umana del tempo come

il fenomeno fisicamente rilevante si riferisce spesso al relativismo radicale del tempo

percezione. Diversi osservatori che si muovono in modo diverso si sentono diversi

eventi come simultanei, passati o futuri. Ciò che un osservatore può percepire come

essendo simultaneo con un altro evento, un altro osservatore può percepire come

passato o anche come futuro.

Se crediamo, come Gödel, nella possibilità di spostarci lungo il tempo chiuso

corsi e viaggiare nel passato, quindi anche uno e lo stesso osservatore potrebbe

percepisci lo stesso evento che accade nel presente, quindi in un momento successivo

come qualcosa che è accaduto in passato, e ancora più tardi (dopo aver terminato il viaggio

nel lontano futuro lungo un'intera linea temporale chiusa e finendo il viaggio giusto

un po 'prima del punto temporale dell'evento dato) come un evento futuro (Ule, 2001).

Per molti critici del viaggio nel tempo, questo significa qualcosa di assurdo. Sfida il

ordine causale. Il disturbo dell'ordine causale sembra ancora più acuto nel

caso di intervenire in passato (Davies, 1995, cap. 11).

Sembra strano, ma è davvero così strano che dovremmo avere esperienze diverse

rienze del lasso di tempo anche nel caso degli stessi eventi? Suggerisco il

possibilità di diverse “percezioni” di tempo per lo stesso osservatore.

La differenza tra passato, presente e futuro consente il nostro modo di fare e

intervenire nel mondo. Ci rende responsabili delle nostre azioni passate. Se la

l'esperienza del lasso di tempo riguarda la nostra coscienza del tempo, quindi noi

dobbiamo prenderlo come parte del nostro modo, come essere temporali , non solo come percepire

o concepire il tempo. Ci orienta verso il tempo, o meglio, ci orienta verso

eventi e noi stessi come esseri temporali. Presumo che non ce ne sia solo uno

modo di essere temporali e come concepire il tempo. Credo che il nostro

la coscienza può possedere molte modalità di temporalità. Le solite modalit

è la sensazione standard del lasso di tempo, ma non è l'unica. Noi possiamo

sentire qualcosa come il temporaneo “annientamento del time-lapse”. Questo sentimento

non appare solo in alcune esperienze di picco o di confine come estasi,

stati di esperienze indotte, stati meditativi ecc., ma anche nel momentaneo

ricordo degli eventi passati nella nostra mente. Ricordiamo spesso eventi passati

insieme al loro lasso di tempo, e non come qualcosa nel lasso di tempo.

Non li sentiamo come se cadessero nel tempo, ma piuttosto come un'unità di eventi passati .

Di solito non ricordiamo un passato “passato”, passato “passato” e passato “passato”

ma gli eventi passati nel loro insieme. L'esperienza della caduta di un evento nel tempo

si ritira sullo sfondo e ne siamo consapevoli come l'unità di un evento passato.

Certo, a volte possiamo ricordare alcuni eventi in modo più vivido, ad esempio se

stiamo ricordando alcuni eventi traumatici o cari. Sembra che il passato abbia

'vieni' di fronte a noi come qualcosa di presente, e succede di nuovo. Noi di solito

sappi che questa è solo un'illusione psicologica e che accadono fatti reali

qualche tempo fa.

La modalità più interessante della coscienza temporale temporanea che non scende

per me sono i casi di dissociazione del presente dal momento momentaneo.

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Questi casi indicano che il collegamento tra il presente e l'istantaneo

Ora non è necessario. Succede a volte nei casi di concentrazione totale

su qualcosa Sembra come se tutto ciò che stiamo facendo o sperimentando

rimane presente, anche se formalmente sta affondando nel passato o è previsto in

il futuro prossimo. Sarebbe falso dire che questo tipo di coscienza del tempo

significa qualcosa come “Ora eterna”. Significa piuttosto una “presenza eterna”

o un costante ricordo del presente.

