Scienza, Tecnologia e Trasformazione Sociale

Tavolo tematico di Potere al Popolo!

Di A. Baracca

Premesse

Forse è addirittura superfluo precisare che qui e in tutto il seguito userò grosse schematizzazioni e generalizzazioni, che per lo meno a me risultano necessarie e inevitabili. Scriverò “Scienza” con la S maiuscola per riferirmi alla Scienza ufficiale: non solo quella “accademica” o “istituzionale”, perché c’è – ad esempio, ma estremamente rilevante – tutto il settore, pubblico e privato, della ricerca per fini militari, di solito coperta da segreto soprattutto sui suoi risultati, e pertanto estranea, se non antitetica, a quelli che si definiscono lo spirito e i fini della Scienza. Ovviamente esula dai fini della mia analisi.

In che rapporto stanno la divulgazione scientifica e la Scienza?

A mio parere dominano e convivono a livello dei comuni mortali, ma anche della galassia di movimenti, comitati, ecc., due concezioni e atteggiamenti rispetto alla Scienza che giudico del tutto contrapposti, e contraddittori. Da un lato, infatti, i movimenti che si oppongono a tante scelte nefaste dettate dalle logiche di sfruttamento e speculazione capitalistici contestano radicalmente la validità di argomentazioni “scientifiche” portate a sostegno di queste scelte (con il supporto diretto di fior di scienziati e tecnici) e spacciate come “soluzioni scientifiche” e pertanto “oggettive”, criticandone invece la parzialità o/e direttamente l’impostazione “di parte”: basti pensare all’incenerimento dei rifiuti, o alla cosiddetta “agricoltura verde”.

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Di: M. Minetti

Prima parte. Articolo completo apparso anche qui.

Nella prima parte di questo articolo avevo illustrato come quell' ”ecosistema di organizzazioni” potrebbe a mio parere prendere la forma di un social network open source federato (FOSS) che sappia integrare specifiche funzioni adatte al dibattito politico.

I social network federati e open source.

Perché un ecosistema (ambiente) possa essere popolato deve avere delle caratteristiche che lo rendono attraente. Queste caratteristiche devono rispettare la cultura egemonica storicamente determinata, devono quindi riflettere le aspettative già soddisfatte dagli ambienti esistenti, superandone alcuni limiti oppure offrendo ulteriori possibilità. Gli attuali social network open source e federati sono spesso riservati a comunità di hackers, alt-right, sex workers, gamers, LGTQB, BDSM, Manga fetish, che comunicano in modo criptico, rigorosamente anonimo, informazioni pratiche, emozioni private o disagio vario in una comunità separata. La comunità di Diaspora, nata circa dieci anni fà e purtroppo in grave crisi, è quella più generalista, che mirava proprio a offrire un social simile a Facebook, ma libero e decentrato. Un software meno diffuso ma in crescita, per le sue caratteristiche di federabilità tra i vari protocolli e per l'interfaccia grafica evoluta, non troppo distante dallo standard di Facebook, è Friendica. Per questo ci stiamo orientando verso questo software, che permette di interagire con i principali social network distribuiti operanti, per poi evolvere magari verso lo sviluppo di un software specifico. Un progetto molto interessante è quello dell'associazione Feneas che unisce i vari nodi dei software federati con l'obiettivo dell'interoperabilità, permettendo ai milioni di utenti dei vari social di comunicare e interagire fra loro.

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Di A. De Lucia

Prendete una coppia di dadi a sei facce, lanciateli su un tavolo e calcolate la somma risultante. È uscito sette? Riprovate, stavolta ci sarò almeno andato vicino. Durante lo sviluppo delle civiltà, la scienza ha superato la fede nel suo ruolo di guida nelle cose della natura, battendola nella specialità che più catturava le passioni umane: la capacità di predire il futuro. Superando la branca delle cosiddette “scienze esatte” basate su modelli matematici che descrivono sistemi estremamente semplici (“ideali”), sono stati sviluppati strumenti teorici in grado di osservare fenomeni più complessi, che per limiti concettuali o tecnici non possono essere studiati dalle scienze esatte, per dare informazioni affidabili (e per misurare l'affidabilità delle informazioni) su alcuni aspetti semplificanti di un sistema molto più complesso.

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f.a. f.a.

BOLLETTINO 01

Potere al Popolo! – tavolo “Scienza Tecnologia e Trasformazione Sociale” scriveteci a: pap-scitec chiocciola protonmail punto com Quantità verso qualità. I Big Data diventano fattore strategico decisivo. NUMERO 01 – Maggio-Giugno 2019

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EDITORIALE: Big Data – L’automatizzazione dei meccanismi di ineguaglianza e di oppressione attraverso la forma del capitale

Parte I

Di f.f.

1. Introduzione

Lo scopo distintivo del capitale è ovviamente il profitto ove, come sottolinea David Harvey, il capitale è un processo in quanto contrapposto a un attore (una moltitudine di attori). [1] Un’affermazione di questo tipo, quasi tautologica, è un dato che da un punto di vista sociale si traduce nell’accumulazione di capitale e nella riproduzione del potere capitalistico da parte del processo capitalistico. Come conseguenza, l’obiettivo immediato del capitale è l’incremento costante della produttività, dell’efficienza e del margine di profitto attraverso la creazione di nuove linee produttive ovviamente più redditizie. L’importanza della “macchina” nell’evoluzione del processo capitalistico era stata brillantemente colta dallo stesso Marx, con particolare riguardo alle pagine ad essa dedicate nei “Grundrisse”. [2]

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Di: M. Minetti

Alcuni punti da cui partire.