Tuttavia, è una domanda aperta che cosa significa questa dissociazione per il

realtà, o per il “cosmo stesso”. Potrebbe significare il superamento del

intervallo di tempo e una relazione più oggettiva con la dimensione temporale del

interezza quadridimensionale, o al contrario, alcune nuove, anche più

illusione jettiva di tempo e tempi? Gödel, ad esempio, era un platonista di

matematica e ha creduto che per noi le verità matematiche siano concepibili

attraverso una sorta di intuizione concettuale che in qualche modo li 'coglie' nel loro

presenza ideale. Forse avrebbe sostenuto l'idea che le esperienze rare

di temporanea presenza prolungata di eventi è una concezione più oggettiva di

lo spazio-tempontopologica di Gödel” “EssereventyspacetimeK. Gödel,SYNaPHxIStringrammOsoPHysix

La Rosa, Teoria della Relatività. . Di Michele La Rosa. Ora con la teoria della relatività, c'è una crisi principio della teoria della relatività e della meccanica opzioni, che mediano tra l'insegnamento della luce e elettromagnetismo e l'effettivo principio di relatività deve stare in piedi, senza entrare così ripercussioni rivoluzionarie. In questi studi non sono mancati. In un recente carta 1 ), ho trattato in dettaglio con loro e loro l'occupazione. Permettetemi di indicarvi questo lavoro succede meno a causa del risultato negativo, che io sono lì in ciò che influenza il valore dei risultati ottenuti finora, per attirare l'attenzione dei ricercatori che lo sono grande esercizio e ricchi agenti devono attingere a notevole proposta che ho avuto questa opportunità di fare, perché penso che sia stato trascurato dalla maggior parte Ciò che mi ha portato a questa opinione, è principalmente un rapporto recente da Mr. Tolman 2 ), uno dei ricercatori che ha trattato con questo argomento più importante. Il mio lavoro non è una parola menzionato, anche se ho sviluppato essenzialmente il stessi pensieri Ho sottolineato in questo articolo che la teoria della relatività e le teorie meccaniche danno risultati diversi per il propagazione delle onde in un mezzo rispetto al fonte in movimento, e quindi ha proposto di ripetere il famoso esperimento di Michelson e Morley con a fonte di luce che è al di fuori della terra (preferibilmente con luce solare), poiché ciò potrebbe comportare la prova desiderata. Ho ulteriormente dimostrato che un tale tentativo da parte della teoria della relatività fornirebbe ancora un risultato negativo, secondo la concezione di base della meccanica ipotesi, una positiva. Ho inserito il mio account basandosi solo su quanto segue ipotesi: 1. Quando la fonte di luce, e il mezzo in cui. le onde si propagano, hanno un (costante) reciproco velocità. quindi per un osservatore O, che è in relazione a la fonte di luce è a riposo, la velocità di propagazione di _____________ 1) M. La Rosa. le onde influiscono solo nella misura in cui questo è nel Fizeau esperimenti. 2 2 1 Coefficiente di trascinamento . n n ⎛ ⎞ – │ │ ⎝ ⎠ 2. Per un osservatore O 1 , che riguarda il media a riposo, il tasso di propagazione delle onde risulta dalla composizione della velocità alla velocità relativa tra i due osservatori (quindi anche tra i primi osservatore e fonte di luce), visto dal primo osservatore, secondo la consueta regola del parallelogramma sotto le stesse circostanze. In questo modo, che è secondo me il più facile e più diretto, poiché segue i fatti osservati, il prossimo I è giunto alla conclusione che nell'uso di una fonte di luce, che non partecipa al movimento della terra, l'onda addestra le due braccia di Michelson l'apparato deve mostrare esattamente lo sfasamento, che richiede la vecchia teoria di Lorentz. Ora può essere derivato dalle nostre ipotesi facilmente come segue: 1. Quando le onde in un singolo mezzo di indice 1 diffuso, la velocità di O rimane vista invariata, come visto da O 1 si ottiene per composizione del precedente con la velocità relativa tra la sorgente luminosa se stesso e O 1 . 2. Quando le onde colpiscono uno specchio rispetto a O 1 a riposo, le onde riflesse, i cui centri continuano a muovi per i due osservatori alla stessa velocità, vedi il fonte di luce che si muove verso se stessi: cioè, O vede il centro dell'onda riflessa immobile nel spazio, dove viene emesso dallo specchio. O 1 lo vede muovendosi alla velocità v da se stessa, a condizione che sia situato tra la sorgente luminosa e gli specchi, e che v è la velocità con cui vede l'approccio alla fonte. Queste conseguenze includono l'ovvio ipotesi sulla propagazione del tempo, che Ritz ha introdotto nel suo brillante tentativo di un teoria della radiazione elettromagnetica 1 ). Il signor Tolman aveva impostato un'ipotesi diversa la velocità delle onde riflesse nelle circostanze descritto, ma questo è stato confutato da La Rosa, Teoria della Relatività.

; Le concept de temps dans la théorie d'Einstein, I, Les antécédents historiques de la construction relativiste, in Scientia, 1923, “relatività”. Nuova teoria delle stelle variabili, in Il Nuovo Cimento, n.s., I [1924], pp. 49-98; Intorno ad alcune obiezioni contro la teoria balistica delle stelle variabili, ibid., II [1925], pp. 159-169; Il principio balistico sulla velocità della luce ed alcune recenti ricerche del sig. Rudolph Tomaschek, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, s. 5, XXXIII [1924], pp. 471-474; Il fenomeno Doppler ed il principio balistico sulla velocità della luce, ibid., pp. 5-10; Velocità radiali e teoria balistica delle stelle variabili, ibid., pp. 446-452; Prove astronomiche contrarie alla relatività, I, Le “stelle variabili”, in Scientia, 1924, vol. 35, pp. 1-12; II, Una nuova teoria delle “stelle variabili”, ibid., pp. 69-80; Intorno ad alcune obiezioni contro la teoria balistica delle stelle variabili, in Memorie della Società astronomica italiana, n.s., 1925, vol. 3, pp. 224-230; Nuovo contributo alla teoria balistica delle “stelle variabili”. Spiegazione del fenomeno per le stelle del tipo U Geminorum e del “clustertyp”, ibid., 1927, vol. 4, pp. 230-244; Sur la propagation balistique de la lumière. Nouvelle théorie des étoiles variables, in Atti del Congresso internazionale dei fisici…, Como-Pavia-Roma… 1927, a cura del Comitato per le onoranze ad A. Volta, Bologna 1928, II, pp. 271-282).

Il principale cultore italiano della relatività, T. Levi-Civita, nel 1926 criticò decisamente in una memoria scritta insieme con Corbino, l'antico condiscepolo ormai divenuto suo avversario (O.M. Corbino – T. Levi-Civita, Il principio di Doppler e la ipotesi balistica della luce, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, s. 6, III [1926], pp. 705-714). Ma le posizioni del L. non furono respinte da tutti gli studiosi: ad esempio, H.A. Lorentz giudicò interessante la relazione che il L. tenne al Convegno voltiano del 1927 (Sur la propagation balistique de la lumière…, cit.). In realtà il L. non riteneva di aver falsificato la teoria della relatività, come ebbe a dichiarare in un saggio del 1931 (Una nuova prova sulla dipendenza della velocità della luce dal moto della sorgente: spiegazione balistica della legge di Miss Leavitt, in Memorie della Società astronomica italiana, n.s., 1931, vol. 5, pp. 303-313) nel quale illustrò anche i motivi della sua adesione alla meccanica quantistica, di cui si fece valente divulgatore. Proprio sul terreno del nuovo – le idee fondamentali della meccanica quantistica e di quella ondulatoria – il L. cercava argomenti in favore della sua convinzione che una teoria scientifica non dovesse soltanto limitarsi a spiegare i dati sperimentali ma essere al contempo compatibile col quadro generale della fenomenologia fisica. Motivazioni simili avevano spinto il L. verso la meccanica ondulatoria, proprio in seguito alla sua polemica con Corbino del 1918-21 a proposito della teoria elettronica dei metalli. Era l'inizio della riflessione che il L. conduceva sul terreno teorico più vicino alle sue ricerche sperimentali e che lo avrebbe portato ad abbracciare la meccanica ondulatoria, tra i cui meriti c'era, fra l'altro, quello di permettere la determinazione del cammino libero medio degli elettroni all'interno dei metalli e, quindi, la determinazione teorica della conducibilità elettrica.