Molta della costruzione del consenso e della comunicazione politica si svolge sui social network, secondo le regole incorporate nella struttura di questi software proprietari: sponsorizzazione, bolle, costruzione dell'identità e dell'odio, narcisismo e conformismo, estrazione dei dati, opacità degli algoritmi. Il protagonismo, anche spesso solo rappresentato, degli attivisti sui social network è diventata una prassi di diffusione dei messaggi politici e un elemento importante dei contenuti, nella forma dell'identificazione che spesso alimenta narrazioni identitarie e discorsi di odio. Questi spazi sono per definizione una vetrina per vendere e per vendersi, ma sono molto poco adatti ad una reale discussione. L'introito pubblicitario di Facebook (e Instagram) nel primo trimestre del 2019 è stato di 16 mld di dollari. Gli utenti attivi sono stati nel 2018 ben 2,23 Mld, con un valore medio di ogni utente che si aggira quindi sui 28 dollari annui. Ovviamente un utente di Facebook che spende vale molto di più di 28 dollari all'anno, quelli che spendono poco o fanno politica, invece, hanno più valore per la controllabilità sociale e le informazioni che possono fornire a polizia e servizi segreti. Tutti gli utenti, grazie al fatto che la maggior parte dei contenuti e dei dati in Facebook è pubblica (spesso per impostazioni scelte dall'utente, che a volte non sa neppure di poterle scegliere), come i like, commenti, età, sesso, professione, titolo di studio, luogo di residenza, relazioni (amici, tag nelle foto), immagini, luoghi visitati, forniscono gratuitamente il materiale grezzo alle aziende che operano analisi dei dati e progetti di machine learning.

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Di: M. Minetti

Questo non è un libro contro il capitalismo ma ci dice che il capitalismo sta morendo. Gli autori, un professore di Oxford di e-governance e network economy e un giornalista dell'Economist, entrambi europei, non nascondono le loro simpatie liberiste e la loro cultura aziendale (la casa editrice è dell'Università Bocconi di Milano). Per loro il capitalismo odierno deve essere superato ma soltanto per far posto ad un sistema economico più efficiente, pervasivo, e comunque redditizio.

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Di: V. Pellegrino

Al fine di contribuire allo sviluppo di un quadro teorico generale delle problematiche trattate dal Tavolo Scienza Tecnologia e Trasformazione Sociale, in questo numero del bollettino si propone la lettura di un testo che, nonostante risalga a oltre vent’anni fa, risulta particolarmente attuale. I problemi trattati con davvero notevole lungimiranza da A. Gorz in quest’opera, sono forse più presenti e urgenti oggi rispetto a quando questo lavoro fu scritto, se non altro perché la crisi globale e sistemica scoppiata nel 2008 e tutt’ora aperta ha reso estremamente gravi ed urgenti questioni che nel 1997 potevano apparire ancora solo latenti. Di qui deriva la perdurante utilità di questo testo così come quella di molte altre opere dello stesso autore il cui lavoro si pone all’intersezione di ambiti disciplinari diversi ma fortemente interconnessi come la filosofia, la sociologia, l’economia, la politica. Buona lettura!

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Di: R. Ciccarelli

Riproponiamo una recensione di Roberto Ciccarelli apparsa su ilmanifesto del 26 ottobre 2017. (l'originale qui)

Ippolita, un abbecedario della rete per orientarsi nel caos

SALONE DELL'EDITORIA SOCIALE. «Tecnologie del dominio», edito da Meltemi sarà presentato a Roma domenica [NdR: 29/10/2017]

È un manuale agile e felicemente politico quello che consegna il collettivo Ippolita nel suo Tecnologie del dominio. Lessico minimo di autodifesa digitale (Meltemi, pp. 283, euro 18), un volume non neutrale ma di parte, utile per comprendere la trasformazione di Internet negli ultimi anni. Da quando il discorso sulla rete ha abbandonato le proiezioni utopistiche delle origini scottandosi con le fake news e la potenza del capitalismo delle piattaforme digitali, Ippolita resta una guida nella «deriva in un caos estremamente ordinato».

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Di: M. Minetti

“Modelli matematici mal congegnati gestiscono oggi in maniera pedante l'economia, dalla pubblicità alle prigioni. Queste ADM (Armi di Distruzione Matematica)[..] sono poco chiare, dogmatiche e inesplicabili e operano al fine di classificare, selezionare e “ottimizzare” milioni di persone. Confondendo le loro conclusioni con la realtà quotidiana la maggior parte di esse crea funesti cicli di Feedback”(p.18)

L'autrice, Cathy O'Neal, era una ricercatrice in campo matematico, si trovò a lavorare guadagnando molto di più nel campo della finanza per un hedge found assistendo dall'interno alla crisi del 2008. Dopo aver lavorato come Data Scientist per diverse aziende ha fondato un blog per svelare le distorsioni degli algoritmi, mathbabe.org, e ha partecipato al movimento di Occupy Wall Street, attualmente pubblica su Bloomberg.org

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