Eletto nel 1922 socio corrispondente dei Lincei, nel 1924 ottenne – insieme con A. Lo Surdo – il premio reale dei Lincei per la fisica. Dal 1926 al 1928 e dal 1929 al 1931 preside della facoltà di scienze, dal 1932 rettore dell'Università di Palermo, fu eletto nel 1930 socio nazionale dell'Accademia nazionale delle scienze (detta dei XL). direzione della sezione di fisica dell'Enciclopedia italiana, che il L. mantenne sino alla morte, avvenuta a Palermo il 6 luglio 1933.

Fonti e Bibl.: Palermo, Arch. storico dell'Università, f. pers.: lavori di M. L.; Estratto del verbale della seduta del 2 nov. 1917 del Cons. della facoltà di scienze dell'Univ. di Palermo; A. Sellerio, M. L., in Memorie della Società astronomica italiana, 1934, vol. 7, pp. 1-12 (anche in Il Nuovo Cimento, n.s., X [1933], pp. 317-328); Q. Majorana, Commemorazione di M. L., in Atti della Società italiana per il progresso delle scienze, XXIV (1936), 3, pp. 103-114; F. Severi, Aspetti matematici dei legami tra relatività e senso comune, in M. Pantaleo, Cinquant'anni di relatività: 1905-1955, Firenze 1955, pp. 309-333 (in partic. p. 331); R. Maiocchi, Einstein in Italia. La scienza e la filosofia italiana di fronte alla teoria della relatività

poiemaphxyx….metaphxyx pathemathemaphxyx….dell’eccentricità, della singolarità-matemicaphxyx matemica-patematemica matema-patematema singolarità-matema patemathema, per i grafi, le lettere, gli schemi, le formulazioni algebrico-matematiche, le figure topologiche, non deve però mai far dimenticare che tutti questi restano strumenti finalizzati a esprimere ciò che residua come irriducibile a tutti questi strumenti; l’osso della singolarità, quell’oggetto piccolo (a) che non a caso Lacan situa come inassimilabile al sapere universale; elemento di permanente de-totalizzazione; luogo concentrato del pathos, della passione più particolare del soggetto.

Trasformare il pathema dell’esperienza soggettiva in mathema universale resta pertanto la direttrice più essenziale che orienta il discorso del Lacan-matemico. Il suo sforzo è quello di impedire una colonizzazione mistico-sapienziale dell’analisi. Alle prolisse e includenti circumnavigazioni intimistiche del vissuto, egli oppone l’esigenza apparentemente arida, asciutta e riduttiva del mathema. Correndo il rischio di un logicismo talvolta irritante, scommette sulla possibilità di una trasmissione della psicoanalisi – del suo effettivo insegnamento – capace di sovvertire la massima che conclude il Tractatus di Wittgenstein: “ciò di cui non si può parlare, non si deve affatto tacere, ma si deve provare a dire”. In questo senso per il Lacan-matemico il sapere dell’analisi non preserva l’ineffabile, ma invoca il rigore del concetto. La sfida più alta della psicoanalisi resta quella di trasformare l’indicibile in un mathema, dichiara esplicitamente.[8]

L’analisi è un’esperienza singolare che però esige di essere trasmessa universalmente, pena il suo sprofondamento nel campo irrazionalistico del puro mistero. Il Lacan-matemico è in questo senso, come Lacan amava dire in generale della sua opera, un frutto maturo dell’illuminismo. È un tema centrale del suo insegnamento: il soggetto dell’inconscio non è il contrario della ragione, non è il suo opposto irriducibile, ma una sua espressione fondamentale. Egli contrasta teoricamente con tutte le sue forze quell’oscurantismo antropologico che tende a pensare romanticamente l’inconscio come frangia in ombra della coscienza, come sottosuolo, come pura irrazionalità del sentimento. Il suo sforzo insistente per giungere a una matematizzazione della psicoanalisi si spiega solo a partire da questa esigenza di fondo: sottrarre l’inconscio freudiano da ogni sua versione irrazionalista. Per questo motivo la dialettica tra esperienza (singolare) e struttura (universale) occupa un posto nevralgico e centralissimo in tutto il suo insegnamento. Il sapere non produce né trasforma l’essere, ma perché vi sia trasformazione dell’essere è necessario che si produca del sapere nuovo proprio a partire dall’essere. È quello che accade in un’analisi: perché vi sia esperienza effettiva dell’analisi è necessario che l’essere del soggetto venga fi ltrato dal sapere, che un soggetto possa trovare il mathema del proprio pathema. È il nucleo forte del discorso dell’analista teorizzato nel Seminario XVII: il sapere (S2) viene al posto della verità. Ma di quale sapere e di quale verità si tratta? Di quale sapere e di quale verità si occupa il Lacan-matemico? È la verità che riguarda la passione più singolare del soggetto. Se un’analisi è il modo di trasformare i patemi in matemi, è un modo di condurre il sapere nel luogo della verità singolare che concerne il desiderio inconscio del soggetto, questa operazione di trasformazione non è senza scarti. Condurre il sapere nel luogo della verità non annulla e non richiude affatto – come avveniva nella dialettica hegeliana dove il reale e il razionale trovavano un loro punto di coincidenza finale nello Spirito assoluto – il buco del reale.

Piuttosto è un modo per circoscrivere questo buco, per mostrare come un soggetto trovi la sua soluzione singolare per rendere questo rapporto – il rapporto con il buco del reale – fecondo e non distruttivo. Se il Lacan-matemico è il Lacan strutturalista, è il Lacan che celebra il potere disantropico e anonimo della struttura, questa celebrazione, anche quando è stata espressa con maggiore enfasi, non ha mai avanzato la pretesa di ridurre il soggetto a un semplice epifenomeno della struttura. Il soggetto – il pensiero del soggetto – resta il cuore etico al quale è subordinato anche il Lacan-matemico. Il mathema di Lacan non è, infatti, l’effetto di una speculazione che pretende di sopravanzare la singolarità irriducibile del soggetto, ma appare – come la nozione stessa di struttura – sempre bucato, perché esso non vuole affatto ricoprire il reale, ma mostrarlo, isolarlo, renderlo visibile, se si può dire così. In questo senso la pratica della psicoanalisi resta più prossima a quella dell’arte che al sapere specialisticoscientista del discorso universitario. Non bisogna infatti mai confondere la tendenza formalizzante e il rigore ascetico del mathema con l’aridità burocratica del sapere universitario.

Mentre quel sapere punta a escludere la problematica dell’essere (esso, precisa bene Lacan nel Seminario XVII, sorge dal decadimento del sapere del Maestro che ambiva a essere un sapere sull’essere), il sapere analitico produce un sapere che ha senso solo se in relazione all’essere del soggetto.

Lacan-etico

Il terzo volto di Lacan è quello etico. È il volto che si manifesta nella centralità che assumono nella sua opera le figure del desiderio e del godimento. La figura del desiderio permette a Lacan di gettare un ponte fondamentale tra l’esperienza freudiana del soggetto dell’inconscio e la filosofi a esistenzialista che egli fa risalire alla lettura kojèviana di Hegel.

In questa prospettiva Lacan pensa il più radicalmente possibile il carattere strutturalmente leso dell’esistenza che aveva catalizzato in particolare il pensiero heideggeriano di Essere e tempo L’essere il nulla’“al di là-matemicontologica (È metaphxyx-matemagià-ontology-È-matemiK